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Autore: thewhitelady    09/12/2011    4 recensioni
1993-2009
Come deve essere vivere la storia degli Oasis e della scena rock britannica dagli anni 90' ad oggi? Cassandra Walsh è forse l'unica persona al mondo a saperlo. In più in tutto il caos della sua vita di sex, drugs, and rock n roll sa solo una cosa, che a volte il posto migliore da cui godersi un concerto è da dietro il palco.
Per chi ama gli Oasis e quei due pazzi fratelli, ma anche solo per chi ha sentito una volta nella vita Wonderwall o Don't Look Back In Anger e vuole scoprire chi sono Liam e Noel Gallagher. Per chi ha nostalgia dell'atmosfera degli anni '90, e chi neppure l'ha vissuta davvero. Per chi ama gli aneddoti del rock e della musica. Una canzone per ogni capitolo. Cheers!!
Gruppi/Artisti che compariranno: Oasis, Blur, Pulp, Red Hot Chili Peppers, Radiohead, Kasabian, Paul Weller, The Stone Roses, The Smiths, Travis, Arctic Monkeys (un po' tutti)
Genere: Commedia, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I'm free to be whatever i
whatever i choose and i'll sing the blues if i want
i'm free to say whatever i
whatever i like if it's wrong or right it's alright
always seems to me
you only see what people want you to see
how long's it gonna be
before we get on the bus and cause no fuss
get a grip on yourself it don't cost much 

 

 

I'

 

Schizzi d'acqua salata, sole battente, risate. Arrivò un'onda particolarmente poderosa che mi scaraventò giù dalle spalle di Liam. Avvolta nell'acqua e nella spuma, come in una bolla, riemersi dopo qualche secondo cercando di catturare aria fresca nei miei polmoni affamati e subito mi sentii insultare da Ourkid: - Sei una mezza sega! Basta una piccola onda a buttarti giù e perdere il round! - s'agitò, sballonzolando cercando di stare a galla, l'acqua che gli arrivava a metà del torace glabro, a parte un ciuffo di peli in mezzo al petto, molto stile preadolescenziale. - Non voglio stare in squadra con un'incompetente! - inveì di nuovo. In realtà eravamo solo a pari in quella strana gara di lotta libera acquatica, i nostri avversari erano McCarroll e un'attrice che ci ronzava attorno ormai da un paio di mesi, Patsy Kensit. La lotta consisteva nel buttare giù l'avversario - la bionda tettona Patsy - dalle spalle del suo compagno di squadra. Ora questo non é molto facile se ci si trova in spalla a Liam che continua a muoversi nelle maniere più assurde, travolti da cavalloni giganteschi dell'Oceano Pacifico e con una bionda ossigenata che sferra colpi con una french manicure d'acciaio e dall'apparente solidità fisica di un camionista, mentre io, pur nella mia spiccata mascolinità, pesavo comunque una cinquantina di chili e non avevo unghie con cui difendermi. Discutemmo per un po', io e Ourkid, sino a quando con un educato dito medio mi accomiatai, andandomene a nuoto verso riva. Arrancai nella sabbia molle della battigia e in quella incandescente - nonostante fosse quasi il tramonto - della spiaggia, per tutto il tempo avevo tenuto sott'occhio un puntino bianco steso su di un asciugamano blu. Noel sdraiato sulla pancia aveva tutta un'aria dormiente quando lo raggiunsi, gli occhi nascosti però dietro un paio di lenti scure. Vedendo che non dava segni di vita, molto simpaticamente m'adagiai su di lui ancora tutta gocciolante, usandolo a mo' di telo da spiaggia umano, la mia guancia pressata contro una delle sue scapole, al che ottenni un grugnito vagamente infastidito. Dovevo ammettere che io ero abbastanza comoda. - Lo sai vero che la camicia non ha bisogno d'abbronzarsi? - gli domandai dopo un po' strattonando leggermente un lembo di cotone bianchissimo, più o meno dello stesso colore della sua carnagione.
- Neppure io ne ho bisogno - grugnì liberandosi del mio peso, facendomi rotolare di lato per metà nella sabbia. Che stronzo!
Lo guardai mettersi a sedere, fissare in lontananza il mare in direzione di Liam. Avevo il naso leggermente arrossato, il che, nonostante l'espressione tipicamente arcigna, lo rendeva abbastanza ridicolo, ma di quel ricolo tenero, un po' come Bambi che non si regge sulle zampe. M'avvicinai a lui, tirandomi su dalla sabbia, e posai il mento sulla sua spalla - Paura di bruciare la tua pallida pelle irlandese? -, una mano lasciata casualmente - sottolinerei casualmente - sulla sua coscia.
Sbuffò, irrigidendosi però impercettibilmente quando le mie dita risalirono da sotto il tessuto dei bermuda, sfiorandolo appena. - Ti vorrei informare che sotto questa pallida pelle irlandese sono un dio bronzeo mediterranneo -. Scoppiai a ridere sguaiatamente difronte a cotanta idiozia, lui però rimase serissimo, forse per via di quei polpastrelli che s'avvicinavano sempre più all'inguine. I giorni che avevamo passato a Las Vegas dopo quella notte al parco erano stati castissimi, un continuo di mangiare, fare musica - lui ovviamente, aveva scritto ben due canzoni - e dormire. Mettiamo in chiaro, tutto ciò era dovuto al fatto che mi era tornata una febbre da cavallo - l'attività notturna non mi aveva giovato - e che quindi ero ridotta a poco più di uno zombie. Noel non osava manco avvicinarmi, un po' perché quando sono malata sono di un'acidità assurda e poi perché, penso, fosse un tantino ipocondriaco il ragazzo ai tempi. Poi eravamo andati in Texas, dove la band si era finalmente riunita - niente baci e abbracci eh, solo qualche grugnito trai fratelli - per registrare delle canzoni per un progetto natalizio che avevamo in mente. E così, al netto di tutto erano esattamente 8 giorni che non facevamo sesso. Noel continuava a fissarmi, s'era tolto gli occhiali da sole e li aveva appesi alla camicia. Ressi lo sguardo di quegli occhi sbilenchi, solo per vedere chi avrebbe resistito di più. Insomma, io gli sarei saltata addosso anche in quello stesso momento, ma in quei giorni avevo scoperto come mi bastasse poco più di un'occhiata per accenderlo e questo, signore - e signori, se siete di quel versante - é una cosa che una volta nella vita bisogna provare: avere in potere, almeno da quel punto di vista, un uomo. Esercitavo su Noel quello strano fascino che avevo provato sulla mia stessa pelle con Liam, soprattutto nei primi periodi e ciò mi intrigava assai. Era arrivato al punto di rottura, si stava chinando sopra di me, una mano che vagabondava per la mia schiena. - Ragazzi! Dovete prepararvi per l'intervista in radio! -.
Sapete quel rumore come se si fosse rotto un nastro di una cassetta all'improvviso? Ecco, penso proprio d'averlo udito in quel preciso istante, e credo pure Noel che si girò verso Paolo - Hewitt, un giornalista che ci seguiva quasi perennemente - con aria calma, ma con una scintilla di furia omicida nello sguardo. Paolo ci guardò perplesso, era la prima volta che qualcuno della crew - membri della band compresi - ci coglieva in quel genere d'atteggiamenti, e non mi piacque per nulla: strisciai indietro di qualche centimetro.
- É Maggie che m'ha mandato - bofonchiò il giornalista. Ambasciator non porta pena?... - Vado a chiamare gli altri - e s'allontanò di qualche passo a tirare un paio di grida verso il mare, a McCarroll e Liam.
Noel si tirò su in piedi, e diede una mano pure a me, famosa per la mia pigrizia cronica, negli occhi aveva qualcosa di strano, a parte lo smacco ovvio per l'interruzione. Io decisi comunque di infierire, e tirandogli una pacca sul sedere dissi - Sarà per la prossima volta, Chief -, provando a mascherare la mia stessa delusione.
Hewitt intanto stava tornando da noi e in viso aveva ancora quella strana espressione di perplessitudine, unita pure però a del divertimento. - Si sta stretti là sotto, eh? - domandò in una mezza risata prima di proseguire. In effetti il cavallo dei bermuda di Noel era messo a dura prova in quel momento, e forse era per quello che, quando pure lui si mise subito dietro a Hewitt per raggiungerlo, aveva una camminata strana. Pure io li segui, seppure a qualche passo di distanza. - Metti su carta questa storia e sei fuori - sentii dire a Noel, qualche secondo più tardi. Questo era il mantra che Hewitt si sentiva ripetere sempre da tutti, persino Guigsy, e non c'era nulla di insolito, senonché Noel era tremendamente serio.

 Diedi una sbirciata dal backstage alla folla, erano caldi e rumorosi a sufficienza, quando colsi un'occhiata di sbieco da parte di Noel, gli feci una smorfia mentre Liam finiva di cantare il ritornello di Columbia. Andarono avanti con una bella coda di strumentale per qualche minuto, poi uscirono di scena, Ourkid lasciando appeso al microfono il tamburello: per essere una band che aveva appena rischiato di sciogliersi, quella sera ce n'era d'alchimia musicale nell'aria, riflettei soprappensiero finendo d'accordare la chitarra che avrebbe dovuto usare dopo Bonehead per l'encore.
- Dieci minuti - mi disse una voce da dietro, nell'orecchio. Avrebbe dovuto esser un sussurro ma con la gente del locale che gridava, fischiava e quant'altro, Noel aveva dovuto alzare il tono parecchio. Mi voltai - Che? -, lui era ancora arrossato per via dell'esibizione.
- Dieci minuti prima dell'inizio del bis - mormorò dando qualche occhiata fugace in giro, ma tutti erano troppo presi dalle cazzate che stava dicendo Liam - e con cazzate si intende l'autoproclamarsi reincarnazione di John Lennon -, e poi mi tirò a sé.- Wow, dieci interi minuti? Sicuro di non essere troppo romantico? - ribattei.
Per un istante vidi come avesse pensato che fossi seria, rabbuiandosi un poco. Poi però notò il mio sorriso diabolico e allora mi prese il polso, lesse l'orologio - Cinque minuti, in realtà -, al che persi ogni voglia di scherzare e soffocai la risata che mi stava per venire mordendogli il labbro inferiore, mentre lo spingevo verso una porta di una stanza non meglio identificata dietro al palco. Da quel giorno iniziai ad amare ancora di più gli encore.

free to be whatever you
whatever you say if it comes my way it's alright
you're free to be wherever you
wherever you please you can't shoot the breeze if you want
it always seems to me
you only see what people want you to see
how long's it gonna be
before we get on the bus and cause no fuss
get a grip on yourself it don't cost much
free to be whatever i
whatever i choose and i'll sing the blues if i want


 
  Mi svegliai con quella che in termini tecnici é propriamente chiamata "sbronza da aftershow party selvaggio". Cazzo, non ci stavo proprio. Provai ad alzarmi ma venni colta subito da un senso di nausea e corsi verso la prima porta che avvistai, pregando fosse il bagno. Esultai alla vista della tazza di ceramica, ma prima di raggiungerla inciampai in qualcosa, o meglio, qualcuno. Finii praticamente faccia a terra, incastrata in un groviglio di braccia e gambe. Avevo chiuso gli occhi prima dell'urto, e quando li riaprii trovai quelli familiari di Noel. - Buon giorno -, per un attimo avevo dimenticato la nausea montante, ma ormai l'impulso era troppo forte per cui mi scaraventai ad abbracciare il cesso. Quando ebbi finito, un po' esausta, ma con lo stomaco che ringraziava - e il fegato che m'avrebbe preso a calci in culo per la nottata prima - mi voltai. Noel era seduto a bordo della vasca da bagno, completamente stonato, le occhiaie e i capelli rasati lo facevano sembrare l'internato di qualche lager, fissava il vuoto fumando una sigaretta - non esattamente la colazione completa che consigliano al mattino -. Gli lasciai fare un paio di boccate prima di rubargliela, infine guardò me e il cesso, e ancora me - Niente bacio del mattino -. Scoppiai a ridere buttando fuori il fumo, la vita può essere scioccamente divertente la mattina in un bagno non meglio identificato con Noel. Poi vidi il suo sguardo cambiare, e fissarmi sbigottito, - Cazzo hai fatto ai capelli? -. Questa é una delle cose che una donna non vorrebbe mai sentirsi dire, buttai un'occhiata rapida allo specchio e a rispondere allo sguardo ci fu una specie di ragazzetto coi capelli corti e arruffati e le labbra troppo carnose. Portai le dita tra le ciocche che sarebbero dovute essere vagamente rossicce e invece... Liam... quel bastardo, l'avrebbe pagata. Fu il turno di Noel per ridere, un po' troppo convulsamente - doveva essersi fatto una striscia di troppo - scivolando nella vasca da bagno. Mi fissai ancora un attimo, prima di venir colta dal mio sesto senso, sollevai il polso con l'orologio. Era Lunedì, quel Lunedì, cazzo. Ed erano già le otto, normalmente non ci saremmo fatti alcun problema a dormire fino alle 2 del pomeriggio ma quel giorno dovevamo girare il video per il singolo. E non sapevo manco dove fossimo. Noel intanto s'era assopito nella vasca, la risata idiota che non era ancora scomparsa del tutto. Avevo una missione da compiere: portarlo sul luogo delle riprese, ma prima...
Ci trovavamo in strada, le macchine che ci passavano di fianco creando un turbinio d'aria gelida, più di quanta non ce ne fosse già a Dicembre solo col vento. - Dovevi proprio aprire l'acqua per svegliarmi? - domandò infastidito Noel strofinandosi le braccia per scaldarsi, i capelli ancora leggermente bagnati, mentre attraversavamo finalmente il passaggio pedonale. Gli diedi solo uno sguardo di sbieco, lui imbronciato. Eravamo ancora nel bel mezzo di non si sa dove, nell'appartamento dove c'eravamo svegliati avevamo trovato solo un paio di modelle mezze nude, uno che mi sembrava essere un fotografo forse conosciuto e due tizi che avevamo conosciuto la sera prima all'aftershow, purtroppo nessuno era abbastanza sveglio o sobrio per dirmi dove fossimo. Cominciai ad avvistare una delle Ford blu della Creation, per fortuna nella borsa che avevo usato la sera prima c'era pure un paio di chiavi, le passai in mano a Noel che mi guardò perplesso. - Almeno d'aprirla sarai capace? -, alzò gli occhi al cielo ma come un bravo soldatino - mezzo ubriaco - andò ad eseguire l'ordine e si piazzò sul sedile sinistro. Io mi guardai in giro, quella non mi pareva Londra, ma non sapevo neppure che cosa fosse. Wolverhampton? Cardiff? Atlantide? Poi la risposta mi si parò davanti sotto forma di un ragazzo spilungone, magro da far impressione e una faccia da volpe. Lo bloccai mentre stava per attraversare la strada, il biondino che stava con lui scattò subito con un - Che cazzo...? -- Che città é questa, ragazzino? -. Avrà avuto qualche anno meno di me, ma così con la divisa scolastica sembrava appartenere a un mondo del tutto estraneo al mio, uno fatto di trucco sbavato e jeans tagliati.
- Lestò - disse un secondo dopo aver guardato il suo amico, con voce pacata. Tradotto dalla pronuncia delle Midlands, Leicester. Mi voltai immediatamente per raggiungere Noel alla macchina, avevamo un bel po' di fottute miglia da fare prima d'arrivare a Londra. Quasi non sentii la voce del biondino che mi gridava - Bei capelli! - e le risate dei due mentre continuavano a camminare.

Ancora oggi mi chiedo come feci ad arrivare in poco più di un'ora e un quarto a Londra nonostante fosse praticamente l'ora di punta sulla M1. Forse erano i rimasugli della sensazione che ti dà l'E, invincibile. Al momento però svaccata su una sedia in uno studio da qualche parte nella periferia londinese mi sentivo tutt'altro che invincibile. Mi sentivo pure inutile, a dirla tutta, a non fare niente mentre tutti erano all'opera sul set del video: tizi che controllano luci, Noel che ripresosi dalla nottata prima beveva un caffé scherzando con Bonehead - ok, questo non era molto utile, ma almeno si teneva sveglio con la caffeina -, e infine i suonatori d'orchestra che erano necessari alla canzone. Dio che stanchezza... Mi sentivo prosciugata mentre guardavo fuori nevicare, e lo ero senza una ragione. Be' c'era il Natale...ma quello non dovrebbe rendere le personi felici? Regali, cibo, luci, vecchi pancioni con renne, famiglia e tutto il resto? No, con me a quanto pareva non funzionava, anzi, effetto contrario: solo tristezza e nostalgia di qualcosa che neppure avevo mai avuto... Mi passò davanti Liam che mi fece una smorfia, alzando il labbro sinistro, una specie di ringhio che mi fece sorridere scioccamente un po'. Ecco quello che mi rimaneva: la sua faccia di idiota e i party senza freni che non conoscevano l'alba. E qualche ora rubata con Noel, dato che da quando eravamo tornati dal tour tutto si era fatto più complicato, non per reali motivi, ma solo per la natura di entrambi che capitava essere davvero di poco aiuto alla situazione. Che poi di quale situazione si trattasse davvero non lo sapevo, vedevo le espressioni dubbiose di chi ci conosceva quando io e lui stavamo assieme, comportandoci magari un po' più affettuosamente - io non lo prendevo per il culo continuamente e lui evitava di dirmi cattiverie - e capivo che erano le stesse che avevamo noi due una volta che il sesso finiva. Non sapevo che eravamo. Amici? Gli amici non fanno sesso nella cuccetta - scomodissima - di un tourbus ogni sera e soprattutto non come lo facevamo noi. Una coppia? Una coppia non lascia che uno dei due continui a uscire con chiunque gli piaccia. Amanti? Gli amanti non passano le mattine a ridere in bagni di sconosciuti e il seguente viaggio in macchina a cantare a squarciagola canzoni degli Stone Roses. Una qualsiasi cosa non identificata? Sì, quella mi andava bene come definizione, al momento era decisamente la mia preferita, perché dare un nome alle cose voleva dire ammettere che esistevano e che di conseguenza potevano finire. Un po' é come se dai un nome a un cane, una volta che l'hai fatto ti ci affezioni inevitabilmente, e poi se muore o lo devi dar via son cazzi. Audrey storse il naso davanti al paragone infelice, ultimamente Noel era entrato pure nelle sue grazie.
Ero così soprappensiero che non notai che proprio The Chief s'era seduto accanto a me, la chitarra di Johnny Marr in grembo pronta per il video, un adesivo "Oasis" che faceva mostra di sé sul battipenna.
- Vuoi entrare nel video? - mi domandò d'un tratto. Lo faceva spesso, e io con la stessa continuità gli rispondevo alla stessa maniera.
- Non é il mio compito, io pulisco per terra tutt'al più - feci un sorriso debole, il Natale mi stava portando via davvero ogni voglia di scherzare.
Lo osservai per qualche secondo, guardandoci a vicenda senza parlare come ormai avevo incominciato pure ad apprezzare. Aveva ragione a dire che il silenzio a volte serve, anche solo perché se avessi iniziato a parlare non so dove m'avrebbe potuto portare la malinconia. Anche lui sembrava voler dire qualcosa, ma alla fine quando si decise a parlare fu per dire qualcosa di parecchio banale e che quindi di certo non era nei suoi piani. Quando parlava Noel non era mai a caso - eccezion fatta per quando era ubriaco/fatto/entrambe le cose -.
- Domani é il tuo compleanno -
- Wow - commentai mollemente e questo non so perché lo fece sorridere, ormai con me cominciava a farlo spesso anche senza un motivo. La cosa mi preoccupava un po'.
- In scena, ragazzi! - esclamò qualcuno sul set.
Noel s'alzò svogliatamente, non amava girare video, pensava che la maggior parte delle volte fosse "una cagata in cui mi tocca scegliere tra una storyboard di merda e una ancora peggio"; si bloccò un attimo, in mano il manico della Les Paul. - Mi piacciono i capelli - e sparì raggiungendo gli altri in scena.Il video in principio consisteva nella band che suonava su un grande sfondo bianco assieme a un'orchestrina d'archi, il tutto per più di sei minuti.
Iniziarono a girare, ma dopo smisero per cui andai a vedere che succedeva, tanto per assicurarmi che i fratelli non si stessero azzuffando. Invece c'era solo il regista che parlava. - Non funziona, é Natale, cazzo! Non possiamo... - si guardò intorno poi vide me - lasciare la gente così - e mi puntò addosso un dito. Ehi! - A Natale la gente non deve essere depressa, un po'di vita, eh! Pure voi - e indicò i suonatori d'orchestra. Guigsy alzò la mano - manco fosse a scuola, che ragazzo suonato -.
- Vuoi dire che dobbiamo far sorridere gente come lei? -
Il regista mi fissò un secondo ancora - Esattamente -. E fece partire il playback.
Già dai primi attimi di musica Liam cominciò a cazzeggiare, Guigsy a sorridere vedendolo e forse sperando d'essere contagioso, Noel improvvisò qualche passo di danza e mi riservò qualche occhiata particolarmente da civetta mentre suonava o solamente girava per il set come da ordine del regista, bevendo caffé e manginado patatine fritte. E infine si mise pure a spazzare il pavimento.
Forse era l'effetto della canzone però mi tornò davvero il buon umore, certamente almeno per il temp delle riprese. Guardai Guigsy che ormai era un sorriso umano, Bonehead e Liam che se ne stavano seduti sul pavimento e ancora Noel imperterrito che puliva con una scopa. Mi passai una mano trai capelli, corti e azzurri. Aveva detto che gli piacevano. Decisamente era diverso da un cane.

here in my mind
you know you might find
something that you
you thought you once knew
but now it's all gone
and you know it's no fun
you know it's no fun
and you know it's no fun

 
   24 Dicembre 1994, ore 23.11 - lo so perché ho davanti a me un'enorme pendola -. Manchester - la freddissima e innevata Manchester, specificherei -, casa di Peggy.
M'avvicinai un po'di più al camino strisciando sul pavimento. Peggy aveva sempre desiderato una casa con un camino funzionante che facesse molto rustico inglese invece che casa con il termosifone rotto che faceva molto Manchester operaia e povera in canna. Per quel Natale i fratelli l'avevano accontentata, osservai guardando Liam che con sguardo soddisfatto fissava sua madre accanto al tanto anelato camino, la fiamma che le gettava sul volto una luce arancione. Noel sembrava mezzo addormentato, sprofondato in una vecchia poltrona che sapevo essere la sua preferita, tutti gli altri sul divano. A parte la sottoscritta che aveva sempre avuto una strana predilizione per i pavimenti. Momento di silenzio, solo lo scoppiettare del camino.
- Allora - esordì Paul gioviale - si gioca a scacchi? -.
- Cazzo, sono una rockstar e dovrei giocare a scacchi? -
- William! -
Ourkid guardò un attimo sua madre, - Scusa Ma' -, poi soggiunse con il suo proncio - a scacchi io non ci gioco, comunque -
- Solo perché non hai ancora capito le regole -
- Fanculo! -
- Liam! -
Io dal mio posticino appartato me la godevo ridendo sotto i baffi quella scenetta familiare. Il battibecco continuò per un po', mi domandai quando sarebbe stato tirato in mezzo Noel, ma questi mi stupì accendendo il televisore improvvisamente, in realtà nessuno l'aveva visto muoversi di un centimetro dalla sua precedente posizione e pure ora se ne stava immobile come una statua, ma evidentemente doveva essere stato lui. Oppure la casa era abitata da fantasmi.
Guardai lo schermo: scena in bianco-nero, quinta strada a New York, una donnina sottile in tubino nero. - Era il film preferito di mia madre - dissi in un fil di voce, non facendomi quasi sentire. In realtà però mi stavo chiedendo perché a Natae trasmettessero sempre gli stessi fottuti film. A memoria non rammentavo un solo 24 Dicembre che non fosse finito guardando "Colazione da Tiffany" appallotolata sul divano, certo, questo fino a un certo periodo però.
Improvvisamente un'onda di malinconia iniziò a riaffiorare, e dovetti distogliere lo sguardo dall schermo puntandolo sulle lingue di fiamma che ardevano nel camino sino a quando non mi bruciarono gli occhi per il troppo calore. Quando mi voltai di nuovo, Noel mi stava fissando. Non come faceva lui di solito, di sottecchi, ma apertamente, con un'espressione indecifrabile. Lo odiai. In quel momento preciso, lo odiai, per il modo in cui mi fissava senza battere ciglio, perché aveva acceso il televisore, perché se ne stava seduto da solo su una poltrona, perché era Natale, perché sembrava che mi stesse leggendo nel pensiero e sapevo che ci poteva riucire benissimo. Poi dopo qualche secondo quando ormai la cosa stava diventando seriamente strana, Liam distolse la propria attenzione dalla tv e dopo aver dato un'occhiata rapida alla pendola saltò in piedi con rapidità allucinante, considerando tutto quel che aveva divorato quella sera a cena.
Quando tornò stringeva tra le braccia un pacco particolarmente voluminoso, rettangolare, lungo un metro abbondante. La carta era quella marrone e spartana che si usa per spedire via posta, sopra in pennarello rosso c'era scarabocchiato in una grafia spigolosa "Liam x " e in una più rilassata e rotondeggiante "With lov, Noel". Sì, mancava pure la "e", vecchia cara disgrafia natalizia.
Iniziai a scuotere la testa - V'avevo detto che... -
- Non é un regalo di Natale - m'interruppe Ourkid - non é ancora mezza notte, é perché non t'abbiamo preso niente per il tuo compleanno -.
-... E per il buon lavoro che fai come roadie - soggiunse Noel, sistemandosi meglio sulla poltrona.
Fissai la scatola che m'aveva messo davanti Liam, lo guardai e lui dall'alto mi fece cenno con tutta l'aria del bambino che m'avrebbe scartato lui il regalo se non mi fossi sbrigata. Così presi a strappare la carta spessa, "Colazione da Tiffany" che continuava a scorrerere sullo schermo. Sotto scoprii una custodia beige, di pelle, profumava da morire. Sapevo che c'era dentro e nell'animo mio ero già combattuta, qualcosa dentro di me si stava incrinando e qualcosa allo stesso tempo però mi sta facendo aprire le cerniere dorate. Era stupenda, la più bella che avessi mai visto. Una semi-acustica 355 della Gibson cherry con rifiniture panna, ponte Bigsby...per mancini...
- Se sembra un po' rovinata é perché é vecchia, sai? - diceva intanto Liam - Del 1967, é una custom, qualunque cosa voglia dire -, mi osservò perplesso - É lui che l'ha voluta così - disse svelto, non volendo colpe, gettando un'occhiata a Noel mentre intanto io sollevavo la chitarra tra le mani. Era davvero un pezzo di perfezione artigiana, e chissà come sarebbe stato il suono... solo passando le mani sulle corde potevo già immaginarmi il suo calore avvolgendo, la precisione distinta delle note più acute e quella mormorante di quelle gravi. Un pensiero fisso però mi rimaneva in testa e neppure la bellezza di quella chitarra l'avrebbe potuto cancellare. Io ero destra e non avrei mai riiniziato a suonare. E nemmeno Noel Gallagher avrebbero potuto cambiare ciò. Lo guardai, lui che mi fissava di nuovo, i gomiti poggiati sulle ginocchia in attesa della mia prossima mossa. - Suona - mormorò dopo un istante, non era un'esortazione ma un ordine preciso. L'odio ritornò, chi si credeva di essere per dirmi che fare? Per farmi riimparare a suonare? Per affollare sempre i miei pensieri e credere che gli appartenessi? Chi?
Mi rigirai in grembo la chitarra, sino ad averla con il manico che puntava a sinistra, cominciai a suonare anche se aveva le corde sottosopra, un trucchetto che avevo imparato per gioco negli anni addietro. Tutto andò liscio per un minuto, poi la mano sinistra iniziò ad intorpidirsi, i movimenti a diventare difficoltosi e meccanici, dolorosi ad un certo punto. Le singol note con sempre più sbavature ed errori.
Nonostante tutto continuai a suonare e nel mentre reggevo lo sguardo di Noel, fregandomene di tutti gli altri, sbattendomene pure della sua espressione che lasciava trasparire una rabbia sottile. Sentii tutta l'ansia, la nostalgia e l'odio cominciare a fuoriuscire, gonfiandosi sotto forma di calde lacrime che se ne restarono in bilico, offuscandomi la vista, ma senza rotolarmi giù dalle guance. Quando proprio il dolore alla mano stava per diventare insopportabile e i suoni che producevo fastidiosi, Noel s'alzò di scatto, e con le mani affondate nelle tasche uscì dalla stanza. Smisi di suonare, e nell'improvviso silenzio in cui era calata la scala udii distinti i suoi passi che facevano scricchiolare la scala, mi sarei aspettata che avrebbe sbattuto la porta di camera sua. E invece ovviamente no, avevo applicato il teorema delle persone normali a Noel e quindi i conti non tornavano.
Non so esattamente quanto tempo dopo, ma Paul ad un certo punto chiese a Liam se voleva andare al pub e questi acconsentì senza dimenticarsi di chiudere con un calcio la custodia della chitarra prima d'uscire. Il rumore fu liberatorio, mi mancava, avevo bisogno di quella sanguigneità. Dopo di che sistemai la chitarra - della discordia - al suo posto, chiusi ogni singola cerniera e andai a sedermi sulla sua poltrona. In TV "Colazione da Tiffany" non era ancora finito, eravamo arrivati al punto in cui Holly canta "Moon River".
- Pensavo ce ne volesse ad essere più stronzi di Noel, ma tu l'hai battuto -. E Peggy Gallager parlò.
- Grazie - sorrisi continuando a guardare il film. - Il Natale tira fuori la parte migliore di me -.
Questa volta fu il suo turno per ridere, senza alcuna gioia, più che altro uno sbuffo. - Penso sia destino di famiglia allora stare assieme alle persone sbagliate -.
Questo raccolse un po' della mia attenzione, le immagine sul teleschermo caddero in secondo piano. - Non stiamo assieme, io e lui -
- Smettetela quindi di fare come se fosse così -. Stavo per replicare, ma lei chissà come lo capì e mi batté sul tempo, - Non tutti si tengono per mano e si scambiano parole dolci, ciò non toglie che voi sembriate una coppia -.
- Non lo siamo - ripetei fermamente.
- Allora non hai nessun diritto di fargli del male, e non sotto il mio tetto -.
I toni nonostante le parole erano particolarmente pacati. - Non l'ho ancora picchiato se é questo che intendi -, feci sprezzante e subito avri voluto mordermi quella cazzo di lungua che mi ritovavo.Sentii alle mie spalle Peggy muoversi sul divano leggermente.
- Tu, ragazza, hai dei problemi. E non hanno a che fare con mio figlio, per cui metti assieme la tua merda e risolvila perché al momento non ci stai neppure provando -, dopodiche s'alzò, raccattò le tre tazze di té da cui avevamo bevuto ed aggiunse - Puoi dormir sul divano - prima di salire al piano superiore.
Non riuscii a ribattere. Non riuscii a spegnere la tv e far tacere quello stupido "Colazione da Tiffany". Non riuscii a dormire.

 Non spevo che ore fossero, al buio la pendola non riuscivo a leggerla. Sapevo però che Liam e Paul erano rientrati da parecchio e che il fuoco nel camino era ridotto a solo qualche tizzone luccicante. Mi rigirai più volte sul divano. Poi mi decisi.
Ero riuscita a salire le scale senza fargli emettere rumori sinistri, avevo aperto la porta della camera senza cigolii, ma ora avrei dovuto avere una precisine chirurgica per infilarmi sotto il piumone senza svegliarlo. Alzai un lembo del lenzuolo e trattenendo quasi il respiro m'intrufolai. Pensai che era un po' come entrare di propria spontanea volontà nella gabbia del leone, insomma: una cazzata pazzesca, ma quella sera ormai ne avevo combinate parecchie. Il calore del suo corpo m'avvolse in un attimo, facendomi sentire quanto realmente fossi fredda. Mi spostai leggermente per essere più comoda, per quanto fosse possibile dato che mi trovavo sul bordo di un letto singolo.
- Ti spiacerebbe toglier quel piede gelido dalla mia gamba? - domandò all'improvviso Noel facendomi trasalire, era passato qualche minuto e pensavo che non si fosse accorto di me. Spostai il piede colpevole che automaticamente aveva cercato il tepore.
- Scusa - mormorai con un filo di voce, non mi volevo sentire nemmeno io.
- Mi stavi congelando...-
- No, non per il piede -, pausa sofferta, - per la scena di prima... -.
Passarono lentissimi un paio di secondi, il russare di Liam nel letto accanto ad accompagnarli. - Ok - fece monocorde.
- ...per tutti i giorni prima -.
Questa volta grugnì appena e mi passò un braccio sotto il fianco e uno sopra, mi strinse un po', assaporai l'odore che emanava dal piumone e dalla sua maglia. Cento per cento Gallagher. - Sappi che se mi interrompi ora, non so quando sarà la prossima volta che otterrai delle scuse - commentai guardandolo in faccia, o dove avevo idea che si trovasse, dato il buio più totale. - Correrò il rischio - parlando le labbra mi sfioravano la punta del naso, facendomi quasi il solletico, poi riappoggiò la testa sul cuscino con un verso stanco. - Ti è piaciuta la chitarra, almeno? -.
- Bellissima -
- La potresti suonare, se volessi. E intendo per il verso giusto -
- Non penso di poter più essere una chitarrista, o la chitarrista che vorrei, comunque... -. Qualcosa in me s'era rotto molto prima della mano.
Fece una risata leggera che avvertii sulla pelle, - E dire che sei una chitarrista migliore di me pure con la chitarra al contrario... In ogni caso - si fece spiù serio - puoi essere qualsiasi cosa tu voglia -.
- Non credo di volerlo, forse, allora...-
- Andrà bene così -
Lo abbracciai un po' più stretto ancora, quel piede gelido che cercò di nuovo riparo tra le sue gambe. Riflettei un attimo.
- Qualsiasi cosa? -
- Qualsiasi - mi rispose, la voce mezza assopita.
- Scegliete: o vi decidete a scopare, oppure statevene zitti. Vorrei dormire! - esclamò Liam dal suo letto, con tono impastato.Aprii gli occhi, che rimasero comunque ciechi. - É Natale - sussurrai, fragandomene dei moniti di Liam.- Non s'accettano battute - ringhiò trai denti Noel, passandomi una mano dalle dita familiarmente callose sulla schiena.Gli diedi un colpetto di naso e un bacio appena accennato sulle labbra, il sapore di sigaretta e té che si sentiva appena. - Auguri -.
Un verso di protesta si levò da Liam.
- Auguri, Ourkid - facemmo in coro.

 

i'm free to be whatever i
whatever i choose and i'll sing the blues if i want
i'm free to be whatever i
whatever i choose and i'll sing the blues if i want
watever you do
whatever you say
i know it's alright
watever you do
whatever you say
yeah i know it's alright

 
Rie Rieccomi! La canzone del capitolo è Whatever, e il pezzo in cui Noel si risveglia nella casa di uno sconosciuto il giorno delle riprese è totalmente vero, o almeno lui la racconta così. Whatever fu il singolo natalizio anche se non raggiunse la numero uno, e in alcune demo si sentiva cantare "All the young blues carry the news" un riferimento alla canzone di Bowie "all the young dudes" che qualcuno diceva fosse molto simile (caro vecchio Natale plagiatore), ogni tanto poi alla fine di whatever fatta live Noel era solito cantare un pezzo di Octopus's Garden. *enciclopedia mode off* link -->http://www.youtube.com/watch?v=8sl1daZGkHQ 
Per il resto, i due ragazzi incontrati a Leicester non sono due ragazzi qualunque, ma sarebbero Tom Meighan (=il biondino) e Sergio Pizzorno (=lo spilungone), rispettivamente cantante e chitarrista dei Kasabian. Scusate ma non ho resistito a non inserirli, non potevo aspettare gli anni 2000 dopo aver visto il loro concerto il 20 novembre. Mind blowin' u.u consiglio vivamente la loro musica.
Il capitolo è dedicato totalmente a Mr. Noel Gallagher che live è... *rimane senza parole*
Infine un ringraziamento a Ilip_9 per aver aggiunto la storia alle seguite, uno a Jade Blues per il commento e l'aggiunta alle preferite, e last but not least a Cloudburst :)  Auguro a tutti un buon Natale, in particolar modo a Buddy e Green Star 90!
Ora ho finito seriamente, sono troppo prolissa.
Cheers^^
 

Ps: Sti due che se la ridono sono Tom e Sergio
   
 
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