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Autore: telesette    14/12/2011    2 recensioni
Sua Maestà la regina, vittima di un qualche intrigo di corte, è stata avvelenata. L'unico medico probabilmente in grado di salvarla è un uomo di nome Dajenau, di cui si sono perse le tracce anni addietro. D'Artagnan e i moschettieri devono dunque trovare quest'uomo, ovunque esso sia, e non hanno molto tempo a disposizione...
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Re Luigi XIII, Regina Anna, Sorpresa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Come Luigi XIII irruppe furibondo nelle stanze della regina, i medici lì presenti impallidirono per lo stupore. Il cardinale pareva l’unico a non essere sorpreso, era comprensibile che il cattivo stato di salute della regina avesse gettato il sovrano nello sconforto, tuttavia trovava inaccettabile il suo comportamento. Quando il re spalancò le porte senza nemmeno farsi annunciare, Sua Eminenza aveva appena dato ordine a dei servitori di allontanare immediatamente la povera Constance, così da permettere ai dottori di fare il loro lavoro, ma l’arrivo improvviso del sovrano aveva gettato tutti nella più totale confusione.

- Cardinale Richelieu - esclamò il re a denti stretti. - Che cosa state facendo?
- Vostra Maestà - rispose il cardinale gelido, accennando un inchino. - Mi sono premurato di riunire qui i migliori medici di Francia, nell’interesse di Sua Maestà la regina ovviamente, ma la sua dama di compagnia sembra alquanto isterica al momento e mi stavo appunto accingendo ad allontanarla…
- L’unico che deve allontanarsi da qui siete soltanto voi - puntualizzò il re, senza mezzi termini.

Richelieu inarcò il sopracciglio infastidito ma, invece di reagire a quella mancanza di rispetto, si limitò a cercare di convincere Sua Maestà delle sue buone intenzioni.

- Maestà, rendetevi conto che la regina è gravemente ammalata: questi signori sono stati appunto incaricati di prestarle tutte le cure possibili e…

Senza neanche ascoltarlo, Luigi attraversò la stanza e si fermò accanto al letto della moglie. Costei era sdraiata supina, col volto pallido e ansimante, e uno dei medici le aveva appena scoperto il braccio per applicarle un salasso.

- Che cosa significa questo? - domandò dunque il sovrano, ormai sul punto di esplodere.
- Si tratta solo di un salasso curativo, Vostra Maestà - rispose il medico, cercando di giustificarsi. - Per espellere i succhi maligni, è necessario che…
- Andatevene - ordinò il re, con un tono che non ammetteva repliche. - Uscite di qui immediatamente, via!
- Ma, Vostra Maestà…
- Via, ho detto!

Spaventati e offesi dall’atteggiamento del sovrano, i medici uscirono dalla stanza senza fiatare. Il cardinale invece rimase immobile come se niente fosse ma, non appena il re gli si rivolse esplicitamente, capì che non era il caso di insistere oltre.

- Ascoltatemi bene, Richelieu - esclamò dunque il re. - Se dovessi vedere di nuovo uno solo di quei ciarlatani qui dentro, vi riterrò personalmente responsabile delle conseguenze… Sono stato chiaro?
- Chiarissimo, Vostra Maestà - rispose il cardinale con voce atona.
- Penso sia inutile aggiungere che vi proibisco di interessarvi oltre della salute di mia moglie, non voglio e non intendo discutere sulla questione!
- Capisco perfettamente, con permesso!

Facendo mostra di un autocontrollo incredibile ( o della più totale indifferenza ), Richelieu si congedò senza battere ciglio. Non appena fu uscito dalla stanza, Constance si avvicinò al re, incapace di contenere oltre la sua agitazione.

- Ho cercato di fermarli, Maestà - spiegò la giovane preoccupata. - Sono giorni che la regina non si alza dal letto, è così debole che non riesce nemmeno a mangiare, e loro volevano applicarle addirittura un salasso…

La regina emise un debole sussulto, sollevando appena le palpebre, e chinò la testa verso il consorte al suo fianco. Luigi le prese la mano tra le proprie, accarezzandola dolcemente, e le rivolse uno sguardo angosciato.

- Luigi… - mormorò la donna con un filo di voce.
- Va tutto bene, amore mio - provò a rassicurarla il re. - Cerca di riposare adesso!

Sulle prime Anna si sforzò di sorridere ma, a causa del suo malore, finì nuovamente per perdere conoscenza.

- Povera Maestà - gemette Constance con le lacrime agli occhi.

Il re socchiuse gli occhi e chinò il capo. Anche il re di Francia era del tutto impotente, davanti a quella difficile situazione, e l’unica cosa che poteva fare per la sua adorata moglie era restarle accanto e tenerle la mano in silenzio. Da giorni ormai la regina Anna era caduta preda di una misteriosa malattia e, dal momento che nessuno sembrava in grado di curarla, le sue condizioni si erano aggravate nel giro di una settimana. Nel vedere colei che amava in quel terribile stato di debolezza, il cuore di Luigi soffriva più di chiunque altro: la carnagione della donna aveva assunto un colorito cereo, il viso tirato e le guance infossate, il male la stava uccidendo lentamente… Fu davanti a quell’immagine pietosa che Luigi si rese conto della gravità della situazione.

- Constance, ti prego - esclamò ad un tratto il sovrano. - Va subito ad avvertire il capitano De Tréville e il suo medico personale, di’ loro che li voglio qui al più presto possibile!
- Vostra Maestà, siete sicuro?
- Non permetterò a quei macellai di avvicinarsi ancora a mia moglie: voglio che sia un vero medico a visitarla, per favore, fa come ti ho detto!

Constance obbedì senza discutere. Luigi accostò la mano di Anna alle labbra e la sfiorò dolcemente, rivolgendo una muta preghiera all’Onnipotente.

 

***

 

Il dottore visitò la regina per più di un quarto d’ora, senza dire una parola. Aldilà della tenda che separava il letto dal resto della stanza, il re e il capitano De Tréville assieme a Constance attendevano con ansia. I minuti scorrevano così lenti che perfino l’orologio sembrava fermo e, anche se nessuno aveva il coraggio di esprimerli a voce alta, non ci voleva molto per indovinare i loro pensieri. Il medico personale di De Tréville era un uomo che sapeva il fatto suo ( certamente molto più degli incapaci al soldo di Richelieu ) ma, per quanto esperto di medicina, non era certo in grado di fare miracoli; eppure era a lui che Luigi XIII si affidava adesso. Ad un tratto il dottore scostò appena l’enorme drappo rosso e si unì al gruppetto, con un’espressione mesta dipinta in volto.

- Allora, dottore - domandò il re. - Avete capito di che si tratta?
- La situazione è grave - spiegò il medico, sospirando fortemente. - Data la respirazione affannosa, per un attimo avevo pensato a qualcosa di fisico ma…
- “Ma” cosa?

Il dottore sollevò lo sguardo, aggiustandosi gli occhiali sul volto e rivolgendo ai presenti un’occhiata molto seria.

- Esaminando attentamente le pupille e la lingua di Sua Maestà la regina, posso affermare che sono presenti tutti i sintomi di una gravissima intossicazione!
- Ma… come…
- Posso solo fare una supposizione ma, per quanto sia difficile da dimostrare, vi assicuro che è l’unica spiegazione possibile!
- Per l’amor di Dio, dottore, parlate!
- La regina è stata avvelenata - disse dunque il medico, lasciando tutti di stucco. - Su questo non c’è il minimo dubbio: la sostanza che ha ridotto Sua Maestà in quelle condizioni è frutto di una somministrazione costante e prolungata che ha compromesso tutte le sue difese; al momento sono state attaccate le vie respiratorie ma, se è come temo, presto sarà troppo tardi per intervenire!

Il re e gli altri erano a dir poco sconvolti. Possibile che qualcuno a corte odiasse tanto Sua Maestà la regina, al punto da architettare un piano così diabolico? Luigi si sentiva terribilmente responsabile: per tanto tempo aveva chiuso gli occhi, senza considerare i nemici che affollavano la reggia, e temeva dunque di aver involontariamente concesso loro di mettere in atto questa orribile macchinazione. Non riusciva a credere che stesse accadendo veramente, la sua amatissima Anna avvelenata… Ovviamente bisognava venire a capo di questa faccenda ma, al momento, la cosa più importante era salvare la vita della sua consorte.

- La prego, dottore - esclamò il re, cercando di controllarsi. - La prego, faccia tutto ciò che è necessario per salvarla!
- Credetemi, Maestà - rispose il medico, scuotendo la testa. - Se fosse in mio potere, vi assicuro che non perderei tempo… Purtroppo la mia conoscenza in materia è assai limitata; ho riconosciuto i sintomi, perché ho visto casi simili in passato, ma non saprei da che parte cominciare per contrastare gli effetti del veleno!
- Ma conoscerete pure qualcuno - intervenne dunque De Tréville. 
- In Francia, intendete? No, mi dispiace: da quando il cardinale Richelieu in persona ha dichiarato abominevoli gli studi sulla tossicologia, temo che non esistano medici in grado di occuparsi di un caso di avvelenamento così esteso, come quello di Sua Maestà la regina appunto!
- Quel vecchio imbecille - imprecò De Tréville. - Capacissimo di condannare l’intera Francia alla minaccia di un’epidemia, con tutte le sue farneticazioni sull’anticristo… Eppure dev’esserci una soluzione!

Il dottore si grattò la fronte pensieroso.

- E’ solo una possibilità ma, se il medico che operava nella guarnigione sul confine nord della Francia fosse ancora vivo, forse…
- Vi riferite a Dajenau, per caso? - domandò De Tréville.
- Proprio lui, anche se ormai sono anni che non ho più sue notizie… All’epoca era tra i migliori nel trattare casi del genere, per non dire il migliore, suppongo ve ne ricordiate!
- Altroché - sospirò il capitano dei moschettieri. - Otto o nove anni fa fu proprio lui a salvarmi, quando rischiai di rimanere vittima di un’omicidio: l’assassino aveva intinto la sua lama nel veleno, per essere sicuro del risultato, ed è stato solo grazie all’abilità di quell’uomo che sono riuscito a sopravvivere!
- E dove si trova questo dottor Dajenau, adesso? - domandò il re ansioso.
- Difficile a dirsi - ammise l’altro. - A causa dell’editto di Sua Eminenza, Dajenau rischiò seriamente di essere arrestato; naturalmente riuscimmo a farlo fuggire ma, da allora, entrambi non ne abbiamo più saputo nulla!
- Capisco - osservò il re. - E tuttavia quest’uomo potrebbe essere l’unica possibilità rimasta di salvare Anna!
- Il problema è il tempo, Vostra Maestà - sottolineò il dottore gravemente. - Anche mettendoci alla ricerca di Dajenau, ammesso che sia ancora vivo, potrebbero volerci molti giorni e… Anche se mi rincresce dirvelo, dubito che la regina riuscirà a sopravvivere ancora a lungo!

In quel momento, con uno sforzo notevole, la regina chiamò a sé Constance. Subito la fanciulla si fece avanti per confortarla ma, per quanto bene le volesse, non c’era molto che potesse fare per lei. Luigi XIII si sentiva così inutile, di fronte alla triste realtà, ma non riusciva ad accettare di veder morire sua moglie senza nemmeno tentare di salvarla.

- De Tréville - esclamò.
- Comandi, Maestà!
- Fate radunare subito i tre moschettieri: Athos, Porthos e Aramis… Spiegate loro la situazione e ditegli di mettersi immediatamente alla ricerca di questo dottor Dajenau!
- Certo, Maestà, darò l’ordine immediatamente!

De Tréville si inchinò ma, proprio mentre stava per uscire, il re aggiunse anche un’altra cosa.

- Dite al giovane D’Artagnan che voglio vederlo immediatamente!
- D’Artagnan - ripeté De Tréville. - Volete che prenda parte anche lui a questa missione?

Il re annuì.

- Istruitelo voi sull’incarico, se preferite, ma ditegli anche che ho bisogno di conferire con lui di persona!

 

***

 

Poco dopo D’Artagnan si ritrovò innanzi al cospetto di Sua Maestà, nell’ufficio di quest’ultimo, ansioso di sapere il motivo della sua convocazione.

- Moschettiere D’Artagnan, ai vostri ordini - disse subito il giovane, salutando il re con il dovuto rispetto.

Sua Maestà Luigi XIII era in piedi davanti alla finestra. Da principio sembrava non essersi accorto della sua presenza ma, senza perdere tempo, fece segno a D’Artagnan di avvicinarsi.

- Il capitano De Tréville vi ha già messo al corrente?
- Sì, Vostra Maestà - rispose il giovane.
- D’Artagnan, come avrete capito, non si tratta di una missione facile: il dottor Dajenau potrebbe essere disperso ovunque, forse non è nemmeno più in Francia, ma il vostro compito è quello di trovarlo e condurlo qui nel più breve tempo possibile!
- Certo, Vostra Maestà, mi rendo conto!

Prima che il guascone potesse chiedere il permesso di congedarsi e raggiungere i suoi compagni, il re lo afferrò per le spalle e lo guardò dritto negli occhi.

- Ma… Maestà - mormorò il giovane stupito.
- D’Artagnan, voglio un giuramento da voi - esclamò il re. - Non ho dubbi sulla vostra lealtà, ne ho avuto ampia dimostrazione in passato… Quello che vi chiedo adesso è di promettermi che farete di tutto, anche l’impossibile, per trovare Dajenau e portarlo a palazzo!

D’Artagnan era sorpreso dal tono di Sua Maestà. Più che un ordine, la sua sembrava veramente la richiesta accorata di un uomo affranto che riponeva in lui tutte le sue speranze. Il giovane moschettiere avvertì quasi un fitto nodo alla gola, nell’osservare lo sguardo pieno di supplica del sovrano, tanto che non sapeva assolutamente cosa rispondere.

- Vi prego, D’Artagnan - disse ancora il re. - Giuratemi che farete qualunque cosa, qualunque cosa pur di riuscire nella vostra impresa, è questo che voglio sentirvi dire prima che voi partiate!

Ora D’Artagnan riusciva a comprendere fin troppo bene ciò che Sua Maestà stava provando in quel momento. Quando tempo addietro Constance cadde vittima della trappola di Milady, lottando per giorni tra la vita e la morte, il giovane moschettiere era distrutto all’idea di perderla per sempre. Ora la regina Anna stava attraversando un momento molto simile, vittima di un complotto ancora da chiarire, e il re suo marito desiderava salvarla più di ogni altra cosa al mondo. Non si trattava solo di adempiere al suo dovere di moschettiere, questo D’Artagnan lo sapeva, e certamente avrebbe fatto tutto quanto in suo potere per soddisfare la richiesta del sovrano.

- Ve lo prometto, Maestà - rispose il giovane deciso. - Lo giuro su quello che ho di più caro, oltre che sul mio onore, vi prometto che farò anche l’impossibile per Sua Maestà la regina!

Il re parve sollevato.

- Grazie, D’Artagnan - esclamò infine. - So bene di poter contare su di voi e sui vostri amici moschettieri, ma la vita di mia moglie dipende dalla vostra missione… Avevo bisogno di sentirvelo dire, spero possiate comprendere!

D’Artagnan sorrise.

- Non temete, siamo in molti a desiderare il bene di Sua Maestà la regina: voi, il capitano De Tréville, i moschettieri, la mia fidanzata Constance… Ed è anche un mio desiderio, dunque!
- Le vostre parole mi confortano, D’Artagnan - mormorò il re commosso.
- Abbiate fede, Maestà - concluse D’Artagnan, sicuro di sé. - Torneremo qui col dottor Dajenau quanto prima, ve lo assicuro!

Così dicendo, D’Artagnan si congedò immediatamente. Luigi XIII lo vide allontanarsi dalla finestra al galoppo, assieme ai suoi tre coraggiosi compagni, e dentro di lui non poté fare a meno di sperare ed augurarsi che la loro missione andasse a buon fine. Quella che D’Artagnan si accingeva a compiere infatti era una vera e propria corsa contro il tempo.

 

( continua col prossimo capitolo )

   
 
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