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Autore: Noth    11/12/2011    46 recensioni
« Ce la faccio da solo, davvero. » le dissi, muovendomi con le braccia avanti verso dove avevo sentito aprirsi la porta. Trovai a tentoni una mano che mi si poggiò sul petto. Di colpo le mani divennero due e mi tastarono il viso con velocità, soffermandosi tra i miei indomabili capelli ricci e le ciglia lunghe. Mi passò due dita sulle labbra e lungo il collo, per poggiarsi infine sulle mie spalle.
« Piacere: Kurt. Anche se lo sai già amo fare le presentazioni per bene. » dalla persona dinanzi a me provenne una voce acuta, strana, con un timbro talmente particolare da essere immediatamente riconoscibile e allo stesso tempo difficile da identificare.
« Credevo che fossi un ragazzo. » esclamai, senza pensare a quanto potesse suonare offensivo ciò che avevo appena detto.
Sentii una sorta di risatina scuotere il corpo di fronte a me.
« Io sono un ragazzo, infatti. » rispose.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I wish you could see.
-Epilogue-









Erano passati anni e ancora dentro mi sentivo sempre lo stesso ragazzino di un tempo. Avevo 72 anni, questo era vero, ma ancora il cuore mi batteva forte ogni volta che Kurt mi sorrideva.

Mi ricordavo quel periodo all’Istituto, ricordavo la mia cecità, ancora sentivo il sapore dei nostri baci e la paura di perderci. In un modo o nell’altro non era successo, eravamo ancora lì. Eravamo nella nostra casa di campagna, comprata assieme, in mezzo al nulla, a vivere la nostra vita.

E se non fossi mai diventato cieco? E se non avessi avuto quell’incidente? Se il mio amico non fosse stato ubriaco alla guida? Se i miei non avessero deciso di farmi cambiare scuola? Se Kurt non fosse stato il mio tutor?

La nostra relazione era stata un insieme di coincidenze. Coincidenze perfette, coincidenze che avevano creato una linea del destino che avevamo inseguito tra troppe difficoltà.

Alla fine io avevo recuperato la vista e Kurt no. Con il passare degli anni, però, aveva imparato a vedere attraverso di me, come se fossi semplicemente un prolungamento naturale di lui. Una parte di lui. Come se fossimo una cosa sola.

La cosa bella era che dopo tutto quel tempo ero ancora profondamente, incondizionatamente e stupidamente innamorato di Kurt come non lo ero mai stato.

Avevamo fatto un matrimonio segreto a Las Vegas, una cosa da due pazzi che davano troppa retta al cuore e si erano fatti fare da testimoni da un tipo vestito da elfo completamente ubriaco e da Mark che aveva tanto insistito per partecipare alla pazzia. Quel ragazzo era stato una manna dal cielo dopo i primi dissapori.

« Blaine. » mi chiamò Kurt che, con il suo solito bastone, usciva dalla casa e si appoggiava allo stipite della porta. Come facesse a sapere che ero seduto in veranda era un mistero.

« Dimmi. » risposi, alzandomi lentamente dalla sedia in vimini e raggiungendolo, prendendo la sua mano che, nonostante la pelle più raggrinzita, era ancora calda come un tempo ed aveva la stessa forma che mi aveva fatto battere il cuore.

Lo guardai ed aveva ancora quegli occhi pazzeschi, quello sguardo vuoto eppure carico di emozioni, quel sorrisetto che mi aveva fatto desiderare di poterglielo strappare e tenerlo per me.

« Cosa guardi? » chiese, schiarendosi la voce che a me sembrava sempre uguale a quella di un tempo anche se, probabilmente, non lo era.

« La nostra vita. » gli risposi, baciandolo sulla guancia.
Era passato tanto tempo ed ancora rabbrividiva.

« Ti rendi conto che siamo il frutto di un milione di coincidenze? » domandai a mia volta, guardandolo. Sul suo viso comparve una ruga in più – nonostante la cura che avesse sempre avuto per la sua pelle, al tempo non c’era soluzione – e corrucciò la fronte.

« Non ho mai creduto nelle coincidenze. » rispose.

Rimasi interdetto.

« Nel destino? » chiesi, balbettando appena.

« No. »

« Nel futuro prescritto? »

« Nemmeno. »

« Nel sentiero che siamo portati a scegliere? »

« Pff. »

« E in cosa crederesti, scusa? » domandai, quasi scocciato e senza sapere cosa dire.

In tutti quegli anni mai mi ero posto una domanda simile. Lui avanzò e si sedette sulle gradinate della veranda, tendendomi una mano ed invitandomi ad imitarlo. Mi misi accanto a lui e, come sempre, mi parve di essere tornato giovane come un tempo. Per mano per i corridoi dell’Istituto, fianco a fianco al supermercato, oppure mentre gli raccontavo com’era la Spagna o il Canada durante i nostri viaggi, o a raccogliere le sue lacrime quando, ogni anno, arrivava l’anniversario della morte di sua madre e quando morì definitivamente suo padre, senza svegliarsi mai.

Eravamo stati così necessari l’uno per l’altro. Mi aveva dato la voglia di vivere che all’epoca mi era mancata.

Mi aveva insegnato cos’era l’amore di cui tutti parlavano, ma non ero mai riuscito a provare.

« Io credo in noi. In noi che ci siamo cercati e trovati per il semplice fatto che avevamo bisogno l’uno dell’altro. Credo che tutte le nostre scelte portassero a questo noi. È una cosa che abbiamo, in un certo senso, scelto. Non inventato. Avrei potuto non piacerti. Avresti potuto innamorarti di Mark. » disse, sorridendo e facendo spallucce.

Di colpo fummo di nuovo giovani, accanto a me c’era il Kurt che amavo ed avevo sempre amato. Il Kurt che avevo conosciuto. Gli strinsi la mano e sorrisi come se fosse la cosa più semplice del mondo.

Sorridere.

E ci avevo messo così tanto ad imparare a farlo.

« Anche io credo in noi. » borbottai, fingendomi offeso. « Ma tu hai sempre le parole giuste per descrivere queste cose. Ti invidio. »

Lui rise e tornai alla realtà. Tornai a una realtà che non avrei mai creduto di poter avere, tornai a questa strana realtà in cui avevo imparato ad essere felice.

« Mi ami ancora come una volta, Blaine? » mi chiese Kurt, abbassando lo sguardo. « Voglio dire, anche ora che sono brutto e rugoso? »
Lo veci voltare verso di me e poggiai la mia fronte sulla sua.

« Amore mio, ti ricordo che mi sono innamorato di te senza vederti, e questo sentimento non conosce confini visivi. Sarai sempre il bellissimo ragazzo che mi ha salvato. Sarai sempre la persona che mi ha insegnato a vivere. Questo basta e avanza. » sospirai.

Restammo in silenzio, non so per quanto, forse qualche attimo, forse una vita intera. Poi dissi:

« Per me tu sei sempre bellissimo, comunque. » gli diedi un bacio sulla punta del naso.

« Per me tu sei sempre bruttissimo, ti avviso. » replicò lui, sorridendo. I suoi occhi cercavano invano il mio viso.

« Come sarebbe a dire? » mi offesi.

« Io ti ho sempre immaginato brutto, non fraintendermi. Non tutti possono essere fortunati come te e vedere la persona che amano, quindi accontentati. »
mi si accoccolò sulla spalla. Proprio come un tempo.

Non risposi.

« Idiota. » borbottò. « Sei sempre stato bellissimo per me, ma non montarti la testa. » confessò infine.

Continuai a guardare l’orizzonte.
« Puoi descrivermi com’è il tramonto? Dovrebbero essere ormai le sei e mezza ed immagino che il sole stia tramontando e che lo stessi aspettando dato che
ti eri appostato qua fuori. » mormorò.

Sorrisi. Mi conosceva troppo bene ed il mio cuore sobbalzò proprio come un tempo.
« Oggi è particolarmente arancione e crea delle lunghe ombre sugli alberi qui intorno. Il sole è rosso e le nuvole sono appena appena rosate. Le sfumature di arancio sembrano infinite, giuro, uno dei più bei tramonti mai visti. »

Kurt sospirò.

« Sei bravissimo a descrivere. » commentò.

« Ho avuto anni di esperienza. » gli misi un braccio attorno alla spalla. Lui ridacchiò.

« Bè, il tramonto migliore comunque era quello di Parigi, ricordi? »

Avvampai al solo pensiero.
« Ero molto preso da altro, se non sbaglio, insomma mi stavi distraendo troppo efficacemente mentre ti descrivevo il tramonto, non sei stato leal… » non riuscii a terminare la frase perché mi baciò. Ed eccomi di nuovo un semplice ragazzo cieco, un ragazzo che aveva trovato la sua felicità col tempo e quando sperava che non sarebbe mai arrivata. Un ragazzo che aveva troppo da ringraziare per essere arrivato fino a lì.

« Non abbiamo ancora molti anni davanti. » mormorai, gli occhi ancora serrati al ricordo della sensazione della prima volta che lo avevo baciato.

« Lo so, ma non ho rimpianti, sai Blaine? » rispose, sospirando.

Inspirai il suo profumo, che era sempre lo stesso che aveva impregnato tutta la casa, la mia pelle ed anche il mio letto.

« Una volta ne avevo tanti, ma mi hai insegnato che ogni momento è perfetto. » strofinò il naso sulla mia guancia.

« Neanche io ho rimpianti, Kurt, neanche io. » sussurrai, baciandogli una tempia. « Almeno so che moriremo insieme. »

« Sarà un per sempre, vero? » domandò, e me lo immaginai bambino, con gli occhi grandi ed un tono infantile. Quel genere di domande che si fa alla
mamma.

« Certo, Kurt. Per sempre. »






















iwycs

by Marta (C) Grazie, davvero.


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Spazio Autrice:
Non sto piangendo, giuro, non sto piangendo.
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.
Okay, magari un pochino.
Mi mancheranno così tanto, mi mancherete così tanto anche voi, diamine. Mi mancherete.
Mi mancherà scrivere questa storia, caspita. Però potrei sempre scriverci delle one-shot a riguardo.
Grazie per averla letta tutta, per tutti i complimenti fatti, per tutte le meraviglie che mi avete detto, 
per tutte le lacrime versate, per i sorrisi fatti, per la suspance sentita, per le recensioni
per averla inserita nelle preferite, per averla letta tutta, per avermi fatto sentire che stavo facendo qualcosa di giusto.
Grazie per essere state le lettrici migliori che avrei mai potuto volere, questa volta è veramente un epilogo.
Spero che vi sia piaciuta e, ora che è finita, vorrei proprio sapere il vostro parere complessivo. Ci terrei davvero.
Grazie di cuore per aver reso tutto questo possibile. Ognuno di voi.

per sempre vostra,
{noth


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T
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Chi volesse seguirmi ancora ho iniziato "Don't you remember", un'altra long Klaine che spero vi piaccia. Un bacio.
   
 
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