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Autore: L_Fy    25/07/2006    10 recensioni
Un efferato delitto nel quartiere di Storyville a New Orleans... Tre persone da interrogare. Sono morte. Dov'è il problema...?
Genere: Commedia, Thriller, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Maria…? Hoy, Maria…? Maledizione, apri quegli occhi immediatamente o giuro su Dios che inizio la respirazione bocca a bocca!!”

La voce di Mendez.

Meno ispanica del solito e parecchio più preoccupata: quasi irriconoscibile a dire il vero, con quell’ansia di sottofondo e senza la solita inflessione boriosa.

Le ciglia di Mancuso tremarono sugli occhi e si sollevarono mentre un sospiro le usciva dalla gola, esausto.

“Gesù, è viva.” tremò la voce di Thorpe mentre la sua ombra mastodontica si chinava su di lei “Lo sapevo che la minaccia di un tuo bacio l’avrebbe resuscitata. Hei, Mancuso, mi senti?”

La ragazza girò lo sguardo su di lui e lo mise a fuoco.

“Certo che ti sento, bestione” mugugnò con voce impastata “Tirati su, diamine. Se mi sbatti in faccia quella dannata cravatta ancora per un po’ mi togli l’aria.”

Thorpe si spostò, così evidentemente sollevato da dimenticarsi di controbattere. Accanto a lui, l’agente Mendez aveva quasi perso la parola tanto sembrava sconvolto. Mancuso pensò che non l’aveva mai visto così pallido e così serio.

“Hei, Mendez” abbozzò debolmente “Che diavolo ci fai tu qui? Non dovevi essere in ufficio ad aspettarci?”

Mendez sembrò perdersi per un attimo nella confusione più totale: la sua espressione di sollievo era così indifesa che Mancuso provò quasi un moto di tenerezza nei suoi confronti. Quasi, eh.

“Oh-ehm…” rispose Mendez, arrancando con lo sguardo verso Thorpe in cerca d’aiuto “In ufficio, sì…bè, è tutta colpa del bestione. Tu sei svenuta ribaltando gli occhi all’indietro come i vitelli al macello e questo armadio incravattato se l’è fatta sotto dalla fifa. Mi ha chiamato piagnucolando come una mammola e così sono dovuto venire qui a vedere cosa diamine fosse successo. Confesso che a prima vista mettevi piuttosto paura: in mezzo a queste vecchie ciabatte, con la bava che ti usciva dalla bocca e gli occhi ribaltati, sembravi proprio morta.”

“Stecchita.” rincarò la dose Thorpe, come se volesse scusarsi.

Mancuso si toccò la bocca per verificare la storia della bava e trovò un taglietto sul labbro.

“E questo quando me lo sono fatto?” domandò tergendosi la goccia di sangue che ne usciva.

Thorpe e Mendez si scambiarono un altro sguardo colpevole.

“Oh, quello” buttò lì Mendez, tentando di sorridere “Sono stato io: ti ho dato qualche schiaffetto per cercare di rianimarti.”

“Qualche schiaffetto, eh?” si rabbuiò Mancuso sentendo il labbro che si gonfiava.

Mendez si strinse nelle spalle e le fece un sorriso stranamente fragile.

“Se non ne approfitto quando sei svenuta…” disse recuperando un po’ dell’antica boria. Mancuso decise di rimandare a dopo il discorso schiaffetti.

“Quanto sono rimasta svenuta?” domandò con un tono di voce più spiccio.

“Quaranta minuti” annunciò Thorpe con una faccia così sofferta che sembrò averli contati uno per uno “Spero per te che adesso risolviamo la situazione, perché c’è Vartan che scalpita come un toro da rodeo per farci sloggiare e le vecchie ciabatte non ne vogliono sapere di andare via, finché tu non dici loro qualcosa.”

Mancuso sbirciò oltre la spalla di Thorpe e vide Vartan al di là delle transenne che gesticolava come un forsennato e strillava nell’orecchio di Mama Dubois che nemmeno sembrava accorgersi che fosse lì: gli occhi della donna erano puntati verso di lei e quando incontrò il suo sguardo sorrise con aria rinfrancata. Mancuso le indirizzò una smorfia strana, ancora frastornata e incerta.

“Terra chiama Plutone. Terra Chiama Plutone. Niente, non risponde: possiamo procedere con l’internamento coatto, così me la tolgo dai piedi per sempre?”

Mancuso si girò verso Mendez che, a dispetto delle parole poco gentili, sembrava ancora preoccupato.

“Niente internamento coatto, hijo” disse con voce calma e misurata “Sto bene.”

“Certo.” rispose Mendez, per niente convinto “Allora, saresti così gentile da dirci cosa diavolo ti è successo?”

Mancuso ci pensò su un po’: per quanto fosse ancora immersa in un clima di ovattata irrealtà, capì d’istinto che era meglio non parlare di quello che aveva visto e sentito.

“No” rispose quindi, piuttosto rilassata “Non mi credereste e procedereste con l’internamento coatto…o, ancora peggio, mi credereste e andreste ad ammazzare i colpevoli di questa carneficina con le vostre stesse mani. In ogni caso, credo sia meglio per voi starne fuori.”

Thorpe sembrò di colpo interessato e vigile.

“Vuoi dire che hai scoperto chi è stato ad uccidere queste tre persone?” domandò dubbioso mentre Mancuso annuiva.

“Ho i nomi, il movente e lo svolgimento dei fatti.”

“Certo: confessione rilasciata post mortem” ringhiò Mendez, stizzito “Per favore, Marria, dimmi che ti sei bevuta una damigiana di tequila e che queste sono solo allucinazioni alcoliche!”

Mancuso si strinse nelle spalle, indifferente.

“Devo andare a parlare con Vartan” dichiarò scrollando le spalle in modo deciso “Se solo riesco a convincerlo a lasciarmi due minuti sola con un certo Marcel, oltre ad una confessione scritta e uno scroto da appendere come trofeo potrò portarmi a casa anche qualche soddisfazione personale.”

Mendez e Thorpe si scambiarono uno sguardo interrogativo, ma preferirono grandemente lasciar perdere: Mancuso era già difficile da trattare normalmente, figuriamoci al ritorno da una esperienza mistica! La ragazza, intanto, era già corsa verso Mama Dubois la quale, dopo aver ascoltato attentamente quello che Mancuso le raccontava nell’orecchio, annuì saggiamente, fece un cenno secco con la testa e nel giro di un minuto era sparita nei meandri di Storyville, insieme alla sua congrega sospirante di donnine colorate. Mancuso, poi, si diresse verso Vartan e dopo qualche minuto di concitata conversazione  lo piantò in asso per andare a chiudersi con discrezione dentro al furgone blindato dove stava rinchiuso uno dei sospettati. Vartan, indeciso, si avvicinò a Mendez e Thorpe, il quale gli offrì subito una sigaretta, solidale.

“Avete idea di cosa abbia in mente di fare la vostra esimia e schizofrenica collega?” domandò a Mendez, piuttosto bruscamente.

“Assolutamente no” rispose questi con un sorriso serafico “A te che ha detto?”

“Che Dio mi fulmini se l’ho capito” brontolò Vartan grattandosi la nuca “Credo che abbia detto che una fantasma le ha raccontato come sono andate le cose e che mi concederà una cena in sua compagnia se non esce dal furgone con una confessione scritta. A quel punto mi sono detto, oh, bè…quel viscido topo di fogna mentecatto di Marcel si merita proprio una visita da una signorina così interessante. Anche se non riesco ad immaginare che cosa potrà mai tirare fuori quello scricciolo spettinato da quella carogna marcia di Marcel.”

“Facciamoci un caffè” propose Thorpe, accomodante, e i tre passarono il successivo quarto d’ora immersi in un silenzio cogitabondo, sorseggiando la bevanda tiepida e amara tolta dal thermos della Omicidi.

“Mi chiedo perché diavolo l’ho lasciata andare là dentro” sospirò ad un certo punto Vartan, guardando l’orologio “Quella non caverà un ragno dal buco e noi avremo solo perso tempo.”

“Evidentemente, tu non conosci Mancuso” sorrise Thorpe, dopo un breve sguardo d’intesa con Mendez “Ma se dice che verrà fuori con una confessione, credimi, lo farà.”

“Hai presente quel bestione tatuato di Beauregard Delacroix?” domandò Mendez con aria da cospiratore.

“Chi, quello sciroccato che ha quasi fatto fuori da solo una decina di sicari? Quello che quando lo vedono per strada i bambini piangono, le finestre si chiudono e le donne abortiscono?”

“Proprio lui” approvò Thorpe, annuendo “Bè, ci credi che la confessione della strage dei sicari gliel’ha estorta Mancuso?”

“Noooo…” si stupì Vartan, impressionato “E che gli dirà mai per convincerli?”

“Mah, chiedilo a lei” rispose Mendez con un sorriso storto “E’ già qua che ritorna e dalla faccia soddisfatta direi che avrai la tua preziosa confessione insieme a ricchi premi e cotillons.”

Mancuso era effettivamente uscita dal furgone e si avvicinava ai tre con aria trionfante sventolando davanti al naso un foglio di carta.

“Confessione completa” annunciò sbattendo il foglio con decisione nella mano di Vartan “Nomi, luoghi, motivi, armi usate, posizioni delle persone e persino orario esatto delle morti. Impressionante come una mente così ordinata e matematica si nasconda dentro ad un essere immondo come Marcel Vetterau, vero?”

Vartan prese il foglio di carta e si mise a leggerlo velocemente mentre un sorriso soddisfatto e infantile si allargava sul viso di Mancuso.

“Rilassati, Marria” mormorò Mendez, garrulo “Se ti gonfi un altro po’ rischi di implodere dentro te stessa. Hai ottenuto una confessione, non la costituzione americana.”

Vartan, nel frattempo, era rimasto letteralmente a bocca aperta.

“Come hai fatto?” sfiatò quando recuperò l’uso della favella.

 Mancuso si strinse nelle spalle e fece un sorrisetto evasivo.

“Oh, bè, mica posso svelarti tutti i trucchi del mestiere, bello mio…Diciamo solo che sono partita descrivendo con minuzia al buon Marcel l’incontro ravvicinato che avrebbero avuto il suo intestino retto e il mio stivale in caso non facesse esattamente quello che gli chiedevo. Poi, sono passata a qualche dimostrazione pratica. Tutto lì, in effetti.”

“La semplicità è sempre l’arma migliore” declamò Mendez, ironico incamminandosi indolente verso la macchina “Anche se la storia del fantasma che hai incontrato poco fa non mi sembra così semplice ed e sicuramente un argomento da approfondire…”

“Ehi, Mendez.”

Il giovane si voltò e un pugno piuttosto deciso lo colpì allo zigomo sinistro, facendogli scattare la testa all’indietro.

“Ahi!”

“Questo era per lo schiaffettino che mi hai dato per farmi rinvenire” annunciò Mancuso, soddisfatta “E anche perché erano anni che volevo dartene uno. Peccato che non mi sia nemmeno lontanamente bastato…”

Mendez la guardava stranito e attonito, massaggiandosi lo zigomo offeso.

“Tu sei completamente loca” decretò alla fine, offeso “Prima farnetichi di fantasmi e poi mi prendo a pungi sul naso…devi essere ricoverata in clinica psichiatrica, credi a me!”

“E poi non sai tutto” aggiunse Mancuso con un sorriso innocente “Mi sono persino presa una mezza cotta per un tizio morto, oggi.”

“Decisamente, non è la tua giornata fortunata.” annunciò Thorpe avviandosi verso l’automobile.

Mancuso seguì Mendez che saliva in macchina salmodiando sulla labilità della sua psiche poi si girò a strizzare l’occhio a Vartan che era rimasto impalato con la dichiarazione in mano, ancora palesemente sconvolto. Il suo sguardo poi spaziò sulla scena del crimine, stranamente svuotata dall’aura negativa che sembrava avvolgerla quando era arrivata. La ragazza si ficcò le mani in tasca ed abbassò le cigli su un misterioso sorriso segreto che le increspò le labbra.

“Forse no.” disse a voce bassa e nessuno si prese la briga di darle torto.

 

 

FINE

 

Elfie, Giugno 2006

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE

 

Ringrazio di cuore chiunque sia passato di cui, volente o nolente, in particolare:

EyeOfRa : Troppo buona…è solo un asotriellina, un mio personale delirio che dovevo scrivere per togliermi la soddisfazione. Comunque, i tuoi complimenti sono stati felicemente accolti, grazie!! Un bacio galattico non te lo toglie nessuno…

Sarah92: No, non era ancora finito… ma quasi!! Grazie per le tue parole e per il tuo incontenibile entusiasmo. Rimani sempre così, frizzante e fresca…con questo caldo sei un vero toccasana!! Baci ance a te, di cuore.

Nisi Corvonero: Ma davvero ti sei commossa…? Non volevo, scusa…bè, così impari a scrivere cose strappalacrime sul povero Andrè. La prossima volta voglio, anzi, pretendo una barzelletta. Ti bacio tutta, o mio dolcetto alla crema pasticcera!!

Romina: Mia Diletta!! Vedo che questa cosa del lanternino portasfiga è una costante che si ripete nei nostri dialoghi…qualcosa che ci accomuna e che ci rende sorelle di sangue, in un certo modo. Come sempre, le tue parole sono balsami lenitivi sulla mia psiche malata, quindi il mio cervelletto surriscaldato ti ringrazia per l’effetto refrigerante che hai su di lui. A presto, mia Diletta, e grazie sempre di tutto!!

 

  
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