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Autore: shesfede    03/12/2011    12 recensioni
I suoi occhi mi scrutavano da cima a fondo, si leggeva il desiderio di passione. Riflessi in essi vidi i miei, ardenti della stessa volontà. Non ebbi il tempo di pensare alle conseguenze, che me lo ritrovai praticamente attaccato. So che può sembrare squallido, ma col senno di poi gli avrei permesso prima di baciarmi senza perdere troppo tempo. Le nostre lingue si toccavano voracemente, con una passione che per me era insolita. In quel momento lo desideravo come non avevo mai desiderato nessun altro ragazzo. Con una mano teneva il mio viso, mentre con l’altra cingeva la mia vita. Era una presa salda la sua, di quella che ti fanno sentire protetta e al sicuro. Lentamente fece scivolare entrambe le mani sul mio fondoschiena, insinuandosi poco dopo sotto la mia maglia. Il contatto con la sua pelle calda mi fece rabbrividire. 
–Non so nemmeno come ti chiami- riuscii a dire in uno dei pochi momenti di lucidità, dovuti al fatto che aveva allontanato le sue labbra dalle mie per recuperare ossigeno.
–Harry- disse scendendo a baciarmi il collo, cosa che mi fece impazzire più di quanto non lo fossi già. –Tu?- aggiunse dopo, anche se era evidente che era interessato ad altro.
–Ashley- dissi mentre affondavo le mani nei suoi capelli.
Mi prese in braccio e mi strinse ancora di più a lui, mentre io attorcigliavo le gambe dietro la sua schiena. Mi portò vicino al lavello e mi fece sedere sul marmo freddo. Ogni bacio che ci scambiavano era travolgente e carico di passione. Era palese che tra di noi ci fosse una irrefrenabile attrazione fisica.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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prologo.

-Ottimo lavoro Cyclones. Se continuiamo così la vittoria delle nazionali è già nelle nostre tasche. Ricordate che gli allenamenti di domani sono anticipati di un’ora.- Diedi un ulteriore occhiata alla cartelletta che tenevo in mano per accettarmi di non essermi dimenticata di niente.
-Perfetto- conclusi con un mega sorriso -è tutto, potete andare.-
La cerchia di cheerleaders davanti a me a mano a mano andò scomparendo verso gli spogliatoi, lasciandomi da sola nell’immensa palestra della scuola. Tolsi l’elastico dai capelli, lasciando libera la mia chioma color cioccolato. Passai le mani tra i lunghi e lisci capelli, in modo da sistemarli. Ero esausta e mancavano ancora quattro mesi all’inizio del campionato. Iniziai a raccogliere le mie cose, ma un dito che picchiettava insistentemente sulla mia spalla mi fece distrarre.
-Tu non vieni?- Alison, una delle mie migliori amiche, era rimasta ad aspettarmi.
-Oggi è arrivata Anne dall’ Inghilterra e papà vuole che torni immediatamente a casa- spiegai. -Dice che devono parlarmi di qualcosa di importante.-
Lei annuì, mentre alla sue spalle comparve Amanda, l’altra mia migliore amica. -Qualcosa d’importante del tipo?- mi chiese lei.
Feci spallucce, dato che non ne avevo la minima idea.
-Allora ci vediamo domani?- mi chiese di nuovo Aly, mentre sistemava i lunghi capelli color miele rifacendosi la coda di cavallo.
-Si e vi raccomando la puntualità- puntai un dito contro Mandy. Lei mi fissò, facendo gli occhi da cucciola.
-Sai benissimo che non è colpa mia ma…- -Colpa di Chase- terminammo noi altre la frase al suo posto.
-Tesoro il patto era che i ragazzi non avrebbero dovuto ostacolare gli allenamenti- le ricordai.
Lei sbuffò, facendo svolazzare il ciuffo ormai troppo lungo.
-Rilassati Ash- disse -per le nazionali di settembre sarò in piena forma. E poi anche Chase è molto impegnato in questo periodo.-
-Si lo so, il campionato di football- dissi accennando un segno di assenso col capo, dopo di che salutai, lasciando cadere il discorso e dirigendomi verso il parcheggio.
Spalancai la porta dell’ingresso secondario della palestra e fui obbligata a mettermi una mano davanti ai miei occhi marroni. Un sole prepotente splendeva alto nel cielo e sembrava non avere intenzione di tramontare. Non che la cosa mi dispiacesse. Amavo il clima di Los Angeles e il suo sole. Quella città era come il paradiso per me. Andai dritta verso la mia auto sportiva grigia, facendo ondeggiare dolcemente le balze della minigonna che faceva parte della divisa blu e gialla. Una volta in macchina gettai il borsone sul sedile del passeggero e misi in moto, schizzando verso casa. In poco tempo raggiunsi il quartiere di Bever Hills. Sorpassai una serie di villette a schiera, per poi svoltare a destra e imboccare una stradina secondaria. Guidai fino in fondo al viale che avevo intrapreso, parcheggiando di fronte ad un palazzo elegante e lussuoso. Non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Non ero una di quelle ragazze snob e viziate con la puzza sotto il naso, ma tutt’altro. Ero capo cheerleader, popolare a scuola, di buona famiglia, etc… ma non ero mai stata come una di quelle principesse liceali che si vedono nei telefilm. Ero una coi piedi per terra, legata alla famiglia e agli amici. Mia madre era morta quando avevo appena sei anni a causa di un tumore e io ero cresciuta con un padre splendido che aveva cercato sempre di non farmi mancare niente. E c’era riuscito alla grande. Mio padre era David Jones, avvocato americano di successo. Dopo la scomparsa di mia madre, si era rinchiuso in sé stesso, rifiutando qualsiasi contatto col mondo esterno che non riguardasse la sottoscritta. È stato un viaggio di lavoro nel Regno Unito a fargli conoscere Anne, avvocato anche lei, e a farli innamorare. Tenere una relazione a distanza era difficile, ma papà e Anne facevano apparire tutto così semplice. Con lei avevo un buon rapporto, anche se erano poche le volte in cui la incontravo. Afferrai il borsone e scesi di corsa dall’auto. Salutai educatamente il portiere e chiamai l’ascensore per salire al quarto piano. Si, avevo una vista spettacolare da camera mia. Suonai un paio di volte al campanello di casa e alla fine entrai usando le mie chiavi. C’era silenzio, il che significava che ero da sola e che avevo il tempo per una doccia veloce. Fortunatamente papà e Anne non erano ancora rientrati. Mollai tutto il pacco di roba in camera mia, correndo in bagno per lavarmi. Finii giusto in tempo per il rientro a casa dei due fidanzatini.
-Buonasera- urlai facendo il mio ingresso nell’ampio salone, dove i due erano appena comparsi.
-Ash come ti sei fatta grande!- esclamò Anne non appena mi vide.
Tipico delle madri, pensai. Già, perché anche Anne era un genitore. Il suo precedente matrimonio le aveva regalo quella che lei descriveva come la gioia più grande della sua vita, Harry. Harry era solamente di un anno più grande di me e, stando a quanto mi era stato raccontato, era un ragazzo fantastico. Ogni volta che Anne parlava di lui diceva che lo avrei adorato se solo avessi avuto l’occasione di conoscerlo.
-Ciao papà- salutai mio padre, abbracciandolo forte. Lui mi strinse a sé, baciandomi i capelli ancora umidicci a causa della doccia.
-Come sono andati gli allenamenti bimba?- mi chiese, mentre si sistemava sulla sua poltrona.
Mi chiamò bimba. Quello era il soprannome che mi aveva dato quando ero ancora piccola. Io ero la sua bimba e nessuno mi avrebbe mai fatto del male secondo lui.
-Bene, ma faticosi come sempre- risposi buttandomi sul sofà bianco che si trovava alla sinistra di dove era seduto lui.
-Dave mi ha detto che a settembre andrai alle nazionali con la tua squadra, come ti senti?- mi chiese Anne, accomodandosi accanto a me.
-Non potrei essere più su di giri- risposi sorridendo.
Conversammo così un altro poco. Anne sembrava essere veramente interessata alla mia attività di cheerleader e ogni volta faceva domande sulle competizioni o mi chiedeva dei chiarimenti su qualche presa o movimento particolare. Quando i nostri stomachi iniziarono a brontolare, Anne si propose per cucinare la cena. Io l’aiutai nel piccolo delle mie possibilità, mentre mio padre si impegnò ad accendere il maxi schermo e a guardare la replica di una vecchia partita di basket. Quando annunciammo che la cena era a tavola però, si schiodò subito dal televisore. Mangiammo tranquillamente: papà parlò del suo lavoro, Anne raccontò qualche aneddoto buffo su suo figlio e io ascoltavo interessata, intervenendo di tanto in tanto con la storia del cheerleading.
-Qualcuno vuole il dolce? Ho comprato la sette veli prima di tornare a casa- annunciò fiero mio padre.
I miei occhi si trasformarono in due cuori giganti e non ci fu bisogno neanche di rispondere, perché tutti erano a conoscenza del mio amore spropositato verso la sette veli al cioccolato. L’atmosfera era molto festosa, perfetta per fare degli annunci importanti. Mio padre si schiarì la voce, come a leggermi nel pensiero.
-Vuoi che glielo dica io?- chiese Anne a mio padre.
Lui fece di no con la testa, mentre io osservavo il tutto capendo solamente che era arrivato il momento di cui mio padre mi aveva parlato.
-Vedi Ashley noi- iniziò mio padre con grande difficoltà, stringendo la mano di Anne -portiamo avanti questa relazione oltre oceano da più di un anno e crediamo sia arrivata l’ora di fare un passo avanti.-
Posai il cucchiaino che tenevo in mano, capendo che la cosa si stava facendo più seria di quanto avessi immaginato.
-Noi vogliamo sposarci- disse dopo aver preso un lungo respiro.
-O mio Dio, ma è una notizia splendida!- dissi realmente euforica. Se mio padre era felice io ero la prima ad esserlo. -Congratulazioni.- Mi alzai per andare ad abbracciare i due, ma mio padre mi bloccò. -Aspetta, c’è dell’altro- disse serio.
-Oh, scusate- tornai a sedermi composta. Feci segno a mio padre di poter continuare.
-Ecco, io ho pensato che la cosa migliore per tutti sia che noi due raggiungiamo Anne e Harry a Holmes Chapel.-
Guardai mio padre per una serie di istanti che parvero infiniti. Non poteva essere vero quanto avevo appena sentito, o io avevo capito male o lui aveva sbagliato.
-Ti prego papà dimmi che stai scherzando- dissi con lo sguardo perso nel vuoto. Mio padre fece di no con la testa, ma proprio nel momento in cui il mio mondo iniziò a crollare, mi diede una speranza.
-Non sono mai stato il tipo di padre che impone le proprie decisioni alla figlia e non ho intenzione di iniziarlo ad essere adesso. So quanto tutto questo possa essere difficile per te: hai l’impegno coi Cyclones, a settembre inizierai l’ultimo anno di liceo e sono sicura che tu voglia diplomarti nella tua scuola, con la tua classe. Non voglio costringerti a seguirmi, se questo non ti renderebbe felice. Perciò ti chiedo una cosa semplicissima: vieni con me, con noi, e passa l’estate a Holmes Chapel. Prenditi del tempo per pensare e a settembre decidi se rimanere oppure tornare. Solo non scegliere cosa fare adesso, ti prego riflettici prima.- Disse tutto d’un fiato, come se avesse paura di una mia ulteriore reazione.
Io lo ascoltai in silenzio, riflettendo su ogni singola parola da lui detta. Leggevo nel suo volto la preoccupazione di chi teme un rifiuto, una risposta negativa. Non volevo illuderlo, dargli false speranze, perciò chiarii fin da subito le cose.
-Los Angeles è casa mia, lo sai vero? Non credo che riuscirei a sentirmi a mio agio in un altro posto. Qui è tutto come lo ho sempre desiderato e poi c’è mamma. Andarmene da qui per me sarebbe come abbandonarla. Dovrebbe succedere qualcosa di davvero sconvolgente perché mi convinca ad abitare in un paesino tanto diverso e soprattutto tanto lontano da casa mia- risi leggermente, data l’assurdità della cosa.
In realtà quello era un tentativo per smorzare la tensione.
-In sostanza- ripresi –quanta roba pensi che debba portarmi? Perché tre mesi sono pur sempre tanto tempo.-
Sul volto di mio padre la tensione sparì improvvisamente. Era come se gli avessi tolto un peso dallo stomaco.
-Sono felice che tu abbia deciso di pensarci.-
Sorrisi, cercando di non rendere la cosa troppo tragica.
-Ormai dovresti conoscermi: non credere che sarà così semplice che io cambi idea. Diciamo che la sto vedendo più come una vacanza in Europa che come un trasferimento.-
L’entusiasmo di mio padre andò lentamente scemando.
-È pur sempre un inizio- intervenne Anne.
Papà parve ritrovare la fiducia, sorridendomi amorevolmente.
-Grazie per far decidere me del mio futuro- dissi allungando la mano verso di lui.
-Credo in te bimba, so che prenderai la decisione migliore- rispose stringendomi la mano.
Quella che inizialmente mi sembrava essere una cosa fuori dal mondo, adesso stava diventando una realtà. Tra una settimana sarei andata a vivere in Inghilterra e chi sa quali piani aveva in serbo il futuro per me.  



here i am:
eccomi di nuovo qua, con il prologo di una nuova ff. quest'idea mi passa per la testa già da un po' di tempo, ma solo adesso sono riuscita a tradurla in una cosa pratica lol
non c'è molto da dire dato che è solo il prologo. viene presentata la protagonista, che come potete vedere è una brava ragazza tutto sommato. e niente, questa è la situazione iniziale, una sorta di ante fatto che ci spiega come stanno le cose. presto la situazione si animerà, ve lo prometto ;)
fatemi sapere che ve ne pare attraverso le recensioni, perchè la continuazione di questa storia dipende anche da voi e dal fatto se vi piace o meno :3
detto questo, non ho altro da aggiungere se non buona lettura **
much love, fede xx

   
 
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