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Autore: bibi8890    09/12/2011    0 recensioni
Inizia tutto con un sogno, il sogno di una notte come tante... ma il sole, il mare, e soprattutto quel ragazzo... sarà davvero un sogno come tutti gli altri per Lizzy? oppure era un segno del destino?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'My stories, my dreams'
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Montagne verdi... Salve care (o cari... se ci siete)! Finalmente gusteremo un po' di aria di montagna! Ci vediamo di sotto :)
Nb: ho pubblicato tre capitoli contando questo da ieri sera! Se avete perso dei pezzi tornate indietro :) Bacibaci

«In fondo è stata una bella serata!...»
Avevo salutato Filippo con un ultimo bacio. Lui mi aveva sorriso e aveva salutato anche con tanta gentilezza Giacomo, promettendo che si sarebbero sentiti per accordarsi circa la vacanza.
«Mi dispiace da morire per come si è comportato Filippo... non ci sono scuse!»
«Ma va! Lascia perdere!»
«No Giacomo davvero... mi dispiace! Me l'ero immaginata diversa questa serata....»
«Lo fa solo perchè ti vuole bene...»
Sorrisi nel buio della macchina. Pensai alle parole che mi aveva detto Filippo... a quel "ti amo" che dopo tutte quelle discussioni, che comunque mi aveva fatto palpitare il cuore.
«Già...»
Quando tornammo a casa, mi precipitai verso la mia camera e mi disfai in men che non si dica di quelle torture che la gente chiama "scarpe".  Ma com'era possibile che le ragazze se le mettessero tutti i giorni cose del genere?! Era da masochisti!
Giacomo si affacciò dalla porta della sua camera, sussurrando. I miei stavano dormendo da molto, stanchi morti e sicuramente non era nostra intenzione svegliarli.
«Buonanotte Wendy!»
Mi bloccai.
«Ancora così mi chiami?» sorrisi. Ricordavo benissimo la prima volta che mi chiamò così. Avevo cinque anni e con lui avevo appena finito di vedere il cartone "Peter Pan" e ne ero rimasta letteralmente affascinata. Giacomo se n'era accorto subito così si inventò un nuovo bellissimo gioco: io ero la sognatrice Wendy, lui era l'impavido e giocoso Peter Pan, la mia stanza era la fantastica "isola che non c'è", il bagno era diventato in men che non si dica la laguna delle sirene con al lato la nave di Capitan Uncino.
«Sono Peter Pan e un giorno ti sposerò mia cara Wendy!» urlava di continuo Giacomo.
«Ma tu non puoi sposarmi! Peter Pan non voleva crescere!» ridevo io. Ma lui continuava a ripeterlo e io ero troppo piccola per capire il vero senso di quelle parole. Alla fine non precisai più che lui era il ragazzo che non voleva crescere mai, perchè tanta era la gioia che mi prendeva il cuore ogni volta che Giacomo mi prendeva la mano e facevamo finta di volare sui tetti di Londra. Era un sogno e io adoravo sognare.
«Ma io ti chiamerò sempre così! Anche quando sarai vecchia e decrepita sarai ancora la piccola Wendy!»
«E allora buonanotte caro Peter!»
Gli sorrisi e chiusi la porta alle mie spalle. Mi buttai di peso sul letto e mi addormentai quasi subito. Si, aveva ragione Giacomo, alla fine la serata non era andata completamente rovinata. Inoltre, vista da un altro punto di vista, la gelosia di Filippo era un po' da capire:  si era ritrovato dall'essere il centro del mio mondo a ritrovarsi a spartire il mio mondo con un cugino che adoravo... Ma ci amavamo e questo contava più di tutto. Mi addormentai felice in fondo, ma i miei sogni dovevano turbarmi ancora una volta.

La scuola era buia e deserta, se non per la luce che proveniva dall'ultima classe in fondo al corridoio, la mia.
Avvicinandomi sentii alcune voci familiari e tra queste la voce di Giacomo. Allungai il passo per arrivare più in fretta. Seduti vicini c'erano tutti i ragazzi e tra questi proprio lui che in quel contesto non c'entrava nulla.
«Cosa ci fai qui?» gli chiesi, correndogli incontro e abbracciandolo forte. Intanto notai che Filippo non c'era...
«Ciao amore mio!»
No, no aspetta un attimo! Amore mio?! Giacomo?.... Stiamo scherzando!
«Giacomo?»
«Finalmente sei arrivata, piccola! Il nostro anniversario non poteva attendere ancora!»
«Il nostro... Giacomo ma stai scherzando?!»
Lui mi sorrise incredulo, come se la pazza fossi io. Incredulo come se fosse normalissimo che quello era il nostro anniversario, come se stessimo insieme da tantissimo tempo.
«Lizzy, dai non ci casco! Su dai, non mi prendi in giro! Stiamo insieme da due anni!»
«Due...»
Pensai a tutto... soprattutto pensai a Filippo... che fine aveva fatto? Ma la scuola si allontanò, tutto si fece buio. Scomparirono i miei amici, i bachi, il sorriso beato di Giacomo e i suoi occhi verdi. Mi ritrovai in una chiesa, ma questa volta vedevo tutto come se fossi uno spettatore, un fantasma. Vedevo me vestita da sposa, camminare verso l'altare, col viso emozionato e qualche lacrime che scendeva rovinando un po' il trucco Davanti a me c'era un ragazzo che però non riuscivo a riconoscere.
Sarà sicuramente Filippo.
Ma non era lui... nella penombra della chiesa riconobbi il dolce viso di Francesco, che mi guardava pieno di affetto e di amore, emozionato anche lui.
Eh no! Prima Giacomo, ora anche Francesco!
Mi vidi stringere emozionata la mano di Francesco. Insieme ci voltammo verso l'altare per scambiarci la promessa più importante della nostra vita.

Mi svegliai di colpo. Erano le nove del mattino con la mia camera che era invasa da un intenso odore di caffè. La mia testa era un vortice di immagini non reali, di figure indistinte, di Giacomo e di Francesco. Che voleva dire tutto questo? Perchè Filippo in tutto quello non c'era? Cominciai a pensare che era stata tutta colpa della birra e della discussione della sera prima. Mi ripromisi di scordarmi tutto e scesi di sotto ancora in pigiama. Trovai Giacomo che stava preparando la colazione, in canottiera e tuta.
«Buongiorno! Dormito bene?» mi chiese voltandosi. Mi sorrise e in quel momento mi sembrò di rivederlo nel mio sogno, che mi sorrideva felice e mi chiamava "amore". Ma allontanai il pensiero cercando di pensare ad altro.
«Si... diciamo di si... Ma cosa fai ai fornelli?
«La zia è uscita... e...»
«Torna tardi stasera! La solita tarantella!» terminai io. «E quindi hai ben pensato di prendere pieno possesso della cucina?... vuoi avvelenarmi?!» scherzai. E lui di rimando si finse offeso.
«Ma no figurati! Se non vuoi le frittele non ti preoccupare! Me le mangio da solo...»
Eh no! Non mi puoi comprare con le frittelle!!!
Mi venne subito l'acquolina in bocca e quindi... continuai a fare la lecchina!
«Ma tu lo sai che sei il mio cugino preferito!»
«Non siamo veramente cugini...» mi rispose scherzando e stando al gioco.
«Lo so! Ma tu sei una persona importantissima per me... Non so come farei a vivere una cupa vita senza di te....»
«Diciamo pure senza le mie frittelle!!! Mamma mia che lecchina che sei!!!!»
«Non è vero! Ti voglio solo taaaaaaaaanto bene!»
«Sei semplicemente golosa!»
Gli sorrisi, consapevole di aver vinto. Più di mezz'ora dopo le frittelle erano finite e la mia pancia era enorme.
«Oddio scoppierò!»
«Mamma mia! Sembravi un pozzo senza fondo!»
«Grazie Giacomo caro! Sei molto gentile!... e comunque sei un cuoco da sposare!»
Sorridemmo insieme, ma poi seguì un lungo, interminabile momento di imbarazzante silenzio.
«Senti... Ma com'è che tu e Barbie vi siete proprio lasciati?». Ricordai in quel momento che quando glielo chiesi al supermercato non mi aveva risposto. E infatti lo vidi ancora una volta in difficoltà. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora più del solito e rispose.
«Diciamo che non ero più innamorato di lei...»
«Ma ti piace qualche altra ragazza?»
«No!... certo che no! Sono e rimarrò uno spirito libero! Lo sai! E credo che rimarrò tale ancora per molto molto serenamente!»
Stava mentendo lo sentivo e c'era qualcosa che evitava di dirmi...
«Ma...»
«Lizzy, non ne voglio parlare ora ti prego... ti dispiace?»
«No certo... scusami se mi sono immischiata troppo!»
«Ma no! Non è per quello! E' che non è un bell'argomento per me...»
Non riprendemmo più il discorso, perchè non volevo metterlo in difficoltà, ma non riuscivo a spiegarmi perchè tanti misteri... o forse evitavo di capirlo.
Intanto arrivò il tanto atteso esame di stato! Fu duro, ma allo stesso tempo fu uno dei meriodi migliori della mia vita, un'esperienza che ricorderò con il sorriso per sempre! Fortunatamente ci capitò un presidente di commissione molto tranquillo, quindi gli scritti andarono benissimo, fatti anche un po' in comitiva. L'orale poi era il mio jolly. Ero sempre stata brava e avevo padronanza nel linguaggio. Certo, la mia media non era altissima, ma riuscii comunque a portare a casa un bell'80, per la felicità dei miei genitori, di Filippo e anche di Giacomo. Festeggiammo una sera la fine degli esami, con Roberta che alla fine era uscita con il suo super meritato 100. Ci divertimmo tantissimo quella sera e, per la felicità mia ma penso soprattutto di Filippo, Roberta e Giacomo legarono molto. Stettero tutto il tempo a scherzare insieme.  Lo ammetto, solo per un secondo mi ingelosii, ma solo un nano secondo, perchè la mia mente cominciò subito a vagare e a pensarli insieme.
Decidemmo di andare in montagna tutti e quattro insieme. Gli altri del gruppo erano già partiti per la Spagna e noi eravamo rimasti soli, ma alla fine eravamo contenti anche così! Avrei passato due settimane con il mio bellissimo fidanzato, la mia migliore amica e Giacomo, che per me importantissimo. Non avrei potuto desiderare di meglio.

«Non vedo l'ora di andare... mi piace tanto l'idea di vivere un po' in montagna!»
Giacomo non era più in sè dalla gioia! Sembrava un bambino davanti a centinaia di regali la notte di Natale.
«Quando parli così sembri un bambino! Eppure hai 24 anni!»
«Eh no! Ho QUASI 24 anni! Eddai!!! Non mi aggiungere gli anni! E poi io sono Peter, non crescerò mai!»
«Oh di questo sono pienamente convinta!»
Partimmo verso metà Luglio. Il caldo era veramente afoso e non vedevamo l'ora di arrivare in montagna, almeno per guastare un po' l'aria fresca e salutare. Ci mettemmo quasi un giorno intero ad arrivare, ma ne valse veramente la pena.
«Grazie per avermi invitata! E' un posto magnifico!» mi disse Roberta, con gli occhi sognanti davanti a tutto quel verde.
«Ma scherzi?! Mi volevi lasciare con questi due da sola?!»
«No no! Sarebbe stato come ucciderti! Sono due maldestri!»
«Ehi! Modera i termini signorina! Chi è che è maldestro?» rispose a tono Giacomo scherzando.
«Perchè? Sennò che mi fai?»
Roberta non lo sapeva, ma dicendo così, aveva invitato a nozze Giacomo, che infatti non se lo fece ripetere due volte e cominciò a farle  il solletico (e Roberta non soffre il solletico... di più!). La jeep di Filippo cominciò a sobbalzare e le nostre risate si sentivano anche da fuori.
«Finitela voi due!» disse Filippo ridendo «Adesso inizia la strada brecciata e potreste farvi male!»
«Mi scusi comandante! E' stata colpa mia, ma non si preoccupi! Adesso riformiamo i ranghi!» rispose Giacomo, mentre Roberta aveva ancora le lacrime agli occhi.
Intanto la jeep saltava da una parte all'altra, facendoci rimbalzare come dei palloni. Filippo era un autista bravissimo e cercava di non prendere le buche di quella strada che, lasciatemelo dire, era come un pezzo di emmenthal. Alla fine però arrivammo sani e salvi allo chalet.
Non avevo mai visto nulla del genere. Filippo me ne aveva sempre parlato, ma non immaginavo fosse  così bello.  Era enorme, un villone fatto tutto di legno e circondato da ogni lato dalle montagne. Dietro la casa c'era una piccola stalla con un cavallo e una mucca che, quando il nonno di Filippo non c'era, venivano accuditi da un pastore loro amico che abitava li vicino. Io ero in estasi! Mi sentivo un po' Heidi e tutto era fantastico!
«E' meravigliosa!»
«Si! Mio nonno ci ha messo una vita a costruirla, ma è diventato il suo angolo di paradiso!»
Entrammo dentro e, se il fuori mi aveva lasciato di stucco, l'interno mi sembrava un sogno! Il salone era enorme, con un tavolone lunghissimo di legno massiccio, delle alte sedie lavorate, il camino di marmo intagliato, una ricca libreria e i quadri alle pareti... Si, non c'erano dubbi: era la mia casa ideale! Tutto era stupendo: dal salotto, alla cucina, alle camere da letto che erano spaziose e ognuna col proprio camino. Eravamo abbastanza in alto e la sera, anche se estate, faceva freddo.
«Il frigo è pieno, ma conviene che scendiamo in paese a comprare qualcosa per precauzione»
Filippo era salito in camera per chiedermi se volevo andare con lui, ma io non mi reggevo nemmeno più in piedi.
«Scusami amore, ma non ce la faccio proprio! Sono stanchissima!»
«Ok, chiederò a Giacomo allora!»
«Sai, sono felice che abbiate legato almeno un po'!»
Lui mi sorrise.
«Anche io! E' una brava persona...»
«E lo sei anche tu amore mio!
»
Lo baciai, al colmo della gioia. Tutto si era aggiustato e io non potevo che esserne felice.
Sentii Filippo parlare con Giacomo e accendere il motore, mentre chiacchieravano animatamente. Roberta era letteralmente crollata sul letto, in coma. Decisi di prendermi un attimo di tranquillità e farmi un bel bagno caldo. Entrando in bagno sorrisi. Ne ero sicura: quelle due settimane sarebbero state fantastiche!


Finito questo capitolo!Abbiamo scoperto un po' sull'infanzia di Lizzy e Giacomo. E soprattutto ci siamo trovati davanti un altro strano sogno... ma il meglio deve ancora venire! Vi lascio con un abbraccio
Bi:)

  
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