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Autore: Ari_92    08/12/2011    18 recensioni
Ultimo anno al liceo McKinley, ma le cose sono andate un po’ diversamente da come le conosciamo.
Blaine si è appena trasferito, ma non ha mai conosciuto Kurt.
Cosa succederebbe se, tra nuovi Club e nuovi amici, Blaine perdesse la testa per un ragazzo che sembra detestarlo? Cosa succederebbe, se questo ragazzo nascondesse un segreto?
- “...Mercedes? Chi è quel ragazzo?”
La ragazza si voltò verso Blaine di scatto, quasi avesse dimenticato di non essere sola.
“Si chiama Kurt. Kurt Hummel.” Il ragazzo esitò un attimo, prima di chiederle ciò che lo tormentava dalla prima volta che aveva posato lo sguardo su quel giovane dagli occhi di ghiaccio.
“Cosa gli è successo?” -
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ^_^
Per chi già mi conoscesse, sì, sono la pazzoide che ha scritto quella fluffosissima Baby!Klaine di trenta capitoli XD (*semina terrore*) per tutti gli altri *saluta timidamente con la manina* spero che questa nuova long possa piacervi: questa volta ho provato a cimentarmi in un campo totalmente diverso ;)
 
Prima di lasciarvi al capitolo, qualche doverosa precisazione:
siamo nella terza stagione, ma le cose sono andate un tantino diversamente.
Blaine e Kurt non si sono mai conosciuti, Le New Directions non hanno mai gareggiato contro i Warblers, Blaine si trasferisce al McKinley per il suo ultimo anno (sì, anche lui è Senior u.u *agita il pugno contro i RIB*) e Kurt... Beh, non è il Kurt che tutti noi conosciamo.
Qualche altra precisazione a fondo pagina, per ora smetto di rompervi l’anima (per non dire altro) e vi lascio al capitolo :)

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era una tiepida mattina di inizio settembre.
Praticamente ogni studente al mondo era in fibrillazione per il rientro a scuola, e più o meno tutti quanti erano impegnati negli ultimi, eccitati preparativi al nuovo anno scolastico, felici di poter finalmente riabbracciare i compagni di scuola, percorrere quei corridoi familiari e, anche se nessuno l’avrebbe mai ammesso, sedersi di nuovo a quei banchi che, dopo tanta vacanza, iniziavano un po’ a mancare.
 
“Blaine? Blaine, muoviti!” Un ragazzo dai riccioli scuri alzò la testa di scatto, voltandosi nervosamente verso la porta della propria stanza.
“Arrivo mamma...” Gridò in risposta, riprendendo ad armeggiare con il tubetto di gel sulla mensola vicino al grande specchio della camera.
 
Blaine sospirò.
 
Avrebbe dato qualunque cosa, qualunque cosa per poter trascorrere il suo ultimo anno insieme ai suoi amici.
Avrebbe voluto condividere con loro le ultime avventure insieme, prima che la vita facesse il suo corso e li spedisse ognuno per la propria strada.
Già, avrebbe voluto, ma non era colpa di nessuno se la retta dell’accademia Dalton si era fatta troppo alta perfino per gli standard dei suoi genitori. Inoltre, non era colpa di nessuno se l’unico liceo abbastanza vicino a casa fosse il McKinley, in pieno centro di Lima.
 
Certo, ci sarebbe stata anche un’altra scuola pubblica nelle vicinanze, a due passi da  Westerville,ma le probabilità di trascorrere anche un solo minuto tra quelle mura erano per lui piuttosto basse.
Proprio in quell’istituto aveva infatti trascorso i primi mesi delle superiori, quando poi si trovò costretto a trasferirsi alla Dalton, subito dopo il ballo di inizio anno scolastico.
 
Si era presentato a quella festa con un amico, l’unico altro ragazzo gay della scuola e, proprio nel momento in cui si era concesso di illudersi del fatto che, in fondo, sarebbe andato tutto bene, erano stati intercettati da tre ragazzi che non sembravano aver niente di meglio da fare se non riempirli di botte.
 
Il trasferimento in una scuola privata con tolleranza zero per le discriminazioni era stato tanto inevitabile quanto immediato, nonostante la retta fosse esorbitante anche per la sua famiglia, che mai aveva avuto problemi finanziari di alcun tipo.
 
Poi però i soldi erano finiti, e con questi la sua permanenza alla Dalton.
 
Avrebbe trascorso il suo ultimo anno al liceo McKinley, e non c’era motivo di essere tanto terrorizzati, giusto? Era solo una nuova scuola, avrebbe trovato dei nuovi amici, e il fatto che non fosse privata non significava necessariamente che avrebbe ricevuto lo stesso trattamento del suo primo anno di superiori.
 
Se solo avesse potuto cancellare dai suoi ricordi le urla di quella sera di settembre, se solo avesse potuto smettere di avere incubi al riguardo...
 
“Blaine! Vuoi arrivare in ritardo il tuo primo giorno?!” Il ragazzo cacciò l’ennesimo sospiro, lanciandosi un’ultima occhiata nello specchio, cercando in tutti i modi di farsi forza.
Afferrò la borsa con uno strattone e si avviò al piano di sotto, modellandosi al meglio i capelli cosparsi di gel.
 
Blaine arrivò in soggiorno con il fiatone, e cercò di convincersi che non fosse per via dell’ansia, ma solo per la rampa di scale scesa troppo in fretta.
 
Una donna con un elegante abito chiaro al ginocchio lo accolse con un sorriso, portandosi distrattamente una mano fino all’ordinato chignon nel quale aveva raccolto i capelli, come ad assicurarsi che fosse ancora perfetto.
 
“Eccoti finalmente. Sei pronto?” Blaine annuì, anche se no, non era pronto affatto.
 
Il ragazzo seguì sua madre lungo il vialetto, aggiustandosi nervosamente i polsini della camicia.
Tutto quello che doveva fare era non dare nell’occhio. Semplicemente, individuare subito i soggetti potenzialmente pericolosi – perché, ne era certo, ce ne sarebbero stati – e girarci il più alla larga possibile.
 
Blaine si sedette in macchina con un inaspettato pelino di ottimismo: non poteva andare poi così male, dopotutto.
 
Il buon umore del giovane durò si e no trenta secondi, il tempo sufficiente per uscire dal cancello di casa e non voltare a sinistra, verso Westerville, ma a destra, verso Lima.
 
“...Blaine? È tutto a posto?” Blaine sobbalzò vistosamente sul sedile, ritornando alla realtà grazie alla voce di sua madre e al suo cellulare, che aveva appena ronzato l’arrivo di un messaggio.
 
“Sì... Tutto a posto...” Mormorò poco convinto, estraendo il telefono dalla tasca anteriore dei jeans.
 
Sentiamo già la tua mancanza :( Facci sapere come è andato il primo giorno! _W –
 
Blaine sorrise, e lo stomaco gli si strinse dolorosamente al pensiero di non potersi trovare insieme a Wes, David, Nick, Jeff e tutti gli altri ragazzi della Dalton.
 
 
 
Arrivarono a Lima molto prima di quanto avesse sperato.
 
“Questi sono gli ultimi moduli per il trasferimento: ricordati di consegnarli in segreteria prima di andare a lezione.” Spiegò brevemente la donna, porgendogli alcuni fogli accuratamente piegati, dopo aver accostato di fronte a quello che doveva essere il liceo McKinley.
Blaine annuì, inserendo i moduli nella tasca esterna della propria cartelletta.
Stava per aprire lo sportello, quando sua madre lo trattenne delicatamente per un braccio.
“Blaine?” Lui si voltò appena, incontrando timidamente i suoi occhi.
“Andrà tutto bene, ok?” Annuì con un sorriso, e si augurò con tutte le sue forze che avesse ragione.
 
 
                                                                   ***
 
 
Il liceo McKinley era spaventosamente caotico.
Di questo Blaine fu abbastanza sicuro non appena mise piede oltre l’ingresso.
 
I corridoi erano piuttosto stretti rispetto agli ampi saloni della Dalton, gli arredi decisamente meno elaborati – si limitavano per lo più a progetti scolastici più o meno riusciti appesi ai muri, e a vari ed eventuali cartelloni con su scritto “go Titans!”, in effetti – mentre la tipologia persone che circolava per la scuola era facilmente identificabile.
 
Al vertice c’erano i giocatori di football, che sì, indossavano la loro divisa già il primo giorno, tanto perché agli altri fosse chiaro fin da subito qual’era il loro posto nella scala sociale.
Poi c’erano le cheerleader: in questa scuola indossavano gonnelline incredibilmente corte e una canottiera rossa, e – Blaine non avrebbe saputo spiegarne il motivo – portavano tutte la coda di cavallo.
C’era una grossa bacheca di sughero al centro del corridoio principale, con appesi diversi annunci e moduli di iscrizione a svariati Club studenteschi, ed era piuttosto impressionante la fila di ragazze che spingevano per aggiungere il loro nome al foglio intitolato “Aspiranti Cheerios 2011/2012”
 
Blaine aveva trascorso abbastanza tempo in una scuola pubblica da sapere di non dover incrociare lo sguardo di un giocatore di football, per nessuna ragione al mondo. Così decise saggiamente di adocchiare la persona più inoffensiva che gli capitava a tiro per informarsi su dove fosse la segreteria, prima che suonasse l’ultima campana e lui fosse davvero in ritardo il suo primo giorno.
Si fece largo come poteva nel corridoio brulicante di studenti, gli uni intenti a riabbracciare i propri amici, gli altri a tirare testate all’armadietto nel disperato tentativo di ricordarsi la combinazione.
 
Proprio mentre era intento ad evitare la furia di una ragazza non esattamente snella che correva nella sua direzione, finì per scontrarsi in pieno con una delle tante cheerleader in gonnellina e canottiera che trottavano per i corridoi.
“Ehm... Scusami, stavo cercando di evitar-“
“Sei cieco?! Guarda dove metti i piedi! Razza di idiota...” Sibilò la ragazza, trafiggendo Blaine con un paio di occhi neri decisamente penetranti.
“Lo sai come si regolano i conti a Lima Heights, quando succede questo genere di cose? Eh?!”  Il ragazzo si irrigidì, scuotendo meccanicamente la testa.
 
“Andiamo Santana... Non essere così cattiva con lui: guarda com’è carino...” Mormorò la ragazza bionda accanto a lei, strattonandola appena per un braccio.
La mora alzò gli occhi al cielo, lanciando l’ennesima occhiataccia a Blaine.
“...Per questa volta sei fortunato, nanetto.”  Esclamò, spingendolo da una parte per far largo a lei e alla sua amica, con una forza che non ci si aspetterebbe  da una ragazza pon-pon . Blaine saltellò su un piede fino a finire addosso a qualcun altro.
 
Il terrore si impossessò di lui quando si accorse dell’inconfondibile divisa da football che gli si parava davanti al naso.
 
Se in questa scuola riusciva a prenderle perfino dalle cheerleader, figuriamoci cosa avrebbe potuto fargli un giocatore di football.
 
Oh. Wow. E a quanto pare un giocatore di football decisamente più alto del normale.
 
“S-Scusa. Non ho fatto apposta. Io...” Balbettò a occhi bassi, facendo per proseguire oltre.
“Ehi, aspetta! Non ti ho mai visto qui, sei nuovo?” Tono gentile. Cos... Un attimo. Tono gentile?!
“Sì, in effetti. Mi sono appena trasferito da Westerville.” Confermò, alzando finalmente lo sguardo verso il suo interlocutore.
Sì. Era davvero incredibilmente alto. Aveva occhi e capelli castani, e un’espressione non particolarmente sveglia.
 
“Uh. Non ho idea di dove si trovi questo posto... Comunque piacere, sono Finn.” Disse il ragazzone con un gran sorriso.
“Io sono Blaine, piacere.” Il tizio sorrise di nuovo, aggiustandosi la divisa sulle spalle.
“Sai Blaine, io sono il quarterback della squadra di football. Quindi sai, il più figo della scuola. Per cui se hai qualche dubbio poi chiedere a me, sono io che comando qui.”
Il fatto che avesse avuto bisogno di precisarlo fece dubitare seriamente Blaine di quell’affermazione, comunque decise di non farci caso.
“Beh, se posso approfittare subito mi chiedevo se potresti dirmi dov’è la segreteria...?”
Finn assunse un’espressione perplessa, come se sentisse quella parola per la prima volta in vita sua.
“Ehm... Sai, sono nuovo: devo consegnare i moduli di iscrizione...”
“Oh! Sì certo! Segreteria! È lì che mia madre è venuta a prendermi quando ho preso la mononucleosi per via di quella bancarella dei baci...”
“Cosa...?”
“Da questa parte, ti accompagno!”
 
 
                                                                  ***
 
 
“Perciò? Cos’hai alla prima ora?” Chiese Finn, mentre Blaine si destreggiava con tutti i nuovi fogli e foglietti che la segretaria gli aveva appena appioppato.
“Prima ora, ehm... vediamo...” Riuscì miracolosamente a rintracciare l’orario tra le sue infinite scartoffie.
“Uhm... Storia, credo.” Finn sorrise.
“Dovrebbe esserci ancora la Holiday in sostituzione. Lei è forte.” Blaine annuì, cacciando in borsa buona parte dei propri fogli.
“Pensa che l’anno scorso ha sostituito anche Schuester al Glee, quando Lauren gli ha attaccato quell’influenza scimmiesca...”
“Il Glee?” Chiese distrattamente Blaine, ignorando deliberatamente la parte sull’influenza scimmiesca. Finn assunse un’aria sorpresa.
“Sì! Non te ne ho parlato? Da qualche anno nella nostra scuola sta tornando alla ribalta, più o meno da quando mi ci sono iscritto io, in seconda...” Blaine spalancò gli occhi.
“Tu? Nel Glee Club? Davvero?” Finn annuì.
“Sì. Ci si becca qualche granita in faccia ogni tanto, ma in fondo ne vale la pena. Ci chiamiamo New Directions.”
 
Blaine sorrise. Ricordava benissimo quanto fosse divertente fare parte di un Glee Club: alla Dalton era entrato nei Warblers quasi subito, e in breve tempo si era trovato a cantare un numero di assoli sempre maggiore, tanto che era stato considerato per due anni di fila il leader del gruppo.
Si erano esibiti in alcune competizioni locali, ma non ricordava di aver mai gareggiato contro le New Directions.
 
“Sai, anch’io ero nel Glee Club della mia vecchia scuola.” Finn spalancò gli occhi.
“Davvero?! Wow, cioè wow!! Questo è decisamente un bene perché reclutiamo nuovi membri! Potresti unirti a noi.”
“Grazie, posso pensarci...”
“La lista delle iscrizioni è appesa in bacheca, ricordati di segnarti prima che ci sia troppa gente! Adesso scusami ma devo andare a lezione, spero di vederti in aula canto dopo l’ultima ora!”
Il ragazzo annuì, entrando a sua volta nella classe di storia.
 
Beh, negli anni che aveva trascorso alla Dalton le cose dovevano essere decisamente cambiate: era stato quasi preso a pugni da una cheerleader e aveva stretto amicizia con il quarterback della squadra di football.
 
Sarebbe potuto andare molto peggio, dopotutto. Ora conosceva Finn, e magari si sarebbe fatto dei nuovi amici se fosse entrato a far parte delle New Directions.
 
Forse il liceo McKinley non era poi così male.
 
 
                                                                  ***
 
 
Blaine uscì dall’ultima ora piuttosto sfiancato.
Certo, il programma sembrava decisamente più leggero di quello della Dalton, tuttavia alcuni professori, come per esempio Holly Holiday – che spiegava storia con strambi vestiti d’epoca addosso e diceva cose pressoché senza capo né coda – l’avevano inquietato abbastanza.
 
Inutile dire che si non si fosse sentito esattamente a suo agio quando la ragazza bionda che poco prima l’aveva salvato dall’ira di quella Santana si era seduta accanto a lui tutto il tempo, cercando di convincerlo ad uscire con lei.
“Non ti ho mai visto qui, e ho baciato praticamente chiunque in questa scuola, quindi è inevitabile.”
Blaine era rimasto abbastanza perplesso, soprattutto quando lei aveva iniziato a dire qualcosa a proposito di un bidello al primo piano che si aggirava per la scuola con chissà che teiera a pois, ma aveva deliberatamente deciso di non darci troppo peso.
 
Il ragazzo aveva declinato le sue avances nel modo più gentile possibile: un conto era cercare di non dare troppo nell’occhio per non replicare gli eventi della scuola pubblica di Westerville, un conto era fingere di interessarsi davvero alle ragazze.
 
Blaine non ci mise molto a rintracciare il corridoio diretto all’aula canto: la piantina che gli avevano lasciato in segreteria si era rivelata piuttosto utile, in effetti.
 
Passò davanti alla bacheca annunci, tanto per controllare se nel frattempo si era aggiunto qualcuno alla lista dei nuovi iscritti alle New Directions.
 
Beh, a quanto pareva lui restava l’unico.
Si strinse nelle spalle: evidentemente Finn aveva sopravvalutato le inclinazioni artistiche dei ragazzi di quella scuola.
 
Sorpassò qualche altra fila di armadietti, avviandosi verso il suo, in modo da mettere da parte i libri della mattinata prima di raggiungere il Glee Club.
Era incredibile pensare a come quelli stessi corridoi fossero gremiti di gente non meno di poche ore prima, mentre ora al contrario fossero completamente deserti, riempiti solo dal rimbombo delle voci degli ultimi ritardatari che si affrettavano a uscire da scuola.
 
Proprio per questo, Blaine fu abbastanza sorpreso di non essere completamente solo in corridoio.
 
Si trovava solo a pochi passi dalla sua meta, infatti, quando si rese conto della presenza di un’altra persona, intenta a frugare proprio nell’armadietto accanto al suo.
 
Blaine dalla sua posizione non era in grado di vedere più in alto della cintura del tale che aveva di fronte, dato che il resto era nascosto dallo sportello di latta spalancato.
 
Da lontano, a giudicare dai jeans stretti fasciati intorno alle gambe, era piuttosto sicuro si trattasse di una ragazza; tuttavia, ora che stava a sua volta aprendo il proprio armadietto ed era a un passo da quella figura, i muscoli sottili ma ben definiti che spiccavano da sotto il tessuto sottile gli suggerivano il contrario.
 
“Ciao...” Era il suo vicino di armadietto: doveva pur presentarsi, giusto? E in ogni caso erano soli in quel corridoio, sarebbe stato piuttosto imbarazzante fingere la reciproca invisibilità.
 
Blaine vide il ragazzo accanto a sé sussultare appena, e si chiese come fosse stato possibile che non lo avesse davvero sentito arrivare.
 
Attese un attimo: nessuna risposta. Evidentemente non era un tipo socievole.
Blaine si strinse nelle spalle, cercando di inserire la combinazione del proprio armadietto con la mano libera dai libri.
 
A un tratto, però, lo sportello alla sua sinistra sbatté con uno stridio assordante, rivelando chi aveva appena chiuso violentemente l’anta.
 
Blaine rimase senza fiato.
 
In piedi di fronte a lui c’era il ragazzo più bello che avesse mai visto.
 
 
Senza poter fare niente per fermarli, lasciò che i suoi occhi spaziassero sulla figura che aveva davanti, accarezzando ogni tratto e assimilando ogni dettaglio a loro consentito.
La prima cosa che notò fu la pelle. Era bianca, talmente chiara da sembrare quasi trasparente, così perfetta e immacolata che appariva quasi brillante.
Poi i suoi occhi spaziarono sui capelli, corti e ordinatamente pettinati all’insù, quel genere di chiome che ti basta vederle per poter immaginare la loro morbidezza al tatto; così come le labbra, sulle quali Blaine si trovò a indugiare qualche istante in più del necessario. Poi si costrinse a salire, passando per un lineare nasino all’insù fino ad arrivare agli occhi.
 
 
Fu a quel punto che Blaine dimenticò completamente dov’era e cosa stava facendo. Nemmeno era più sicuro di ricordare il proprio nome.
 
 
Andò completamente alla deriva nelle due iridi chiare di fronte a sé: azzurre, grigie e verdi insieme. Mille colori e sfumature che, tuttavia, non si fondevano: rimanevano uno affiancato all’altro, in improbabili ghirigori e pagliuzze trasparenti.
 
Oh sì. Era decisamente il ragazzo più bello che avesse mai visto.
 
Blaine non era sicuro se fosse passato un decimo di secondo o un anno da quando aveva posato gli occhi su di lui, fatto sta che ci impiegò probabilmente più tempo del dovuto a cogliere che l’espressione dipinta sul volto perfetto di fronte a sé fosse tutt’altro che rilassata.
 
Il giovane squadrò Blaine, che sentì come se quegli occhi fossero capaci di conoscere ogni cosa di lui solo per averlo sfiorato un istante, poi lasciò scivolare verso il basso le dita che ancora teneva premute sullo sportello dell’armadietto, serrandole a pugno lungo un fianco.
 
Socchiuse le sue labbra incredibilmente scure in confronto alla pelle lattea, come se stesse per dire qualcosa.
Blaine sapeva solo che qualunque cosa fosse uscita da quella bocca, valeva davvero la pena di essere ascoltata.
Tuttavia il giovane non lo fece e, senza dire una parola, si voltò velocemente verso il corridoio che portava all’uscita, avviandosi a grandi passi.
 
Blaine rimase immobile, gli occhi spalancati in direzione dell’angolo dietro al quale quella figura che di umano aveva ben poco era appena sparita, con le dita strette intorno alla sua cartelletta marrone, talmente forte che – notò Blaine – le nocche erano ancora più bianche del resto della sua pelle innaturalmente pallida.
 
Non appena lo sconosciuto sparì dalla sua vista, Blaine fu assalito da uno strano senso di inquietudine, quasi un dolore al petto.
 
Era come se quegli occhi pungenti che l’avevano indagato un istante, gli avessero lasciato addosso qualcosa di loro.
 
Blaine non si chiese cosa cercasse tanto freneticamente quel ragazzo nel suo armadietto, né perché si aggirasse da solo per la scuola dopo la fine delle lezioni, e nemmeno perché, nonostante non si fossero mai visti prima e lui avesse solo cercato di essere gentile, l’altro avesse sbattuto l’armadietto e si fosse dileguato; con quegli occhi magnifici pieni di qualcosa che, qualunque cosa fosse, faceva gelare il sangue nelle vene.
 
Blaine non si chiese niente di tutto questo, perché al momento tutto ciò che sapeva era di volersi immergere ancora una volta in quei due pozzi di ghiaccio, per quanto fosse inspiegabilmente doloroso, e che, in fondo, quel nuovo anno al McKinley non prometteva poi così male.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci qua ^_^
Ci tenevo a fare una piccola precisazione: come avrete notato per ora il punto di vista è quello di Blaine. Beh, vi anticipo che non sarà sempre così ;)
Ah! Se ci avete fatto caso, il rating di questa storia è arancione.
Ecco, riguardo a questo volevo chiarire che forse arancione è anche troppo, ma tanto per essere sicuri ho preferito abbondare: più che altro per l’angst, che *me misera* non mancherà :S
Poi chissà... Non ho ancora finito di scrivere tutti i capitoli, quindi non è detto che il rating possa riferirsi anche a sviluppi di altro genere... *fischietta*
... Ecco, a proposito di capitoli: in realtà mi ero ripromessa di iniziare a pubblicare solo a FF finita, ma come al solito non ho avuto la pazienza -.-“
In ogni caso ho già pronti una buona dose di aggiornamenti, per cui dovrei riuscire a tenere il passo senza problemi :)
 
Grazie mille a tutti coloro che hanno letto ç_____ç
Neanche a dirlo, se avete voglia di farmi sapere che ne pensate non potrei esserne più felice *__*
 
  

  
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