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Autore: Cicciolgeiri    13/12/2011    2 recensioni
L’acqua è fredda e ha molti occhi. Sono grandi e liquidi, grigi e languidi, come quelli di un cerbiatto.
Strane creature sguazzano nell'acqua fredda. Osservano.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’acqua è fredda e ha molti occhi. Sono grandi e liquidi, grigi e languidi, come quelli di un cerbiatto.
Il fango è insanguinato.
E ti osservano dall’acqua.
La casa guarda il lago, appollaiata sulla collina. Lontano dall’acqua.
Emergono dal fango. Si acquattano nelle pozze. Sguazzano.
Osservano affiorando dall’acqua. Fredda, torbida.
La casa è cadente, il giardino è incolto, le erbacce s’insinuano tra le assi di legno. E c’è una stanza, una finestra.
E’ estate.
Il vetro è sempre appannato.
Hanno in mano dei rami di salice, nodosi, ottimi per fingere che siano spade.
Il vento è gelido. La nebbia aleggia sull’acqua, striscia su per la collina.
Un battito di lunghissime ciglia e occhi liquidi che scrutano. Girano la testa e guardano la casa sulla collina.
Risate argentine risuonano.
La finestra da’ sul lago.
L’erba arriva loro alle ginocchia. Mettono i piedi in una pozza, le scarpe di tela si bagnano. Ecco il lago. Le canne frusciano sospinte dalla tiepida brezza. Il cielo è in fiamme. L’acqua scintilla d’oro.
L’acqua è grigia. Non si muove quando loro si muovono. Li osserva e sa che loro ricambiano il suo sguardo, anche se non può vederli. Il bagliore della sigaretta nella foschia è come un faro rosso sospeso nell’aria.
Zampe sottili e nodose, un lieve scalpiccio nel fango.
<< Damon? >> chiama Ebenizer.
<< Eccomi >>. Rinsalda la presa sul ramo di salice mentre si fanno strada, sguazzando con le caviglie immerse nell’acqua bassa. Tiene il capo chino, gli occhi puntati sugli schizzi che si sollevano ad ogni passo.
<< Damon, guarda >>.

Un fulmine squarcia all’orizzonte il cielo livido, un tuono echeggia in lontananza.
Getta la sigaretta al suolo, nella terra, e la schiaccia. Si allontana dalla staccionata facendola scricchiolare.
La macchina è parcheggiata in strada, fuori dallo steccato.
C’è un cavallo, le zampe sottili e nodose immerse nell’acqua. Bianco. Ha occhi grandi e liquidi, ciglia lunghissime.
<< Che bello >>.

Lontano dall’acqua.
<< Chissà com’è arrivato fin qui? >>
<< Forse è scappato >>.
<< Facciamo piano, magari si lascia avvicinare >>.
Damon ed Ebenizer si muovono con cautela. Abbandonano i rami a terra. Il cavallo non si muove mentre i bambini gli vanno incontro, li osserva da sotto le lunghe ciglia. Ha strani occhi lucidi.

Apre la portiera dell’auto con la mano sinistra.
E’ da anni che non usa più la destra.
Li aspetta.
Sale, si siede al posto di guida. Il freddo gela le ossa.
<< Aiutami a salire, Damon >> Damon gli da’ una lieve spinta e con un balzo Ebenezer è già in groppa al cavallo. Guarda in basso, verso Damon, e sorride. Ha due fossette sulle guance.
Mette in moto. Il motore parte con un gemito, il sedile inizia a tremare.
Riesce ad udire il loro gocciolio.
<< Ehi, bello >>. Damon affonda la mano destra nella criniera del cavallo. E’ morbida come seta, calda.
Ogni respiro è gelido, si trasforma in nebbia davanti agli occhi.
Il manto del cavallo è così liscio e tiepido.
<< Ma che bravo >>.
I bambini lo accarezzano, giocano con lui.
<< Guarda: come i cowboy, Damon! >> Ebenezer si sdraia sulla groppa del cavallo, gli circonda il collo con le braccia e fa finta di dormire.
Damon ride. Continua ad accarezzare il cavallo con la mano destra.

Con mano tremante ripiega la manica del giubbotto, una, due, tre volte.
E poi il cavallo inizia a scomparire.
Non c’è niente.
Il cavallo inizia a sciogliersi.
Solo un moncone.
Come cera che ribollisce. Il cavallo volta la testa. La bocca si spalanca, si squaglia. Il manto bianco diventa fango, si ritira su un muso scheletrico e senza labbra, dalle gengive sanguinolente spuntano zanne ricurve.
<< Damon! >>
Gli occhi dei bambini si riempiono di lacrime.
<< Aiuto! >>
Damon tira con tutte le sue forze, ma il suo braccio è sprofondato nel collo del cavallo fino al gomito. Ebenezer urla, cerca di scendere, ma è invischiato nel fango.

E’ strano, ma ha sempre l’impressione che l’altro pezzo del suo braccio sia ancora lì, e sente freddo, come se fosse immerso nell’acqua gelida.
Il cavallo inizia a muoversi. Protende la lunga zampa scheletrica. Ghermisce il terreno con le dita palmate, si trascina verso l’acqua alta.
Le sue ossa devono essere ancora sul fondo del lago.
<< Damon! Damon, aiutami! >>
<< Ebenezer! >>
Grida terrorizzate, rauche.
Il cavallo incurva il collo, si protende verso l’acqua, pronto ad immergersi.
Damon infila la mano libera nella tasca dei calzoncini. Ne estrae il coltellino.

Molte ossa nel fango, nell’acqua gelida. Spolpate e ammucchiate.
Fa male.
Fa più male di qualsiasi cosa.
Più male di quella volta che si è bruciato un dito, più male di quella volta che si è rotto la caviglia e più male di quella volta che gli hanno dato un pugno.
Il sangue cola copioso.
Damon urla con tutto il fiato che ha in gola.

Il fango è insanguinato.
Il fango è insanguinato.
Abbassa di nuovo la manica del giubbotto.
Il cavallo spalanca le fauci ed emette un sibilo roco. Sprofonda nell’acqua.
Appoggia la mano pallida sul volante.
Fa freddo. E’ tutto lontano, confuso. Le lacrime sul volto di Ebenizer sono scomparse, divorate dall’acqua. Lo guarda.
Ad un tratto Damon è libero. Il sangue si spande tutt’intorno in morbide volute, simile a fumo scarlatto.
Galleggia, sospinto verso la superficie, si allontana da Ebenizer.
Continua a guardarlo mentre il cavallo lo trascina sul fondo.

L’acqua è torbida.
Damon parte e si allontana, il lago è alle sue spalle.
Perduto nell’acqua buia.
Lunghissime ciglia battono in silenzio.
  
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