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Autore: ElderClaud    13/12/2011    3 recensioni
“No! Sei tu che non capisci! – il giovane aiutante agitò le braccia con più nervosismo in direzione del tavolo, finendo col far diventare la propria voce ancor più stridula di prima – questa è una colomba pasquale! Avevi detto che ti era avanzato un panettone in magazzino e...”
“Ho detto che forse mi era avanzato un panettone italiano in magazzino da qualche parte, e scusami tanto non aspettarti chissà cosa da un take away greco”
[Ichigo & Ginjou] partecipa alla "gift boxes challenge" indetta da Fanworld
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Dove Christmas
Autore: medesima sottoscritta
Fandom: Bleach
Personaggi/Coppia: Ichigo Kurosaki, Ginjou Kuugo, Grimmjow Jaggerjack
Rating: giallo, + 13
Conteggio parole: 1717
Avvertimenti: AU, oneshot, spoiler!, introspettivo, generale.
Note: non sono sicura che il personaggio di Kuugo Ginjou sia spoiler ma per sicurezza lo lascio come tale (edit, ho scoperto che il volume 49 di Bleach è da poco uscito XD). Per il resto questa oneshot fa parte del mio universo alternativo in Bleach ossia “raining stones”. Una semplice slice of life dove presento il personaggio di Ginjou in poche battute e in una veste a mio avviso poco convenzionale. Per il resto aggiungo che la storia partecipa alla “gift boxes challenge” indetta da Fanworld con il prompt: Panettone, “questa è una colomba pasquale”

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La sigaretta si muoveva ad ogni gesto della mano che la impugnava quasi come se stesse partecipando attivamente ad una scena teatrale.
E quella mano che la impugnava si muoveva come a spiegare – con gesti rapidi e un po' pigri – la propria visione dei fatti a chi le stava accanto.
La mano apparteneva a Kuugo Ginjou, e l'interlocutore con cui stava parlando era niente meno che Ichigo Kurosaki.
L'ambiente era il retro di un negozio che il giovane universitario dai capelli ramati conosceva bene, dato che svolgeva il suo lavoro part-time come addetto alle consegne proprio in quell'esercizio commerciale, e il fulcro della loro discussione era sopra un tavolo imbandito di scartoffie varie e di un vecchio computer acceso.
“Beh dai, guarda il lato positivo della faccenda! È nuovo”
“Ginjou...”
“E poi sicuramente è ancora buono, nessuno l'ha mai aperto!”
Ginjou!”
con un tono più seccato del solito – quantomeno in quella loro discussione abbastanza animata nonostante l'espressione annoiata del gestore del locale – Ichigo sbottò con irritazione il nome del suo nuovo capo di lavoro che prontamente gli rivolse una occhiata ancor più annoiata. Tirando su quella sigaretta ormai troppo stropicciata dalle sue rudi dita, l'uomo fissò con sarcasmo misto a noia il suo giovane garzone.
“Sei palloso...”
“No! Sei tu che non capisci! – il giovane aiutante agitò le braccia con più nervosismo in direzione del tavolo, finendo col far diventare la propria voce ancor più stridula di prima – questa è una colomba pasquale! Avevi detto che ti era avanzato un panettone in magazzino e...”
“Ho detto che forse mi era avanzato un panettone italiano in magazzino da qualche parte, e scusami tanto non aspettarti chissà cosa da un take away greco”
Ginjou Kuugo era di nazionalità mista. Di madre greca e di padre giapponese, aveva speso buona parte della sua vita nel vecchio continente prima di approdare in quella piccola cittadina per aprire un locale etnico che forniva i pasti veloci più in voga della Grecia.
Da quello che lo stesso Kurosaki aveva capito, per arrotondare le vendite il suo capo vendeva spesso prodotti tipici delle festività come panettoni e colombe pasquali.
Dato che lavorava li da soli tre mesi – e di conseguenza ancora non conosceva bene Ginjou e manco alla fine gliene importava tanto – si era ricordato di quel particolare e aveva provato a chiedere al gestore – nonché proprietario – se poteva tenergli da parte un panettone prima delle feste.
Addirittura, Kuggo aveva assicurato che in magazzino gli era rimasto qualcosa – perchè di norma i dolci particolari come quelli natalizi li vendeva tutti quasi subito e nei supermercati non erano facili da trovare – dando così una falsa speranza al giovanotto di poter assaggiare qualcosa di unico.
Per ovvie ragioni la sua sorpresa nel trovarsi davanti la confezione di una colomba pasquale anziché un tanto agognato panettone fu pessima, sensazione poi accentuata ancora di più dal fatto che il giovanotto aveva appena finito il suo turno di lavoro ed era stanco morto.
Pertanto, sbuffando ancora una volta sopprimendo un ringhio, Ichigo prese in mano la scatola osservandola più nel dettaglio cercando di farsene una ragione. E cercare di capire come cavolo fare per riciclarla senza che nessuno di sua conoscenza iniziasse a protestare.
Rigirandosela più e più volte tra le mani, osservando attentamente ogni scritta e persino la lista degli ingredienti, alla fine i suoi occhi non poterono non indirizzarsi su di un peculiare dettaglio.
“Ginjou – sbuffò per l'ennesima volta Ichigo, ora con un tic nervoso all'occhio sinistro – questa roba è scaduta da più di un anno!”
fu quasi sul punto di lanciargliela addosso se non che, per ovvie ragioni, sapeva dentro il proprio io che ciò sarebbe stato del tutto inutile e superfluo. E non era a fare a cazzotti che le cose si risolvevano. Quantomeno, non se era lui ad iniziare un probabile pestaggio.
Ichigo Kurosaki era fatto così: non cercava mai la rissa a meno che non era lei a cercare lui per i più svariati motivi.
Tuttavia il suo tono fin troppo acido attirò l'attenzione del proprietario del negozio, che lesto quanto veloce nel finire di fumare quella sigaretta malandata, volle controllare di persona le parole del proprio garzone.
“Ah, ma dai... Senti, a questo punto potresti anche... Che so... Ehi! Non guardarmi così, ok ragazzino?! Dicevo, perchè non la regali a uno che ti sta antipatico?”
a quel punto l'espressione del giovane universitario mutò radicalmente in una faccia ben più sconvolta. Il modo in cui Kuugo aveva pronunciato quelle parole – come se non conoscesse affatto la persona che aveva accanto – lo lasciarono per un breve momento in un silenzio più puro.
“Non ho persone che mi stanno sul cazzo, Ginjou...”
fu l'istinto a portarlo a dire quelle parole con sguardo fermo, quasi severo, nel mentre che scrutava attentamente il proprio capo di lavoro.
Gli occhi nocciola del ragazzo si scontrarono in un altro muto silenzio ghiacciato con quelli scuri dell'uomo greco che ora, quasi in contemporanea con il proprio operaio, aveva mutato espressione facendosi da ebete a furba in una maniera a dir poco inquietante.
Ginjou alle volte poteva essere anche definito così. Perchè tra battute stupide e superficiali, tirava fuori quel lato ambiguo e spaventoso che portava il giovane Kurosaki a rabbrividire controvoglia.
Perchè quel suo sorriso appena accennato, tanto malizioso quanto beffardo, sembrava essere quello di uno che ti leggeva dentro l'animo e di te capiva proprio tutto.
“Oh, ma davvero Ichigo?” iniziò quello spegnendo la sigaretta ormai consumata del tutto su di un posacenere di plastica sopra una pila di scartoffie “starno, mi sembrava che la settimana scorsa tu fossi molto incazzato con una certa persona...”
Non è che avesse torto, ma Ichigo non aveva esternato molto di ciò che gli era successo la settimana scorsa perchè in fin dei conti non era da lui parlare dei propri affari al primo che passava.
A sentirlo parlare, sembrava che Ginjou sapesse che da circa una settimana Ichigo era stato rilasciato dal distretto di polizia del quartiere – più precisamente in soggiorno dentro una cella nel seminterrato – dopo la sua ennesima lite con un certo Grimmjow – che misteriosamente faceva pure il poliziotto ma che, guarda un po', finiva in galera spesso e volentieri – sfociata in una violenta lite più feroce del solito.
Un episodio piuttosto seccante per il ragazzo dalla capigliatura vistosamente ramata, tanto da lasciarlo momentaneamente interdetto nel notare come Kuugo in qualche modo sapesse. Magari – quasi sicuramente – aveva sentito le chiacchiere dei poliziotti suoi clienti e quindi aveva fatto un rapido calcolo. Ma ciò rimaneva comunque seccante per il giovane garzone, perchè in fin dei conti quell'uomo aveva schifosamente ragione.
Le sue antipatie Ichigo ce le aveva eccome, ma volendo continuare a illudersi di vivere una vita senza troppa acredine, preferiva non affrontarli mai finendo poi col farsi del sangue cattivo per il troppo rancore represso.

Per questo, mordendosi il labbro inferiore dall'interno, prese con se la scatola contenente una colomba pasquale scaduta decidendo di andarsene in silenzio sotto lo sguardo soddisfatto di un datore di lavoro che lo seguì fino alla sua uscita.

[…]

Grimmjow Jaggerjack non si aspettava chissà quali regali per il Natale.
In realtà lui del Natale manco fregava nulla alla fin dei conti. Aveva smesso di credere a quelle cose già da bambino e oltretutto era una festività talmente distrutta dall'immagine commerciale conferitagli che aveva perso nel tempo qualunque vero significato, e per di più non si aspettava nessun regalo in particolare. Se non magari dalla propria donna.
Tra le altre cose la sua Orihime avrebbe festeggiato il Natale con il fratello – alias Sora l'iperprotettivo – piuttosto lontano da dove si trovava lui ora, dall'altra parte della città, e per giunta era impossibilitato anche solo a farle una telefonata. Causa lavoro, un divorzio del cazzo e altre simpatiche stranezze, non gli era facile comunicare con quella che lui categoricamente si rifiutava di chiamare ex moglie.
Tuttavia per quella sera aveva trovato una strana sorpresa ad attenderlo all'entrata del suo appartamento. Proprio sopra lo zerbino dalle setole ormai consumate, qualcuno ci aveva posato su un pacco avvolto in una carta regalo e con su sopra scritto unicamente due parole chiave.
Per Grimmjow”
il mittente gli era ignoto, non vi erano altri indizi se non che il bigliettino applicato con il nastro adesivo sul pacco era fatto con una macchina da scrivere. Ma ad una rapida occhiata quell'oggetto non sembrava essere pericoloso e non aveva strane deformazioni che lo portassero a farlo sembrare un oggetto pericoloso.
In un primo momento il suo pensiero andò ad Inoue e magari ad un suo timido gesto di riconciliazione. Poteva anche essere ma la sua donna era solita lasciarti bigliettini un po' più premurosi di due parole non scritte a mano.
Comunque fosse per davvero la faccenda, lo scapestrato poliziotto non aveva decisamente voglia di pensarci troppo, e portato il pacco in casa con ancora un velato sospetto, si dimostrò essere una sorpresa fin troppo strana.
Per Natale sapeva che uno dei dolci più in voga era il panettone italiano. Di norma invece la colomba – esattamente quella che si ritrovò a scartare sul tavolo della cucina – si serviva durante i pranzi pasquali e non natalizi.
Ad ogni modo, chi o chi non fosse stato a regalargli quel dolce non aveva poi più molta importanza. Stanco dopo una impegnativa giornata di lavoro, per Grimmjow non ci fu niente di meglio da fare che gustarsi quel dolce in santa pace seduti comodamente sul divano guardandosi la televisione fino ad ora tarda. Rilassarsi in una meritata serata vuota di problemi accontentandosi di una sorpresa che sapeva di apprezzato mistero.
Ignorando chi fosse stato il gentile donatore di tale dolce un po' stopposo e dall'uvetta acida, ed ignorando soprattutto perchè gli fosse stato dato un simile pacco.

E oltretutto, mentre si gustava una grossa fetta di colomba con fare quasi spensierato, poco gli importava se l'indomani si sarebbe presentato all'ospedale più vicino a casa sua con una gran brutta intossicazione alimentare. Lui per il momento era davvero, stranamente, felice di aver ricevuto un regalo – uno dei pochi tra l'altro – nella sua tanto difficoltosa vita da sbirro.

   
 
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