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Autore: mysticmoon    31/07/2006    14 recensioni
Fanfiction speculare a "Non Ti Ho Mai Chiamata".
Un ragazzo senza genitori.
Una madre con troppi figli.
Un legame che supera ogni cosa.
Le emozioni di una madre mentre veglia sul riposo del figlio del suo cuore.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Molly Weasley
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Dormire

Dormire

 

Stai dormendo…

Sai che sei bellissimo quando riposi?

Chi lo direbbe che sei un mago così forte?

Chi potrebbe mai dire, vedendo i tuoi capelli così arruffati ed il tuo viso tranquillo, che sei tu il responsabile della morte di un numero così elevato di persone?

Certo, mi dirai, erano persone crudeli.

Ma perché li hai uccisi?

Si è trattato di vendetta?

Il mio bambino ha bagnato le sue mani di sangue solo per lavare le ferite che sono state inferte al suo cuore?

Tutto quel sangue è riuscito a sanare le ferite che avevi?

Oppure sono solo fiumi di un liquido rosso che macchiano il tuo candore?

Tu sei ancora il candido bimbo che correva con il carrello per raggiungere in fretta il binario 9 e ¾?

Sei sempre lo stesso ragazzino che volava sulla collina dietro casa?

Sei ancora tu?

Oppure la vita ti ha cambiato ed io sono stata così cieca da non vederlo?

Possibile che una mamma non veda quanto il suo bambino sia cresciuto?

Sì, hai ragione.

Non sono tua madre.

Ma mi sento tale.

E sento che anche tu pensi a me come se fossi davvero sangue del mio sangue?

Il mio piccolo Harry

Sei così bello nel tuo abito da mago…

È rosso.

Ti piace il rosso?

Credo di sì, se sei stato con noi per tanto tempo!

Sì, è vero.

Sto scherzando un po’ con te.

Mi piace moltissimo poter scherzare con te.

Mi piace avere un legame forte con i miei figli.

E tu sei mio figlio.

Sei il mio ottavo figlio.

Sei il gemello di Ronald.

Quanto vi volete bene…

Sì, l’ho sempre detto.

Voi due e Hermione starete insieme per sempre.

Nulla può separarvi.

Neanche la morte può dividere i miei soldatini e la loro amichetta babbana.

Niente e nessuno.

Guarda, Harry, adesso ti metto gli occhiali.

Vedi meglio, non è vero?

Perché non mi rispondi?

E’ maleducazione non rispondere alle domande di una madre, lo sai?

Va bene, questa volta la passi liscia…

Io credo che il rosso ti stia benissimo.

Fa risaltare il colore dei tuoi occhi.

I tuoi bellissimi occhi verdi… me li fai vedere di nuovo?

Mi guarderai di nuovo negli occhi, bimbo mio?

Perché non mi guardi, bambino mio?

Guardami… ti prego!

Ti prego, bambino mio, guardami di nuovo!

Non dormire!

Non puoi dormire!

Non voglio che tu dorma!

Tu sei il mio bambino!

Non è naturale che ad addormentarsi sia prima lui!

Non è giusto che tu dorma lì mentre io ti preparo per il viaggio, per la miseria!

Non voglio che tu parta!

Non voglio che il mio bambino parta così presto per un viaggio tanto lungo!

Non voglio!

Non voglio salutarti!

Non puoi lasciarmi così!

Non puoi salutarmi in questo modo!

Sei il mio bambino!

Sei soltanto il mio bambino, Harry!

 

- Arthur… le fa solo del male. Portala via di lì, per favore.

Il guaritore guardò con gravità l’uomo stempiato che gli dava le spalle qualche metro più avanti, entrambi dietro la lastra di vetro che divideva il corridoio dalla stanza.

Erano diversi minuti che i due assistevano alla straziante scena di Molly che preparava Harry per la sepoltura.

Grandi lacrime rotolavano lungo le sue guance pallide mentre accarezzava quelle gote ceree e spostava quei capelli ribelli in modo tale che la sua celebre cicatrice fosse ben visibile.

Molly, quando aveva sentito dire che ci avrebbe pensato qualcuno del personale, si era aggrappata al guaritore e costretto a permetterle che fosse lei a prepararlo per il funerale.

Videro la donna chinarsi sulla salma del diciottenne e abbracciare quel corpo freddo e privo di vita, ma non si mossero.

Nonostante la tragedia, in quell’immagine c’era qualcosa di artistico e infinitamente dolce.

- Non posso portarla via- sussurrò il signor Weasley- Non posso impedire a una madre di salutare suo figlio.

 

 

 

  
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