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Autore: Angorian    30/11/2011    7 recensioni
Harry era più solido che mai tra le sue braccia.
Solido, come se fosse stato di pietra, incorruttibile e immortale. Eterno.
Ma Hermione sapeva che non era così.
Sentiva il cuore di Harry battere contro il suo, vivo, e l’idea di perderlo le sembrò intollerabile. Immaginò i suoi capelli scuri, incolti da quando aveva undici anni, incrostati di sangue, gli occhi verdi e puliti diventare opachi e spenti.
Provò ad immaginare un mondo senza Harry, e non ci riuscì.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note: Ammetto di essere una profana del genere, questa infatti è la prima Harry/Hermione che provo a scrivere. Ultimamente ne ho lette parecchie, di autrici bravissime che mi hanno “preso per mano” e fatto scoprire questa coppia che non è una coppia, in cui amore e amicizia si confondono senza portare a nulla di davvero definito. Ed è così che mi piace immaginarli, due anime gemelle separate dalla vita.
Il titolo riprende i versi che chiudono la shot, di Pablo Neruda.
Vi lascio alla lettura;)
 
 

Secretly

 
 
Farfalle rosse come il sangue planavano placide sulla superficie dell’acqua, increspandola appena in un vortice di velluti amaranto.
Hermione raccolse un’altra manciata di foglie ingiallite e vi soffiò sopra l’incantesimo, lasciando che queste si disperdessero per qualche istante nell’aria prima di disegnare un fregio con la propria bacchetta di vite, generando un nuovo sciame di farfalle, lampi di carminio contro l’azzurro limpido del cielo.
La ragazza guardò quelle creature fragili sfidare le correnti ascensionali, per poi terminare la loro esistenza effimera tornando nuovamente foglie avvizzite, ricadendo in un mulinello nell’acqua.
C’era un’insolita pace nel parco; Hermione supponeva che, nonostante l’estate fosse ormai alle porte, nessuno avesse davvero voglia di ridere o giocare, non ancora almeno. La morte di Silente era troppo vicina – la tomba bianca avrebbe impiegato del tempo prima di diventare davvero parte del paesaggio del castello – e sembrava che gli studenti preferissero la frescura dei chiostri e l’intimità delle Sale Comuni.
Con un sospiro Hermione si spolverò le mani sporche di terra, e guardò i due compagni poco più distanti.
Ron dormiva al sole, le braccia incrociate dietro la testa, i capelli rossi brillanti di bagliori dorati. Il lungo naso era rivolto a sfidare il cielo, le ciglia ramate a fare ombra sulle guance piene di lentiggini, le labbra socchiuse in un respiro regolare e sereno.
Era bello sentire le spalle rilassarsi alla sola vista di Ron, e un sorriso nascere spontaneo sulle sue labbra troppo spesso tirate in un’espressione di apprensione; non c’era persona al mondo che come lui riuscisse ad infonderle un tale senso di quiete e calore, persino in un momento come quello: la guida di Silente era stata spezzata, e loro non erano che tre ragazzi con un peso troppo grande sulle spalle. Sapeva che Ron avrebbe potuto tirarsi indietro, se l’avesse desiderato: era un Purosangue imparentato con i Black, e persino con i Malfoy; se la sua lealtà non l’avesse costretto a seguire Harry, la sua vita non sarebbe cambiata. Lei, tuttavia, non era che una Mezzosangue, e mai come allora aveva provato paura di quella parola, che significava diverso, diseguale, separato dal resto… 
Il viso disteso di Ron si contrasse per qualche istante, quasi avesse intuito nell’incoscienza la sua inquietudine.
« Dai, Hermione, sei la strega più in gamba della scuola, davvero, questa roba se la bevono solo quegli esaltati dei Malfoy... »
Le sembrò quasi di sentire la voce di Ron tra i suoi pensieri, rassicurante.
Hermione respirò a fondo l’aria pulita del parco, satura del profumo del bosco che lo costeggiava.
Harry era seduto all’ombra, i gomiti poggiati sulle ginocchia piegate, le maniche di camicia arrotolate in più risvolti. Guardava l’acqua bruna del lago, perso in chissà quali pensieri.
Hermione spolverò la gonna della divisa con gesti sbrigativi, scrollando frammenti di foglie ed erba secca, e si avvicinò al ragazzo, accomodandosi accanto a lui.
Lui non sembrò notarla.
« Harry? »
Era sempre così, con lui. Era necessario bussare piano per poter addentrarsi nel suo mondo privato, fatto di ombre e pallidi fantasmi. La cosa che sorprendeva Hermione più di ogni altra, e ciò che senza dubbio doveva aver affascinato anche Silente, era la capacità di Harry di restare un ragazzo gentile e nobile, nonostante fosse stato da sempre circondato da morte e distruzione.
«Stai bene? » chiese, insicura.
 Hermione era sicura che la donna che avrebbe fatto breccia nel suo cuore avrebbe dovuto sapersi orientare nel suo animo come in un negozio di ampolle e alambicchi di cristallo: non si era aspettata che Ginny potesse essere quella donna. L’aveva aiutata, certo, nel cercare di conquistarlo: ma come poteva immaginare che quei consigli dati nel tepore dei Tre Manici di Scopa per il puro piacere di conversare avrebbero davvero avuto effetto? Pensava a lei, Ginny, in quel momento?
Harry voltò il capo verso di lei, e le dedicò un breve sorriso.
« Sì, va tutto bene »
Con dita distratte si sfiorò la cicatrice, e l’apprensione di Hermione crebbe.
« Ti fa male? »
Harry la guardò confuso, gli occhi verdi incuriositi. Poi capì.
« La cicatrice? No, no »
Le sorrise di nuovo, quasi scusandosi per averla fatta spaventare.
« Ripensavo alla prima volta che ho visto il castello, e mi chiedevo se potrò tornare, un giorno»
Hermione aggrottò le sopracciglia, turbata.
« Certo che tornerai. Quando troveremo gli Horcrux, quando questa follia sarà finita… noi torneremo »
Si stupì del proprio slancio, e Harry ne sorrise.
« Forse »
Quell’ultima parola sembrò galleggiare su di loro, pesante di sottintesi.
Harry si guardava le mani, sovrappensiero, dove sul dorso della sinistra le parole “Non devo dire bugie” erano ancora perfettamente leggibili.
Hermione appoggiò la testa sulla sua spalla, e sospirò.
Era strano come i suoi due migliori amici le infondessero sensazioni tanto diverse: se Ron era tranquillità e calore, Harry era un guazzabuglio di apprensione e brivido e tenerezza.
« E’ una pazzia che tu venga con me »
Harry lo disse con un tono basso, quasi gutturale.
« Ne abbiamo già parlato, anche Ron dice che… »
«No, non Ron. E’ una follia che tu venga con noi. Se Voldemort ci trovasse, non voglio neanche immaginare cosa potrebbe farti »
Harmione strinse a pugno le mani, per impedire che tremassero. Per nascondergli la sua paura.
« Perché sono una Mezzosangue »
Harry esitò.
« Lo sai che è così. Come pensi che mi sentirei se ti torturasse davanti a me? E Ron, immagina come starebbe lui… »
« Harry Potter » tuonò lei, rabbiosa, alzando la testa dalla sua spalla con un gesto stizzito, « quanto pensi di resistere là fuori senza di me? Non conosci la metà degli incantesimi che conosco io, non sei neppure in grado di aggiustarti gli occhiali con un banalissimo Oculus reparo… »
Sembrava strano convincere Harry che le sue paure fossero infondate, dato che erano le stesse che avevano fatto presa su di lei pochi minuti prima. Nonostante questo, però, temeva di più l’idea che potessero partire senza di lei, senza dirle nulla, credendo di proteggerla. Quanto avrebbe resistito da sola, aspettando di avere loro notizie? Sarebbe davvero stata capace di aspettare il ritorno delle due persone più importanti della sua vita, come Ginny?
Inaspettatamente, Harry ridacchiò.
« Questo non è vero »
Hermione lo guardò, in un misto di sospetto e sorpresa.
«Hai sempre lasciato che fossi io a farlo »
« Mi piaceva che lo facessi tu » rispose lui semplicemente.
Ma con Harry non era mai semplice.
Hermione tacque.
Il sorriso di Harry si fece più tirato, e le sfiorò una mano con le dita.
«Più di ogni altra cosa » mormorò, guardandola, « vorrei chiederti, no, implorarti di venire con me, ma sarebbe la cosa più egoista che potrei fare »
Hermione sentì gli occhi farsi lucidi, e abbracciò il ragazzo con slancio.
«Non me lo stai chiedendo» disse, stringendolo forte « Io vengo, che tu lo voglia o no, e vedi di non fare scherzi, Harry, perché ti troverei fino in capo al mondo, e neppure V-Voldemort  potrà fermarmi dallo staccarti la testa »
Harry rise, accarezzandole i capelli.
« Se c’è qualcuno capace di farlo, quella sei tu »
Hermione si lasciò sfuggire un singulto, a metà tra una risata e un singhiozzo.
Per un attimo Hermione si chiese cosa avrebbe detto Ron se si fosse svegliato in quel momento, se li avesse visti abbracciarsi in quel modo. Ma Ron dormiva sodo, e Harry era più solido che mai tra le sue braccia.
Solido, come se fosse stato di pietra, incorruttibile e immortale. Eterno.
Ma Hermione sapeva che non era così.
Sentiva il cuore di Harry battere contro il suo, vivo, e l’idea di perderlo le sembrò intollerabile. Immaginò i suoi capelli scuri, incolti da quando aveva undici anni, incrostati di sangue, gli occhi verdi e puliti diventare opachi e spenti.
Provò ad immaginare un mondo senza Harry, e  non ci riuscì.
Se avesse chiesto a Ron di rinunciare alla caccia agli Horcrux, lui l’avrebbe fatto. Harry no.
Hermione nascose il viso contro la sua spalla, sperando di riuscire a scacciare via quei pensieri orribili, inspirando il suo profumo, l’odore della sua pelle mescolato a quello del sapone, respirando Harry.
« Non piangere » mormorò lui, sorpreso.
La scostò da sé con delicatezza, per guardarla in viso, e lei si accorse di aver macchiato la sua camicia di acqua e sale.
Ne sfiorò il colletto umido.
« Scusami »
Lui non disse nulla, ma pose il  palmo aperto  sulla guancia di Hermione, e con il pollice sfiorò l’incavo umido sotto i suoi occhi bruni, scuro di troppe notti passate sui libri.
Incapace di dire qualsiasi cosa, lei si limitò a stringere il suo polso, troppo grande per  poterlo circondare con le sue dita minute.
Ogni cosa ormai era fragile, quanto le sue farfalle trasfigurate, quanto l’ombra di quell’emozione dietro gli occhi di Harry; fragile, come il suo respiro caldo che le sfiorava le ciglia umide, come la distanza che separava l’amicizia da qualcos’altro.
Vide l’imbarazzo far presa in Harry dopo qualche secondo, la mano farsi meno decisa sulla pelle del suo viso.
Hermione strinse di più il suo polso, senza temere di fargli del male; perché era Harry, e non poteva fargli del male con la sola pressione delle sue unghie mangiucchiate. Era Harry, che non si tirava mai indietro.
« Ti voglio bene » mormorò lei.
Gli baciò la guancia, come se fosse stato quel bambino sperduto di undici anni, il suo primo vero amico.
Fu un movimento impercettibile, frutto del caso o forse di una volontà indecisa.
Harry voltò piano la testa e le sue labbra sottili incontrarono quelle piene di Hermione, sorprese, dischiuse.
Si separarono di colpo, imbarazzati, ed entrambi volsero la testa verso di Ron, che continuava a dormire, ignaro.
« Sarà meglio svegliarlo » disse lei, inquieta.
Harry annuì, ma prima che lei potesse alzarsi le prese la mano, stringendola con la propria, più calda e dura dei calli tipici di chi è abituato a volare a lungo su una scopa.
« Anche io ti voglio bene » disse, sicuro.
Poi abbassò gli occhi, e la lasciò andare.
 
Ti amo come si amano certe cose oscure,
segretamente, entro l’ombra e l’anima.

 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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