Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: hotaru    06/12/2011    5 recensioni
- Quindi una sirena è sempre destinata ad un amore tragico? - domandò Chibiusa.
- Esistono diversi tipi di amore tragico, bambina. E quello per un uomo che non sa prendersi le sue responsabilità è il peggiore, credi a me.
Chibiusa non replicò, ormai abituata alle "perle di saggezza" che Minako di tanto in tanto le elargiva. Anche se, secondo Makoto, era meglio che non la stesse nemmeno a sentire.
- Lo saprei io, chi trasformare in schiuma di mare...
Chibiusa non la contraddisse, anche se avrebbe voluto spiegarle che non è l'innamorato, ma la sirena a tornare al mare sotto forma di schiuma.
- Ma tanto siamo sempre noi donne a rimetterci – continuò Minako – E se una sirena è donna solo per metà, non significa che l'uomo che si trova abbia il cinquanta per cento in meno di stronz...
Minako si morse la lingua appena in tempo. Il mare prometteva tempesta, e il vento soffiava così forte che spruzzi d'acqua salata riuscivano a raggiungere i loro volti, assieme alle prime gocce di pioggia.
- Dai, torniamo a casa. Non mi piace l'idea che il mare ci stia sputando in faccia il cadavere di una sua disgraziata figliola.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Chibiusa, Makoto/Morea, Minako/Marta | Coppie: Haruka/Michiru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1
Umi ni kaeru – Return to the Sea


La canzone riportata nel capitolo è "Return to the Sea", cantata da Kana Ueda. Non fatevi ingannare dalla serie, è una canzone magnifica!


Il tipico inizio di un manga


Quello era il tipico inizio di un innumerevole numero di manga: la protagonista deve trascorrere un certo periodo di tempo in un luogo sconosciuto, lontano da casa e popolato da estranei, che nove volte su dieci si rivelava magico. O dove perlomeno tutti i ragazzi del posto si innamoravano di lei, ma Chibiusa pensava di essere ancora un po' piccola per certe cose.
Sbirciò la valigia di sua madre: quanti manga aveva nascosto in mezzo ai vestiti, accuratamente scelti dalla sua riserva personale e segreta, ma che Chibiusa aveva scoperto ancora all'ultimo anno d'asilo?
Aveva atteso pazientemente di andare a scuola e imparare a leggere, prima di iniziare a divorarli uno dopo l'altro- in gran segreto, s'intende. Era stata particolarmente attenta a quelli contrassegnati dalla possessiva firma "Rei": sapeva che era un'amica della madre, a cui la signora Chiba non disdegnava mai di chiedere in prestito i manga, per poi dimenticarsi puntualmente di restituirli. Poteva accadere in qualsiasi momento che Rei pretendesse- giustamente- di riaverli indietro, per cui era meglio non sciuparli troppo.
Comunque alla fine della prima elementare Chibiusa era diventata velocissima a leggere, e conosceva già un mucchio di caratteri sconosciuti ai suoi compagni.
- Ma davvero questa Makoto è bravissima a preparare dolci? - chiede d'un tratto Chibiusa, ricordandosi a casa di chi avrebbe dovuto vivere per il mese successivo.
- Garantisco io – confermò sua madre, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro al ricordo delle magnifiche torte dell'amica – Quando arriveremo a riprenderti probabilmente rotolerai, invece di camminare!
Forse Usagi stava proiettando sulla figlia quello che sarebbe successo a lei, in un frangente simile, ma Chibiusa non replicò. In un posto del genere sarebbe stata così impegnata, che non avrebbe nemmeno avuto il tempo di ingrassare.
Appiccicò di nuovo il viso al finestrino, osservando la baia che si stendeva sotto di lei, oltre quella curva che la loro auto stava percorrendo. L'acqua tranquilla brillava sotto la luce del sole, come un enorme specchio.
Mentre percorrevano lentamente un piccolo tratto in discesa, qualcosa attirò la sua attenzione. Qualcosa che si confondeva col colore delle onde, pur distinguendosi leggermente, e poi un viso umano che a tratti emergeva dall'acqua. Chibiusa trattenne il respiro. Era diventata davvero come la protagonista di un manga? Quella era davvero una sire...?
Ad un tratto suo padre svoltò a destra, entrando finalmente nel paese, e la piccola insenatura fra gli scogli scomparve dalla vista di Chibiusa.


Otogibanashi saigo no peeji wa
Kakikaerarete higeki ni kawari
Tatta hitotsu shinjiteta hito no kokoro sae mo miushinau
Ai mo yume mo maru de suna no oshiro mitai na no
Hakanaku kowarete yuku no yo sore wo nozomanakutatte

[L'ultima pagina della favola
è stata riscritta e cambiata in tragedia
ho perduto persino il cuore dell'unica persona in cui credevo
Anche l'amore, anche i sogni sono proprio come un castello di sabbia:
fragili, crollano e scompaiono anche se non lo vuoi]


- Ah, ma non sapevo che fossi tornata a vivere qui! Pensavo che Makoto avesse un posto in più e...
- Non preoccuparti, Usagi – intervenne Makoto – Non c'è alcun problema. Chibiusa può rimanere qui quanto volete, di posto ce n'è in abbondanza.
- Sì, mi farà bene avere una bambina per casa. Sono così depressa... - una Minako profondamente abbattuta si lasciò cadere sul divano, in una posa languida che ricordava le attrici del cinema anni Trenta.
Usagi si sporse verso Makoto, sussurrandole all'orecchio:
- Ma... che è successo? Non andava tutto a gonfie vele con quel ragazzo? Erano andati a convivere, no?
- Veramente non lo so bene neanch'io – rispose l'amica, in un sussurro altrettanto controllato – È tornata da una settimana, e non fa altro che ingozzarsi di dolci e guardare film in bianco e nero. Non so ancora niente di...
- Ehi, voi due! La smettete di spettegolare su di me? - Minako, col dorso della mano appoggiato sulla fronte in una posa vagamente teatrale, non si era ancora alzata dal divano – Che razza di amiche siete?
- Scusa, ma...
- Comunque, mia cara Chibiusa – Minako si voltò verso di lei, i grandi occhi azzurri che scintillavano – Ricorda che gli uomini sono degli esseri viscidi e infingardi, e l'unica cosa che vogliono è portarti a l...
- Minako!
- Le stavo solo dicendo di non fidarsi di nessun esemplare di genere maschile! - un flessuoso gatto bianco le saltò in grembo, iniziando a fare le fusa – A parte i gatti, è ovvio. Dimmi, ti piacciono?
Quest'ultima domanda venne rivolta a Chibiusa, che annuì vigorosamente.
- Sì, moltissimo! Anche noi a casa abbiamo una gatta.
- Ah, sì? E dove l'avete lasciata?
- Ce la terrà Rei per tutto il tempo che staremo via. Avevamo pensato di portarla qui, ma ci è sembrato un viaggio troppo lungo e non volevamo sballottarla così tanto.
- Peccato, ad Artemis avrebbe fatto piacere conoscerla – Minako ammiccò a Chibiusa, indicandole il gatto come a spiegare che quello era il suo nome – E si sarebbe di certo comportato bene, anche se è un maschio felino, perché altrimenti ci avrei pensato io a castrarlo.
- Castrarlo? - quella era una parola che Chibiusa non aveva mai sentito – Che significa?
- Impedirgli di riprodursi, cara – rispose Minako, alzando la coda del gatto e mostrando il significativo didietro, malgrado i tentativi di resistenza di Artemis. Chibiusa fece una smorfia.
Makoto si sporse verso Usagi, sussurrandole in un orecchio:
- Sta' tranquilla, vigilerò io sulla sua innocenza. Minako è più fuori del solito perché è stata lasciata, ma...
- Chi è stata lasciata? Per tua informazione, l'ho mollato io! - strillò l'interessata, strizzando senza pietà la coda del suo povero gatto – Quel viscido, maledetto... Chibiusa! Per i prossimi vent'anni, fidati solo del tuo papà!
Il tono perentorio di Minako indusse la bambina ad annuire prontamente, chiedendosi come avrebbe fatto a sopravvivere un mese con quella pazza. Sperava che Makoto l'avrebbe protetta, le sembrava molto più equilibrata.
La mano di sua madre su una spalla le fece capire che era arrivato il momento dei saluti.
- Chibiusa, sono convinta che qui ti divertirai. Ma non preoccuparti, ti chiameremo tutti i giorni – le disse Usagi, abbracciandola.
- Ma no, una volta ogni due giorni è sufficiente – rispose ragionevolmente Chibiusa, ritenendosi ormai abbastanza grande per sopravvivere un mese senza i suoi genitori.
In effetti, per quanto gli Stati Uniti potessero essere interessanti, un mese di conferenze, convegni e ricevimenti di ambasciata non erano quanto di più adatto per una bambina.
- Mi raccomando, allora, fai la brava – le disse suo padre, abbracciandola a sua volta – E vedrai che bel regalo ti porteremo.
- Ci conto! - rispose lei, cominciando però a sentirsi già un po' triste.
- Salutatemi gli U.S.A.! - canticchiò Minako, mentre sia lei che Makoto si congedavano da Usagi e Mamoru – E portate qualcosa anche a noi! Bye-bye!
Quando la macchina dei suoi genitori fu scomparsa dalla strada, diretta all'aeroporto che avrebbe portato i coniugi Chiba oltreoceano, Chibiusa entrò in casa assieme alle due amiche della madre.
Makoto le offrì subito una fetta di torta, che lei accettò volentieri; Minako le propose un po' di karaoke nel soggiorno e Artemis le saltò in grembo per farsi accarezzare da mani più delicate, dopo la strizzata che aveva preso.
All'improvviso, il barlume di tristezza che Chibiusa aveva iniziato a provare venne lavato via con un colpo di spugna. Situazione da manga o no, sentì che per il mese successivo si sarebbe trovata davvero bene.






Inizio di una long che non so quanto sarà long, ma l'idea in testa c'è, vediamo come si svilupperà.
La canzone è tratta dall'anime "Mermaid Melody" che, per quanto pessimo, ha il pregio di aver sfornato una canzone simile, a cui vi prego di dare una possibilità. È splendida, veramente. Ne troverete una strofa in ogni capitolo, e presto capirete perché fa da filo conduttore alla vicenda.
Questo primo capitolo è solo introduttivo, ma spero che vi sia piaciuto. Se voleste farmi sapere cosa ne pensate, a me fa sempre piacere. ^^
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: hotaru