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Autore: _Cannella_    08/12/2011    6 recensioni
"Fratello, questo è amore...". Misaki si trova in una situazione difficile, che lo costringerà ad esaudire il desiderio di Usagi-san e mettere finalmente al corrente Takahiro del profondo sentimento che lui nutre per lo scrittore. Ma a cosa porterà questa improvvisa rivelazione? E soprattutto, l'amore di Usagi e Misaki sarà abbastanza forte per superare i nuovi ostacoli che la vita gli porrà davanti?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi, Takahiro Takahashi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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兄ちゃん、これは愛です...

Niichan, kore wa ai desu...

 
 

1. La verità rende liberi


Quel pomeriggio Usagi-san si stava comportando in modo davvero strano; aveva appena consegnato il suo ultimo manoscritto e  Aikawa-san gli aveva concesso un giorno di riposo, prima del prossimo incontro per discutere sulla trama del  nuovo Boy’s Love, così, come al solito, incurante del fatto che stessi facendo il bucato, lui mi abbracciò e mi trascinò fino al divano, dove, invece di tentare di baciarmi, si limitò a tenermi tra le sue braccia, coccolandomi. Nell’aria potevo percepire chiaramente una strana tensione, mentre sul volto di Usagi-san si poteva notare un’ombra scura; ormai non c’erano più dubbi: qualcosa non andava!
 

« Ti vedo pensieroso... cosa ti passa per la testa, adesso? », chiesi, cercando di sembrare disinteressato, mentre, in realtà, ero più preoccupato che mai.
I suoi occhi penetranti mi fissarono per qualche istante, prima che si decidesse a rispondermi. « Pensavo a tuo fratello... », sbottò, alla fine, per poi tornare a guardare il soffitto, come se avesse appena detto la cosa più ovvia del mondo. Il sangue, a quelle parole, mi si gelò nelle vene. Pensava a mio fratello! Com’era possibile che in un momento così intimo e... e ... dolce, che dovrebbe essere stato solo nostro, lui pensasse a Takahiro?!
All’inizio della nostra convivenza forzata, avevo creduto di essere per lui solamente un rimpiazzo, ma, con il tempo, mi ero davvero convinto della sincerità dei suoi sentimenti verso di me e, anche se mi era costato una grande fatica ammetterlo, alla fine ero riuscito a riconoscere anche il mio amore per lui.  
« Perchè? », balbettai, quasi con timore.
Usagi-san si voltò nuovamente verso di me, ma questa volta con aria preoccupata; probabilmente la mia espressione aveva fatto trapelare i miei pensieri.
« Ehi, non fraintendere, ragazzino! », esclamò, con un sorriso malizioso, mentre si sistemava a cavalcioni sopra di me. « Pensavo solo che, quando tuo fratello verrà a trovarci, potremmo cogliere l’occasione per dirgli la verità su noi due... », concluse poi.
Non sapevo se sentirmi sollevato o preoccupato. « Q-quale verità? », chiesi stupidamente, cercando di prendere tempo, in modo che il mio cervello potesse elaborare la cosa. « Insomma... non c’è niente da dire... ».  
Gli occhi cerulei di Usagi-san si ridussero a due fessure e, in quello stesso momento, io iniziai a pentirmi delle parole che, incautamente, avevo appena pronunciato. « Si, insomma... non credo sia il caso di mettere Takahiro al corrente di tutto... in fondo... si... io sono già un uomo... non ho bisogno del permesso di mio fratello.. posso sciegliere da solo... », provai a salvare la situazione, anche se sapevo che, ormai, era troppo tardi.
« La mia famiglia sa di noi... e io sono più vecchio di te.. », ribattè lui, deciso, « Quindi anche tuo fratello ha il diritto di sapere.... », tagliò corto, soffocando ogni mio tentativo di risposta con un bacio passionale. Appena le mie labbra furono di nuovo libere, cercai di protestare, ma invano, come sempre. Le mani si Usagi-san, intanto, stavano vagando per il mio corpo, contibuendo a farmi perdere quell’ultimo brandello di lucidità che mi rimaneva.
« Sei un imbroglione... », riuscii a sussurrare, prima di arrendermi definitivamente al piacere, che solo il tocco di quell’uomo riusciva a procurarmi.
Dopo quella volta, io e Usagi- san non parlammo più dell’argomento, anche se avevo il presentimento che lui non avesse abbandonato i suoi propositi. In ogni caso, io non avevo alcuna intenzione di rivelare quello che provavo a mio fratello, che, devo dire purtroppo, sarebbe venuto a farci visita il giorno seguente. Da quanto aveva detto al telefono, aveva un annuncio importante da fare. L’unica consolazione era che Aikawa- san aveva riempito Usagi di lavoro, così non avrebbe potuto passare molto tempo con Takahiro! 
Come avevo previsto, quando mio fratello arrivò, il mio coinquilino stava beatamente dormendo, e io non avevo alcuna intenzione di svegliarlo.
Takahiro preferiva aspettare che fosse presente anche Usagi-san per rivelare il vero motivo della sua visita, ma, in fondo, a me bastava averlo lì, per sentirmi felice. Anche se non avrei mai lasciato quella casa, dovevo ammettere che mio fratello mi era mancato moltissimo e che mi sarebbe piaciuto poter pasare più tempo con lui.
« Ma, non sarebbe il caso di chiamare Usagi-san? È quasi ora di cena e non si è ancora alzato...», propose Takahiro, dopo aver finito di sorseggiare il tè che avevo preparato per lui.
Io mi affrettai a dissentire, non potevo permettere che qualcuno svegliasse Usagi, sarebbe stato come andare a calpestare la coda al leone che dorme. « No no... Usagi-san è sempre di pessimo umore appena sveglio... quindi andare a chiamarlo potrebbe risultare davvero pericoloso... », sussurrai, sorridendo allegramente. Stava andando tutto alla perfezione! Presto mio fratello se ne sarebbe dovuto andare, senza nemmeno aver incontrato Usami.
Mentre gongolavo per la mia vittoria, qualcuno suonò il campanello. Nella speranza che il rumore non avesse svegliato la belva, che riposava innocentemente, circondata da tutti i suoi orsacchiotti, mi affrettai a rispondere. Brividi freddi mi scesero lungo la schiena: era il padre di Usami!
Nell’ultimo periodo, il nostro rapporto era migliorato, ma, in quella situazione, quell’uomo era l’ultima persona che avrei desiderato vedere. Nonostante quella visita potesse mandare a monte tutti i miei piani, non potei fare altro che aprire la porta e invitarlo a salire.
« Fratello, ti presento Usami Fuyuhiko, il padre di Akihiko. », dissi, sbrigando i convenevoli della situazione. I due uomini sembrarono socializzare facilmente; si poteva dire che fossero sulla stessa lunghezza d’onda. Mentre loro chiacchieravano amichevolmente, io avevo il terrore che il padre di Usagi potesse dire qualcosa che facesse capire a mio fratello la verità sul rapporto che legava me a suo figlio. Se volevo salvare la situazione, dovevo fare in modo di avvertire l’uomo di non parlare dell’argomento. Si, ma come? Non avevo ancora trovato una soluzione a quel problema, che subito se ne presentò un altro. Usagi-san, infatti, a causa del vocio che sentiva provenire dal piano inferiore, si era svegliato, ricordandosi improvvisamente della visita di Takahiro. Ancora assonnato, era sceso, aveva salutato gli ospiti e si era diretto a passo deciso verso l’angolo cucina, con l’intento di prendersi un po’ di caffè. Naturalmente, come al solito, sbagliò bicchiere e così dovetti correre in suo aiuto. Pulito il pasticcio che aveva combinato, mi occupai delle medicazione del dito ferito.
« Sei un disastro! Cosa devo fare per farti capire che devi usari i bicchieri che sono nella credenza, quando vuoi bere qualcosa di caldo?! », lo rimproverai, cercando comunque di tenere sempre presente che sia il padre di Usagi sia mio fratello stavano assistendo alla scena.
Usagi si limitò a sbuffare, prima di scompigliarmi affettuosamente i capelli, in sengo di ringraziamento. « Bene... adesso che finalmente mi sono svegliato.. direi che possiamo parlare di cose serie... anche io e Misaki dobbiamo dirti una cosa importante, Takahiro... », cominciò lui, sorridendo a mio fratello. Io mi irrigidii all’istante.
Intanto il padre di Akihiko, avendo capito che era di troppo, pensò di recarsi al meeting, a cui, in realtà, aveva intenzione di mandare Haruhiko. Appena fu uscito dalla porta, Takahiro ci invitò a parlare, in quanto preferiva prima ascoltare quello che noi volevamo dirgli, per poi darci una grande notizia.
« Vai, Misaki.. lascio a te l’onore... », mi sollecitò quel traditore di Usami.
Cosa dovevo fare? Sentivo gli sguardi dei due ragazzi puntati su di me, entrambi penetranti e impossibili da sopportare. « Ecco... no... si... insomma... in realtà... noi... noi.. Usagi-san... lui.. lui vuole dire... », inutile, era tutto inutile; dalla mia bocca uscivano solo parole senza senso, mentre il mio cuore aveva iniziato a battere all’impazzata. Quando, finalmente, ero riuscito a raccogliere le ultime briciole del coraggio che mi rimaneva, il cellulare di Takahiro iniziò a squillare. Senza esitare, lui rispose, impedendomi di continuare. Appena finì la chiamata, mio fratello si voltò nuovamente verso di noi, con aria mortificata. « Scusatemi, ma non posso trattenermi oltre... ho lasciato mia moglie in albergo e ora ha bisogno di me.. però, visto che quello che vi dovevo dire è piuttosto urgente, mi vedo costretto a interrompere il tuo discorso, Misaki... ma potrai dirmi tutto domani... promesso.. ora, invece, la grande notizia: sto per diventare padre! ».
Sia io che Usagi- san eravamo molto sorpresi, ma felici. Insieme andammo ad abbracciare Takahiro, che sembrava sul punto di piangere.
« Ma questo non è tutto... », riprese, una volta che noi ci fummo congratulati, « Misaki, so che tu ti trovi bene qui con Usami-san, ma vorrei che tu tornassi a vivere con me... vedi... adesso io sto costruendo lentamente una nuova famiglia e non voglio che tu ti senta estromesso.. tu sei e sarai sempre la persona più importante, quindi mi farebbe davvero piacere averti in casa con me... ».
A quelle parole mi bloccai, e adesso? Come potevo dirgli che io volevo rimanere insieme ad Usagi? Come potevo spiegargli il perchè di quella scelta?
« Misaki... », bastò solo sentire la voce di Usami che pronunciava il mio nome per capire cosa avrei dovuto fare. Era semplice, mi sarebbe bastato spiegare a mio fratello quello che era nato tra me e il suo compagno di scula. In fondo avrebbe capito, doveva capire!
Invece che parlare, però, rimasi lì, imbambolato, incapace di fare o dire qualsiasi cosa.
La suoneria del cellulare, che aveva ripreso a squillare, ricordò a Takahiro che era giunto il momento di andare, così, senza aspettare la mia risposta, si infilò il cappotto e, sorridendo, mi disse « Allora passo a prenderti domani sera, prima di cena.. », per poi sparire.
Dopo qualche minuto, mi voltai verso Usagi-san, che, come me, era rimasto paralizzato.
« U-U-Usagi-san.... », iniziai, ma lui mi interruppe, sfoggiando un falso sorriso: « Scusami, ma devo rimettermi al lavoro... e poi.. e poi penso che tu avrai da fare con i bagagli... », quelle parole piombarono su di me come un grosso macigno. Con le lacrime che luccicavano agli angoli degli occhi, mi limitai ad annuire, prima di dirigermi a passo di carica verso la mia stanza. Usagi-san voleva che me ne andassi... perchè? Perchè? Non mi amava più? O forse pensava che io non lo amassi abbastanza? Con la testa pervasa da domande di quel tipo, passai la nottata ad inscatolare le mie cose, in vista della partenza imminente.
La mattina seguente mi dedicai alla pulizia della casa, forse anche per eviare di pensare che quello era l’ultimo giorno che trascorrevo in quell’abitazione, che, ormai, avevo iniziato a sentire un po’ mia. Usagi-san non si fece vedere per colazione, ma io non mi scoraggiai e decisi di preparargli un ottimo pranzetto. Dovevo cucinare tutti i suoi piatti preferiti, perchè, se quella era davvero l’ultima volta che avremmo mangiato insieme, tutto doveva essere perfetto. Con cura preparai la tavola e le portate principali, ricordandomi anche di mettere via qualcosa di già pronto che avrebbe potuto riscaldarsi igiorni seguenti alla mia partenza. Quando tutto fu pronto, mi sedetti sul divano ad aspettare che Usagi-san si alzasse, ma, senza che me ne rendessi conto, erano già arrivate le quattro del pomeriggio e lui non aveva dato nessun segno di vita. In quel momento, quando il mio sguardo cadde prima sull’orologio e poi sulla porta chiusa della sua stanza, capii che, probabilmente, non si sarebbe alzato. Avrebbe lasciato che io me ne andassi, senza venire a salutarmi, senza dire niente, permettendomi solamente di portare con me i ricordi di quei bei momenti passati insieme.
Dopo neanche un’ora mio fratello arrivò. « Allora, pronto? », mi chiese, con il suo solito dolce sorriso a distendergli le labbra. Io annuii, ma, quando stavo per andare a prendere i mie bagagli in camera, qualcosa mi bloccò, impedendomi di proseguire.
« Ho dimenticato... di fare la spesa... Usagi-san si troverà con il frigo vuoto... mi accompagni al supermercato? ... non posso andarmene, sapendo che lui non ha nulla da mangiare.. », dissi, afferrando Takahiro per il braccio e trascinandolo fuori. La porta sbattè alle nostre spalle, mentre ci dirigevamo verso il negozio più vicino.
« Misaki, che ti prende? », mi chiese mio fratello, all’improvviso, mentere ero intento a scegliere il riso. Allora era davvero così evidente il mio turbamento? Senza pensarci, buttai nel carrello qualche confezione di dolci e poi passai oltre, diretto al reparto delle verdura. « Vedi... fratello, io.. io non so se voglio davvero lasciare la casa di Usagi-san... », confessai, alla fine, fingendo poi di esaminare l’insalata.
« Lo sospettavo... ma, perchè? Davvero non vuoi venire a vivere con me? Già un po’ di tempo fa te lo avevo proposto, ma poi era stato Usami a spiegarmi le ragioni del tuo rifiuto... ora, preferirei fossi tu a parlarmene... », disse pacatamente Takahiro, costringendomi a guardarlo in faccia.
« Io... io... si, era quello... quello che.. quello che volevo dirti anche ieri... insomma... io.. io credo di provare un “certo sentimento” per Usagi-san... », riuscii, non senza fatica, a rispondere, anche se in un modo un po’ confuso e vago.
Mio fratello rimase a fissarmi per qualche istante, sorpreso. « Un certo sentimento.... cosa intendi? Cos’è questo sentimento? », chiese poi, perplesso.
Possibile che non capisse?!
« Intendi forse una certa stima, ammirazione? », aggiunse poi, facendomi capire che si, era davvero possibile che non capisse.
« Io... no... non si tratta di quello.. io.. non lo so.. », boffonchiai, arrossendo. « Però, voglio rimanere con Usagi-san....Non perchè non ti voglio più bene o cose del genere, ma solo perchè io... perchè io.. », inutile, non riuscivo mai a concludere la frase!
« Va bene... Io voglio solo la tua felicità.. e, se tu davvero sei felice ad abitare insieme ad Akihiko, per me va bene... ora forza, torniamo a casa! » , a quelle parole non potei trattenere un sorriso di pura gioia. Anche se non ero stato capace di spiegare a mio fratello quello che provavo, lui aveva accettato comunque la mia decisione.
Più felice che mai, entrai deciso in quella che sarebbe rimasta ancora la mia casa, seguito da Takahiro, che mi stava aiutando a portare le borse.
Al contrario di quello che pensavo, ci accolse la voce irritata di Usagi. « Aikawa-san, non sono ancora riuscito a completare quel cavolo di manoscritto! L’avevo già avvertita per telefono, ora mi lasci in pace, non sono dell’umore per scrivere! »
Soffocando una risatina, mi avvicinai al divano e accarezzai i capelli di Usagi-san. « Ancora una volta ti sei scordato la data della consegna, vero?! Sei proprio un caso perso! », dissi, scherzando, prima che lui si voltasse verso di me, permettendomi di notare le lacrime che gli rigavano il viso. Quella visione mi pietrificò. « S-stai piangendo? », domanda stupida, era ovvio che stesse piangendo. Ma davvero stava piangendo per me? Il ricordo dell’unica volta che avevo visto Usagi in quello stato mi tornò alla mente. Quella sera avevo cercato di consolarlo, poichè lui aveva appena perso defenitivamente Takahiro, che aveva annunciato il suo matrimonio.
« Mi hai contagiato... anch’io adesso una volta che inizio non riesco più a smettere... », disse, la voce rotta dai piccoli singhiozzi che lo coglievano di sopresa, « Ma tu che ci fai ancora qui, pensavo che ve ne foste andati... », aggiunse poi, spostando il suo sguardo su Takahiro.
Basta, non potevo resistere oltre. Vedere Usagi-san versare delle lacrime per me mi aveva dato il coraggio di prendere l’iniziativa.
« Fratello, questo è amore... », dissi, sicuro, per poi andare ad abbracciare l’uomo che ancora stava piangendo. Senza riflettere, mi alzai in punta di piedi, per raggiungere la sua bocca. Ormai non mi importava quello che mio fratello avrebbe pensato, a questo punto non potevo più negarlo o nasconderlo: io amavo Usagi-san.
Dopo qualche attimo, che mi sembrò eterno, misi fine al nostro bacio, rimanendo però a fissare il mio riflesso negli occhi stupiti di Akihiko. « Misaki... », sussurrò lui, prima che lo zittissi. « Hai smesso... », ribadii io, sorridendo appena, per poi tornare ad unire le nostre labbra.     
  
Il mio angoletto...

Questa volta credo che sarà una nota piuttosto lunga, quindi ringrazio anticipatamente tutti quelli che hanno letto questo primo capitolo e che, come sempre, hanno saputo perdonare i possibili errori di battitura, che potrebbero essere sfuggiti al mio controllo. Bene, allora, iniziamo dal titolo: ammetto di averlo tradotto io, un po' spartanamente, dall'italiano al giapponese, con l'aiuto di un traduttore (non molto affidabile), comunque, secondo i miei calcoli, dovrebbe significare "Fratello, questo è amore...". In secondo luogo, volevo specificare la collozazione temporale di questo racconto, scritto un po' di getto, mentre inseguivo la fugace ispirazione. Allora, non avendo letto il manga, in cui mi è stato detto essere presente questo episodio, io ho preferito provare ad immaginarmi cosa sarebbe potuto accadere se Usagi-san avesse chiesto a Misaki, dopo un po' di tempo dalla fine della seconda serie dell'anime, di confessare la verità a suo fratello... questo è stato il risultato! Per ultimo, vorrei porre la vostra attenzione sul linguaggio utilizzato, che, se sono riuscita nel mio intento, dovrebbe "rispecchiare" almeno un pochino lo stile di parlare di Misaki... beh, spero che mi farete sapere quello che ne pensate...
Per il momento, vi affido il mio lavoro...

Alla prossima....

                                 The Lady with the Dark Eyes

  
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