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Autore: MissyHarry    02/12/2011    2 recensioni
Una vecchia conoscenza di Revy, una nuova associazione che tenta di prendere il sopravvento sull'Hotel Moscow e i soliti fattorini che ogni tanto si scontrano con la legge.
Perché in fondo un traditore, anche se passa dalla tua parte, rimane pur sempre un traditore.
RevyxRock, accenni... O forse qualcosa di più di semplici accenni, hmmm...
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dutch, Nuovo personaggio, Revy, Rock, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NEW IN TOWN

 

Come ogni mattina, Rock attraversò con passo strascicato la cucina dell'appartamento in penombra. Represse uno sbadiglio, e si fermò davanti alla porta della camera di Revy. Abbassò la maniglia, schiarendosi la voce per manifestare la propria presenza. 

"Revy… Svegliati, è ora di…" Le sue parole riempirono la stanza, totalmente silenziosa. D'istinto abbassò lo sguardo sul materasso sfatto: vuoto. Un'espressione interrogativa gli si dipinse in faccia.

"Dove diavolo…" Si guardò intorno, alla ricerca della cintura con le cutlass: niente. Di Revy non c'era la minima traccia, doveva già essere uscita. 

Si grattò la nuca, perplesso, e si portò l'orologio sotto il naso. Le sette, e quella dannata ragazza era già sveglia; non solo, doveva esserlo già da un po', dato che aveva avuto tutto il tempo di vestirsi e uscire di casa in tutta tranquillità senza che nessuno se ne accorgesse. L'uomo si accese una sigaretta. Da che era entrato nella Lagoon Company, era suo compito svegliare Revy la mattina. Normale che toccasse a lui: era una mansione talmente terribile da svolgere, beccarsi gli insulti e gli urli di quella "ragazza" appena sveglia, che persino Dutch la evitava come la peste. E in quasi un anno lì a Roanapur, non gli era mai capitato di trovare Revy alzata. Scuotendo la testa tornò in cucina, posando la sigaretta sul bordo del posacenere e accingendosi a preparare un caffè.

"'Giorno" mugugnò un assonnatissimo Benny, stiracchiandosi e raggiungendo a fatica il tavolo della cucina. Rock lo salutò con un cenno del capo. "Caffè?" Gli chiese. Il biondo annuì distrattamente. "Che c'è, Rock? Ti vedo… Hmmm…" Allontanò il posacenere fumante da sé, afferrando il portatile abbandonato la sera prima "Ti vedo… Stranito…"

L'altro scrollò le spalle, impegnato ad avvitare la caffettiera. "Mah, niente di che… Solo che… Revy è già andata". 

Benny alzò lo sguardo dal computer, sgranando gli occhi. "Che cazz…" Si perse un attimo nei suoi pensieri, lo sguardo perso nel vuoto. Rock si chiese se non stesse riavviando il sistema del suo cervello. "Ah, già!" si riscosse, sorridendo "oggi arrivava un suo vecchio amico al porto. Penso sia andata a prenderlo". 

Il moro alzò un sopracciglio, sospettoso. "…Vecchio amico…?"

 

 

Un ticchettio frenetico di scarpe a tacco alto attirava l'attenzione dei passanti nella via che conduceva al porto. La donna, stretta nel suo tailleur grigio, si chiedeva in continuazione chi gliel'avesse fatto fare ad andare a prendere il cliente. Scosse la testa, facendo tintinnare gli orecchini. Poteva benissimo prendere un taxi. Ma, effettivamente, la parola d'ordine della Trading Company era "ospitalità". Bisognava trattare i clienti da Re, se si voleva garantirne la fiducia. Avrebbe aspettato il suo uomo fino all'arrivo della nave, poi, assicuratasi che tutto andava per il verso giusto, l'avrebbe accompagnato alla società in taxi - e l'avrebbe pagato lei. Ci mancherebbe altro. 

Lanciò uno sguardo schifato a un malavitoso sul bordo della strada che stava occhieggiando famelico nella sua direzione, e si diresse a passo concitato verso le altre navi attraccate. Si fermò ad aspettare accanto a due ragazze, che stavano parlando concitatamente. Anche senza affinare l'udito, riusciva a carpire spezzoni dei loro discorsi. Gettò un'occhiata altezzosa con la coda dell'occhio.

"Ma non dire stronzate. È prestissimo, sei sicura che arrivi adesso la nave?"

"Certo, cogliona!" La bionda sfoggiava un vestito da suora, ma evidentemente di religioso aveva solo quello, a partire dal lessico poco ricercato e dalle pistole che spuntavano dalla fondina. La donna rabbrividì. Era da poco in quella città, e non si era ancora abituata alla gente armata che girava per le strade come se nulla fosse. 'Fa' che non mi vedano, fa' che non si avvicinino' si ripetè, improvvisamente ipnotizzata dall'inquietante tribale che l'altra giovane sfoggiava sulla spalla. 

"…zzo hai?" Si riscosse improvvisamente. Sembrava che la ragazza rossa, quella col tatuaggio, stesse parlando con lei. Alzò lo sguardo. "Mh, parla con me…?" "E con chi, sennò? Che sei, una spia?" "Sta zitta, troia!" l'ammonì l'altra, dandole una pacca sul collo "tratta bene le pecore del nostro signore! Scusala, sai, è nata nella merda…" "COGLIONA!" Sbraitò l'altra, puntandole una pistola sotto il mento. La suora alzò le mani in segno di resa, ma solo per afferrarle i capelli e strattonarla all'indietro. "Vaffanculo!" "Possibile che non stai mai ferma?!" Partì uno sparo, e la donna in tailleur lanciò un grido. Perse l'equilibrio e cadde all'indietro, nascondendo la testa fra le braccia. Le due ragazze ammutolirono. 

"Deficiente!!" Gridò improvvisamente la bionda rivolta alla compagna "mi hai sparato!" L'altra, d'altro canto, si stava tenendo la pancia dal ridere, evidentemente felice di aver spaventato a morte la donna con la puzza sotto il naso. "Guarda, Eda! Si è cagata addosso!" ridacchiò con le lacrime agli occhi, indicando la malcapitata. Un tassista fin troppo gentile accorse per aiutarla ad alzarsi. "Venga, non le conviene stare qui con quelle due…" "No, non mi conviene!" Lo interruppe lei, rialzandosi. "Senta, mi faccia un favore…" Gli allungò una banconota in mano, e gli spiegò il da farsi. Sì, forse era meglio se il suo cliente ci arrivava da solo, alla società. Di sicuro non poteva accoglierlo con quelle due, e men che meno con le calze strappate.

 

Eda si asciugò le lacrime dovute all'attacco isterico di risa. "Santo Dio… È proprio vero, cazzo, l'hai spaventata a morte…" Cercò di darsi un contegno, arrotolandosi le maniche e accendendosi una sigaretta. Ne porse una a Revy, che la accettò di buon grado. "Ah… Era un sacco che non ridevo così… Abbiamo proprio sistemato quella fighetta… Ah, e fra l'altro, che cazzo aveva da guardare, secondo te…?" Eda fece spallucce. "Beh, non è tanto comune trovare in giro una suora con una troietta armata a fianco…." Revy biascicò qualcosa a denti stretti, ma preferì evitare di rispondere, concentrandosi su un puntino all'orizzonte. "Dannato riflesso, non ci vedo un cazzo…" La bionda si voltò, gli occhiali da sole calati sul naso, e seguì la traiettoria indicata dalla rossa. "Sì, è lei. Sta arrivando".

 

 

Il tassista rigirò in mano la banconota da cento dollari che la gentilissima signora gli aveva offerto, un sorriso ebete stampato sulla faccia. Non era un grande esperto di moda, ma cazzo, quegli anelli e quegli orecchini tradivano un certo rango. 'Di classe, non c'è dubbio. Chissà che ci fa qui…' pensò, infilando in tasca i soldi. Glieli aveva dati in cambio di un favore… Cercò di ricordarsi le istruzioni dettategli, ma le scacciò con un cenno del capo. 'Ma figurati se aspetto il suo contatto qui. Ho l'aspetto di un deficiente?!' Deciso più che mai a non ficcarsi ne guai, salì sulla vettura, verso il locale di Bao che stava aprendo, il pensiero rivolto al piano superiore…





 

  
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