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Autore: Railen    06/12/2011    8 recensioni
Jared inarcò un sopracciglio, facendo apparire una leggerissima piega tra le sopracciglia.
«Definisci ‘strano’».
Shannon, impegnato ad aprire la lattina, improvvisamente alzò gli occhi felini sul fratello. «Sembri… perso. Ecco, sì, perso è il termine giusto».
Jared rifletté su quella parola, poi con un gesto stanco chiuse il pc e si passò nuovamente le mani sul viso. Quando le tolse apparve stanco, invecchiato.
«Voglio la neve, Shannon».

Anche se dal titolo non sembra, è una One Shot sul Natale in casa Leto.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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marshmallow and pop corn

 

Jared Leto sedeva in cucina dietro ad un tavolino d’acciaio. Il Mac davanti a lui illuminava il suo volto chiaro e i grandi occhi azzurri fissi sullo schermo. Al fianco del portatile giacevano il Blackberry, qualche foglio, dei libri e un frappé dal gusto indefinito. Sospirò, portandosi le mani in faccia e si massaggiò delicatamente le palpebre.
Era la Vigilia di Natale e lui era in casa. Lavorava al computer, pagine su pagine aperte, tra queste anche quella di Twitter… e fuori c’era il sole. Era una splendida giornata soleggiata il giorno della Vigilia di Natale.
La risata forte e coinvolgente di Shannon spezzò l’aria, riempiendo le stanze della casa. Certo, il fratello maggiore aveva una casa tutta sua, ma era periodo di festa ed era tornato alla Mars House. Il giorno prima avevano festeggiato il compleanno di Constance, la loro mamma, il giorno dopo sarebbe stato Natale e il 26 ovviamente era il compleanno di Jared.
Il minore sospirò spazientito, ticchettando le unghie curate sul controllo del mouse, gli occhi fissi sul suo blog dove postava foto e contenuti di ogni tipo.
Si sentiva… svuotato da qualcosa. Sentiva un senso di insoddisfazione, voleva fare una cosa ma sapeva perfettamente che non poteva andarsene così, non durante le feste e non quando il tour era appena finito ed era davvero a casa sua, dove c’era il suo letto, c’erano i suoi oggetti… anche se per due anni casa sua era stato il mondo, ora era in un luogo realmente suo.
Shannon rise ancora e lui sbuffò un’altra volta. Suo fratello era spaparanzato sul divano bianco a guardare chissà quale film divertente e a ridere come se fosse tutto perfetto. Lui era già annoiato dalla vita di tutti i giorni e suo fratello godeva che era un piacere.
Beh, almeno non si stava guardando un porno, quello lo avrebbe disturbato molto più di una semplice risata.
Puntò di nuovo gli occhi sullo schermo finché poco dopo la sua attenzione non venne catturata da Shannon che entrava in cucina, un sorriso divertito sulle labbra piene. Aveva dei pantaloni di una tuta neri e una felpa con cappuccio in testa, anch’essa scura.
Gli occhi azzurri e grandi del minore incrociarono quelli nocciola e allungati del maggiore, che corrucciò le sopracciglia pensieroso. Jared tornò allo schermo come se niente fosse.
«Qualcosa non va, Jared?».
«No, tutto okay».
«Sembri... strano», ammise Shannon, avvicinandosi a lui e oltrepassandolo per andare al piano di marmo dietro al fratello.
«No, sto lavorando. Sono un po’ scocciato, ecco tutto».
Shannon si strinse nelle spalle e aprì le ante degli armadietti della cucina, alla ricerca dei pop corn da fare al microonde e da gustarsi davanti alla TV. Cercò un contenitore da poter mettere dentro al microonde e vi versò dentro il mais, lo rivestì con una pellicola trasparente e con l’aiuto di una forchetta vi fece dei piccoli forellini. Infilò il tutto nel microonde e lo azionò, aspettando che fossero pronti.
Quando finì l’operazione, si voltò verso Jared che gli dava le spalle e si appoggiò al ripiano della cucina, attendendo e studiando il profilo del fratello.
Gli unici rumori che riempivano la stanza erano il ticchettare delle dita di Jared sulla tastiera del pc, il mais che scoppiettava e il basso brusio della TV in salotto.
Jared navigava distrattamente su internet, tutti i suoi sensi erano attenti alla mancanza di movimento dietro di sé e agli occhi penetranti che gli pugnalavano insistenti la schiena.
Con uno sbuffo pesante si voltò sulla sieda, torcendo il busto e puntando gli occhi azzurri in quelli del fratello.
«Che c’è, Shannon?».
L’uomo sollevò spalle. «Niente».
«Sputa il rospo. Che ti preoccupa?».
«Ma niente, te l’ho detto!». Shannon aggirò Jared che lo seguì con sguardo e corpo quando si portò davanti a lui, aprendo il frigo alla ricerca disperata di qualcosa che lo tenesse occupato. Decise di prendere una Red Bull. «Mi sembri strano, tutto qui».
Jared inarcò un sopracciglio, facendo apparire una leggerissima piega tra le sopracciglia.
«Definisci ‘strano’».
Shannon, impegnato ad aprire la lattina, improvvisamente alzò gli occhi felini sul fratello. «Sembri… perso. Ecco, sì, perso è il termine giusto».
Jared rifletté su quella parola, poi con un gesto stanco chiuse il pc e si passò nuovamente le mani sul viso. Quando le tolse apparve stanco, invecchiato.
«Voglio la neve, Shannon», spiegò sentendosi scemo. «Lo so, siamo a Los Angeles ed è già tanto se piove, quindi figuriamoci la neve. Ma è Natale e qui c’è un sole che spacca le pietre. Vorrei solo un Natale innevato, un panorama diverso da quello di ogni anno…».
Il maggiore sorseggiò la Red Bull, leccandosi istintivamente le labbra per non lasciare nessuna goccia al caso. Non toglieva lo sguardo dal fratello e al momento gli stava fissando i capelli scompigliati dato che teneva la testa bassa. Poteva scorgere al massimo un po’ di barba che gli cresceva folta sulla guance, nulla di più.
Sinceramente non lo capiva. Era Jared Leto, era appena tornato a casa dopo due anni di tour e se proprio voleva partire, poteva farlo senza pensarci. Provò a spiegarglielo.
«Jared, che ci fai ancora qui? Insomma, non hai problemi economici e nessuno ti trattiene. Apri il computer, prenota un volo per l’Alaska, il Canada o non so, dove c’è della neve. Vai di sopra, butta un paio di vestiti in valigia e parti. Qual è il problema?».
Ma Jared scosse la testa con un sorrisetto amaro.
«Non posso. Siamo appena tornati dal tour, questa è casa mia. Non posso scappare ogni volta che ne sento il bisogno, ho degli impegni». Afferrò il bicchiere al suo fianco, accarezzandone la superficie liscia e fredda. «Ho appena smesso di viaggiare e vorrei tornare a farlo perché qui mi sento inutile, non riesco a stare con le mani in mano».
Shannon sospirò per il fratello impossibile che Madre Natura gli aveva donato. Tornò al bancone di marmo e spense il microonde, poi afferrò la ciotola al suo interno con l’aiuto di una patina per non scottarsi.
«Parti Jared, vado io a prepararti la valigia se è necessario».
«Nah, non posso. Ho promesso a mamma che sarei rimasto ed è anche giusto, il Natale è da passare in famiglia. Poi c’è il mio compleanno, chissà che mi avete preparato. Non posso andarmene». Di nuovo un sospiro. «Però vorrei tanto vedere la neve il giorno di Natale. Vorrei aprire le tende e trovare la strada bianca, innevata, piena di gente che si diverte…».
Le ultime parole suonarono malinconiche persino a sé stesso, figurarsi a Shannon.
Il fratello maggiore intanto si occupava dei Pop Corn. Aveva tolto la pellicola e li stava salando, lasciando che il dolce aroma riempisse la stanza. Osservava le sue dita che lasciavano cadere i granelli di sale sulla distesa bianca e gialla dei Pop Corn, lo sguardo distratto e lontano, perso in chissà quale pensiero.
All’improvviso spalancò gli occhi nocciola, trovando nei Pop Corn e nella voce triste di Jared la soluzione.
«Oddio, ho avuto un’idea!», esclamò con entusiasmo.
Il minore si voltò ancora, guardando la nuca di suo fratello. «Che?».
«Zitto, devo uscire! Tieni, mangiali tu!».
Gli schiaffò la ciotola calda tra le mani e lo superò senza dire niente. Shannon si limitò a correre in cucina, a prendere le chiavi della sua Range Rover e ad uscire come un fulmine.
Jared fissò stranito la porta, finché l’aroma dei Pop Corn appena fatti non stuzzico il suo olfatto e il suo palato. Infilò una mano nel recipiente e si infilò un pugno intero di Pop Corn in bocca, dimenticandosi la reazione di suo fratello e tornando al pc.

 
Jared si svegliò di buon’ora. Non era in grado di dormire fino a tardi, anche se ora era ufficialmente in vacanza.
Questo pensiero gli portò la consapevolezza del fatto che era il 25 Dicembre, Natale. Si fermò nel letto con le mani dietro la testa, sul cuscino, a pensare alla sua infanzia.
Lui e Shannon non avevano molto e se la cavavano sempre con piccoli regali. Il minimo pensiero li rendeva felici, anche perché non navigavano nell’oro. Di solito gli amici hippie della mamma regalavano loro cose come bacchette o corde della chitarra, ma qualsiasi cosa riguardasse l’arte e la musica per loro era perfetto. Appena svegli, lui e suo fratello si fiondavano dalla mamma, assalendola letteralmente, pregando di poter aprire i regali.
Ora non lo facevano più, tranne Shannon che ogni tanto si svegliava e andava a saltare sul letto matrimoniale della mamma, messo in una stanza apposta per lei all’interno della grande casa. Probabilmente lo avrebbe fatto anche quel giorno, visto che Constance era andata lì la sera prima per svegliarsi direttamente con i suoi figli il giorno di Natale.
Jared decise di alzarsi e portò i piedi sul pavimento, sentendo il freddo del parquet. Subito infilò le sue amate pantofole Ugg, stiracchio braccia e schiena ancora seduto sul letto ed infine si alzò definitivamente.
Indossava dei semplici pantaloni di una vecchia tuta usurata e una maglietta bianca con scollo a V.
Scese le scale seguendo la dolce scia di caffè che gli arrivava, fino a ritrovarsi nel salotto. Senza guardarsi in giro e notando appena l’assenza dei suoi familiari, si diresse in cucina, dove trovò la madre intenta a sorseggiare la bevanda di cui aveva sentito il profumo.
«Buongiorno mamma, buon Natale». Le si avvicinò, le appoggiò una mano sulla spalla e si sporse a darle un bacio sulla guancia.
Constance sorrise a quella dimostrazione di affetto e si limitò a dare una pacca gentile sul fianco del figlio minore.
«Buon natale a te, Jared. Come stai, hai dormito bene?».
Jared fece un sorriso radioso in direzione della madre. «Sì, abbastanza. Devo ammettere che era un po’ di tempo che non dormivo tanto».
La madre lo osservò mentre andava alla credenza a prendere una tazza e i cereali, per poi tornare indietro al frigorifero alla ricerca del latte di soia.
Il figlio era ancora pallido, ma probabilmente era dovuto alla mancanza di sole. Lo stare dentro a dei palazzetti chiusi di certo non lo aiutava nella conquista di una carnagione scura, a parte le braccia che di solito avevano sempre un segno netto a differenza del resto del corpo. Da sempre era magro e durante il tour era arrivato al suo limite fisico, ma sembrava comunque molto più sano adesso che in tutto il tempo che aveva trascorso in giro per il mondo. Ci sarebbe voluto del tempo per riprendersi completamente, ma finalmente la parola ‘sano’ aveva sostituito la parola ‘malato’ che per tempo era stata scritta a caratteri cubitali sul suo viso .
«Uhm». Jared si era appena infilato un cucchiaio ricolmo di cereali annegati nel latte in bocca. «Dov’è Shannon?», domandò mentre faceva scorrere la rubrica del Blackberry e nel frattempo si cibava.
Doveva fare gli auguri di Natale a Tomo, Vicki, Emma, Tim, Braxton, Terry… Insomma, quelle poche persone di cui gli importava davvero.
«E’ fuori in giardino».
«E che ci fa lì? Pensavo fosse in giro a fare casino come ogni anno».
In sala c’era un grande albero sotto al quale stavano alcuni pacchetti colorati. Era un po’ una tradizione e di solito, ad ogni Natale, trovava Shannon accucciato a terra, pronto a scartare i suoi. Aspettava sempre che lui si fosse svegliato per dare il via a scartamenti vari, questo solo perché Constance lo sgridava, sennò si sarebbe messo ad aprire anche i regali non suoi.
Il sorriso affettuoso della madre lo fece tremare un attimo. «Vai a vedere tu stesso».
Inarcò un sopracciglio, preoccupato e pensieroso.  Stavano tramando qualcosa di cui non sapeva nulla.
Andò in salotto facendo scivolare il Blackberry nella tasca dei pantaloni, la tazza di cereali tenuta solo con la mano destra. Si piazzò davanti alla finestra e aprì la tenda con la mano libera, mentre la madre lo affiancava ed apriva quell’altra.
Shannon era lì fuori, in una perfetta giornata soleggiata, vestito con il suo cappotto più pesante, con un cappello in testa, come se si crepasse dal freddo. Era concentrato su qualcosa che Jared non riusciva a vedere, perché lo copriva interamente con il suo corpo.
Qualcosa di bianco e che cadeva dall’alto catturò la sua attenzione e… ma quella era neve?
Jared non credette ai suoi occhi. Non solo per l’impossibilità della cosa a Los Angeles, ma anche perché fuori sembrava esserci una giornata fin troppo serena per la neve, il cielo era limpido e il sole alto, non c’era proprio un’atmosfera adatta.
Studiò le cose bianche che cadevano dal cielo. «Ma che cosa sono quelli?».
Di certo non erano fiocchi di neve, troppo grossi e consistenti per crederli tali. Lasciò la madre alla finestra e andò alla porta, aprendola appena fu a portata di mano.
«Che stai facendo?».
Shannon si voltò verso la voce, un sorriso felicissimo a curvargli le labbra. «Ehi, buongiorno Jared! Buon Natale!».
Il maggiore aprì le braccia, rivelando a cosa stesse lavorando: sembrava un pupazzo di neve, ma non era fatto di quel materiale. Jared uscì in giardino, la temperatura era mite e la sentiva attraverso i vestiti. Shannon stava sicuramente morendo di caldo sotto a quell’ammasso di abiti che indossava. Notò anche i suoi occhialoni da snowboard sulla testa del fratello e si domandò che cacchio li avesse a fare visto che lì era impossibile scendere pendii innevati.
Si avvicinò al pupazzo e picchiettò le nocche sulla testa, per poi scrutarlo. Era fatto di polistirolo.
La sua attenzione venne catturata quando la sua tazza si riempì di marshmallow e  pop corn. Aprì la mano dove piovve qualche pop corn che si portò immediatamente in bocca, per avere la certezza di non sbagliarsi.
«Che stai facendo, Shannon?», ripetè, ruotando su sé stesso e guardando il fratello.
Nel vedere la disapprovazione di Jared, Shannon si fece più piccolo.
«Niente, stavo solo tentando di farti felice», spiegò. «So che qui è impossibile avere la neve e tu non volevi partire, così ho provato a portare la neve da te».
Un sorrisino questa volta forzato sul volto del maggiore. Jared lo osservò e aprì di nuovo la mano, sulla quale cadde un marshmallow bianco. Ne studiò la consistenza schiacciandolo e poi si portò in bocca anche quello, gustandolo.
«Ieri sono andato a prendere uno di quei cosi», riprese Shannon, cercando una giustificazione e indicando un aggeggio che sembrava uno spara palle da baseball. «E ho pensato di riempirlo con qualcosa di bianco, i pop corn mi hanno dato l’idea! Insomma, non sono riuscito a trovare la neve vera, così ho pensato di arrangiarmi con quello che c’era in casa».
Jared indietreggiò sentendo uno scricchiolio sotto le Ugg. Non era lo stesso scricchiolio prodotto dalla neve e quando alzò il piede per guardare la suola, trovo i pop corn, bianchi e giallognoli, spiaccicati alla sua pantofola.
Riportò il piede alla posizione iniziale e sospirò. «Pulisci tutto, Shannon».
«Ma…».
«Ma niente, questo giardino sta diventando un porcile! Datti una mossa e rientra».
Seguì il suo stesso consiglio e tornò in casa, alla ricerca della madre che li aveva guardati per tutto il tempo dalla finestra. Appoggiò i cereali pieni di marshmallow e pop corn sul primo ripiano utile e affiancò Constance.
«Certo che qualche volta potresti dargliela una soddisfazione quando fa queste cose».
Jared osservava Shannon che si era già spogliato degli abiti pesanti, aveva spento la macchinetta spara marshmallow e pop corn e con un sacco in mano stava raccogliendo il cibo dal prato.
Jared sorrise contento e si strinse le spalle.
«Ho paura che se un giorno gli dicessi che è un fratello fantastico, potrebbe darlo troppo per scontato senza più impegnarsi come fa ora».
Constance alzò la testa verso il figlio sorridente e commosso dal gesto del fratello. Jared era un lupo solitario, era come un gatto randagio che non ha bisogno di nessuno. Ma di una cosa non poteva fare a meno, e quella cosa, o meglio quella persona, si chiamava Shannon. Era l’unico punto veramente fisso nella sua esistenza.
Certo, c’era anche lei, ma non sempre poteva seguire i suoi figli in giro per il mondo. L’unica cosa che la rassicurava sui lunghi periodi di distanza era che Shannon e Jared erano sempre insieme e si prendevano cura l’uno dell’altro.
Jared era felicissimo del gesto del fratello. Non pensava sarebbe mai arrivato a tanto, ma non sapeva nemmeno come esprimersi. Forse si sarebbe scusato per poi ringraziarlo… tra una decina d’anni.
«Non voglio che smetta di fare questo per me, mamma. Mi rende sempre felice, anche se fa delle enormi cazzate».
Constance annuì nascondendo un sorriso. Jared e Shannon, due facce completamente diverse della stessa medaglia.
Se esisteva un’Anima Gemella per loro, allora l’avevano già trovata da un sacco di tempo.
Jared scosse la testa osservando il broncio del fratello. Gli faceva un po’ pena ma lo faceva anche ridere.
«Certo che però poteva usare dei foglietti di carta, come facciamo ai concerti. Oh, mamma mia, ho un fratello troppo scemo e troppo buono».
E dicendo ciò, andò a prendere il regalo che aveva fatto a Shannon da sotto l’albero. Uscì dalla porta d’ingresso e chiamò il fratello triste, invitandolo in casa per scartare i regali.
Il sorriso e il gesto mal riuscito di Shannon furono la cosa che più gli riscaldarono il cuore durante quel lungo Natale.

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Non so perché, ma questa storia mi è uscita così. Non ha un senso, ovviamente, ma va beh, io sono una persona assolutamente demenziale e senza senso :D
Spero solo che vi sia piaciuta e che abbiate avuto il coraggio di leggere!
E a chiunque leggerà, vi amo un sacco <3
Ire.

   
 
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