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Autore: Aurora_Boreale    14/12/2011    8 recensioni
Hanamichi si trova nel centro di riabilitazione per recuperare l’infortunio alla schiena. Lì avrà modo di riflettere sulle sue emozioni più profonde, arrivando ad accettare una parte di sé fino ad allora ignorata.
Dal capitolo: " ‘E io?’, pensi scoraggiato; ‘Cosa sono per Rukawa?’.
Ti mordi un labbro appena comprendi che, per quanto tu abbia sempre sbraitato contro Kaede di essere il suo rivale numero uno, lui non ti abbia mai considerato in quel modo." [RuHanaRu]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non sono miei, ma di T. Inoue. La storia non è scritta a scopo di lucro.
Avevo iniziato a scrivere questa fic per lo Slam Dunk Contest indetto da Babysonfire, ma purtroppo, essendomi iscritta piuttosto tardi e a causa della mia nota lentezza^^”, non sono riuscita a consegnare la storia in tempo. Dato che comunque ci avevo messo un certo impegno e mi dispiaceva lasciarla lì nel computer a languire, mi sono affrettata a finirla in tempi relativamente brevi per proporvela. Spero vi piaccia.


EDIT: Questa storia partecipa al 'Random contest' indetto da Fabi_Fabi sul forum di Efp


Autore: Aurora_Boreale

Titolo: Fobos [la divinizzazione della paura nella mitologia greca]
Fandom: Slam Dunk

Lunghezza: 6.280 parole
Prompt: Paura e Spiaggia quelli scelti da me

La citazione è sotto al titolo (https://it.wikiquote.org/wiki/Sogno)

L'immagine è questa (http://www.everystockphoto.com/photo.php?imageId=22155)
Personaggi principali: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Akira Sendoh
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo
Rating: Arancione
Introduzione: Hanamichi si trova nel centro di riabilitazione per recuperare l’infortunio alla schiena. Lì avrà modo di riflettere sulle sue emozioni più profonde, arrivando ad accettare una parte di sé fino ad allora ignorata.
Note: Fanfic scritta in seconda persona, dove la Paura di Hanamichi prende la parola e racconta tutto quello che 'vede' e percepisce. Le cinque piccole one shot sono concatenate tra loro e, per tale motivo, sono suddivise in atti, proprio come una piece teatrale. Questo è un esperimento, dal momento che non ho mai scritto in seconda persona. Spero che il risultato non sia disastroso; so di aver rischiato molto mettendo lo scritto in questo modo, ma mi piace provare cose nuove, altrimenti non potrò mai cercare di migliorarmi. 
Buona lettura.






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Fobos


I sogni son desideri di felicità

Nel sonno non hai pensieri

Li esprimi con sincerità

Se hai fede chissà che un giorno

La sorte non ti arriderà

Tu sogna e spera fermamente

Dimentica il presente

E il sogno realtà diverrà!

Cenerentola



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Atto primo: Corsa


Te ne stai seduto sulla spiaggia a rimirare le onde infrangersi sul bagnasciuga. Il mare è calmo, di un lieve azzurro, specchio di un cielo sereno. L’aria mattutina è fresca e ti accarezza la pelle, scompigliandoti le corte ciocche rossicce. Tra le mani, lisa dalle ripetute riletture, tieni la lettera che Haruko Akagi ti ha mandato pochi giorni fa e che ti aveva reso tanto felice. Da quando ti è arrivata la missiva, l’hai tenuta sempre con te, come un prezioso talismano.
La riabilitazione è lenta e difficile e il dolore è una costante che mai ti abbandona. Pian piano la tua fiducia si è attenuata, soffocata da mille preoccupazioni. Non è nel tuo carattere lasciarti abbattere tanto facilmente, ma il dubbio costante che non potrai più giocare a basket, lo sport che ti è entrato nel cuore, ti annienta.
E io, grazie ai tuoi sentimenti offuscati dall’ansia, prospero.
Sospiri, affranto e triste, mentre osservi l’orizzonte sconfinato. Guardi la sabbia che costeggia il litorale e pensi a quanto ti piacerebbe metterti a correre inseguendo il vento; correre libero e felice, come avresti di sicuro fatto prima del tuo infortunio.
Scuoti la testa quando il desiderio di alzarti e farlo ugualmente si fa tanto impellente nel tuo animo da mettere da parte ogni turbamento. Una fitta dolorosa alla schiena ti ricorda che non devi fare movimenti bruschi e improvvisi. Una smorfia da bambino insofferente ti scappa in automatico: odi dover stare così guardingo e attento. L’immobilità non fa per te; allo stesso tempo, l’idea che il tuo corpo non recupererà mai del tutto ti angoscia.
Ti porti una mano a livello del coccige, massaggiando con lievi movimenti rotatori la zona dolorante. Il tuo viso, di solito illuminato da un’espressione ilare, è greve e assorto, e io, la tua Paura, mi espando nel tuo animo come una macchia d'inchiostro, inghiottendo tutte le tue speranze.
Proprio in quel momento, mentre ti stai toccando la schiena, lo vedi. Kaede Rukawa sta facendo quello che hai appena agognato fare: corre. Lo guardi e non puoi fare a meno di invidiarlo; non sai cosa daresti pur di poter essere al posto suo. I tuoi occhi, espressivi e sinceri, non si schiodano da lui, attratti come una calamita. Osservi il suo incedere costante; la sua corsa sembra quasi una danza tanta è la grazia con cui si muove. Il suo fisico snello e allenato procede con una scioltezza invidiabile; il viso è imperlato di sudore, mentre la sua folta chioma viene scompigliata dalla leggera brezza mattutina.
Appena ti è di fronte, ruota un attimo il volto per lanciarti un’occhiata delle sue, così penetranti che, ogni volta che succede, ti si rimescola qualcosa nello stomaco, facendoti al contempo provare un senso di vertigine improvviso. Deglutisci, cercando di rimanere padrone di te stesso. Il tuo cuore, però, è guidato da una volontà tutta sua e lo senti battere forte. Oh, pompa sangue a un tale ritmo che temi possa sentirlo anche il tuo compagno di squadra, il quale ha rallentato la sua andatura per poter continuare a guardarti. A un tratto si blocca e, ripetendo un rituale ormai in uso tra voi da giorni, ti mostra in maniera fiera la sua maglietta della nazionale juniores, senza proferire verbo.
Digrigni i denti, accartocciando la lettera di Haruko; il tuo corpo dolorante è rigido per la tensione. Quella stupida Volpe, come sei solito chiamarlo, ti sta sfidando. Se solo riflettessi con maggiore attenzione, forse capiresti che il suo è un modo per farti reagire, per mantenere vivo il tuo desiderio di guarire.
Il tuo animo, appena lo vede, viene invaso da una tale risma di emozioni contrastanti che io, anche se per poco, retrocedo. Tra questo miscuglio di sensazioni vi è il germe di un nuovo sentimento che mi intimorisce e che, piano e in silenzio, sta crescendo. Naturalmente tu, ragazzo impulsivo e poco propenso a capire i tuoi turbamenti più profondi, non ci badi, ma io lo tengo d’occhio, perché non c’è niente di meglio dell’amore in grado di abbattermi.
Dopotutto, Hanamichi, io sono la tua Paura e prospero grazie alle tue emozioni negative.
«Rukawa, maledetto!» strepiti d’improvviso, il viso rosso d’indignazione e furore. «Non pavoneggiarti, che ti hanno preso solo perché il Genio qui presente è momentaneamente fuori gioco!»
Lui, sentendo quelle parole, stira le labbra in un leggero ghigno derisorio, poi si volta, riprendendo a correre. Tu non puoi fare altro che guardarlo e, per un folle momento, il tuo desiderio di essere al suo posto muta in un altro, non dissimile, ma con ben altro significato.
Serri gli occhi, mentre borbotti un impercettibile: «Non è vero.»
Ma io lo so cos’hai pensato quando hai visto quel ragazzo allontanarsi. Lo so che, per un istante, ti sarebbe piaciuto non tanto essere al posto suo, quanto piuttosto correre insieme a lui.
Non succederà mai, pensi mesto, continuando a osservare Kaede, sebbene egli sia già lontano, tanto da apparirti come una macchietta scura lungo il litorale, inseguito solo dal volo dei gabbiani.
«Aspettami, Volpe, che presto correrò anch’io.» Lo sussurri al vento, nella speranza che quel desiderio possa diventare presto realtà.



Atto secondo: Maschio


Ti svegli con il rumore della pioggia che picchietta contro il vetro della finestra. Socchiudi le palpebre, osservando intontito la stanza che occupi nel centro di riabilitazione: i pochi mobili che la compongono sono rischiarati dalla fievole luce del mattino. Inspiri alcune boccate d'aria, rigirandoti tra le coperte spiegazzate. Ti scappa un basso gemito appena la tua erezione mattutina viene schiacciata dal peso del tuo corpo; allora ti metti supino, facendo scivolare piano la mano verso il basso. Quasi con indolenza inizi ad accarezzarti, mentre lo scroscio della pioggia copre i tuoi primi gemiti di piacere. La tua mente si focalizza su Haruko Akagi, la ragazza a cui vuoi un bene immenso. Dall’inizio della scuola lei ti è sempre stata accanto, senza mai dubitare delle tue capacità come giocatore. Sai che le devi moltissimo. Nei tuoi pensieri Haruko appare con quel sorriso dolce e disarmante che ti aveva subito conquistato, i capelli lisci e i grandi occhi castani, così sinceri e ingenui. Cerchi di mantenere la concentrazione su di lei, ma presto la tua immaginazione, spinta dal bisogno di sfogare la tua libidine, devia verso altri lidi.
Il tuo sesso ha un guizzo appena la tua attenzione si concentra su un corpo a te noto. Un ansito di sorpresa ti sfugge, misto a un singhiozzo scioccato: la visione di uno splendido Kaede Rukawa gloriosamente nudo, lì nel letto insieme a te, ti manda in visibilio, facendo impennare il tuo desiderio.
Nonostante si faccia largo in te un senso opprimente di disagio per un tale sogno a occhi aperti, che molti catalogherebbero come contro natura, continui a fantasticare sul tuo compagno di squadra, immaginandotelo tra le tue gambe dischiuse. L’idea che sia la mano di Rukawa a masturbarti ti provoca una scossa d’eccitazione tale da farti arricciare le dita dei piedi.
«Kaede!»
Il grido di quel nome riecheggia tra le pareti, attutito dal temporale in corso. Inarchi la schiena, getti indietro la testa, mentre i movimenti delle tue dita sul tuo sesso diventano più bruschi e decisi. Mano a mano che la tua voglia s’innalza, l’immagine del giovane si fa più nitida. Rievochi ogni linea, ogni muscolo di quel corpo, stupendoti di quanto bene tu riesca a ricordarlo. Nel tuo immaginario la Volpe ti si presenta perfetta: il fisico scolpito da anni di allenamenti, una massa di capelli neri, una bocca piccola e carnosa, ma, sopra ogni cosa, quei suoi meravigliosi occhi scuri, che ti scombussolano nel profondo ogni volta che ti guardano.
I gemiti si fanno via via più forti e frequenti, in concomitanza con il tuo piacere, che aumenta come l’innalzarsi della marea. Ti mordi il labbro inferiore per non gridare di nuovo il nome del ragazzo a cui stai pensando. Nel tuo animo io sto prendendo pieno possesso di te, sono quasi più forte del tuo desiderio, poiché lo senti così sbagliato, solo perché stai sognando un ragazzo; un maschio come te. E ti ghermisco, stritolando il tuo cuore, gonfio di paure.
«Kaede» gorgogli con voce strozzata, tendendoti al momento dell'orgasmo; poi vieni, riversando il tuo seme sul tuo corpo sudato.
Fuori la pioggia continua a cadere, inesorabile. Ti sembra che stia piangendo al tuo posto, perché tu sei troppo sconvolto ed esausto per versare anche una singola lacrima. Non è la prima volta che fantastichi su un ragazzo, con te stesso sei sincero, ma prima d’ora non ti eri mai permesso di focalizzare l'attenzione su qualcuno che conosci.
Serri la mano con la quale ti sei masturbato, avvertendo l’odore del tuo sperma mischiarsi al sudore. «Cazzo!» imprechi, colpendo con il pugno il materasso. Stai da schifo e hai una paura tremenda. «No, non ci credo» gemi a voce bassa. «Non la Volpe.»
Sento il tuo cuore battere all’impazzata, i tuoi pensieri farsi confusi. L’immagine di Kaede però non sbiadisce; è sempre lì, ben salda.
Mi domando come tu faccia a ignorare tutti i segnali della tua infatuazione. Rukawa ha sempre esercitato su di te un’attrazione enorme, ne hai ammirato il carattere forte e deciso, e quando lo guardi giocare a basket non esiste nessun altro al mondo per te; nemmeno Haruko Akagi.
Ti scappa un gemito frustrato: non riesci a capire cosa provi, cosa senti.
«Mi piace Haruko» dici, cercando di mantenere un tono saldo. Sì, Haruko indubbiamente ti piace: è una ragazza dolce, altruista, carina e allegra. Niente a che vedere con quel musone e menefreghista di Kaede.

Però…
Deglutisci a più riprese, tentando di scacciare il groppo in gola che ti rende difficoltoso respirare mentre fai queste considerazioni. Già, c’è un però, vero, Hanamichi?
«Sono attratto da Rukawa?» ti chiedi a voce alta, confuso come mai prima d’ora.
Eccola qui la semplice verità: Kaede Rukawa, un maschio, ti eccita. Lo stesso ragazzo contro cui gridavi odio imperituro fino a poco tempo fa. Haruko, invece? Ti piace, ma come amica e confidente. Nulla di più. Lei, sebbene i primi tempi ti sia voluto convincere del contrario, non ti fa battere forte il cuore con una sola occhiata; non pensi a lei prima di addormentarti, né è il tuo chiodo fisso durante l’arco della giornata. Non è da lei che agogni ricevere un complimento per il tuo modo di giocare e non è di certo il suo modo di muoversi che reputi tanto ammaliante.
È Kaede Rukawa.
Con uno sforzo sovrumano ti alzi dal letto e ti dirigi verso la finestra, spalancandola con un colpo secco. L’aria fredda ti schiaffeggia il viso, insieme alle gocce di pioggia. Ti affacci fuori, le mani protese verso l’esterno, gli occhi chiusi. Te ne rimani lì, fermo, a farti bagnare il viso e le braccia. In pochi attimi le tue dita sporche di seme sono di novo pulite e il tuo corpo si permea dell’odore di pioggia, ammesso che questa possa avere un proprio odore. Inspiri l’aria che sa di bagnato, di salsedine e sudore. Ingenuamente pensi che l’acqua, così come ha lavato via i segni del tuo recente piacere, possa cancellare anche la consapevolezza di questo nuovo sentimento che alberga in te da chissà quanto tempo e che solo ora riconosci come vero. E in questo momento, sotto lo scroscio incessante della pioggia e il fragore lontano dei tuoni, lo dichiari senza nessuna indecisione: «Volpe, non ti odio.»
In quella negazione c’è molto di più, ma forse per te è ancora presto per ammetterlo. Alla fine decidi di richiudere la finestra, senza più prestare attenzione alla pioggia. Dopotutto essa non ha la possibilità di fare piazza pulita nel tuo animo tormentato.
Io non posso che gioire, perché mi hai appena dato una nuova fonte di nutrimento: un sentimento che in questo momento temi e che non puoi nemmeno dichiarare a gran voce com’eri solito fare; anzi, dovrai imparare a mascherarlo, solo per il fatto che è considerato dannatamente sbagliato secondo le convenzioni sociali. Quasi mi dispiaccio per te. Stai attraversando un periodo davvero duro e la tua allegria, che tanto ti caratterizzava, sembra del tutto sparita. Intanto io continuo a dimorare in te, forte e implacabile, ma so per esperienza personale che prima o poi mi saprai tenere a bada. È una cosa che devono imparare tutti, nessuno escluso. Presto lo farai anche tu, Hanamichi. So che sarà così.



Atto terzo: Amico


La spiaggia è deserta e priva dello stridio tipico dei gabbiani. Il ritmico sciabordio delle onde, che si infrangono sulla costa, è l'unico rumore che puoi percepire.

Sei solo e tale solitudine ti riempie l'animo.

L'unico altro essere vivente presente è un piccolo uccello a pochi metri di distanza. Lo osservi: è fermo e sta guardando con attenzione qualcosa tra i flutti marini; probabilmente un pesciolino o un granchio che presto diventerà il suo pasto. Ti domandi come faccia a vedere qualcosa attraversa l'acqua che, riflettendo il grigiore del cielo, appare piuttosto torbida. Di sfuggita pensi che, se Okusu fosse lì, saprebbe di sicuro dirtene la specie; per te, invece, è un anonimo volatile dal piumaggio nero e il becco bianco.
«Hanamichi.»
Volti il
viso non appena senti quella voce nota richiamare la tua attenzione. Yohei Mito sta arrancando sulla spiaggia per raggiungerti nel luogo che hai scelto per il vostro incontro. La temperatura si è abbassata a causa del recente acquazzone, ma piuttosto che ricevere la visita del tuo migliore amico nell’asettica sala per le visite, preferisci di gran lunga resistere a un po’ di vento gelido, approfittando degli ultimi raggi di un sole morente sull’orizzonte.
Allarghi il telo impermeabile con cui hai ricoperto la panchina, in modo che Yohei vi si possa sedere senza rischiare di bagnarsi i pantaloni. Il tuo amico ti sorride, calmo e sereno.
«Ehi, Hana, bel posto. Molto romantico» commenta ilare. In effetti da lì avete una perfetta visione dell’astro in tramonto, con il cielo che si tinge di una ridda di colori che virano dai toni del viola al rosso intenso.
«Allora» inizia a dirti Mito, quando nota che tu non hai risposto al suo saluto, se non con un semplice cenno del capo. «Mi dici perché mi hai fatto correre qui? Non che sia un sacrificio, sia chiaro, ma eravamo rimasti d’accordo che sarei venuto fra due giorni insieme a Noma. Deve essere una cosa importante. Questa mattina, quando mi hai chiamato, avevi una voce…» mormora con fare assorto. Detto ciò, ti lancia una fuggevole occhiata e il suo viso assume un’aria preoccupata.
Tu ti mordicchi un labbro, indeciso su come impostare il discorso.
«Ti devo dire una cosa» esordisci, lo sguardo fisso sulle tue dita, impegnate a giocherellare con i bordi della felpa nera. Il tuo animo è oppresso dal timore. Sai che è la cosa giusta da fare: la tua amicizia con Yohei è troppo importante per tenerlo all'oscuro della tua recente scoperta, ma, allo stesso tempo, hai una folle paura di perderlo. Come reagirà alla confessione? Ti guarderà disgustato? Ti rinnegherà come amico? Quest'ultima possibilità è quella che più temi. Tu hai bisogno di Yohei; rappresenta tantissimo per te: è un amico leale, il fratello che hai sempre desiderato, un confidente sicuro.
Il silenzio si dilata tra voi. Non hai il coraggio di proseguire e, allo stesso tempo, Yohei ti conosce troppo bene e non ti forza a parlare, ma aspetta paziente che tu continui il discorso.
Fai un grosso respiro, fissando il mare che ti si staglia di fronte, e poi racimoli tutto il tuo coraggio e sganci la notizia come una bomba.
«MisonomasturbatopensandoallastupidaVolpe!»
Lo urli tutti d’un fiato, mangiandoti metà delle parole e rischiando di assordare Mito. Il tuo amico, infatti, sobbalza per la sorpresa, si copre l’orecchio leso con una mano e infine ti guarda con un’espressione allucinata.
«Ehm, Hana, potresti ripetere? Non ho capito nulla.»
A quelle parole non puoi fare a meno di arrossire. Ridire quella frase imbarazzante? E dove lo trovi di nuovo il coraggio?
«Insomma, Yohei!» sbotti adirato, quasi fosse colpa sua se non ti sei fatto comprendere. Lui, notando il rossore sulle tue gote accentuarsi, alza un sopracciglio, scettico. «Ehi, ma che ti prende? Perché sei così teso? Manco mi stessi confessando un tuo sogno erotico.»
Nel sentire ciò, ti geli. Rimani immobile, il corpo rigido e l’espressione del tutto ebete, fissa sul tuo amico.

Mito, notando che non reagisci ai suoi richiami, inizia a scrollarti per le spalle. «Ohi, Hanamichi, non fare così!» Poi si blocca anche lui, colpito da una delle sue geniali intuizioni. «Oddio, non mi dire che stavi davvero per raccontarmi un sogno erotico?» ti chiede, gli occhi supplicanti, la sua solita espressione tranquilla del tutto stravolta per lo shock.
Se tu non fossi tanto agitato, ti verrebbe quasi da ridere. Hai appena scoperto che anche Yohei Mito può essere preso di sorpresa. Abbassi di nuovo lo sguardo sulle tue mani, mentre con una scrollata di spalle ti liberi della presa del tuo amico. Per riflesso incondizionato scivoli verso l’estremità della panchina, come a ricercare fin da subito una distanza tra te e Yohei o forse una via di fuga. Non lo sai. In questo momento sono tanto forte in te che mi sembra di avere la meglio su ogni altra tua emozione. Anche la
Speranza che Mito reagisca bene alla notizia che presto gli comunicherai mostra il barlume di una candela.
«Allora?» ti incalza lui, stirando le labbra in un sorriso conciliante. «Questo sogno? Perché ti ha sconvolto tanto?»
«Ecco,» borbotti a disagio, «questa mattina mi sono messo a pensare ad Harukina cara: a quanto sia dolce, bella e simpatica.»
Yohei non commenta, però noto che ti lancia uno sguardo strano. Come dargli torto? Quello che stai descrivendo può sembrare tutto tranne un sogno erotico.
«E poi all’improvviso è apparso la stupida Volpe!»
Mito sbatte più volte le palpebre, cercando di afferrare il filo del tuo discorso.
«Scusa, Hana, ho capito bene? Hai sognato Rukawa?»
Di certo non perde tempo a chiederti chi sia la
stupida Volpe a cui ti riferisci; allo Shohoku pure i muri conoscono il famigerato appellativo con cui ti rivolgi a Rukawa.
«» bisbigli piano.
«E Rukawa?» domanda Yohei con tono mesto. Il suo intuito sembra avergli fatto capire che si sta inoltrando in un terreno pericoloso. Borbotti qualcosa d'incomprensibile, mentre insacchi la testa fra le spalle.
«Hana, non ho di nuovo capito.» Yohei solleva gli occhi al cielo, un filo esasperato: a volte cavarti le parole di bocca diventa davvero un’impresa ardua.
«Era nudo! Nudo! Nudo! Nudo!» strepiti, balzando in piedi, rosso e con il fiatone. Poi, come se una diga ti si fosse rotta, ricominci a sbraitare, confessando ogni cosa. «Yohei, ti sto dicendo che sono attratto dalla Volpe. Mi piace la Volpe. Un maschio! Hai capito, adesso?»
«Ho capito.»
La
nonchalance del tuo amico ti pietrifica, facendoti sgonfiare come un palloncino. Vi fissate, come se vi vedeste per la prima volta. Yohei sembra calmo, troppo calmo per i tuoi gusti. Per precauzione glielo domandi. «Yohei, sicuro di aver capito?»
Lo vedi annuire con un piccolo sorriso condiscendente. A volte questo suo atteggiamento ti manda in bestia, forse solo per il fatto che è così diverso dal tuo. Lui è la mente della tua Armata, quello sempre tranquillo e posato, qualsiasi cosa succeda.
«E ti sta bene? Cioè, tra noi non cambierà niente? Non mi allontanerai? Non ti disgusto?»
Alle tue domande il suo viso diventa serissimo.
«Hanamichi, ascoltami bene» esordisce. «Non nego che la notizia mi abbia lasciato piuttosto sorpreso e anche un po’ scosso, sebbene io sia molto bravo a nasconderlo, però questa tua scoperta non ha niente a che fare con noi due. Tu come persona sei la stessa, quindi non vedo dove sia il problema.»
Le sue parole sono balsamo sul tuo animo. La tua
Speranza rifulge ora, splendida, costringendomi a retrocedere, ma sono abbastanza forte da avere la possibilità di farti titubare ancora.
«Sicuro, sicuro?» chiedi di nuovo per avere piena conferma. La reazione di Yohei tanto pacata, anche se così da lui, ti sembra un sogno. Lo vedi annuire di nuovo e guardarti con un sorriso: nella sua espressione cogli solo accettazione e fiducia. Qualcosa come profonda gratitudine per avere un amico come lui ti scoppia nel petto e finalmente, con un balzo di pura gioia, lo abbracci e scoppi in lacrime. Lo stritoli, sussurrando dei ripetuti «Grazie», piangendo e ridendo allo stesso tempo.
Per la prima volta da quando sei in riabilitazione il tuo animo è colmo di sollievo.
«Ehi, ora smettila, che sembri ancora più pazzo del solito.» Mito cerca di sdrammatizzare, lievemente imbarazzato dalla situazione. È evidente che ci riesce, perché lo guardi subito in cagnesco. «A chi hai dato del pazzo, brutto cretino?» sbraiti, mettendoti le mani sui fianchi, ma un attimo dopo gli sorridi: dapprima è solo un incurvarsi di labbra, poi si trasforma in una risata liberatoria e la tua felicità diventa ancora più grande quando Yohei si unisce alla tua ilarità. Se qualche passante vi vedesse in questo momento vi prenderebbe per due scemi, ma, se anche succedesse, non ci baderesti minimamente.
Mentre continuate a ridere, vi scoccate uno sguardo così complice che vale più di mille parole. Io non posso fare altro che acquattarmi in un angolino, sospinta dalla tua gioia per non avere perso l’affetto del tuo amico, con le vostre risate a riecheggiarmi intorno.



Atto quarto: Rivale


Affondi i piedi nudi nella sabbia, incurante del leggero fastidio che senti quando qualche granello ti s'infila al di sotto delle unghie. Vicino alle tue scarpe da ginnastica giace la busta della nuova missiva che ti è arrivata da parte di Haruko. La lettera della ragazza si trova nella tasca dei tuoi bermuda, dopo essere stata letta diverse volte, tanto che sono sicura riusciresti a recitarla a memoria. Il pezzo che più ti è piaciuto è stata la parte finale, dove i tuoi compagni dello Shohoku hanno scritto, di proprio pugno, gli auguri di una pronta guarigione. Beh, diciamo che è stata Ayako l’unica a desiderare che tu tornassi presto in squadra, perché Miyagi e Mitsui si sono limitati ad aggiungere un elenco d'insulti, uno più fantasioso dell’altro. Mentre li leggevi, ti sei indignato e offeso, poi però hai riso come un pazzo, rendendoti conto di quanto ti manchino quei due scapestrati.
Ti strofini i palmi sudati sul tessuto dei pantaloni, il cuore che batte più agitato del solito. A causa della pioggia, non hai potuto vedere Rukawa per tre giorni di fila e il fatto ti aveva reso assai di cattivo umore. Oggi, invece, la giornata si presenta soleggiata e stai attendendo l’arrivo del tuo compagno con una trepidazione del tutto nuova.
Muovi le gambe con fare nervoso, scrutando la spiaggia nella speranza di scorgere la fisionomia del ragazzo che ti piace. Quando stai per perdere la speranza, due figure si stagliano sotto il sole mattutino. Assottigli lo sguardo, cercando di capire di chi si tratta e il tuo cuore inizia a battere a un ritmo ancora più furioso appena riconosci la fisionomia di Rukawa. Con uno sforzo distogli l’attenzione da lui per posarlo sul suo compagno di corsa. Qualcosa ti si stritola a livello del petto quando capisci che colui che gli corre accanto altri non è che Akira Sendoh. Non ti puoi sbagliare, la capigliatura assurda del giovane la riconosceresti ovunque. Diversi sentimenti si rimescolano nel tuo animo, e sopra a tutti uno, che mai prima si era manifestato in maniera tanto evidente:
gelosia.
Il
Porcospino, che fino ad allora avevi considerato alla stregua di un qualsiasi avversario di gioco, ti appare ora come il rivale per eccellenza. Sai bene che l’unico desiderio di Rukawa è riuscire a battere Sendoh. Il renderti conto che per Kaede questo importi più di qualsiasi altra cosa ti annienta.
E io?, pensi scoraggiato. Cosa sono per Rukawa?
Ti mordi un labbro appena comprendi che, per quanto tu abbia sempre sbraitato contro Kaede di essere il suo rivale numero uno, lui non ti abbia mai considerato in quel modo. Rukawa non ti ritiene sufficientemente bravo per degnarti della sua attenzione. Una
one on one con te la reputerebbe solo una perdita di tempo, mentre farla con Sendoh... Scuoti la testa per scacciare dalla mente mille immagini di Kaede e Akira intenti a sfidarsi come rivali, ma anche come giocatori allo stesso livello. Accasci le spalle, osservando i tuoi piedi sprofondati nella sabbia: mai ti sei sentito tanto avvilito.
«Ehi, Sakuragi.»
Rialzi il viso di scatto; eri talmente perso nei tuoi pensieri da non renderti conto che i due ragazzi sono a pochi metri di distanza. Sendoh ti sta correndo incontro con un sorriso gentile a illuminargli il viso, Kaede, invece, è rimasto indietro e corre sul posto, come se fosse indeciso su cosa fare. Noti che sembra più indispettito del solito. Lo vedi lanciarti uno sguardo sfuggente, poi riprende a correre come se niente fosse, allontanandosi velocemente. Inutile dire che ci rimani malissimo.
«Sakuragi, come stai?»
Sendoh ti si siede accanto, incurante del compagno che se ne è andato senza aspettarlo. Tu, teso come non mai, scatti come una molla.
«Porcospino, cosa diavolo ci fai qui?»
Il sorriso di Sendoh non vacilla; saresti davvero tentato di toglierglielo dalla faccia con una testata ben assestata. Dopotutto, rifletti, è la schiena che ti fa male e non di certo la capoccia, dura come al solito.
Sendoh alza le mani in segno di resa.
«Ehi, calmo. Volevo solo sapere come te la passavi» afferma mesto. «E, per rispondere alla tua domanda, sono stato convocato nella nazionale juniores proprio come Rukawa.»
Incrociando le braccia al petto, ribatti uno stizzito:
«Bah, prendono proprio delle mezze calzette nella nazionale.»
Non è una cosa che pensi realmente, ma sei così irritato da risultare piuttosto acido. Akira sembra non averti nemmeno sentito perché non replica nulla, sdraiandosi sulla spiaggia e incrociando le braccia sotto la testa come un cuscino.
«È dura la riabilitazione?»
Il suo tono di voce è così gentile e interessato che in un attimo la tua tensione svanisce.
«È molto dura» affermi serio, poi però inizi a ridere in modo sguaiato. «Ma il grande Genio non si lascia abbattere da niente. Ritornerò più in forma di prima!» Puntandogli un indice davanti al viso sorridente, aggiungi: «Quindi preparati, Sendoh, perché presto ti batterò!»
Alla tua affermazione decisa, lui scoppia a ridere. Gli lanci un’occhiataccia, digrignando i denti.
«Porcospino, dico sul serio! Sei ufficialmente diventato il mio rivale numero uno!»
Akira si mette seduto e ti fissa negli occhi, avvicinando con lentezza il viso al tuo con un sorriso enorme.
«Ne sono onorato» ti dice piano con voce languida. Nel trovarti d’improvviso il suo volto a così poca distanza, non puoi fare a meno di arrossire d’imbarazzo. Non sai come reagire a una tale situazione, senza contare che il tuo corpo traditore reagisce alla presenza dell’altro, mentre la tua mente scombussolata cataloga il ragazzo che ti è di fronte come oggettivamente carino.
Sei talmente agitato che l’unica idea che ti viene è quella di dargli una bella testata, ma un
«Idiota!» particolarmente brusco ti fa sobbalzare, mandando a monte tutti i tuoi piani. Ti giri di scatto: Kaede è alle tue spalle, il viso corrucciato fisso su Sendoh. Quest’ultimo, invece, sfoggia un’espressione trionfante che tu non comprendi.
«Oh, Rukawa, sapevo che saresti tornato subito indietro» gioisce Akira.
Passi ripetutamente lo sguardo da uno all’altro, senza capire cosa stia succedendo; ti rendi solo conto che, mentre la Volpe ha un’aria accigliata come se avesse appena mangiato un limone, il Porcospino sembra essere al settimo cielo. Sendoh si alza scrollando via la sabbia dai propri pantaloni, poi ti guarda e sorride.
«Beh, Sakuragi, mi ha fatto piacere averti rivisto. Sai, se non avessi seguito Rukawa, non avrei nemmeno saputo che stavi in questa clinica.» Nel dire ciò, lancia un’occhiata al compagno di corsa. «Non che Rukawa sia stato contento che io mi sia unito a lui» mormora assorto, puntando nuovamente l’attenzione su di te. «Ma ero talmente curioso di sapere dove andasse tutte le mattine che non ho resistito a seguirlo» ti confida con tono divertito.
A quelle parole, noti le mani di Rukawa serrarsi di scatto. Sendoh continua a sorridere, come se non si fosse accorto di nulla.
«Sarà meglio che me ne vada. Vorrei riuscire a telefonare alla mia ragazza prima che esca per andare a scuola. Buona riabilitazione, Sakuragi. Ti aspetto per essere sfidato, se ci tieni tanto.» Detto ciò si allontana, sventolando una mano in segno di saluto.
Tu non capisci più niente. Cosa diavolo volevano dire quelle parole? Lanci un’occhiata a Kaede, ancora immobile accanto a te.
«Ehi, Volpe, ma in nazionale oltre a prendere giocatori incapaci, li scelgono anche pazzi?»
Rukawa scrolla le spalle, lanciandoti uno sguardo sprezzante.
«Idiota» borbotta, rimettendosi a correre sulla scia delle impronte di Sendoh.
Tu non puoi fare altro che urlargli dietro un prorompente:
«Stupida Volpe!» Poi te ne stai lì a guardarlo sparire all'orizzonte, con lo sciabordio delle onde e lo stridio dei gabbiani come unica compagnia.



Atto quinto: Bacio


Ti stai avviando nel luogo dove sei solito sederti per attendere l’arrivo di Rukawa.
Dopo quell’unica occasione, Sendoh non si è più mostrato, di conseguenza tu e Kaede avete ripreso il vostro strano gioco fatto di sguardi, sogghigni e insulti. A voler essere precisi, l’unico tra i due a sbraitare insulti sei tu.
Negli ultimi giorni ti sei chiesto più volte cosa provi realmente per Rukawa. È solo attrazione? Inoltre, dopo i strani discorsi di Sendoh, ti sei reso conto che forse anche la Volpe ci tiene ai vostri incontri mattutini, nonostante non vi mettiate mai a parlare come due persone normali. Eppure, tempo permettendo, nessuno dei due ha mai rinunciato a quegli attimi tutti per voi, dove una singola occhiata vale più di mille parole. Perlomeno per te.
È con il viso di Rukawa impresso nella mente che riesci ad andare avanti con la riabilitazione senza abbatterti, incurante del dolore, soprattutto quando non noti considerevoli miglioramenti. I medici e gli infermieri continuano a ripeterti che devi avere pazienza, che solo il tempo e la costanza ti premieranno dei tuoi sforzi. Fiducioso, credi nelle loro parole, e il pensiero di Rukawa ti dà la forza necessaria per non cedere alle mie lusinghe. Ultimamente mi sento sempre più debole, mentre la tua determinazione si rinsalda sempre più, insieme a ogni tua speranza.
Mentre passeggi sulla spiaggia, ripensi al mito di Teseo* che hai letto ieri sera prima di addormentarti. Ecco, ti senti allo stesso modo dell’eroe greco: intrappolato in un labirinto; Rukawa è la tua
Arianna e il filo che vi lega è dato dal miscuglio di sentimenti che provi nei suoi confronti: voglia di avere la sua stima, desiderio della sua attenzione e… perché no? Del suo affetto. Ti permetti di sognare almeno un po’, fantasticando su come evolverebbe il vostro rapporto se anche Kaede ricambiasse i tuoi sentimenti.
Ti riscuoti dai tuoi pensieri appena noti una figura sdraiata sulla sabbia, proprio lì dove sei solito sederti. Corrucci il viso, oltraggiato, già deciso a spostare lo scocciatore che ha osato mettersi nel tuo posto, quando ti rendi conto che si tratta di Rukawa. Ti fermi a pochi passi di distanza, indeciso su come agire, ma poi, attratto dal corpo del compagno, ti accucci al suo fianco prendendo a osservarlo bene: Kaede dorme della grossa, la bocca appena socchiusa e le ciocche dei capelli impregnate di sabbia.
Ma guarda questa stupida Volpe. Cosa diavolo ci fa già qui? ti chiedi. La tua mano, guidata da volontà propria, sfiora quelle labbra che tanto desideri; le percepisci umide e appena screpolate. Il tuo cuore batte forte quando la voglia di baciarlo si fa impellente. Sarebbe così facile, vero, Hanamichi? In fin dei conti che male potrebbe fare? Kaede non si accorgerebbe di nulla, mentre tu serberesti un bel ricordo.
Scuoti più volte la testa, come a voler scacciare un pensiero tanto allettante.
«No, no, no!» sussurri come un mantra per convincerti a resistere. «Non posso farlo.» Sai che non sarebbe giusto approfittare di lui in quel modo; se mai vi doveste baciare, vuoi che anche Kaede sia consenziente.
Le tue dita scivolano quindi sulla sua guancia; per qualche secondo rimani fermo così, limitandoti a sfiorare quel punto, poi non resisti alla tentazione e, con un sogghigno quasi sadico stampato in faccia, stringi quel lembo di pelle tra il pollice e l’indice tirandolo senza pietà.
«Ehi, Volpe, sveglia!» sbraiti deciso, facendo al contempo un balzo all’indietro, perché sai benissimo che Kaede odia essere destato.
Vedi il tuo compagno socchiudere le palpebre e guardarsi intorno con aria assonnata; appena registra la tua presenza, si mette seduto passandosi una mano tra i capelli.
«Idiota» sentenzia.
Alla sua reazione pacata, la tua faccia diventa buffissima: eri sicuro che ti avrebbe colpito. Gattonando sulla sabbia, ti piazzi a pochi centimetri dal suo viso, iniziando a guardarlo con aria critica.
«Volpe, sei sicuro di essere tu? La Volpe che conoscevo io mi avrebbe sicuramente preso a pugni.»
Incurante del tuo cuore che batte a un ritmo folle per una tale vicinanza, continui a scrutarlo. Quello che avviene dopo succede tutto in un attimo: Rukawa fa partire il suo gancio destro che si abbatte con precisione sul tuo naso, siglando la sua azione con un conciso:
«Tiè!»
«Volpe!» ululi forte, mettendoti a saltellare in giro, entrambe le mani premute sul viso per alleviare il dolore. Tra te e te ti chiedi come sia stato possibile che ti sia potuto infatuare di uno stronzo simile. Cos’ha Rukawa da attrarti tanto? Proprio non lo sai; però qualcosa c’è. La tua è solo una sensazione che percepisci vaga a livello del petto. Ripensi al mito di Arianna e a quel dannato filo che la univa a Teseo. Anche tu senti quel legame; è un qualcosa d'invisibile, impalpabile, ma presente. Esiste ogni volta che vi scambiate uno sguardo, un insulto, un ghigno. Probabilmente ogni volta che stai vicino alla dannata Volpe o quando lo pensi con una tale intensità che i tuoi stessi sentimenti ti fanno paura.
Una fitta lungo la spina dorsale blocca i tuoi movimenti esagitati. Fai una smorfia sofferente portandoti una mano alla base della schiena e, a quel gesto, noti un lampo di preoccupazione attraversare il viso di Rukawa.
Imbronciato, gli siedi accanto. Di certo non vuoi perdere l’occasione per poter stare un po' insieme, anche se non sai minimamente come rapportarti con lui in maniera civile. Ripensi ai grandi sorrisi che elargivi ad Haruko e alla tua aria da allocco innamorato. No, decisamente non puoi avere un simile atteggiamento con Rukawa, pena una raffica di colpi ben assestati.
Lo guardi di sfuggita: Kaede è perfettamente immobile a rimirare le onde che si infrangono contro il bagnasciuga e sembra che non calcoli nemmeno di striscio la tua presenza.
Stronzo menefreghista, lo insulti nella tua mente.
«Volpe, come mai non corri? Il tuo fisico gracilino non regge?»
Nessuna risposta perviene da parte sua. Ti stai già per alterare ed esigere la sua attenzione, anche con la forza se necessario, quando lui ti sorprende ruotando il viso per guardarti dritto negli occhi.
«Il ritiro finisce oggi» ti annuncia in tono monocorde.
La notizia ti raggela sul posto. La tua espressione derisoria muta in una stupita e confusa. Non lo vedrai più, solo questo ti ripete la tua mente, al momento vuota di ogni altro pensiero. Non ci saranno più attese trepidanti al mattino, né sguardi in grado di rimescolarti lo stomaco facendoti restare senza fiato.
Per la prima volta in vita tua rimani senza parole. Ed è forse lo shock della notizia che non ti fa rendere conto che Rukawa si è avvicinato così tanto al tuo viso che sei in grado di sentire il suo fiato tiepido infrangersi contro il tuo. Poi le vedi: le iridi di Kaede, impenetrabili, a sondarti. Sbarri gli occhi, il cuore che batte velocissimo. Sei nel panico totale.
«Cosa…?» domandi confuso, non capendo perché sia così vicino, perché ti stia guardando in quel modo; ma non fai in tempo a finire la frase che Rukawa ti ruba le parole annullando la distanza irrisoria tra voi, schiacciando le sue labbra sulle tue.
Il tuo cuore trema.
Tu tremi.
Kaede Rukawa ti sta baciando.
Poi non sei più in grado di pensare in modo coerente, perché le emozioni che provi sono così tante che non capisci nulla. Appena percepisci la lingua di Kaede sfiorare la tua, le sensazioni esplodono: sono brividi, sono crampi allo stomaco e gola serrata.
È felicità.
Il tuo primo bacio.
Quando Rukawa si allontana, lo osservi con aria trasognata, il respiro corto e il viso rossissimo.
«Perché?» gracchi a fatica, senza riuscire a dire niente di più intelligente. Lo vedi distogliere lo sguardo dal tuo, l’aria un poco imbarazzata e incerta. Scrolla le spalle con noncuranza. «Nh, per una scommessa persa» grugnisce a disagio. «Stupido Sendoh» aggiunge a bassa voce.
Nel sentire ciò, sbianchi. Una coltellata ti avrebbe fatto meno male. La consapevolezza che il ragazzo che ti piace si sia preso il tuo primo bacio per una scommessa ti fa perdere ogni controllo. Con un grido belluino ti scagli contro di lui, facendo finire entrambi riversi sulla sabbia. Lo placchi al terreno con il peso del tuo corpo, unito alla disperazione più feroce.
«Dammi un solo motivo per non spaccarti la faccia!» gli intimi, gli occhi dardeggianti d’ira.
Senti Kaede cercare di contrastarti, ma con ben poco successo: sul piano fisico sei di gran lunga più forte.
«Idiota, era solo un bacio.»
«Solo un bacio?» strepiti, colpendolo con un pugno sullo zigomo, ben più violento di quello che ti aveva dato lui pochi minuti prima. «Era il mio primo bacio, stupidissima Volpe!»
Ci tieni a rimarcare quel
primo con particolare enfasi. La Volpe deve capire quanto tu ci sia rimasto male, quanto per te quel bacio, che lui reputa insulso, fosse importante. «Il primo bacio si dà a una persona speciale. Il primo bacio è sacro, non si dà per scommessa» continui la tua arringa con fervore. Lo colpisci ripetutamente al petto, mettendoci però poca convinzione. In fondo, seppur sconvolto, deluso e arrabbiato, non vuoi fargli sul serio male. «Sei uno stronzo! Ecco cosa sei. Mi piace una Volpe crudele.»
Appena pronunci queste parole ti blocchi, scioccato per averle urlate a voce alta.
Vi guardate.
Hai paura.
Leggi stupore nel suo sguardo; poi comprensione; infine decisione. In un attimo la sua mano pallida si solleva, ti arpiona la nuca strattonandoti la testa verso il basso, mentre lui solleva la sua.
La tua mente pensa:
No, non così, insieme a: Sì, non desideravo altro; poi è di nuovo balck out nel tuo cervello. Pochi attimi dopo, quando Kaede ti lascia andare e ti guarda, si limita a farti un piccolo sorriso. «Questo non te l’ho dato per scommessa.»
Tu capisci e sorridi.
Io invece esulto, perché sai, Hanamichi, anche la felicità fa
Paura.



Fine

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  • Il mito di Arianna e Teseo è raccontato in varie versioni. In una si narra che Arianna si innamorò di Teseo quando egli giunse a Creta per uccidere il Minotauro nel labirinto. Arianna diede a Teseo un gomitolo di lana (l'eponimo e proverbiale filo d'Arianna) per poter segnare la strada percorsa nel labirinto e quindi uscirne agevolmente.

  • La citazione di Cenerentola forse sembra che c'entri poco, ma a me questa canzone ha sempre richiamato in mente la speranza: per un futuro migliore, per dei sogni che potranno realizzarsi... E Hanamichi, in una situazione difficile, ha una serie di desideri che appaiono inizialmente irraggiungibili, ma chissà, come dice la canzone tu sogna e spera fermamente...




   
 
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