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Autore: NevanMcRevolver    03/12/2011    1 recensioni
"[...] Il treno aveva ripreso la sua corsa, lui si era voltato per vederlo, ma era ormai troppo tardi.
Lo fissò finché non venne inghiottito dal buio della galleria.
Si avvicinò al cartello delle fermate e con un pennarello rosso scrisse, semplicemente: 'Perché deve essere così difficile? Perché ancora non ci parliamo?' "
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sguardi in metropolitana

 

 

Ascoltava musica da quando aveva messo piede, mezzora prima, nella metropolitana.

Lo sguardo di Marco incontrava il suo ogni giorno in metropolitana.

Lo guardava in modo schivo, fingendo assoluto disinteresse, sentendo le guance avvampare ogni volta che i suoi occhi incontravano i suoi.

Lo vedeva lì, seduto sempre allo stesso posto o in piedi reggendosi sempre allo stesso palo, mentre leggeva, scriveva, ascoltava musica, o semplicemente fissava il vuoto o intravedeva il suo sguardo.

Quel giorno leggeva le pagine di Les Fleurs du Mal. Teneva il libro con una mano, mentre l’altra era avvinghiata al metallo del palo.

Aveva lo sguardo stranamente vitreo, pensava Marco, fisso. Come se non leggesse davvero.

Con un sospiro sollevò lo sguardo dalle pagine ingiallite, e studiò con aria spenta la mappa delle fermate. Strizzò appena gli occhi per concentrarsi, e incontrò ancora una volta il suo sguardo.

Marco era imbarazzatissimo, rosso di vergogna e con la fronte imperlata da goccioline di sudore.

Lo vide scendere dopo poche fermate. Si voltò per vederlo attraverso il finestrino, ma quello camminava vedendo davanti a sé, muovendo nervosamente la mano come se suonasse strumenti a percussione.

Il treno riprese la sua marcia, e Marco ancora una volta lo perse di vista.

Ancora una volta sentì un pezzo, dentro di sé, cadere con un tonfo.

Ancora una volta si sentì abbattuto.

Ancora una volta si sentì solo.

Ancora una volta lo vide, però, e si sentì meglio.

Ancora una volta lo vide e sentì il cuore scheggiare il torace con i suoi battiti feroci.

Ancora una volta lo vide e non poté fare a meno di sorridere.

 

*****

 

Lo sguardo di Mattia incontrava il suo ogni giorno in metropolitana.

Quando il ragazzo non lo fissava, si permetteva di guardarlo con insistenza, distogliendo gli occhi solo quando le loro iridi si sfioravano.

Non leggeva davvero, così come non scriveva o ascoltava la musica: faceva qualcosa solo per avere il gusto di non stare con le mani in mano, e finge di avere una vita completa, affannata come tutti i pendolari della metropolitana. Non fingeva solo quando non ricordava di prendere i suoi diversivi, e l’allegra attività del fissare il vuoto, allora, lo assorbiva completamente.

Il suo posto era occupato, ma il suo palo era libero: gli si ancorò, e prese a fingere di leggere la sua copia sdrucita di Les Fleurs du Mal che gli dava tanto l’aria di intellettuale decadente.

Hymne à la beauté la sapeva a memoria, come tutte le poesie del decadente.

Azzardò ad alzare lo sguardo e lo vide lì, seduto qualche metro più in la, vedere tutto e tutti con assoluto disinteresse assorto nelle sue cuffiette.

Non volle vederlo, e tornò a fingere di leggere.

Alzò di nuovo lo sguardo per vedere quanto mancasse alla sua fermata. Come regalo della miopia dovette strizzare gli occhi per riuscire a leggere più o meno decentemente.

Lo vide ancora una volta, per pochi istante, ma lui tornò a farsi gli affari suoi, anche se era diventato improvvisamente rosso.

Arrivato a destinazione, Mattia scese dal treno, circondato dal un’orda di gente indaffarata e isterica.

Fece qualche passo in avanti, tamburellando l’aria con la mano, nervoso.

Il treno aveva ripreso la sua corsa, lui si era voltato per vederlo, ma era ormai troppo tardi.

Lo fissò finché non venne inghiottito dal buio della galleria.

Si avvicinò al cartello delle fermate e con un pennarello rosso scrisse, semplicemente: “Perché deve essere così difficile? Perché ancora non ci parliamo?”

 

 

 

 

 

Note dell’autore:

Non so cosa accidenti abbia scritto, so solo che mi andava di farlo, per cui eccomi qui, con l’ennesimo scritto e l’ennesimo tentativo di trasmettervi qualcosa.

Spero che vi sia piaciuta, anche se forse non è poi così particolare.

Fatevi sentire!

A presto!

  
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