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Autore: Mia Swatt    27/11/2011    9 recensioni
Damon Salvatore, lascia Fell’s Church – per trasferirsi a New York, frequentando lì il College a Brooklyn – subito dopo aver conseguito il diploma, insieme alla sua ragazza: Katherine Pierce. Ma la sua vita non è così semplice. Infatti, al liceo, il cuore del ragazzo era diviso tra la bella Katherine e la testarda Bonnie McCullough, nonché migliore amica della fidanzata di suo fratello minore, Stefan. Gli anni passano, e Damon diventa un promettente stagista nella redazione del New York Times, ma succede qualcosa che spazza via tutte le sue certezze: Katherine lo lascia, con un biglietto. Rimasto solo, il ragazzo, decide di tornare nella città natale, per ritrovare tutti i suoi passati affetti. È proprio lì che incontra nuovamente Bonnie; una nuova Bonnie. Ma quanto si cambia in sette anni? E Bonnie, era davvero solo una ragazza testarda o qualcosa di più?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore, Katherine
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buona Domenica a tutti! Come state? Ecco l'epilogo di questa piccola flashfic su "Il diario del vampiro". Lo so, molte di voi sono dispiaciute che sia finita così presto, ma questa flash era una sorta di esperimento. Sono solita a scrivere nel fandom di Twilight e nella sezione Originale, in questo fandom ho pubblicato solo una one-shot - tempo fa - che, purtroppo, non ha riscorsso troppo successo. Nonostante tutto sono una persona testarda per natura XD perciò non mi sono data per vinta! Mi era frullata in testa l'idea di questa piccola storia - che, ripeto, avrebbe dovuto essere una OS - ed eccola qui! E' stata scritta davvero in tre giorni.
Risponderò alle vostre recensioni appena pubblicato l'epilogo, purtroppo ho avuto un Sabato piuttosto pieno e non ne ho avuto il tempo! Scusate!
Adesso vi lascio alla lettura!
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EPILOGO

Le cose, per Damon, stavano andando di male in peggio. Katherine non intendeva lasciarlo stare – nonostante lui l’avesse pregata un milione di volte; Bonnie, al contrario, era sparita dalla circolazione. Il suo cellulare era spento, e quando il ragazzo passava da casa sua, si faceva negare. Era spaventata, Bonnie. Era convinta che Damon, l’uomo che amava – che aveva sempre amato, nonostante tutto – prendesse la stessa decisione di sette anni prima. Aveva paura che scegliesse Katherine, un’altra volta.
Decise di fare l’ennesimo tentativo, Damon. Si alzò dal letto, scese di sotto e si diresse in strada.
― Damon! ― lo chiamò suo padre ― Dove stai andando?
― Fuori! ― sbraitò il ragazzo, non molto cortesemente.
Giuseppe Salvatore rimase lì, ad osservare sconvolto suo figlio soffrire per l’ennesima volta. E il motivo, pensò tra sé e sé amaramente, era di nuovo lei.
― Lascialo andare, papà. ― disse Stefan poggiandogli una mano sulla spalla ― Credo stia andando da Bonnie, di nuovo.
― Quella ragazza è proprio testarda. ― disse in signor Salvatore ― Avrei preferito mille volte lei a quella Katherine Pierce!
― Tuo figlio non è meno testardo, papà. ― concluse Stefan, rientrando in casa. Sperava segretamente che Bonnie non risbattesse la porta in faccia a Damon. Così, forse, lui avrebbe realmente avuto una scelta da fare.
Nello stesso momento, Damon, era giunto di fronte alla casa di Bonnie e Caroline. Era un’abitazione piuttosto carina, anche se molto piccola – almeno apparentemente. Salì i tre gradini e suonò, insistentemente, il campanello. Pochi minuti dopo, fu la ragazza bionda ad aprire.
― Damon! ― disse Caroline, in forma di saluto ― Cosa ti porta da queste parti? Bonnie non c’è, le dirò che sei passato! Ciao! ― tentò di richiudere la porta, ma il ragazzo la bloccò.
― Aspetta, Caroline. ― disse ― So che Bonnie è in casa, c’è la sua macchina nel vialetto. Ho bisogno di parlarle, per favore.
― Lascialo entrare. ― disse Bonnie, sbucando dal salotto.
― Grazie al cielo, Bonnie. ― rispose Caroline ― Non avrei saputo cosa fare!
― Puoi lasciarci da soli? ― le chiese l’amica. Caroline annuì, salutò Damon e scomparve in camera sua. Bonnie, dal canto suo, afferrò la giacca e uscì sotto il piccolo portico.
― Cosa ci fai qui, Damon?
― Non mi rispondevi alle chiamate, o ai messaggi. ― rispose lui ― Sono anche venuto qui spesso, questa settimana.
― Mai pensato che non volessi parlarti?
― Cos’è cambiato? ― domandò Damon, esasperato.
― Tutto, Damon. È ritornata Katherine, dannazione! E tu, da quel giorno, sei cambiato. Credi che non abbia notato il modo in cui la fissavi a casa di Tyler? Sono già stata così male, per te Damon; non voglio tornare ancora in quel baratro.
― Bonnie, io…
― Non voglio sentirti, Damon. ― disse, decisa. Prese, poi, un respiro profondo e continuò ― Io ti ho amato moltissimo. Per tutto il periodo del liceo, dal primo momento in cui ti ho visto. Non ho mai creduto al colpo di fulmine, ma non appena i miei occhi si posarono su di te, il mio cuore decise che era giunto il momento di cambiare le mie convinzioni. C’è stato un tempo, Damon, in cui ero quasi certa che tu mi ricambiassi, almeno un po’. Ma mi ero sbagliata e forse illusa, perché alla fine te ne sei andato con Katherine, senza pensare per un secondo a me. Non avevi obblighi nei miei confronti… Voglio dire, cavolo! Ero io quella innamorata di te, non tu! Perché avresti dovuto scegliere me se amavi Katherine? Al cuore non si comanda, diceva sempre mia nonna, e aveva ragione. Non si decide chi amare, ed è proprio per questo che non ti ho mai imposto me o i miei sentimenti per te. Ma Katherine ha ragione. ― si stupì lei stessa, mentre pronunciò quella frase ― Io sono stata anni a rincorrere un fantasma, quando era lei quella che ti aveva; quella che ti viveva. Non io. E come quel giorno, dopo la cerimonia dei diplomi, tu sceglierai lei.
― Bonnie, ma cosa stai dicendo? ― chiese Damon, disperato. Stava per avere una crisi di nervi e non ne capiva il perché.
― Sto dicendo che è finita qui, Damon. ― sussurrò risoluta ― Queste settimane sono state perfette, per me. Le più belle della mia vita! Perché sei stato con me. Ma non posso imporre al mio cuore l’ennesima delusione… non la sopporterebbe. ― si avvicinò frettolosamente al ragazzo che aveva di fronte e gli posò un bacio sulla guancia liscia ― Addio Damon. Stai bene. ― aprì la porta di casa e, con un gesto secco e deciso, fece scattare la serratura.
Damon restò lì, inerme. Non sapeva cosa fare, cosa sentire. Non capiva, soprattutto, per quale ragione il suo cuore era diventato un macigno troppo freddo e pesante da sopportare. Quando Katherine era sparita dalla sua vita, non fu quella la reazione. Certo, c’era stato dispiacere e dolore, ma questa volta era lacerante.
Silenzioso, come un animale notturno e ferito, riprese la direzione di casa.
Era notte fonda quando il ragazzo raggiunse la sua stanza. Nessuno era rimasto in piedi ad attenderlo. Forse, l’unico, era stato Stefan, ma si era addormentato sul divano nel tentativo di restare sveglio. L’università era sfiancante, Damon lo ricordava bene.
Quando varcò la soglia della sua stanca, si rese conto di non essere da solo.
― Cosa ci fai qui?
― Sono entrata dalla finestra, come ai vecchi tempi. ― rispose Katherine ― Ti stavo aspettando, Damon.
― Non è serata, Kat. ― rispose il ragazzo, in tono duro ― Tornatene a casa, in albergo, o dovunque stai alloggiando.
― Possiamo parlare? Ti prego, solo… solo qualche minuto.
― Che cosa vuoi? ― domandò Damon, voltandosi per guardarla in faccia. Aggrottò le sopracciglia, notando quanto fosse diversa. I delicati boccoli castani avevano lasciato il loro posto ad una mise liscia, come un oceano calmo di cioccolata fondente. Il trucco era meno accentuato, così come il suo abbigliamento era meno appariscente.
― Voglio chiederti scusa, Damon. ― parlò la ragazza, realmente pentita ― Mi dispiace per il modo in cui ti ho trattato; mi dispiace per ciò che ti ho fatto. Mi dispiace per tutto.
― E cosa dovrei farmene, adesso, delle tue scuse, Katherine? ― domandò lui, rabbioso ― Io ti ho seguito a New York, perché l’unico desiderio che avevo – o, almeno, l’unico desiderio che credevo di avere – era di stare con te, per sempre. E tu che cosa hai fatto? Hai pensato sempre e solo a te stessa. Mai una volta, una sola dannata volta, hai pensato a me.
― Lo so, Damon. Ma io…
― Tu cosa? Sei solo un’egoista, Katherine. Mi chiedo come ho fatto a non accorgermene molto tempo fa.
― Io ti ho sempre amato molto, Damon. ― disse Katherine, avvicinandosi a lui ― Sempre. Anche se ti sembrerà ridicolo e impossibile da credere, è così. Sono sempre stata una frana in queste cose. Ho sempre fatto le scelte sbagliate, nonostante sapessi quali fossero quelle giuste. Io faccio male alle persone, Damon, anche se le amo più delle mia stessa vita. Sono fatta così, non puoi cambiarmi. Nessuno può cambiarmi.
― Io volevo solo amarti, Katherine. ― rispose lui ― Ed essere amato da te. Forse, però, ci siamo illusi entrambi. Io mi sono illuso. Evidentemente non eri tu la ragazza giusta per me; la ragazza che meritava il mio amore.
Katherine annuì, capendo perfettamente a chi si riferiva. Prese, così, la sua decisione. Lei era veramente innamorata di Damon, ma lui non lo era di lei. Non più, almeno. E, forse, non lo era mai stato totalmente.
― Vivi la tua vita, Damon. ― disse Katherine, sorridendogli amaramente ― Una volta lessi da qualche parte: se ami davvero qualcuno devi anche saperlo lasciar andare. È quello che sto facendo con te; ti sto lasciando andare. Hai ragione tu: io sono egoista. Ma l’amore non può essere egoista, l’ho capito solo adesso. ― si avvicinò ancora di più, fino ad arrivare ad un palmo del suo naso ― Perdonami per tutto quanto. E sii felice… Te lo meriti. ― gli sorrise di nuovo, più facilmente e sinceramente questa volta, e poi si diresse verso la porta. Sarebbe uscita da quella casa e dalla sua vita, per sempre.
― Non devo perdonarmi, Katherine. ― disse Damon, facendo fermare per un istante la giovane ― Non ho nulla da perdonarti, ma se ti può far stare meglio accetto le tue scuse.
Katherine guardò Damon per l’ultima volta, e poi – esattamente come ne era entrata – uscì dalla sua vita, ma soprattutto dal suo cuore.

***

Finalmente anche la laurea per Stefan ed Elena era arrivata. Tutto il college si trovava a casa Salvatore, per festeggiare i due nuovi dottorandi.
― Congratulazioni, ragazzi! ― disse Damon, portando ad entrambi due flute di Champagne.
― Grazie, fratello.
― Visto, Dam? ― domandò Elena ― Ce l’abbiamo fatta! Certo, adesso c’è la specializzazione e tutto, ma ehi! Il momento in cui potremo capire cosa ti passa per la testa è vicino!
― Come, prego? ― chiese Damon, confuso.
― Stefan diventerà psichiatra – e sono dell’idea, da sempre, che te ne serva uno buono. Io diventerò veterinaria, quindi posso curare gli animali. ― concluse, facendo un sorriso a trentadue denti che, contro ogni pronostico, fece scoppiare a ridere Stefan.
― Ah, ah, divertente! ― disse Damon, palesemente offeso.
― Sai che ti vogliamo bene, Damon!
― Non ti rispondo! ― disse Damon, togliendole dalle mani il bicchiere ― E questo me lo riprendo! ― concluse, facendo un’uscita teatrale.
Era nettamente più sereno, adesso. Erano passati diversi mesi da quando Katherine era entrata, di nascosto, nella sua stanza, mettendosi a nudo. Gli era servito. Aveva, finalmente, capito quale fosse la scelta giusta da fare. Voleva attendere, però. Capire, sul serio, se fosse pronto o meno. Non voleva ferire il suo cuore. Non di nuovo, non ora che da quel cuore dipendeva anche la sua felicità – il suo futuro.
Notò una chioma castana fuori, nel cortile della loro grande villa. Afferrò la giacca scura e uscì, sotto il manto scuro della notte. È arrivata, pensò.
― Perché mi hai fatta venire? Pensavo che ci fossimo detti tutto quello che dovevamo dirci, quella volta.
― Lo credevo anche io, ma non è così.
― Io non voglio parlarne, Damon. ― disse la ragazza, cercando di andare via ― Ti ho lasciato andare, per me è finita lì. Perché rinvangare?
― Perché ti amo! ― disse lui, afferrandola per la spalle per fissarla nei suoi occhi castani ― Ti ho sempre amata. Sei tu l’unica che ho amato, amo e amerò per sempre.
― Cosa…? Che stai dicendo? ― chiese lei, sbigottita ― Tu… tu mi hai lasciata andare, quando ti ho detto che era meglio così.
― Beh, non sono un genio. Ho sbagliato, ma ti chiedo di darmi una chance. Un’altra chance. ― supplicò lui, aspettando il momento in cui l’avrebbe baciata.
― Non so cosa dire.
― Dimmi di sì. ― disse Damon, rafforzando la presa ― Dimmi che nonostante la mia stupidità, nonostante il mio orgoglio, nonostante tutti i miei difetti, tu mi ami ancora. Dimmi che nonostante i problemi che abbiamo passato, nonostante la separazione e i malintesi, scegli ancora me. Ed io, in cambio, ti prometto che ti amerò da adesso fino alla fine del mondo.
La ragazza lo fissò a lungo, prima di aprire bocca. Il suo cuore esplose per la gioia. Non era una santa. Forse, qualche errore, lo aveva commesso anche lei. Ma, nonostante tutto, lui – il suo unico e grande amore – era lì, dinanzi a lei e le stava dicendo che l’amava.
― Sì, Damon. Ti dico di sì. ― affermò decisa.
Il ragazzo fece scivolare le mani sulle sue guance, delicatamente, per poi avvicinarsi alle sue labbra piano, dolcemente. Quando le loro bocche si toccarono, entrambi avvertirono una scarica lungo tutta la schiena. Le labbra si dischiusero, così che potessero approfondire il bacio. Fu magico, passionale – al contempo dolce – ma, soprattutto, colmo d’amore.
― Ti amo, Damon Salvatore.
― Ti amo anche io, Bonnie McCullough.
E fu così, sotto un portico in una notte di primavera, che cominciò una storia d’amore che durò tutta una vita.

Fine.

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E' finita! E il nostro Damon ha fatto la sua scelta: Bonnie. Una scelta esatta, visto che la loro storia è durata una vita - come dice il finale di questo epilogo.
Volevo, per prima cosa, ringraziare tutti voi! Chi ha sempre recensito, chi lo ha fatto sporadicamente; ma anche chi ha seguito la flash in silenzio, inserendola nelle preferite o nelle seguite, ma anche nelle ricordate. Grazie mille, davvero! Un bacione!
  
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