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Autore: Eremita grigio    03/12/2011    3 recensioni
A volte, ci sono cose che non possono essere cambiate, né evitate...accadono e basta. I Titans stanno per scoprirlo, a loro spese; una crudele ed assurda guerra, iniziata in un altro tempo e universo, sta per sconvolgere le loro vite e il loro intero mondo... ed essi sono nel mezzo del fuoco incrociato.
Mia prima Fanfiction, nulla mi appartiene davvero in essa,tranne la trama (e qualche personaggio secondario).
Leggete,recensite(costruttivamente,se possibile) e godetevela, colleghi scrittori.
P.S. Sto abbassando, almeno per ora, il rating da rosso ad arancione, dunque ora potrà leggerla chiunque...sono aperto alle opinioni di voi tutti, colleghi. Vi aspetto!
2° P.S. Sto modificando, per quanto possibile, i capitoli, in modo da rendere la lettura più semplice. Spero gradiate il pensiero.
3° P.S. I numerosi, piccoli errori ortografici del capitolo 25 sono stati corretti; mi scuso e attendo, come sempre, il vostro parere e le vostre recensioni. Buona lettura.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Equilibrio.
 
Una parola, una semplice parola di appena 10 lettere, usata in così tanti contesti, spesso a sproposito.
Molte persone, nella vita, sono convinte che “trovare il proprio equilibrio” equivalga a raggiungere un particolare assestamento nelle loro vite quotidiane, il quale consenta loro di avere il controllo quasi assoluto sulla propria vita, in modo da goderne le gioie e le soddisfazioni in maniera costante e piena. Una sorta di paradiso in terra, in cui non ci sono superflue preoccupazioni, inutili grattacapi o disturbanti pensieri negativi. Molte persone credono che, una volta trovato il proprio equilibrio,esso sarà saldamente nelle proprie mani, da quel momento fino all’ultimo respiro; come potrebbe esso scivolare dalla loro presa, quando per raggiungerlo sono occorsi tanti sforzi, tanti problemi , tanti sacrifici….tanto dolore?
Molte persone credono che, una volta trovata la loro felicità, essa dovrà durare, e durerà se le cose resteranno identiche; se le azioni, le abitudini e il modo di relazionarsi alle sfide di ogni giorno resteranno invariate.
Essi infatti vogliono credere che, solo perché un oggetto posto in equilibrio, se lasciato indisturbato, rimarrà in tale stato, finanche alla fine dei tempi; ingenui!
La vita non è  un oggetto, un giocattolo,un mero strumento che possa essere manipolato dalle mani dell’uomo, né da quelle di alcuna creatura vivente, per quello che conta. Troppe sono le incognite, le incertezze, le possibilità dietro l’angolo; se è vero,infatti che ogni azione ha sempre una conseguenza, allora è altrettanto vero che le azioni di ogni persona avranno conseguenze su ciò che la circonda, incluse le altre persone, in una ramificazione infinita di cause ed effetti, imprevedibile ed imperscrutabile.
 
Non importa a quale specie tu appartenga; che tu sia umano, animale ,alieno o perfino un demone.
Non importa quali abilità tu possieda,né il modo in cui tu le abbia acquisite: che tu le possedessi dalla nascita, che ti sia prodigato senza posa per ottenerle o che ti siano piovute tra capo e collo da un momento all’altro.
Il fato, il destino, l’universo o chissà quale divinità è sempre in agguato, che tu vi creda o meno, e trova i mezzi più insospettabili per manifestarsi, subdolamente, ai tuoi sensi, sconvolgendo le tue più profonde certezze e i tuoi progetti, siano essi per il presente o per il futuro. La vita è qualcosa di imprevedibile, spesso incomprensibile, e talvolta assolutamente ingiusta. 
Tutto quello che puoi fare è adeguarti rapidamente, o soccombere al cambiamento, osservando ,nel dolore ,coloro che sono riusciti ad andare avanti e, nell’agonia, coloro che sono rimasti indietro. 
Questo era ciò che stava per accadere a cinque teenager, che vivevano sulla costa Ovest degli USA,dentro una torre, trascorrendo il tempo vivendo, giocando, litigando, amandosi e talvolta odiandosi l’un l’altro, uniti da un legame profondo, che andava ben oltre la semplice amicizia .  
Essi portavano sulle spalle un peso ben superiore a quello di qualunque altro loro coetaneo, rischiando continuamente le loro stesse vite, pur di adempiere alle responsabilità che erano state loro assegnate e, nel farlo, avevano iniziato insieme il loro viaggio, arrivando, giorno dopo giorno, a trovare inconsapevolmente un equilibrio, una sorta di strana, eppur confortante, stabilità, e inconsciamente erano arrivati alla conclusione che essa sarebbe durata in eterno, finché fossero rimasti insieme. 
Non importa quali minacce si fossero profilate all’orizzonte, essi erano sicuri che il loro legame avrebbe permesso loro di fronteggiare anche il male più potente e subdolo dell’universo.
Che si trattasse di straordinaria fiducia o di scioccante ingenuità, che fosse dovuta alla loro arroganza giovanile o ad un puro atto di ribellione contro un mondo che li aveva più di una volta profondamente feriti, non era possibile stabilirlo.
Comunque, non aveva importanza, nessuna importanza; il fato era all’opera, giocando con le loro vite e quelle di innumerevoli altri, proprio mentre meno se lo aspettavano.
 
E tutto questo ebbe inizio non con un assordante boato e un accecante esplosione, nel mezzo della loro città,no…In quel  modo, forse, avrebbero avuto almeno la fugace illusione di poter gestire ciò che di li a poco sarebbe accaduto…
Ma non fu così. 
Tutto cominciò a partire da un arido sibilo e una fioca, pulsante luce azzurro pallido, nel bel mezzo di una fredda notte d’inverno, in una solitaria radura innevata, a 2000 metri d’altitudine, sulle Montagne Rocciose, a centinaia di km da quella strana torre a forma di T sulla costa Ovest degli USA.
Lentamente, ma senza possibilità di errore, questo globo luminoso, della grandezza di un pallone da calcio, iniziò ad espandesi, aumentando le sue dimensioni in maniera esponenziale.
Mentre la sfera cresceva sempre più, l’aria gelida era pervasa da quel fastidioso sibilo, che non accennava né a diminuire né ad aumentare di intensità. Nel giro di 10 minuti, la sfera aveva raggiunto le dimensioni di un pallone da mongolfiera, e nel giro di 15 l’intera radura, dalla superficie complessiva di 20 metri quadri, fu del tutto avvolta dalla luce.
Questo durò solo pochi secondi, perché improvvisamente, così come aveva iniziato ad espandersi, la misteriosa costruzione di luce cominciò a rimpicciolire, fino a svanire del tutto, senza lasciare alcun segno del suo passaggio… tranne uno.
 
Lì, in mezzo alla radura, si ergeva una strana figura, silenziosa e imperturbabile, avvolta in un lungo cappotto grigio scuro, dal bavero alto.
Alta oltre due metri,le mani nelle tasche del cappotto, i suoi occhi erano nascosti dietro a spesse lenti, assicurate al volto da una fascia. Indossava una sorta di passamontagna nero,  dal cui bordo inferiore fuoriuscivano lunghi capelli grigi.  
Intorno al collo, nascosto assieme al corpo sotto spessi abiti marrone scuro, vi era una catena d’argento, alla cui estremità era agganciata un ciondolo, pure d’argento, dalla forma di un prisma.
Stranamente, né il freddo né la bassa pressione sembravano porre dei problemi all’enigmatica apparizione. 
Silenziosamente, la misteriosa figura si guardò attorno, prendendo lunghi e profondi respiri, come per  assicurarsi di essere solo…come se tentasse di fiutare la presenza di eventuali spettatori…
Poi, lentamente alzò la testa verso il cielo, osservando le poche stelle visibili, non coperte dal bagliore della luna. Quindi,dopo alcuni silenziosi minuti, con altrettanta lentezza abbassò lo sguardo, verso Ovest, la sua meta ben chiara in testa. 
Prima di incamminarsi, estrasse la mano destra dalla tasca, rivelando un arto con 4 lunghe dita, avvolto in uno spesso guanto nero; quasi automaticamente portò la mano all’altezza del petto, prendendo il pendente tra le dita, applicandovi una leggera pressione, carezzandolo delicatamente con il pollice. E poi, nel silenzio assoluto, si incamminò per la sua strada, l’unico rumore udibile, nel silenzio della notte, la neve che scricchiolava sotto gli stivali neri ad ogni passo.
 
Nella sua mente, un solo pensiero: 'Presto ci incontreremo ancora, Teen Titans… molto presto.'.
   
 
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