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Autore: MartyFire    11/12/2011    3 recensioni
Questa storia racconta di come Roy e Riza scopriranno che il loro rapporto va oltre al rispetto e al semplice affetto, infatti scopriranno di amarsi. La storia incomincia da dove gli episodi di Fullmetal Alchemist Brotherhood finiscono.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sorriso di quell’uomo bianco, il portale e all’interno di esso l’enorme occhio…
quell’occhio che gli aveva portato via la vista con tutti i suoi meravigliosi colori, si era reso conto di tutte quelle sfumature quando ormai le aveva perse. Sempre lo stesso identico sogno, o per meglio dire, sempre lo stesso incubo.
 
Il calore del sole gli solleticò le guance, svegliandolo, ma nonostante fosse sveglio, i suoi occhi erano sempre bui; se non fosse stato per gli altri sensi, Roy Mustang non avrebbe saputo distinguere se fosse sveglio o addormentato. Si mise a sedere sullo scomodo letto bianco, come il resto della stanza, passandosi una mano sugli occhi ormai inutili, facendo poi una smorfia per l’odore di disinfettante che impregnava l’aria, ma sentendosi chiamare alzò la testa.
“Buongiorno Colonnello”, una voce familiare che Roy non esitò a riconoscere.
“Buongiorno Tenente”, Riza… erano ricoverati assieme nella stessa stanza d’ospedale dalla fine della battaglia; per Roy era stano parlare con Riza senza poterla guardare, ben sapendo invece che lei lo osservava.
“Che ore sono?”
“Si è svegliato in tempo per il pranzo Colonnello, ormai è praticamente mezzogiorno!” rispose lei esaustiva come sempre, ma Roy dal suo tono di voce capì che sorrideva.
“Perché sorridi?” le chiese ingenuamente lui.
Riza rimase senza parole: “Come aveva fatto il Colonnello a capire che sorrideva?!”
Visto che non rispondeva, Roy decise di lasciar perdere.
“Come vanno le tue ferite Tenente?”
“Colonnello” disse sospirando “le mie ferite stanno come ieri e l’altro ieri, ormai dovrebbe saperlo che le ferite si sono completamente rimarginate e che mi tengono qui solo per controllarmi.”
“Meglio così.” rispose con queste semplici parole, ma il suo sollievo era quasi palpabile.
Riza decise di cambiare argomento.
“Colonnello.”
“Sì Tenente?”
“Ha fame? Se vuole l’accompagno in mensa.”
“…”
Riza interpretò subito quel silenzio; infatti, il suo superiore, per mangiare doveva essere imboccato e riteneva che farlo sotto gli occhi di tutti i pazienti dell’ospedale fosse abbastanza umiliante. Così si alzò dal letto per dirigersi alla mensa.
“Tenente dove sta andando?” domandò, sentendo i passi di lei mentre si allontanava.
“Non si preoccupi, tornerò subito!”
 Come promesso Riza tornò poco dopo portando con se un vassoio con cibo, posate e un bicchier d’acqua.
“Eccomi Colonnello.”
“Adesso potresti dirmi dove sei stata?”
“Sono andata a prenderle il pranzo, lo so che non le piace essere imboccato e doverlo fare in pubblico deve essere seccante.”
Questa volta fu Roy a rimanere senza parole, Riza riusciva sempre a capirlo, senza bisogno di parole o gesti.
“Grazie” una semplice parola, ma carica di significato.
“Si figuri Colonnello.”
Detto questo si sedette su di uno sgabello accanto al letto di Roy per imboccarlo.
“Preferirei mangiare da solo” disse lui.
Riza sorrise all’espressione di bambino imbronciato di Roy “Non deve vergognarsi, siamo da soli”.
“Non importa, è una questione di dignità”
“La smetta di fare il testardo e lasci che la aiuti”.
“Senti chi parla di testardaggine…” disse Roy sottovoce, Riza però lo sentì lo stesso.
“Senta Colonnello, sarò testarda, ma non ho mai fatto storie per delle piccole cose”
“Ma se quella…” non finì la frase perché Riza lo aveva fregato dandogli un cucchiaio di zuppa a tradimento.
“Non provarci mai…” altro cucchiaio.
Riza sorrideva per l’espressione indignata di Roy, che ormai si era arreso a farsi imboccare, mantenendo però le braccia incrociate sul petto.
 
Nel pomeriggio Riza aiutò Roy a studiare tutto ciò che gli serviva sapere per diventare il nuovo Comandante Supremo, leggendogli i testi, aiutandolo a ripetere e correggendolo se necessario. Passate le due ore quotidiane dedicate allo studio, arrivò il momento delle visite e nessuno dei due quel giorno si aspettava alcun visitatore, o almeno non quello che arrivò.
La porta a scorrimento si aprì, facendo comparire un viso noto.
“Buongiorno Colonnello Mustang.”
Roy non riuscì ad identificare il suo interlocutore, lo fece Riza per lui.
“Dottor Marcoh?!” Riza era incredula e subito dopo aver sentito il nome lo era anche Roy.
“Dottor Marcoh?! Cosa ci fa lei qui?”
“Sono qui per accertarmi che alcune voci a me giunte siano fondate.”
Roy e Riza non aprirono bocca aspettando che Marcoh continuasse a parlare.
“Colonnello Mustang, lei ha davvero intenzione di aiutare gli Ishvalani a ricostruire Ishval?” il suo tono era molto serio e Roy decise di rispondere nello stesso modo.
“Sì”
“Ho anche sentito che vuole diventare Comandante Supremo, è vero?”
“Sì”
“Un’ultima domanda, anche quando diverrà Comandante Supremo, Ishval sarà al primo posto nelle sue preoccupazioni?”
“Sì”
Senza chiedere altro, il dottor Marcoh se n’andò come era arrivato, lasciando dietro di se un silenzio pieno d’incredulità.
 Riza che non aveva aperto bocca durante la conversazione, fu la prima ad interrompere il silenzio.
“Colonnello…” ma prima che potesse continuare Roy la interruppe.
“Tenente, il dottor Marcoh se n’è andato?”
“Sì”
“Cosa credi che volesse?”
“Non ne ho idea signore, sono rimasta scioccata quanto lei!”
“Marcoh non è il tipo da porre delle domande senza uno scopo” disse Roy grattandosi pensieroso il mento.
“Vero, però è meglio non pensarci troppo. Se davvero è così, sarà lui a rifarsi vivo”.
Roy pensò che Riza avesse ragione, decise quindi di fare come aveva consigliato.
“Tenente, mi annoio, non è che mi accompagneresti in giardino a fare una passeggiata?”
“Certamente signore!” rispose, contenta che il suo superiore avesse ascoltato il suo parere.
Così, prese Roy sottobraccio e insieme andarono a fare due passi, come se nulla fosse accaduto; anche se, come avevano immaginato, la questione sarebbe tornata fuori nei giorni successivi, insieme alla persona che l’aveva aperta.


  
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