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Autore: Ariel Bliss Russo    01/12/2011    19 recensioni
One-shot dedicata a Blue di Kerstin Gier, libro di una saga che amo e che mi è entrata dentro con il suo spirito ironico e romantico. In questo pezzo ho pensato di ripresentarvi l'ultimo capitolo del libro, quello prima dell'epilogo, dal punto di vista di Gideon. Spero vi piaccia! :)
Piccolo estratto:
Ma a Gideon non importava del sangue, voleva solo chiarire quell’errore. E quando Gwen apparve nella stanza a qualche passo da lui, lo sguardo vitreo e sconvolto come poco prima, il suo cuore sprofondò ancora.
Dio, Gwen, cosa mi hai fatto?
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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~Che ieri m'illuse, che oggi t'illude.

Gideon non aveva mai corso tanto in vita sua.
O probabilmente l’aveva fatto, per qualche stupido allenamento, ma non in quel modo, come se avesse il diavolo alla calcagna, come se dovesse attraversare l’unica porta che conduce alla salvezza, e quella si stesse richiudendo davanti a lui.
O come un ragazzo che tenta disperatamente di raggiungere la ragazza che ama, per abbracciarla e proteggerla ad ogni costo.
Dio, che idiota che era stato! Quanto ci voleva ad accorgersi di tenere tanto ad una persona? Bastava guardarla negli occhi, con quel suo sguardo furbo, innocente e ironico, ma anche pieno d’amore e bisogno che gli rivolgeva ogni volta che era nei paraggi. E lui, cos’aveva fatto? L’aveva ignorata e desiderata in modo così logorante da non sapere più dove finisse il sue essere e iniziasse lei.
Lei, così dolce e testarda, che non si faceva comandare da nessuno.
Lei e quel suo spirito ribelle, che non avrebbe cercato mai, mai più di sopprimere come aveva fatto fino a quel momento.
Lei, tutte le sue doti e i suoi difetti, la sua goffaggine, i suoi sorrisi, le sue lacrime e.. e i suoi baci.
Lei, solo ed esclusivamente lei.
Gwendolyn.
Si sentiva così sciocco, come se fino a quel momento avesse avuto gli occhi bendati.
L’amava, probabilmente.
E doveva vederla, subito, a tutto i costi, accertarsi che stesse bene.
Il cuore pompava sangue e adrenalina nelle vene, i pensieri sconnessi rimbalzavano da una parte all’altra della testa e Gideon sentiva di avere un estremo bisogno di certezze, perché sembrava che tutte quelle che aveva avuto in passato si stessero velocemente sgretolando. Gwen era arrivata nel suo mondo, l’aveva stravolto, e vi era irrimediabilmente entrata, senza chiedere il permesso, con irruenza, ma con quella dolcezza tipica di lei che tanto lo inteneriva.
Gideon scosse la testa. Stava impazzendo, e non gli importava.
Quando aveva salvato il fratello di suo zio Falk dall’attacco di Lord Alastair, aveva pensato solo di star combattendo contro il capo dell’Alleanza Fiorentina, sicuramente non per aiutare quel traditore. Il braccio non gli faceva così male, era un dolore astratto, come se non appartenesse davvero al ragazzo che correva come un forsennato per le strada di una Londra troppo vecchia per lui. I suoi pensieri erano in tutt’altra direzione.
Sapeva di dover leggere ciò che Paul gli aveva consegnato, ma ad infiammare il suo animo non erano stati tanto quei pezzi di carta, quanto la breve discussione che aveva avuto con lui.
 
«Gideon, devi prenderti cura di Gwendolyn. E devi proteggerla dal conte!»
«Sarei pronto a proteggere Gwendolyn da chiunque. Ma non sapevo che ti importasse.»
«Mi importa eccome, ragazzo! Tu non immagini neppure… Non importa. Ascolta. Una semplice domanda, una semplice risposta: ami Gwendolyn?»
«Sì»
«Allora leggi le lettere. Solo così capirai qual è il vero ruolo di Gwendolyn e che cosa ci sia in gioco per lei.»
«Che cosa intendi?»
«Gwendolyn morirà, se tu non lo impedirai.»
Gelo.
«Sei l'unico che può farlo. E l'unico di cui si fida, a quanto pare.»
Paura.
«Promettimelo, Gideon!»
Tormento.

Aveva creduto di avere del tempo, per capire cosa davvero provasse per Gwen. Eppure, qualche parola era bastata ad aprirgli gli occhi.
«Gwendolyn morirà, se tu non lo impedirai.»
In quel momento c’era come un eco nel suo cervello, non riusciva a pensare ad altro. Non sapeva se Paul stesse mentendo, ne perché teneva tanto all’incolumità di Gwendolyn, ma immaginare, avere anche solo la prospettiva di una vita senza di lei, dopo che, come un uragano, aveva messo sotto sopra la sua e quella dei Guardiani… non poteva pensarci.
Non l’avrebbe accettato.
Senza nemmeno fermarsi a pensare, entrò in quella versione di Temple del 1782, e si incamminò a passo svelto e il più possibile controllato verso il primo piano, lì dove Gwendolyn e il conte si erano riuniti per parlare.
La porta che conduceva al corridoio di quel piano era chiusa, e quando l’aprì si ritrovò davanti il suo viso, un po’ pallido, che sbiancò ancora di più quando lo vide trafelato e ferito mentre avanzava verso di lei.
Si calmò all’istante. Gwendolyn stava bene. Ora dovevano solo aspettare il salto successivo che li avrebbe ricondotti a casa.
«Siete ferito, sir. Vado a chiamare un medico!» esclamò agitato un uomo, lo stesso che qualche ora prima li aveva accompagnati dal conte.
Gli occhi di Gideon erano fissi in quelli di Gwen. C’era qualcosa che si agitava, in quelle profondità azzurre, un sentimento che lei stava cercando di opprimere, ma che lasciava comunque emergere, diverso dalla preoccupazione che le avrebbe trovato in viso in un occasione simile. Era come se soffrisse anche lei, per motivi a lui estranei.
«No» disse risoluto verso l’uomo, «Il sangue non è mio. Almeno non tutto» spiegò, poi si rivolse alla ragazza «Vieni, Gwen, dobbiamo sbrigarci. Sono stato trattenuto contro la mia volontà.»
Le strinse una mano e la trascinò verso la stanza in cui, compiuto il salto, sarebbero finalmente tornati indietro. Dovevano assolutamente parlare, con calma.
Con gesti e parole nervose congedò l’insistente segretario e le sentinelle appostate in fondo alle scale, recitando la parola d’ordine e proseguendo per il corridoio, staccando una fiaccola dal muro.
«Vieni, mancano al massimo due minuti!» spronò la ragazza tirandola verso di sé lungo il passaggio. «A proposito, sai per caso che cosa significa la parola d'ordine?» le chiese.
«No» rispose, e Gideon non riuscì a dare un significato preciso al tono incolore della sua voce «In compenso però ho scoperto qualcos'altro. Di chi è il sangue che hai sulla camicia?»
«Chi non sa dissimulare non sa governare.Luigi XI.»
«Molto azzeccato» commentò lei.
«Non ho idea di come si chiami il tizio che mi ha insanguinato i vestiti» disse per rispondere alla sua precedente domanda, e non era sicuro quale fosse il motivo che l’aveva spinto a mentire, lì accanto a lei, anche se c’era almeno un briciolo di verità: ignorava quali fossero i nomi dei tirapiedi di Lord Alastair che aveva ferito. «Madame Rossini andrà su tutte le furie.»
Si ritrovarono di fronte alla porta del laboratorio e vi entrarono, sollevati di essere arrivati prima del salto, mentre lui appese la fiaccola in uno dei sostegni attaccati alla parete.
L’impazienza ebbe la meglio. Aveva bisogno di sentirla più vicina, fra le sue braccia, improbabile riuscire ad accontentarsi del suo profumo, che gli volteggiava intorno facendolo impazzire.
«Vieni qui» mormorò, lasciandole la mano per poggiarle le sue sulla vita e avvicinarla a sé. «Com'è andato il colloquio con il conte?»
«È stato molto... illuminante» rispose tentennando. Ora Gideon ne aveva la certezza. Qualcosa non andava, altrimenti avrebbe iniziato a riempirlo di domande per sapere come si fosse procurato quella ferita. «Il conte mi ha spiegato che tu... che voi due condividete la bizzarra opinione che una donna innamorata sia più manipolabile di un'altra. Chissà come deve essere stato frustrante dedicarsi alla faticosa opera preliminare con Charlotte e poi dover ricominciare tutto daccapo con me, vero?»
«Che cosa stai dicendo?» aggrottò le sopracciglia, confuso.  
«Devo ammettere che sei stato molto bravo» continuò lei «Anche il conte del resto è di questo avviso. Naturalmente non sono stata un caso troppo difficile... Dio, quanto mi vergogno se penso a come ti ho facilitato le cose.» distolse lo sguardo, un luccichio pericoloso che brillava nei suoi occhi.
Gideon deglutì. «Gwendolyn...» si interruppe di colpo, avvertendo la familiare vertigine allo stomaco. «Ci siamo. Forse sarà meglio riprendere questo dialogo dopo. Con tutta calma. Non ho ancora la più pallida idea di che cosa vorresti insinuare...»
«Voglio solo sapere se è la verità» disse lei, in un sussurro spezzato. «Se è vero che hai progettato in anticipo di farmi innamorare di te, proprio come hai fatto prima con Charlotte.»
Ah.
Adesso era chiaro il suo discorso. Era incredibile, la sua capacità di scegliere sempre i momenti meno opportuni lo impressionava!
«Non è il momento migliore, questo» disse infatti. «Gwendolyn, parleremo tra poco. Te lo prometto.»
«No! Ora!» lacrime amare le si riversarono dagli occhi, e poi più giù, verso le guance, fino a cadere dal viso e scontrarsi col pavimento freddo. «Basta che tu mi dica un sì oppure un no! Avevi progettato tutto in anticipo?»
Gideon si passò una mano sulla fronte. «Gwen...»
«Sì o no?» lo fermò.
«Sì» rispose a quel punto. «Però, ti prego, smetti di piangere.»
L’espressione sul viso di Gwendolyn mutò di colpo. Lo sapeva, l’aveva capito, ma non ci aveva voluto credere. La delusione, la tristezza, l’amarezza e la rabbia si mescolarono nei suoi occhi, poi più nulla. La maschera di indifferenza e dolore che le vide disegnata in volto ebbe un strano effetto su di lui, e di colpo si sentì confuso e schifato di sé stesso. «Ok, era tutto quello che volevo sapere» bisbigliò lei. «Apprezzo la tua sincerità.»
«Gwen. Vorrei spiegarti...» Non fece in tempo a parlare, che i contorni della stanza si fecero confusi, la sua vista si annebbiò e di colpo si ritrovò nel suo tempo, con il dottor White e Mr. George che accorrevano verso di lui, agitati per via del sangue e della ferita al braccio. Ma a Gideon non importava del sangue, voleva solo chiarire quell’errore. E quando Gwen apparve nella stanza a qualche passo da lui, lo sguardo vitreo e sconvolto come poco prima, il suo cuore sprofondò ancora.
Dio, Gwen, cosa mi hai fatto?
Mr. George controllò anche lei, e tirò un sospiro di sollievo quando vide che stava bene.
Fisicamente, certo.
«Non è niente» ripetè lui infastidito, continuando a guardarla «Solo un taglietto, non è uscito nemmeno del sangue. Non c'è bisogno neppure di un cerotto. Dottor White, metta via le sue pinze! Non è successo niente!»
Cercò il suo sguardo, ma lei non aveva la stessa intenzione nei suoi confronti.
«Gwendolyn?» provò a chiamarla, preoccupato.
«È tutto a posto» rispose poco convinta, sempre senza guardarlo. «Mr George, per favore, può accompagnarmi di sopra? Devo tornare a casa.»
«Ma certo» accettò Mr George.
Gideon cercò di sottrarsi alla presa del dottor White, ma lui lo bloccò. «Vuoi stare fermo!» Si accorse a mala pena di avere i vestiti strappati.
«Chi è stato? Bisogna disinfettare e ricucire la ferita» continuò lui pensieroso.
«Nemmeno per sogno» replicò allora il ragazzo, il volto pallido e stanco. «Lo faremo dopo. Prima devo parlare con Gwendolyn.»
«Non è necessario» replicò di nuovo lei. «So già tutto quello che serve. Ora devo andare a casa.» A quel punto i suoi occhi zaffiro si alzarono per incontrare quelli smeraldo di lui, e ciò che lesse al loro interno, lo stesso sguardo triste e disperato che gli aveva rivolto qualche minuto prima, lo abbatté ancora di più.
Non capì ciò che disse Mr. George, perché gli occhi rossi e pieni di lacrime della ragazza annullavano ogni sua percezione. Occhi che sparirono dalla sua vista, spezzando l’incantesimo nel quale era piombato, non appena la benda nera vi si posò sopra.
Gideon non sapeva se fosse tormento o sollievo ciò che provò per non dover vedere più le lacrime che lo accusavano di tradimento.
«Buonanotte a tutti» esordì infine lei con voce spenta, mentre Mr George la portava fuori dal laboratorio.
Ancora una volta non aveva avuto il coraggio di dar voce ai suoi sentimenti.
Codardo si disse. Corri da lei!
Eppure non si mosse, lasciò che il dottor White continuasse a fare il suo dovere.
L’aveva delusa, era vero, e in cuor suo Gideon non sapeva bene cosa provare. Ma l’avrebbe protetta.
Sempre.

Angolo autrice:
Ehilà! Si, le One-shot mi vengono così, all'improvviso, pensieri che non posso fermare.
Il titolo è saltato fuori grazie alla mia prof. di letteratura, che oggi ci ha fatto riflettere su una bellissima poesia di D'Annunzio.
Per il resto, adoro la saga della Gier, e quest'ideuzza mi frullava in testa da ieri, perciò.. ecco cosa ha partorito il mio cervellino!
Poi amo Gideon
e Gwen, perciò la tentazione di scrivere era fortissima!
Non smetterò mai di venerare questi due, mi sono entrati dentro in un modo così unico e speciale che non ho alcuna intenzione di cacciarli!
I libri - e i bei ragazzi! - cosa fanno, alle volte...
Beh, che ne pensate? Fa schifo o no?
Baci!
_Bliss



   
 
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