Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: neme_    14/12/2011    12 recensioni
« Lei è il quattordicesimo avvocato che viene qui da me. »
« Lo so. »
« Ma è il primo a dirmi che tornerà. »

Tyki è un giovane avvocato di ventisei anni.
Lavi è il nuovo cliente che ha scelto, colpito dalla sua vicenda che sembra come le altre. Ma già al primo incontro, Tyki capisce che la situazione di Lavi è ben più complicata.
Un incontro, il loro, che spinge Tyki in un viaggio mai intrapreso, allo scopo di capire meglio quel "caso perso".
Perdonate l'aggiornamento che manca da molto. Concluderò la storia non appena avrò trovato un finale adeguato e il modo giusto per trascriverlo.
[Angst][AU][Tyki+Lavi][LaviLina][AlRoad][Suspence][Drammatico][Death][Mistero][Tematiche delicate]
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rabi/Lavi, Tyki Mikk
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Author's note; ehilà! È da un po' che non ci vediamo, come ve la passate? Meno male, son riuscita a completare il capitolo prima di Natale! [risatina] Bene, qui la verità viene dunque svelata. Ed è una verità un po' banale e scontata... perdonatemi, il mio intelletto non mi permette di sfornare di meglio. Se comunque vi piacerà, ne sarò molto lieta, davvero!
Certo, ci sono ancora delle cose da chiarire... cose che verranno chiarite nel prossimo capitolo. Ora tocca fare il processo, ragazzuoli... che emozione! Tyki avvocato dal neo strategico, vai e conquista!
Ringrazio infinitamente tutti voi che dedicate tempo alla lettura di questa mia storia. Tra l'altro, ben due persone hanno segnalato la storia per le scelte, sono onorata e felicissima! Grazie di cuore!
Buona lettura, dunque, aspetto con ansia i vostri pareri!

Note; avrete notato che qui si incappa in una serie di equivoci sul nome di Lavi, tra cui una certa Rabi en Rose. Ebbene, Lavi en Rose è un personaggio dell'anime Di Gi Charat. Il vero nome del personaggio è Hikaru Usada, ed è un'avvenente fanciulla vestita da coniglietta. Poi ci sono Dejiko il gatto, la sorella Puchiko e Pyocola il panda (era un panda?) Comunque è un anime molto carino [che straordinariamente Kanda conosce...]. Inoltre, Lavi è un nome di origine ebraica [è vero!] che significa proprio “leone”. Lavi è nato il dici agosto, per cui è del segno del leone. Interessante, vero? [splende]





Sesto incontro, ore 15:18

Aiutami





Ho ancora la forza di starvi a raccontare
le mie storie di sempre, di come posso amare,
di tutti quegli sbagli che per un motivo o l'altro so rifare.
E ho ancora la forza di chiedere anche scusa,
o di incazzarmi ancora con la coscienza offesa,
di dirvi che comunque la mia parte ve la posso garantire.
[ Ho ancora la forza – Francesco Guccini ]





« Questa è la decisione migliore che “io” possa prendere in questo momento. »
[ Lavi – D.Gray-man ]





Link si avvicinò alla cella di Lavi silenziosamente. I suoi passi si sentivano a malapena, quasi volesse fare attenzione a non svegliare il detenuto. In realtà, il ragazzo non stava dormendo. Si era rivolto contro il muro per poterlo fissare e pensare per conto suo. Un muro grigio, di un colore così triste da far cessare subito la voglia di guardarlo, conciliando il sonno. Lavi invece ne approfittava, e dipingeva, su quei muri tristi, il viso di Linalee. Innumerevoli volte si era chiesto cosa ne era stato di lei dopo la morte, dove l'avevano seppellita, se qualcuno passava ogni giorno a portarle dei fiori. Lui non ci poteva andare, in cimitero, ma anche se avesse ottenuto il permesso, non ne avrebbe mai avuto il coraggio. Si sarebbe sentito una nullità, non certo degno di vederla sotto terra. Eppure, da bravo egoista qual era, il desiderio di vederla, sia nei sogni che dentro una bara, lo aveva sempre. Indubbiamente sentiva la sua mancanza. Eppure questo non gli toglieva l'appetito, né gli impediva di chiudersi in biblioteca a leggere quantità esorbitanti di libri. Il riuscire ad andare avanti nonostante tutto lo faceva sentire quasi un mostro. Ma anche il dirselo, in quel preciso istante, dentro la sua cella, non lo sconvolgeva più di tanto. Che fossero gli effetti del tempo? Lavi non ci voleva pensare. Era orribile.

Il ticchettio della chiave su una delle sbarre, leggero come è sempre stato, lo costrinse a voltarsi. Link gli aveva portato il pranzo -se così lo si poteva definire- e, rivolgendogli un solo, glaciale sguardo, lo intimò a sbrigarsi e mangiare. Il detenuto non batté ciglio, afferrando il piatto bollente e lasciando che Link si allontanasse da lui. Solitamente lo tratteneva dieci minuti buoni a cercare di intrattenere una conversazione -sfida persa in partenza- ma quel giorno Lavi non aveva granché voglia di parlare. Non faceva che pensare a ciò che gli aveva detto Tyki. Cose come processo, testimonianze, libertà, non le aveva mai contemplate prima. Non credeva che ci sarebbe stata via d'uscita per lui, e da una parte neanche lo voleva. Aveva scelto lui di entrare lì dentro, e sempre lui aveva rispedito al mittente ben tredici avvocati, addirittura divertendosi a farli dannare.

E poi avrebbe rivisto Kanda. Dopo tre anni di buio totale. In una situazione normale gli avrebbe detto “quanto tempo, non sei cambiato di una virgola, Yu”, ma Lavi era sicuro al cento per cento del fatto che, una volta ritrovatosi faccia a faccia con lui, non avrebbe trovato nessuna frase di circostanza. Come Yu, del resto. Tanto lui non parlava molto comunque.

Quando Tyki aprì la porta, per un attimo pensò di avere le allucinazioni, o di essere particolarmente stressato per il lavoro. Gli era bastato l'episodio dell'irruzione in casa di Alma -Tyki preferiva definirlo un “rocambolesco benvenuto”- per capire che Yu Kanda e quel ragazzo dai capelli bianchi di cui era innamorata Road, tale Allen Walker, si sopportavano ben poco. Pertanto, ritrovarseli entrambi davanti alla porta fu per lui qualcosa di incredibile.

Anche se i due si odiavano reciprocamente, erano dotati di una strana sincronia che permetteva loro di parlare all'unisono, e mettere subito in chiaro alcune cose.

« Ci siamo incontrati per caso strada facendo. »

« Oh, d'accordo... » Tyki li fece entrare con un sorriso divertito.

Allen, a differenza dell'altro, si fece qualche scrupolo in più ad entrare, sibilando un debolissimo “con permesso” e guardandosi intorno quasi intimorito. Aveva subito notato una rampa di scale a chiocciola che con ogni probabilità portavano al luogo da lui desiderato, ma la cortesia che gli era stata inculcata lo costrinse a chiedere.

« Road è di sopra? »

« Già, ha ancora la febbre. » Tyki si scostò dalla fronte alcuni ricci ribelli, divertito.

« Posso andare da lei? Le ho portato qualcosa da mangiare e... già che c'ero, delle cose importanti che ci hanno dato a scuola. »

La ragazza, ignara di tutto, avrebbe protestato. Era stata categorica col fratello. “Allen non mi deve vedere così!”. Come se l'influenza rendesse una persona un mostro. Ma quel giovanotto aveva fatto tanta strada per andare a trovarla, e poi era decisamente più divertente così. Quindi, Tyki gli indicò la stanza in cui si trovava. Qualunque cosa fosse poi successa, alla fine Road lo avrebbe santificato.

Rimase dunque solo Yu, all'ingresso, a braccia conserte e con l'aria perennemente imbronciata. Aveva deciso di non raccogliere i capelli lunghissimi, nascondendoli con sciarpa, cappotto e cappello. Per lui era stata una vera follia uscire di casa, col timore di essere riconosciuto e far accrescere la voce che esistessero gli zombie. Ma l'aveva fatto -benché riluttante all'idea di dover collaborare con un perfetto sconosciuto quale Tyki- per aiutare Lavi a uscire di prigione. L'avvocato cominciò a capire come mai Lavi si fosse tanto affezionato a lui.

« Sei sicuro? » gli chiese, prima di afferrare una giacca.

« Mi sembra tardi per ripensarci. »

« Hai ragione anche tu. Ma... non vi vedete da tre anni. Non sei neanche un po' emozionato? »

« In effetti, mi prudono le mani. »

Tyki cercò di non dar peso a quella frase più simile a una minaccia. « Capisco... »

Yu Kanda non era certo il tipo da mostrare apertamente affetto verso qualcuno, men che meno se si trattava di “uno stupido coniglio rompiscatole”.

Coniglio... riflettendoci, era stato proprio lui a chiamarlo così. Per un banalissimo errore di pronuncia.

Che Lavi fosse di origini sconosciute e lontane, lo si capiva al primo sguardo, nessuno si azzardava a tirare a indovinare da dove venisse. Solo a Kanda, Lavi confidò di avere lontane origini orientali, e che proprio per questo masticava bene lingue come il cinese. E aveva un atteggiamento completamente opposto a Yu, vittime e carnefici di culture diverse. Yu non sapeva ancora dire se quel guercio si era avvinato per semplice curiosità a lui, ma col tempo erano diventati addirittura... amici.

« Scusa... puoi darmi una mano? » aveva picchiettato più volte sulla spalla del ragazzo dai lunghissimi capelli scuri, provocando in lui un'inconsapevole irritazione.

Ma anche se quel contatto non fosse avvenuto, Yu avrebbe risposto allo stesso modo. « Mh? »

« Dov'è la prima sezione? »

« Sei nuovo? »

« Si nota molto, eh? »

« Allora ti avranno dato una sottospecie di mappa della scuola. »

Lavi chinò di poco la testa verso la propria destra, confuso. « È un messaggio in codice che significa “non so nemmeno io dove sia”? »

« So benissimo dov'è! »

« E allora perché non rispondi? »

« Non sono affari tuoi. »

« Tu in che sezione sei? »

Kanda, in un'altra sede, l'avrebbe già spintonato via. Ma dal momento che si trovava in un edificio scolastico, decise di usare le maniere più delicate che conosceva. « Senti, non sono la persona adatta a cui chiedere aiuto. Almeno l'aula professori sai dov'è, no? Chiedi a uno di loro. »

« Aula professori, mh. E dov'è? »

« Ma tu da dove vieni? Non sai davvero nulla?! »

Il rosso fece una risata ironica, quasi volesse nascondere l'imbarazzo. « Non sono granché abituato a un posto simile. Sai, io ho viaggiato molto, col mio vecchio, e visto che cambiavo spesso scuola, alla fine mi ha fatto un po' lui da professore. Però resterò qui fino al diploma, ha deciso così. Mi sono già perso tre volte, è un casino di scalinate e corridoi, questo posto! Quindi, per favore, dammi una mano! Anche piccola piccola! »

Kanda non poteva capire pienamente come ci si sentiva, ma poteva intuire che quel ragazzo così strano, con quella benda strana, e i capelli strani -ignorava del tutto il fatto che a scuola fosse vietato portare bandane o qualsiasi accessorio per capelli che non fosse l'elastico- doveva sentirsi un perfetto sconosciuto, se non un fantasma. Tuttavia sorrideva, e con noncuranza cercava aiuto dal primo che passava.

Sospirò, voltandosi. « Da questa parte. »

« Wow! Grazie! » l'altro lo seguì fedelmente, con una vivacità non richiesta e fuori luogo. « Come ti chiami? »

« Kanda. »

« Che nome strano! »

« È il mio cognome. »

« Perché, un nome non ce l'hai? »

Tasto dolente. Almeno per Kanda. Il suo nome era Yu. Breve, incisivo, ma fin troppo “carino e delicato”, una ridicola schifezza. Solitamente tutti si accontentavano di sentire il cognome, tranne quel rompiscatole. E adesso che gli andava a dire?

« Eeehi? Terra chiama ragazzo senza nome! »

« E sta' zitto! Non vedo perché impararlo, visto che non ci vedremo più. »

« Siamo compagni di scuola, come faccio a non vederti più? Anche volendo, uno come te non lo si può non notare. Ah, io mi chiamo Lavi Bookman Jr, però tu chiamami tranquillamente Lavi. »

Era un ragazzo che parlava parecchio, senza vergogna. Indossava l'uniforme con disinvoltura, senza sentirsi fuori posto. Era sorridente, allegro, uno che non sembra aver avuto grossi problemi nella vita.

Ma Kanda sapeva bene che il mondo si divide in due categorie: i pessimisti che non parlano molto col resto del mondo, come lui, i quali pensano che non ci sia via d'uscita, non riescono a uscire dalle proprie tragedie. Poi c'erano quelli come Lavi, che affrontavano i problemi a modo loro. Anzi, non li affrontavano: li aggiravano con quell'atteggiamento. Secondo Kanda, parlava decisamente troppo per non avere qualcosa da nascondere. Non era poi così diverso da lui. Ed era straordinario, per lui, scoprire di nutrire una sorta di empatia con qualcuno.

« Rabi. »

« Uh? »

« Rabi, come la coniglietta. »

« E chi è? »

« Rabi en Rose. »

« Cos'è? »

« Bè, comunque, ha a che fare coi conigli. Cos'è, sembravi uno di loro, appena nato? »

Lavi sembrò dispiaciuto. Nessuno gli aveva mai fatto una domanda così denigratoria prima d'allora. Così preciso. « No, è Lavi. La-vi. »

« Rabi, Lavi... è uguale, sempre conigli sono. »

« No, Lavi significa “leone”. Sai, io sono nato in agosto, dev'essere per questo che mi hanno chiamato così. »

« No, Rabi ricorda il coniglio. »

« Ma non mi chiamo così! »

I ragazzi si fermarono si fronte alla porta che indicava la prima sezione. Kanda gliela indicò con un gesto veloce e un tantino brusco del braccio, come un muto addio ben gradito da lui. Tuttavia, Lavi non sembrava propenso a entrare. Parlava, parlava, parlava... per la prima volta Kanda sperò nel suono anticipato della campana.

Ci pensò invece un altro ragazzo a “salvarlo”. Un suo coetaneo, e l'unico che tollerasse la sua presenza. Anzi, sembrava quasi suo fratello. Si chiamava Alma, un ragazzo dai capelli corti e con uno strano sfregio sul naso, ma Lavi non volle indagarci molto sopra.

« Yu, eccoti! Ti stavo cercando! »

Il rosso si voltò verso il ragazzo, visibilmente irritato. « Oh, allora ti chiami Yu? Che carino! »

« Zitto. La tua classe è questa. Addio. »

« Ciao ciao, Yu! Ci vediamo dopo le lezioni! »

« Piantala, stupido coniglio! »

Quando Kanda uscì dal tunnel dei ricordi, era già in macchina, seduto al fianco di Tyki. Dietro di loro, intento a osservare il mondo sfrecciare fuori dal finestrino, c'era Allen. Aveva chiesto di accompagnarli, sia perché non voleva disturbare oltre Road ammalata, sia perché era inaspettatamente incuriosito da un ragazzo che si faceva passare per quello che non era. Allen si era già dimostrato un ottimo aiutante per Tyki, sapeva che non gli avrebbe detto di no. Forse, se questo Lavi avesse visto quanti erano disposti a dargli fiducia, si sarebbe convinto a uscirsene di prigione. Allen non voleva neanche immaginare che sofferenza potesse essere starsene chiuso lì per tre anni. Quando Kanda lo vide salire in macchina con loro, aveva fatto una smorfia a dir poco irritata, ma nessuno dei due mise becco, per quieto vivere.


La sala colloqui del penitenziario era fredda, dalle pareti di un grigio triste e rovinato, senza decorazioni. Vi era una finestra grande quasi quanto la parete, la quale in teoria serviva per ascoltare le conversazioni dall'esterno, ma non veniva mai usata. Il tavolo, anch'esso freddo, piccolo e dello stesso colore dei muri, era posto al centro, con due sedie. Lavi ne occupava una, apparentemente tranquillo, almeno finché non vide Yu. Non era cambiato per niente, i capelli li teneva sempre lunghi, lo sguardo era sempre assottigliato, le braccia sempre tenuto conserte o in tasca, a indicare che i contatti fisici o col prossimo in generale non erano da lui granché graditi.

I due si scambiarono diverse occhiate. Lavi era mortificato, felice, emozionato, ma tra queste, la prima emozione faceva da padrona. Era difficile reggere gli occhi severi di Kanda.

« Ciao, Yu... » gli disse a bassa voce, con un sorriso di circostanza.

L'altro non parlò. Si avvicinò a lui con calma, continuando a guardarlo in una maniera indefinibile. E senza che nessuno se lo aspettasse -ad eccezione di Tyki, che però non lo aveva fermato- aveva sferrato un pugno liberatorio al rosso di fronte a lui, facendolo cadere dalla sedia. Lavi aveva più o meno immaginato una reazione simile, ma aveva sperato che in tre anni si fosse moderato un po'. Come no. Solo Allen si mostrò davvero sorpreso, correndo a soccorrere il detenuto.

« Che cavolo combini, idiota?! » gli gridò contro Kanda. « Avresti risolto tutto, eh?! Guarda come sei messo! A forza di stare qui dentro, i tuoi connotati sono diventati un invito a picchiarti! Ma sei scemo o cosa?! Mi hai fatto passare per morto per chiuderti qui dentro?! Questa me la paghi, deficiente! »

Allen si frappose fra i due, imbarazzato. « K-Kanda! Smettila! È un tuo amico, non mi sembra il caso di litigare adesso! »

« Tu sta' zitto e spostati, mammoletta! È una cosa che non ti riguarda! »

Lavi, che si era appena ripulito la bocca con la mano, più che avere paura del suo amico, si voltò verso il ragazzo dai capelli bianchi, ponendo domande fuori luogo. « Mammoletta? »

Anche Allen non capiva da dove provenisse quel soprannome denigratorio, ma non era il momento migliore per pensarci. Aiutò Lavi a rialzarsi. « Stai bene? »

« Uh? Sì, tranquillo. I pugni di Yu non fanno poi così male. Ehm, tu sei...? »

« Mi chiamo Allen. Sono... un amico del signor Tyki. »

« A dopo i convenevoli. » Tyki aveva già preso posto. A malincuore, Kanda lasciò momentaneamente perdere l'idea di suonargliele a quel coniglio che definire idiota era un eufemismo, e anche Allen si era avvicinato all'avvocato, in silenzio. Lavi non aveva compreso appieno il motivo per cui Allen si trovasse là, ma non aveva temo per pensarci. Anche se non gradiva molto la presenza di estranei in quella circostanza, si arrese all'evidenza. Se non altro, vide il bicchiere mezzo pieno: prima nessuno andava a trovarlo, ora si ritrovava con un bel trio a fargli visite “di cortesia”.

« Tyki... » Lavi fece un sorriso quasi imbarazzato, indicando la porta. « Vorrei parlare da solo con Yu, se possibile. »

L'avvocato non fece in tempo a rispondere che Kanda, stizzito come sempre, schioccò la lingua in una smorfia quasi grottesca. « No, non parliamo da soli. Tanto dici sempre delle cazzate. E questo qui è il tuo avvocato. La mammoletta puoi anche ignorarla. »

« Mi chiamo Allen! »

« Sono d'accordo col tuo amico, ragazzo. Quando questa storia sarà finita, parlerete da soli quanto vorrete... ora è importantissimo che partecipi anch'io. »

« Ma... »

« Tanto non ti lascio confabulare per creare nuove versioni. » il ventiseienne sorrise in modo sinistro, fingendo di essere amichevole.

« No, io... dirò la verità, giuro. »

« Allora comincia. Ventun dicembre. »

Lavi chinò il capo. Raccontare la verità era così difficile... non era giusto far sapere agli altri dei suoi errori, di quell'orrore provato allora. Ma ormai, non c'era più niente da fare.

« Linalee era davvero bellissima, quella notte... » esordì, mentre gli altri tre, in assoluto silenzio, avevano aguzzato l'udito.


Era stata una serata divertente e ben riuscita. Per Lavi, membro del comitato studentesco, era un onore vedere che tutti si divertivano. Aveva organizzato lui la festa, nei minimi particolari. Se la serata fosse andata a buon fine, si sarebbe guadagnato molti più voti per la presidenza. Non che ci tenesse particolarmente, ma da quando lo avevano espulso per la terza volta dal club di basket, con insofferenza, aveva deciso di vendicarsi in una maniera un po' contorta. “Divento presidente, mi prendo più agevolazioni, e se mi va di lusso assisto comunque la squadra. Mi chiederanno scusa in ginocchio”, si diceva, come un bambino capriccioso. In particolare, voleva lasciare a bocca aperta Lvellie, colui che più di tutti insisteva a non far partecipare Lavi a nessun circolo sportivo. Al terzo rifiuto, cui presenziava anche lui, disse senza mezzi termini “sei disabile. Non possiamo farti giocare”. Lavi aveva resistito con tutte le sue forze all'impulso di spaccargli la testa.

Eccolo lì, dunque, a dimostrare a Lvellie che il “disabile” riusciva a essere presente a ogni singola riunione, a svegliarsi per primo la mattina e controllare se nelle aule fosse tutto a posto, a proporre attività extra scolastiche studiate nei minimi dettagli per far contenti tutti, pure quell'uomo che considerava disgustoso. Il professore di certo si stizziva nel vederlo così attivo nonostante tutto, ma non lo dava mai a vedere.

E comunque, fortunatamente, durante la festa non mise bocca da nessuna parte. Se ne stava a gironzolare per fatti suoi. Forse non voleva neanche ammettere che la festa gli era piaciuta. Poco male. Lavi era soddisfatto anche così.

E Linalee... era incantevole. Rideva, scherzava, come qualunque persona normale farebbe. Lavi non immaginava di certo cosa sarebbe accaduto dopo essere usciti da scuola. Era felice anche lui, nessuna nota di preoccupazione o ansia. Come al solito, non ebbe niente da ridire sul riaccompagnarla a casa.

« Mio fratello è fuori da un collega... »

« Sta' tranquilla, per me non è un problema. Vuoi andare via adesso? »

« Però questa è la tua festa... »

« Dai, mica è il mio compleanno. Ci facciamo una bella passeggiata, io e te da soli, mh? »

Lavi si era ormai abituato ad averla così vicina. Pensare che fosse solo sua, e che lei lo amasse allo stesso modo, gli dava una serie di sensazioni strane, ma piacevoli. Quando l'aveva incontrata la prima volta, appena trasferito nella sua scuola, l'aveva trovata davvero carina, sì. Bella e irraggiungibile. All'inizio l'avvicinava solo per gioco, dovette ammetterlo. Però Linalee aveva qualcosa che... lo catturò inevitabilmente. Senza neanche accorgersene, cominciò a pensarla sempre più spesso, e vederla più spesso, e desiderarla davvero. Si era proprio innamorato, il guercio. Chissà cosa avrebbe detto il vecchio, a vederlo in quello stato.

« Che freddo... » mormorò Linalee, strofinandosi le mani.

« Già... c'è aria di neve. Quest'anno la nevicata è un po' in ritardo, eh. »

« Io spero che nevichi. Io e mio fratello, ogni Natale, giochiamo a chi fa il pupazzo di neve più bello. »

« Sembra divertente. »

« E anche un po' imbarazzante. Quando arriva il momento, mio fratello Komui attira sempre tutto il vicinato gridando “farò un pupazzo che somigli alla mia bellissima Linalee!”. »

« Ah ah ah! Tipico di Komui! »

« E tu a Natale di solito che fai? »

« Mà, io e il mio vecchio non siamo particolarmente attaccati alle tradizioni. E poi diceva sempre che non aveva più l'età per sciocchezze come addobbare l'albero o comprare luci natalizie. Di solito non facevamo neanche regali. Solo una volta mi fece un regalo. Questa collana. »

Frugando sotto la felpa, Lavi estrasse una collana piccola e neanche tanto preziosa, a colpo d'occhio. Era solo un filino di cotone su cui erano stati appesi dei pendenti normalissimi. Il filo poi era così corto che era già tanto se riusciva ad annodarselo.

« Ormai ha sette anni, questa collana... e la metto meno rispetto a prima, per paura che si rovini. Però mi piace molto... »

« Tuo nonno era una persona gentile. »

« Non lasciarti commuovere, Linalee. Era un vecchio panda scorbutico. »

La ragazza rise di gusto, non curandosi di dove stesse mettendo i piedi. Inciampò all'improvviso, ma Lavi fece in tempo a sorreggerla, con dei movimenti maldestri.

« Accidenti, il tacco...! »

« Si può riparare? »

« Speriamo... però non ci voleva adesso. »

« Ti porto in spalla, allora. » ed era già pronto ad acchiapparla per i fianchi.

« Che? No! Da qui a casa mia ci vuole un bel po'! »

« Ma non ci puoi mica tornare scalza, no? Col freddo che fa, poi... »

« Se mi aiuti, ci posso tornare saltellando. »

« Bene, allora da oggi ti chiamerò “Linalee salterina”! »

« Non ridere di me! »

« Dai, sto scherzando. Però non suona male. Oppure potrei chiamarti... uhm... amore? Credo che sia ora. »

« Li... Linalee va benissimo! »

Il ragazzo la circondò con le braccia, sfiorandole la guancia col naso. « Tesoro... amore mio... oppure potrei adottare quei nomignoli che fanno venire il latte alle ginocchia, tipo “bisteccona mia”, “principessina”, “luce dei miei occhi”... »

« Pffft! Hai sempre voglia di scherzare! »

« E tu, allo stesso modo, potresti chiamarmi “bocconcino mio”, “mio eroe”, “batuffolino”... anche “coniglietto”! Sarebbe pure più azzeccato! »

« Oppure... Dick? »


« Dick? » chiese Tyki, interrompendo il racconto.

« Era uno dei nomi falsi che adottavo quando andavo negli hotel. Mica ero così stupido da dire il mio, no? »

« Quali altri nomi hai usato? »

« Dick era il quarantottesimo. »

« Ma tu e Linalee non l'avevate fatto solo sei volte? »

« Bè, gliene avevo proposti quarantotto, poi lei ha scelto quelli che le piacevano di più. »

Kanda sbuffò snervato. « Stiamo cianciando su cose prive di importanza. »

« Sì, scusate. »


« Dick? Così mi gioco la reputazione! E tu sei una porcella. Linalee porcellaaa! Ecco, ti chiamerò “maialina”! »

« Eeeh?! No! Non intendevo che... » la ragazza si bloccò di colpo, osservando un punto oscuro del viale su cui stavano camminando. Le era sembrato di sentire qualcosa, come un fruscio. Sentì lo stesso rumore più volte, anche Lavi lo avvertì. Ma mentre lui aveva pensato a qualche animaletto tra i cespugli, Linalee non riusciva a stare tranquilla.

« E se fosse un serpente? »

« Non ci sono serpenti da queste parti. »

« O un lupo, magari. Sai cos'è successo a Johnny, che abita a due isolati da me? Si è ritrovato un lupo in giardino a mangiare la sua spazzatura! »

« Linalee, calmati! Se fosse un lupo affamato, sarebbe già uscito a cercarci. Se lo lasciamo in pace e ce ne andiamo per fatti nostri, non ci succederà niente. Forza, aggrappati a me, ce ne andiamo saltellando come due grilli. »

« Il rumore però non smette... forse... forse è qualcuno che si sente male... ecco, non vedi che le foglie si muovono in modo strano? »

Lavi sospirò, mollando la presa dai suoi fianchi e avvicinandosi all'angolo più buio della strada. « Do un'occhiata, così ti tranquillizzi, okay? Tu resta lì. »

Era come ritrovarsi in un film horror da quattro soldi, col killer che aspettava tranquillo lo scemo di turno che si faceva ammazzare senza problemi. Ma figurati se queste cose esistono, si disse Lavi. E infatti, la causa di tanto spavento per Linalee, non era altro che un cane randagio che si stava scavando una buca.

Lavi tirò un sospiro di sollievo -un po' di ansia gli era effettivamente venuta- e fece una risata. Solo quando si voltò si rese conto che qualcosa di peggio stava accadendo. Non era uno di quegli squallidi film dell'orrore. Era tutto dannatamente reale.

Non riusciva a vederlo in faccia, tra buio e cappuccio tirato su. Era però molto alto e robusto, e tappava la bocca di Linalee stringendola con forza. Lavi non ci pensò due volte: si scaraventò su di lui, intimandogli di lasciarla andare. Gli aveva visto un coltello, in mano. Forse era un ladruncolo che si stava approfittando di due ragazzi che tornavano a casa da soli. Ma aveva sbagliato bersaglio. Linalee non andava neppure sfiorata.


« Scusa, Lavi, ma... » Allen un po' si vergognava di esternare così apertamente i propri dubbi. « Mi riesce difficile credere a una cosa del genere. Non è, come dire... troppo ovvio? »

L'altro fece un sorriso amaro, scostandosi i capelli dalla fronte. « Lo so... è una delle ragioni per cui non ho detto la verità. Chi mi avrebbe creduto? Cose del genere succedono, appunto, solo nei film. Ma tu non hai ancora afferrato il succo della cosa, Allen... magari si fosse trattato di un semplice ladro di portafogli. »

« Ossia? Cosa intendi dire? » chiese Kanda, a braccia conserte.

« Solo dopo un po' mi accorsi che quell'uomo era diverso... troppo “preso” dall'azzuffata con me. E cercava di coinvolgere anche Linalee, che stava cercando di aiutarmi. Quell'uomo era troppo robusto, mi era difficile tenergli testa, poi aveva pure un coltello. Mi aveva ferito un po' alla mano, ma non era importante. »


« Lasciami andare, dannazione! Ma che vuoi?! »

« Lavi! Lavi, resisti! Lascialo! »

« Ce l'hai con me, per caso? Chi sei?! Linalee, tu... tu allontanati! Chiama qualcuno! »

« Io... s-sì! »

Forse il suo fu un semplice tentativo di trattenere una potenziale testimone. O forse faceva parte di un piano più accurato, di cui Lavi non poteva conoscerne l'esistenza. Chissà se aveva abbandonato il coltello per caso... chissà se gli aveva offerto l'occasione apposta.

Bè, in quel momento Lavi non ci pensò su più di tanto. Tanto più che quello non cercò minimamente di frugargli nelle tasche, dunque era qualcuno che lo odiava così tanto da fare cose simili. E Lavi non era il tipo che lasciava scappare chi tentava di fargli del male, soprattutto se rincorreva la sua ragazza.

Era buio, non vedeva bene. Riusciva a distinguere appena l'ombra di quello sconosciuto, tanto più grande di Linalee, tanto violento. Non voleva ucciderlo. Sarebbe bastata una ferita piccola piccola, in grado di tenerlo bloccato finché non fosse arrivata la polizia.

Ma vuoi la confusione, vuoi un po' di paura, vuoi che né Lavi, né Linalee immaginavano che quell'aggressione fosse ben più contorta, che... le cose sfuggirono di mano.

Lavi non ferì quell'uomo. Se ne accorse troppo tardi.

Gliel'aveva spinta contro. E lui l'aveva presa. E il coltello era troppo, troppo a fondo.

Non c'era più tempo, né voglia di rincorrere il bastardo. Non aveva neanche la forza di chiamare aiuto.

« Cazzo! Cazzo, cazzo, cazzo... »

« Lavi... »

« Non parlare! va... va tutto bene! io... mi dispiace, io non... non volevo... devo... devo fermare il sangue, aspetta! » si tolse subito la sciarpa, avvolgendola sulla pancia della ragazza. Come aveva potuto essere così stupido e frettoloso? Per colpa sua...

« Fa... fa male... »

« Lo so, ma cerca di resistere! Ti prego, perdonami! Adesso chiamo l'ambulanza, ma tu resisti! Non siamo poi così lontani dalla scuola... »

« Non... chiamare... nessuno... »

« Ma che stai dicendo...?! »

« Quell'uomo... s-so chi è... l'ho... riconosciuto... » Linalee si aggrappò con forza alle spalle di Lavi, tentando di resistere. « Ti prego... c-corri a casa mia... m-mio fratello... Komui è in pericolo... »

« Prima ci sei tu! »

« No... Lavi... ascoltami... u... uccidimi, ti prego... »

« Zitta! Non capisco di che cazzo stai parlando! Perché dici queste cose?! Chi era quello?! »

« Anche se... chiamassi aiuto... finiresti nei guai... perciò... scappa... »

« Non posso... non posso... » i singhiozzi cominciarono a prendere il sopravvento. « Diremo che è stato un incidente... »

« Scappa... non farti trovare... altrimenti ti daranno la colpa... e proteggi mio fratello, ti prego... »

« Fuggire da chi?! Che... che cosa posso fare io...?! »

Respirava a malapena. Faticava a parlare. Solo le mani rimanevano ben salde alle sue spalle. Non voleva essere aiutata, e voleva far fuggire Lavi. Senza che lui capisse un accidente... era faticoso per lei confidargli qualcosa in quelle condizioni.

« Linalee... »

La ragazza cercò di farsi forza per avvicinarsi a lui, e confidargli quell'ultimo segreto che l'avrebbe spinto a cambiare vita. « Non dire niente... nemmeno a Kanda... »

Lavi non le prestava granché ascolto, disperato com'era, intento a tenere ferma la sciarpa sul suo ventre insanguinato. « Merda! Fermati, fermati, fermati! »

« Lavi... quello... q-quello era... »

Il tempo si era come fermato. Il mondo esterno non esisteva più. Solo buio, sangue, lacrime. Verità che facevano male... e la consapevolezza di aver fatto del male alla persona che amava, stavano portando Lavi alla pazzia. Riuscì a farle solo un'ultima promessa. Ma sapeva che non sarebbe bastato per farsi perdonare. Non era riuscito a proteggerla, e anzi, l'aveva uccisa. Lui.

« Lavi... prometti di sorridere sempre... »

« Sì... »

« C... conto su di te... »

« Linalee... »

« Grazie di tutto, Lavi... ti amo... »

« Linalee... n-no... » nel momento in cui vide che chiudeva gli occhi, non capì più nulla. « D-dai, apri gli occhi... non lasciarmi... non... non te ne andare... Linalee... Linalee, ti prego... »


Né Tyki, né Allen, tanto meno Kanda avevano parole per esprimere le proprie emozioni. Altro che film dell'orrore. Era molto peggio, era un incubo. Chiunque sarebbe crollato all'istante. Lavi, invece... aveva raccolto le ultime confidenze di quella ragazza e ne aveva fatto una ragione di vita. Era normale, per lui, colpevolizzarsi in quel modo. Era tremendo. Era terribile non avere nessuna parola di conforto per lui, che si asciugò una lacrima incontrollata dalla guancia.

« Poi arrivò Yu... Linalee respirava ancora, ma... non c'era più niente da fare. Perdonami, Yu... dovevo proteggerti... »

L'altro chinò la testa. Si vedeva lontano un miglio che anche lui era frustrato. « Se fossi arrivato prima... »

« Non sono riuscito a fare nulla... io... ho fatto del male a Linalee. »

« Non dire così. » fece Tyki, che nel frattempo si era acceso una sigaretta per allentare la tensione. « È stato un incidente. Resta da definire chi era quell'uomo... »

« Dopo aver fatto scappare Yu, misi in atto la messinscena e scappai. Aspettai un giorno per andare da Komui e avvertirlo, proteggere almeno lui. Ma non feci in tempo... Linalee aveva ragione. Trovai morto anche Reever, in casa sua. Forse si era trovato per caso nel posto sbagliato. »

« E Miranda? »

« Miranda è stata sfortunata. Lei non aveva nessuna colpa, né aveva un ruolo particolare in tutta questa faccenda. È stata uccisa per colpire me... perché sapevano che avrebbero dato la colpa a me. Perché Miranda mi era vicina, era amica mia e di Linalee, era una nostra professoressa. Mi avrebbero trovato. Sarei stato comunque dichiarato colpevole. io... io sono colpevole! »

« Ma chi può fare una cosa del genere? » anche Allen era sull'orlo del pianto. A pensare che Lavi si era negato una via d'uscita, a pensare che era stato messo così alle strette, provava rabbia e sofferenza.

« Lvellie? » chiese Tyki.

Lavi ci mise un po' a rispondere, ma poi chinò leggermente il capo, in segno d'assenso. « Era il mandante. »

Solo l'avvocato riuscì a mantenere la calma di fronte a quelle rivelazioni che avevano un che di irreale. Dopotutto, aveva mentito per tre anni, perché credergli adesso? Ma Tyki non era così bastardo da ignorare certe parole dette con quel viso, con quell'espressione.

« Lvellie mi odiava a morte. E odiava Linalee. »

« Cosa l'ha spinto a volerti morto? »

« Non è che volesse uccidermi. Voleva solo rovinarmi la vita. »

« Direi che ci è riuscito. E non l'ha rovinata solo a te. » dire che Kanda era furioso non era sufficiente a esprimere ciò che provava realmente. Nemmeno lui riusciva a trovare le parole adatte. Per colpa di quell'essere -non si poteva neanche definire uomo- quattro persone erano morte, Lavi stava in prigione, lui era dovuto fuggire. Era troppo. Desiderava ardentemente averlo davanti per ucciderlo con le sue stesse mani.

« Lvellie non era il tipo che sembrava. Era mille volte peggio. Dopo la morte di Linalee, scoprii che aveva pescato un disperato per fingere di aggredire Linalee, e fare in modo che la uccidessi io. Lui aveva agganci con persone pessime. Era un uomo che non si faceva scrupoli ad allearsi con chi conveniva. Io queste cose le avevo sapute per caso, quando andavo a scuola. Ma credevo di essere riuscito a non farlo capire. »

« Intendi dire... un'organizzazione? »

« Non conosco i particolari, ma possiamo dire che è una cosa del genere. Lvellie doveva esserne un pezzo grosso. Forse ha scoperto che io sapevo di più sul suo conto, e ha adottato la soluzione estrema per tapparmi la bocca. »

Si sentiva un po' più rilassato. Raccontare la verità fu per lui una liberazione. Certo, non bastava a farlo sentire meno in colpa, ma aveva trovato un po' di serenità. « Avrei preferito morire... invece, per colpa mia... ci ha rimesso Linalee... »

« Lvellie che fine ha fatto? »

« L'uomo che mi ha aggredito è morto. Non voglio sapere come. Lvellie... francamente, non lo so. »

« Queste cose che hai detto... sono delle bombe, ragazzo. Con queste dichiarazioni, vinciamo il processo a occhi chiusi. »

« È la mia parola contro quella di Lvellie. » Lavi fece una risata ironica, segno che le speranze le aveva perse del tutto. « Sceglierà gli avvocati migliori. »

« Ehi, guarda che io sto difendendo te. »

I due ridacchiarono, scambiandosi un paio d'occhiate, Tyki per incoraggiarlo e Lavi... bè, gli faceva piacere avere qualcuno così disposto ad aiutarlo. Non poteva negare che un po' di paura effettivamente la provava. Aveva timore degli sguardi della gente, di come avrebbero reagito a sentire la verità dopo tre anni di silenzio. Forse si erano anche dimenticato di lui, e di Linalee. Che crudeltà, pensare che potessero dimenticarla così facilmente.

« Kanda... » Tyki mosse velocemente la sigaretta sul posacenere, quasi avesse fretta. « Te la senti di testimoniare a favore di Lavi? »

Il guercio spalancò l'occhio, irrigidendosi. Voleva essere categorico, ma evidentemente non c'era riuscito granché. « Non possiamo! Yu dovrebbe essere morto! »

« Appunto, pensa che colpo se sapessero che hai una vittima in meno. »

« Ma... e Anita? »

« Ha sofferto anche troppo, mi pare. » il sorriso stampato sul volto di Kanda era strano. Non era dolce, né amichevole. Sembrava una sfida aperta nei confronti del mondo, e una ripicca verso Lavi, che si era dato tanta pena per aiutarlo, senza ricevere nulla in cambio.

« Testimonierò. »

Poco ci mancava che Lavi piangesse di nuovo, in un misto tra sensi di colpa e felicità nel vedere che Kanda era rimasto un amico. « Yu... »

Anche Allen sorrise, ritrovando un po' di ottimismo. « Testimonierei anch'io a tuo favore, ma purtroppo sono estraneo alla faccenda... ma, nel mio piccolo, farò il possibile per farti uscire da qui. »

« Allora è deciso. »

« Ci... sarà un processo? »

« Non ti preoccupare. Vinceremo noi, vedrai. Sarai libero. » Tyki gli fece l'occhiolino. In fondo gli si era addirittura affezionato. Vederlo con l'occhio spalancato, l'espressione sbigottita, quell'atteggiamento timoroso nei confronti del mondo esterno lo stavano rendendo molto più simile a un bambino al suo primo giorno di scuola. Come si poteva lasciarlo là dentro?

Nessuno lo derise, nemmeno Kanda, quando lo videro piangere. Li aveva guardati negli occhi, tutti e tre, persino Allen che, anche se era un perfetto sconosciuto, era disposto ad aiutarlo. Erano tre anni che non trovava persone del genere. Persone che gli facevano venir voglia di tornare a vivere.

« Mi perdonerai, Linalee, se accetto l'aiuto di chi ti vuole ricordare. E stavolta ti vendicherò come si deve. »

La manica della tuta da detenuto era ormai fradicia, ma Lavi non smise di piangere, con il sorriso di chi ha ritrovato qualcosa di prezioso. Come la determinazione.

« Grazie... vi ringrazio, tutti quanti. Mettiamocela tutta. »





Ho ancora la forza che serve a camminare,
picchiare ancora contro per non lasciarsi andare.
Ho ancora quella forza che ti serve quando dici “si comincia”.
E ho ancora la forza di guardarmi attorno,
mischiando le parole con due pacchetti al giorno.
Di farmi trovar lì da chi mi vuole sempre nella mia camicia.
[
Ho ancora la forza – Francesco Guccini ]

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: neme_