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Autore: Khaleesi    05/12/2011    2 recensioni
Song fic su Tonks e Remus ambientata durante la Guerra Magica sulle parole di "Hero of War" dei Rise Against
«Dora cosa ci fai qui? Dov’è Teddy?» chiese lui guardandosi intorno, gli chiusi la bocca con un bacio bagnato dalle mie lacrime. Mi accostai al suo orecchio e dissi sottovoce: «Teddy a casa nostra, e io sono qui. Dov’è giusto che io sia, al tuo fianco. Perché io ti amo e non sopporterei l’idea di non perderti perché … perché tu sei la cosa più importante che mi sia capitata nella vita! E non andrò via senza di te. Tu ci sei, io ci sono»
Mi abbraccio stretta, restammo così per qualche secondo prima che un boato assordante ci riportasse all’orrenda realtà.
«Tu vivi, io vivo» mi ricordò Lui prima darmi un veloce bacio sulla bocca e correre fuori dall’aula non staccandomi gli occhi di dosso finché poteva.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Salve a tutti, questa è la mia prima song-fic e mi è venuta in mente ascoltando la canzone e non avevo dubbi che si potesse riferire a Loro due.
Siate clementi, Buona lettura.
Link canzone: 
http://www.youtube.com/watch?v=_DboMAghWcA&ob=av2e

 



A hero of war
Yeah, that’s what I’ll be
And when I come home
They’ll be damn proud of me.

 

 

Riuscii a raggiungere il parco di Hogwarts appena in tempo, seguito da qualche ragazzo e da Kingsley che cercava di dirigerli in posti strategici. «Remus!» mi richiamò scrollandomi per una spalla e indicando un punto davanti a noi sgranando gli occhi. Delle persone che lanciavano incantesimi a tutto spiano si stavano avvicinando sempre di più al castello, «Cerchiamo di tenere su le difese!» urlai rivolgendomi ai ragazzi che annuirono più sicuri di quanto lo fossi io.

Ma come potevo essere sicuro, io?

Puntai la bacchetta diritto di fronte a me, pregando con tutte le mie forze che tutto funzionasse, che tutto andasse per il meglio e che sarei ritornato ad abbracciare il mio amore e a giocare con mio figlio come facevo poche ore prima.

Devo farcela per Loro -ho pensato- hanno il diritto di vivere una vita serena e felice, non devono preoccuparsi di dover scappare da gente cattiva, non devono vedere morire altra gente.

Sarò il Loro eroe, e Loro saranno orgogliosi di me.

Ma tutti i miei pensieri s’interruppero quando i Mangiamorte riuscirono a squarciare senza troppa difficoltà gli strati di difesa che avevamo ricostruito intorno al luogo, scintille verdi iniziarono a svolazzare nell’aria.

«Via, nel castello!» urlò Kingsley sospingendomi verso quelle mura di mattoni che avevo sempre amato ma che ora mi sembravano come una prigione a cui non avevo scampo.

 

 

I kicked in the door
I yelled my commands
The children, the cried
But I got my man.

 

 

Diedi un calcio alla porta che avevo davanti, cadde senza troppo sforzo reduce da chissà quanti incantesimi scagliati poco prima. Era l’aula di Storia Della Magia, avevo sentito piangere.

«Piccolini, state tranquilli … Io mi chiamo Dora e vi aiuterò a uscire da qui sani e salvi» li rassicurai cercando di fare il sorriso più convincente che potessi fare in quelle condizioni, uno di loro si gettò tra le mie braccia singhiozzando un ‘grazie’; lo abbracciai stretta immaginando che fosse il mio Teddy.

«Ninfadora!» chiamò una voce spaventata alle mie spalle, era il mio Uomo l’avrei riconosciuta ovunque quella voce così roca e saggia, incrinata dalle mille esperienze vissute.

«Remus -sussurrai, felice di averlo rivisto- dobbiamo aiutare questi bambini»

Lui si voltò verso qualcuno che non riuscì a scorgere e gli disse di entrare nell’aula, «Portali via» gli ordinò.

I bambini corsero dietro il ragazzo di Corvonero che con un occhiata rassicurante gli disse di seguirlo.

«Dora cosa ci fai qui? Dov’è Teddy?» chiese lui guardandosi intorno, gli chiusi la bocca con un bacio bagnato dalle mie lacrime. Mi accostai al suo orecchio e dissi sottovoce: «Teddy a casa nostra, e io sono qui. Dov’è giusto che io sia, al tuo fianco. Perché io ti amo e non sopporterei l’idea di non perderti perché … perché tu sei la cosa più importante che mi sia capitata nella vita! E non andrò via senza di te. Tu ci sei, io ci sono»

Mi abbraccio stretta, restammo così per qualche secondo prima che un boato assordante ci riportasse all’orrenda realtà.

«Tu vivi, io vivo» mi ricordò Lui prima darmi un veloce bacio sulla bocca e correre fuori dall’aula non staccandomi gli occhi di dosso finché poteva.

 

 

 

 

She walked through bullets and haze
I asked her to stop

begged her to stay
But she pressed on …

 

 

Svoltai l’angolo e la rividi in ginocchio, una mano sul fianco e il volto pallido incorniciati da capelli della stessa tonalità che aveva Teddy l’ultima volta che l’avevo visto. Corsi verso di lei.

«Amore, cosa ti è successo?» chiesi con la voce impastata di terrore.

Lei mi guardò e mi regalò un sorriso per tranquillizzarmi, «Tutto ok, sono solo inciampata in un Sectumsempra non indirizzato a me» cercò di giustificarsi tossicchiando.

Un po’ del sangue che le uscì dalla bocca andò a macchiare la mia guancia, creando un contrasto enorme con il pallore de mio viso. «Lascia fare a me» le dissi portando una mano alla bacchetta e iniziando a sussurrare incantesimi. Poco dopo il taglio che c’era sul suo ventre era completamente sparito.

«Vai via, ti prego»

«Tu ci sei, io ci sono»

«No Dora! Tu vivi, io vivo! Vai a casa ti prego, ti prego vai da nostro figlio. Ti prego»

«Shh -soffiò lei cancellando le lacrime malandrine che mi era solcate dagli occhi senza aver ne il permesso- andrà tutto bene, te lo prometto»

Mi sfiorò il viso prima di rialzarsi e dire le uniche parole che non riuscivo a sopportare in quel momento, «Io vado a combattere».

 

 

 

And into the sand
That the blood now had soaked

She collapsed with a flag in her hand.

 

 

«REMUS!» mi chiamò una voce squillante nel mezzo della battaglia, facendomi voltare. Una donna dal viso magro e pallido con un mare di capelli neri e ricci mi sorrideva maliziosa mentre con il suo compare lì accanto puntarono le bacchette contro una donna dai capelli blu zaffiro che si voltò appena in tempo per rassicurarmi con un sorriso prima che i suoi occhi divennero senza più un barlume di vita.

E poi tutto fini.

Le urla.

Le sensazioni.

Gli odori.

Ero solo io, con una voce silenziosa nella testa che non smetteva di urlare e urlare.

E diventava sempre più forte e straziante e mi urlava che la mia unica ragione di vita era appena morta sotto i miei occhi, senza che potessi far nulla per salvarla.

Mi avvicinai cauto al corpo candido, la strinsi a me con tutta la forza che avevo perché sapevo che se l’avessi lasciata andare tutto mi sarebbe sembrato più reale. Fottutamente reale.

E la strinsi ancora di più, scacciando via questo pensiero, e l’abbracciai, le annusai i capelli e le sussurrai tutte quelle cose che non ho avuto il tempo di dirle.

Presi la sua mano e notai che aveva in essa una fotografia stropicciata di me, Lei e Teddy. Loro due cambiavano il colore dei capelli facendo facce buffe mentre io li guardavo divertiti e un po’ geloso di non possedere quel dono speciale che li legava.

Piansi.

Guardai l’uomo che le aveva tolto la vita, Antonin Dolohov.

Mi sorrise sadico, prima che un lampo verde corse veloce da me e si tuffò nel mio petto.

Proprio lì, dove ci doveva essere il mio cuore.

Ma il mio cuore non c’era perché lei non c’era.

Dopotutto: Lei vive, io vivo.

 

 

 

A hero of war 
Is that what they see
Just medals and scars
So damn proud of me …

   
 
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