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Autore: MelKaine    20/07/2006    15 recensioni
Vision. Per fare di Ed un ragazzo che nonostante quegli occhi adulti sul viso da bambino ha così bisogno di carezze e baci. Vision. Per fare di Roy un uomo che troppo a lungo si è negato la dolcezza del toccare un sentimento con le proprie mani.
Genere: Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vuoto

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Dedicated to Seaburnt, my beloved friend.
Sea, you are a very kind and sweet guy.
It's a bit strange, I know, but to pass the time talking with u has been so good.
I have felt an unbelievable affinity.
This little history is for you only, in memory of the day when we are met each other.

 

Vision

di Mel

 

 

 

Macerie ovunque.
Era così da settimane, ma nessuno si lamentava. Meglio gli sporchi vicoli oltre la periferia che la città vicina in fiamme.
Sì, le fiamme, fiamme continue, tanto da mantenere Central City alla continua luce di un giorno infernale che si protraeva nel tempo e nello spazio.
E nessuno si sentiva di ammirare da lontano il magnifico chiaroscuro della lotta eterna fra luce e ombra della notte in un’iride di ocra, porpora e viola violenti.

Solo un uomo, un giovane uomo dagli occhi neri, puntava il suo sguardo oltre l’immensa vetrata ed osservava le alte colonne di fumo,tante luride torri di Babele.
Ma non era la grande guerra a tormentare il suo animo.
Chiuse gli occhi.

 

Capelli biondi.

 

La loro immagine sì che lo inseguiva.
Anche Hughes era morto con i suoi rimpianti.
Il colonnello chiuse definitivamente il suo sguardo sul mondo per inseguire l’unica luce dei suoi pensieri.

 

“Non voglio più negarmi niente” ed uscì.

 

 

 

Edward alzò gli occhi.
Il cielo plumbeo come metallo aveva un ché di ironico nel riflettersi sul suo braccio d’acciaio.
Avanzò fra i muri crollati a terra, lentamente, convinto che ognuno ha da portare il proprio peso nel cammino della vita.

Uomini e donne.
Era come se camminassero tutti con invisibili sacchi sulle spalle, fra le mani, sulle teste.
Ognuno secondo la sua misura, secondo il proprio passato.

 

 

 

Rimpianti, dolori e dubbi.

 

Ma soprattutto …………..........................peccati.

 

 

 

E come il più grande dei peccatori camminava a testa bassa verso il suo alloggio, tagliando per i vicoli neri e bagnati.
Improvvisamente un’ombra gli impedì il cammino. Un coltello. La lotta fece schizzare la sua adrenalina in un circolo furioso nel suo giovane ed esile corpo.Un cerchio alchemico e si difese generando uno scudo di metallo e poco dopo colpì l’aggressore con il taglio della lama mandando sangue ad occupare al posto dell’acqua una pozza.

Ed respirò a fondo.
L’odore di aria bagnata e nuovi peccati lo avvolse, gelando il suo sudore.

“Fullmetal”

Si volse verso quella voce, roca e senza inflessione al tempo stesso.
Incrociò gli occhi scuri del colonnello.

 

La pioggia prese a cadere.

 

A piccoli passi regolari l’uomo raggiunse il ragazzo.
Ed tirò le labbra in un sorriso stanco e vuoto.

 

“Uccidere e provare paura –disse – sono proprio un essere umano, non è vero colonnello?”

 

Le gocce cadevano ora con veloce insistenza, il cielo aveva cominciato a suonare ora la sua rinfrescante sinfonia.

“Sai solo farti del male…”

“Non ha importanza…è solo un sacco in più addosso, null’altro….”

“Nh?”

“Niente..”e fece per andarsene, l’acqua stava bagnando il suo soprabito rosso.

“Getta via i tuoi pesi Fullmetal…è troppo presto per lasciarsi seppellire…”

“Non hai nessun diritto di parlarmi così colonnello Roy Mustang !!”

 

L’uomo dagli occhi neri lo spinse al muro stringendosi al suo piccolo corpo.

“Ho ogni diritto su di te Fullmetal……………..ogni     diritto”

 

E lo baciò con prepotenza, con ardore.

Come non ricordava di aver mai baciato nessuno.

Succhiò le sue piccole labbra rosee e con il piacere e la lingua portatrice di promesse di futura gentilezza lo convinse a schiudere la bocca, a farsi invadere e penetrare da un umidore che tentava di soggiogare e non lasciava spazio ai rimpianti.

Roy lo lasciò solo un attimo per cambiare la direzione del proprio viso e poi riprese godendo dei piccoli “Nh”che sentiva contro la lingua e del corpo che si stringeva a lui come non ci fosse più forza in quelle sue giovani vene.

 

E la pioggia cadeva

a mondare la terra dai peccati,

a mondare i peccatori,

mentre loro

stretti nel caldo umido delle loro anime

si baciavano

come non ci fosse un domani usciti da quel vicolo nero.

 

La guerra forse sarebbe finita senza che l’esercito di Central City vi prendesse parte.

Nella sua stanza Ed riposava.

Nei suoi occhi dorati riviveva l’ultima scena che aveva dato un ritmo nuovo al suo battito ed ora, nel cuore della sera, sentiva il petto rimbombare e temeva che Al, sempre sveglio nel letto accanto, se ne potesse accorgere, lo potesse sentire.

Il suo viso arrossiva e subito dopo corrugava le sopracciglia per darsi un contegno, ma le labbra si increspavano in un mezzo sorriso sereno e poi restavano schiuse, proprio come avevano fatto in quel vicolo quando, senza fiato, s’era accasciato fra le mani forti del colonnello ed aveva socchiuso lo sguardo attraverso il quale vedeva il profilo illanguidito di quell’uomo sorridergli appena fra il compiacimento ed il piacere.

Il respiro gemeva per lui in tanti piccoli ‘Ah’ mentre  un filo appena di saliva testimoniava il contatto appena avuto.

 

Contatto profondo e 

                                  peccaminoso.

 

Ed affondò nel cuscino strizzando gli occhi, senza respirare, poco dopo la voce di Al lo raggiunse.
“Nii-san, stai bene?”
Ed si ricompose ancora una volta.
“Sì Al, riposa”

 

Alba.

Le colonne di fumo ad est, gli occhi del colonnello.
Lo stesso grigio ardesia, nero quasi come la notte.

Nel mattino del giorno seguente Ed fu convocato da Mustang, si presentò nella grande stanza vuota nel momento del giorno in cui le ombre verticali della grande vetrata si allungavano pigramente sul pavimento.
Con le mani giunte sotto al mento Roy Mustang lo guardava assiso alla sua scrivania.

Ed fu informato di un nuovo incarico, della partenza fissata per il giorno dopo alle 11 a.m. e poco dopo vide il colonnello alzarsi.
Nel tardo pomeriggio in cui si trovavano immersi il sole giocava negli occhi d’oro dell’alchimista d’acciaio.

“Una parola Fullmetal…”

Ed attese in silenzio, in piedi di fronte a lui.

“Ci saranno molti che tenteranno di abusare di te, di convincerti, di ricattarti e affondarti facendo leva sul tuo orgoglio, sul tuo passato, su tuo fratello, guardati le spalle, sempre…”

Ed sorrise ironico.

“Come hai fatto tu, colonnello?Non si arriva a questo grado senza essersi guardati le spalle da soli, dico bene?”

“Non scherzare Fullmetal..”

E con espressione dolente e gli occhi che ricordavano il manto della notte quando non brillano le stelle, Roy si chinò su di lui e gli sostenne la testa dai setosi capelli biondi mentre affondava nella sua bocca.
Si separarono un attimo dopo e Ed sorrise, divertito.

“Anche tu sei uno di quelli che abusano dei ragazzini come me, colonnello?”

Roy sorrise, a sua volta divertito.

“Ti consideri un ragazzino, Fullmetal?”

“Non lo so”

 “Dimmi…cos’è che vorresti, Fullmetal?”

“Non lo so”

“C’è qualcosa che invece sai?”

Roy lo strinse sui fianchi con entrambe le mani.

“So quello che non voglio”disse staccandosi poco da lui e voltando la testa di lato pur restando fra le sue mani.

“E cos’è che non vuoi?”

“Non voglio altro dolore, non voglio altri peccati sulle spalle e non voglio commiserazione per questo”

“E le mie mani? –disse muovendole su di lui attorno alla sua vita con la segreta intenzione nell’animo di irretirlo fra parole e carezze – Le mani calde di un alchimista di Fuoco?Le vuoi?”

 

“Beh, quelle non erano nell’elenco colonnello”

 

 

 

Crocifissi dalle ombre della finestra

immolarono uno la bocca dell’altro

all’improvviso desiderio

e subito dopo il sole tramontò sull’orizzonte.

 

 

Nel buio di un crepuscolo pece appena giunto l’avorio della magnifica luna non era ancora sorto.
Seduto fra le ombre del divano Roy parlò, mentre Ed giaceva nascosto fra le pieghe della giacca blu del colonnello.

 

“Resta..Fullmetal….”

“No”

“Fullmetal…”

“Devo partire domani ..”

 

Roy rise con leggerezza.
“Non è una ragione valida Fullmetal, soprattutto davanti all’uomo che ha il potere di annullare il tuo incarico…”

 

Ed si alzò lentamente dal fianco caldo contro il quale si era appoggiato.
Lo schiocco di metallo del suo ginocchio sinistro ruppe la sera tornata silenziosa.

“No, io..devo andare”

E confuso uscì dalla grande porta.

 

Solo nella luce perlacea appena giunta dal cielo ad ovest il colonnello si lasciò baciare sulla bocca dalla luna.
Rimpiangendo di non aver nemmeno potuto ammirare quei capelli biondi inargentarsi e quelle labbra piccole sbocciare al chiarore lunare.

“Sempre mi sfuggi fra le dita……”mormorò stancamente volgendo in basso lo sguardo, perso nel recente ricordo di come, stremati per un unico appassionato bacio, si fossero poi abbandonati su quello stesso divano dove lui era infine rimasto solo.

 

Passarono i giorni dell’incarico.
Ed visitò  il paese a sud e ad ovest, sereno e libero di giorno, ma stretto  di notte in un abbraccio fatto solo delle proprie mani.
Il mare gli riportava alla mente quella giacca blu sulla quale aveva riposato dopo la fatica di un bacio appena, quella che così tanto sapeva di…..colonnello…
L’armatura di Al nel buio era lo scintillio negli occhi grigi del colonnello quando lo stringeva fra le braccia.
La notte erano i suoi capelli sottili che piovevano su di loro ad ogni peccaminoso contatto di labbra avuto finora.

E quando la sera, per questo, non riusciva a dormire, mentre tentava di liberarsi dall’ardente necessità di tornare da lui, di pensarlo, di farne il proprio sostegno, mentre tentava di rendersi indipendente e testardamente rifiutava ogni memoria scuotendo la testa bionda ..ecco in quei momenti si toccava le labbra, se le accarezzava con le dita, quasi come i suoi polpastrelli fossero altre labbra di un misterioso sconosciuto che misterioso non era e nemmeno sconosciuto mentre nei suoi occhi di bambino quasi adulto il mare, l’armatura di Al e la notte di mescolavano dando vita ad un’immagine, una risposta che gli serrava il cuore nella vergogna.

 

Il tempo scorreva ancora e, mentre Roy Mustang attendeva che la sua vita tornasse da quel viaggio, Ed indugiava agonizzando in una necessità involontaria, ma totalizzante.

E tentava di non pensare e di non respirare nei ricordi delle labbra del colonnello, ma come un inesperto nuotatore tornava regolarmente in superficie dopo pochi minuti.

La sua orgogliosa volontà stava cedendo, lo sentiva, si sgretolava come roccia erosa.

 

 

E volava via, come fine polvere di metallo.

 

 

 

Il suo cuore d’acciaio era infine stato limato.

 

 

 

 

 

Ed fece ritorno una sera dal vento gentile e subito lasciò Al in albergo e si diresse al quartier generale.
Entrò senza bussare, scivolando piano fra l’anta della porta e le ombre, con gli occhi d’oro accesi da una strana aspettativa che si trasmutò in un brivido quando scorse infine quell’uomo.
E si guardarono.

“Cosa fai qui?”

Ed inclinò la testa da un lato, cercando una voce autoritaria e seccata al tempo stesso.

“Ho portato il mio rapporto” e consegnò un semplice foglio

Mustang lo guardò attentamente per un attimo poi sollevò lo sguardo sul giovane alchimista.

 

“Posso considerarlo una forma d’affetto ..Fullmetal?”

 

“Cosa?”

 

“Un rapporto scritto in treno su un foglio spiegazzato, consegnato a quest’ora della notte….tutta questa voglia di rivedermi mi lusinga….”
E sorrise, impudentemente.

“No..non sopravvalutarti, colonnello …ero solo troppo in ritardo per aspettare domani….buonanotte”

Mustang lo fermò, con autorità.

 

“Non ti ho ancora congedato Fullmetal”

 

“Cosa vuoi ancora da me?”uno sguardo d’ambra dura.

 

“Molte cose Fullmetal – e si alzò – ma non è detto che debba essere tu a darmele, posso anche venire a prenderle da solo” ed in due brevi falcate lo raggiunse.

Gli sollevò il mento con un dito e gli rubò un bacio, cortesemente.

“Cose come questa prima di tutto..”

 

Ed si scostò debolmente abbassando gli occhi.
Roy notò il suo sguardo imbronciato, sottolineato dalle morbide labbra contratte, ma non disse niente.

 

 

“Perché?..Perché fai questo?”

 

 

E ancora, nel silenzio.

 

 

“Perché … continuamente mi seduci?”

 

 

Ad est si erano riaccese le luci cruente della guerra.
Porpora ed ocra, carminio ed arancio.
Splendenti nel blu a coprire le stelle.

Mentre tra loro si combatteva tutta un’altra, silenziosa, battaglia.

Roy sospirò.

 

“Non ho altro motivo se non questo ….sono un uomo che non ama più i rimpianti”

 

Ed rise, sprezzante quasi.

 

“Quindi sono solo un’occasione che non merita di essere persa..per questo mi chiedi di restare e poi mi lasci andare..per questo mi baci e poi mi dici ‘vai’..”

 

“Sciocco….ogni occasione è un’opportunità….ed ogni opportunità è qualcosa di bello ……”

 

‘Tu sei qualcosa di bello’ c’era scritto nei suoi occhi neri come la morte.

 

Ed si sentì avvampare da una strano calore che dal ventre partiva verso l’alto.
Un’onda calda che destabilizzava i suoi pensieri e lo portava ad abbandonare ogni futile resistenza.

 

No.
No.
NO.

 

Non poteva cedere.
Non poteva cadere in maniera tanto disonorevole.
Doveva rimanere per sempre l’eterno bambino già uomo che non aveva bisogno di nessuno per trasportare da solo i propri peccati

Fragile e dannato insieme.
Solo e adulto.
Spezzato, ma fiero.

 

 

Per tutte queste ragioni volse il viso al tentativo di un secondo bacio.
Ma Roy non era uomo abituato ai rifiuti.

Contro i muri altissimi di quella sala, nella penombra, con il fuoco lontano che sembrava un fiore rosso sangue negli occhi della notte gli sorrise, stringendolo fra le mani, con tutta la forza di un giovane uomo adulto.

Ed gemé debolmente.

 

“Non farti male fino al punto di rifiutarmi, Fullmetal….”

 

“Arrogante…”sussurrò l’altro

 

Roy rise, pianissimo.
Accentuò la stretta, osservando le labbra davanti a sé con occhi rapiti.

 

Il corpo del biondo alchimista si faceva sempre più privo di forza propria.
Ognuno respirava l’aria dell’altro tanto erano vicini in quella sala così enorme.
Il tepore dei corpi invitava a lasciarsi andare.

Il colonnello infilò la testa fra la spalla ed il collo di Ed, raggiungendo fra un brivido e l’altro di quella pelle, il suo orecchio sinistro.

“..potrei ricattarti Fullmetal, costringerti, convincerti con la forza, ordinartelo, ma non lo farò….perché tu accetterai comunque ….tu hai bisogno di me….. delle mie mani….. del calore……………… – la voce si fece ancora più bassa, densa e piena – sai che posso dare calore anche senza usare l’alchimia del fuoco, Edward?”

 

Ed Ed chiuse gli occhi, con forza, fremendo per quella voce che penetrava il suo orecchio e per quelle parole il cui senso penetrava la sua anima.
E come se avesse sempre sentito freddo senza mai accorgersene si strinse a quell’uomo in cerca di un conforto che mai prima aveva preteso.

 

‘Mio..’ sussurrò con un filo di voce il colonnello

 

 

 

 

Roy lo spogliò nelle proprie stanze con gentile calma.
Un sorriso accennato gli tirava appena appena le labbra.
Sganciò la piastrina di metallo del colletto e salì con entrambe le mani sul collo sottile e bianco, carezzandolo.
Subito poi discese infilandole sotto la giacca nera, raggiungendo le spalle per farla scivolare lungo le braccia fino a terra, in un movimento che lo portò a scendere fino alla mani per poterle stringere.
Gli occhi d’oro di Edward seguivano ogni suo gesto, incantati.

 

Nudo su di un letto bianco Ed venne accolto da un abbraccio.
Il colonnello lo stese sulla schiena e lentamente con la punta di un dito disegnò un cerchio alchemico sul suo ventre, usando l’immaginazione.
Per Ed fu un ‘ah’ senza voce, ma pieno di fremiti quando quelle mani aperte decisero di riposarsi dalla fatica sui suoi fianchi.

“E’ un simbolo che non conosco…”

“Lo conoscerai…è presto ancora….chiudi gli occhi , Fullmetal…”

Quella notte il colonnello lo toccò fin dove Ed aveva pelle, ovunque ed in ogni posto ancora.
Con sapiente espressione del suo animo in quei tocchi lo fece vibrare come corda di un violino di legno acerbo, ma intarsiato.
Lucido come miele il suo corpo era burro nelle giunture.
Rapita e trasognata la sua espressione.

La più bella, la prima che assomigliava ad un sentimento finalmente libero dalla repressione del dovere e della disperazione.

 

E Roy, senza rimpianti, lo accarezzò fino a farlo addormentare. Solo carezze.
E non avevano fatto sesso, avevano fatto una sorta di amore immateriale, un amore con le mani e gli occhi e basta.

Ed Edward, nell’incoscienza del sonno, si convinse che le mani di un alchimista di fuoco potevano davvero riscaldare il metallo del suo braccio e della sua gamba fino a scioglierlo nel piacevole tepore di un abbraccio fragile e gentile, mentre polvere d’acciaio volava via nel cuore della notte.

 

Ogni grammo come scambio equivalente per un bacio d’amore ricevuto in quelle notti di guerra.

 

 

 

 

 

 

 

Fine

 Per qualsiasi cosa, qualsiasi critica o commento contattatemi pure : MelKaine@libero.it

Mel

 

Note:

*//_______________ //* aaaaaah, adoro quando Roy sorride impudentemente

-_____________________- Royyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy

 


 

   
 
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