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Autore: Yoney    14/12/2011    2 recensioni
"Suonò tutti i suoi sentimenti, tutti i suoi affetti, tutte le sue preoccupazioni e tutta la sua passione.."
Prendete la shibusen e togliete la magia che la circonda, aggiungete quella della musica, della recitazione, del ballo e di un motivetto che irrompe nelle aule come il destino, che bussa quando meno te lo aspetti, travolgendo i cuori dei ragazzi della IIA che avranno a che fare con promesse, divieti, padri apprensivi, dormitori misti e corsi impegnativi quanto affascinanti.
Benvenuti nel liceo Shibusen, benvenuti nel regno del caos.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Death the Kid, Liz Thompson | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pensieri e libri volanti
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{Personaggi: Melvina Adler ~ Nuovo;
Raiting: Verde;
Genere: Introspettivo, Generale;
Avvertimenti: AU.
Pensieri sparsi e senza senso con l'unico fine della presentazione.
Del personaggio e di questo mondo da me completamente inventato.
}

Ricordo benissimo il mio primo giorno di lavoro come insegnante. Ero talmente tesa che non riuscii a dire quasi nulla di sensato tranne qualcosa del tipo: «Per me è importante conoscervi, quindi perché non mi parlate un po' di voi?» buttato lì tanto per, la semplice verità era che non sapevo cosa dire.
E se avesse avuto ragione mia madre? Se io non fossi stata tagliata per insegnare pianoforte?
Insegnarlo a quei ragazzi, poi. Figuriamoci, per lei era impensabile.
Forse da una parte è per questo che ci tenevo così tanto a far parte del corpo studentesco di quella scuola di geni. Se ci fossi riuscita avrei dimostrato a tutti, a mia madre soprattutto, che alla fine valevo davvero qualcosa, che anche io potevo fare cose importanti.
Mia madre in me non ha mai creduto. Mia madre è sempre stata convinta che studiare pianoforte fosse una perdita di tempo, un qualcosa di inutile e unicamente doloroso. Per mia madre il suono di un pianoforte era solo che doloroso.
Una sera dei miei cinque anni da poco compiuti io e mamma l'avevamo trascorsa tutta sedute sul tappeto del salotto, io con le guance arrossate per l'entusiasmo e le manine paffute che applaudivano continuamente, lei con un sorriso dolce e uno sguardo colmo di ammirazione dietro gli occhiali. Mio padre era bravissimo a suonare il pianoforte e quella sera suonò in maniera bellissima, come non aveva mai suonato, come se quella fosse l'ultima volta. Suonò tutti i suoi sentimenti, tutti i suoi affetti, tutte le sue preoccupazioni, tutta la sua passione. In quella musica ci si immerse lui e noi lo ascoltammo fino a notte fonda, quando andammo a dormire.
Il giorno dopo lui non c'era più, era stata davvero l'ultima volta.

Io non reagii come mia madre. A ben pensarci non ricordo nemmeno una volta in cui le mie reazioni furono simili a quelle della mamma, noi due siamo diverse, punto. Non ci accomuna proprio niente e quando papà se ne andò il nostro legame si fece pian piano sempre più fino e inconsistente, finché non si ruppe.
Lei non riusciva a capire perché io volessi imparare quel dannato strumento, quello che tanto odiava, così presi lezioni di nascosto inizialmente con l'aiuto della nonna, poi con i soldi che guadagnavo lavorando. Non la vidi mai a nessun mio concerto, neanche quando le dissi finalmente la verità.
Mamma era quel tipo di persona che si scorda di venirti a prendere a scuola o che arriva sempre in ritardo, di quelle che ti lasciano lì sulla panchina a guardare gli altri bambini che se ne vanno via contenti con i genitori mentre tu resti lì, perennemente sola. Mamma era quel tipo di persona, non veniva a prendermi a scuola, non veniva ai miei saggi, non mi incoraggiava nei miei sogni. Diceva che non si sarebbero mai avverati.
E' per questo che feci di tutto per entrare a insegnare in quel prestigioso liceo artistico-musicale, nella Shibusen.
E alla fine, a soli venticinque anni, ce la feci, da sola.

La prima cosa che notai, non appena arrivata, fu l'enorme numero di soggetti, ehm, particolari. Per non dire assurdi.
Vi erano professori di scienze con la passiome per la vivisezione (sospetto anche umana), addette al bar che giravano per i corridoi mezze nude, insegnanti che andavano dietro a quest'ultime con il sangue dal naso, altri che invece mantenevano perennemente un colorito molto strano (oserei dire cadaverico) o bende attorno alla testa, dottoresse sadiche, professori drogati chi di caffè chi di musica sparata nell'orecchio a tutto volume, maestre di ballo tanto piccole da sembrare bambine e chi più ne ha più ne metta. Oh, e un preside da una strana faccia-maschera ed enormi manone da tifoso di baseball che se ne andava ingiro a chiacchierare amorevolmente con gli studenti che, non fraintendiamoci, in quanto stranezze non erano proprio da meno. Ma, nonostante tutto, rimasi lì a lungo.
Rimasi lì a lungo e felicemente perché non ci volle molto ad abituarmi e ad iniziare a divertirmi come tutti gli altri, prendendo ogni cosa con leggerezza. Fui felice, sempre, e sono certa che quello sia stato il periodo più allegro della mia vita.
Ricordo ancora con esattezza il mio secondo anno di lavoro, quello che, posso affermarlo con sicurezza, fu il più esilarante di tutti. Fu quello in cui un'unica, insignificante, classe riuscì a compiere il maggior numero di scandali, incidenti, di ricevere ammonimenti e vincere più premi di tutti, l'anno in cui la IIA fu composta dai più bizzarri ma geniali elementi che la storia della Shibusen abbia mai visto.

Era l'inizio di settembre e faceva ancora terribilmente caldo. Era una di quelle rare mattine afose in cui maledicevo il giorno in cui avevo deciso di diventare insegnante in una scuola così dannatamente propensa ad attirare i raggi ultravioletti. Ma io dico, non potevo fare, che so, la modella di abiti da tennis? O comunque un qualsiasi altro lavoro che non implicasse il divieto assoluto di indossare pantaloncini se non volevi attirare l'ira di una professoressa bacchettona o mandare Spirit Albarn in infermeria per il troppo sangue dal naso? Tralasciando che l'infermeria, regno della dottoressa bella e dannata, era il suo luogo preferito per svenire..
Oltre al sonno, alle bollette da pagare che mi attendevano sul tavolino della mia stanza, ad un rosso con la passione per la poesia erotica attaccato ad una caviglia (Già, a quanto pare anche dei comunissimi jeans scatenavano gli ormoni di quello) e alla consapevolezza che ti stai dirigendo verso una classe del secondo anno nella quale dovrai subito iniziare a parlare come una macchinetta perché tanto già ti conoscono e non puoi neanche perdere tempo, ci si metteva anche il caldo! Cavoli, in momenti del genere odiavo il mio lavoro.
No, odiare era una parola grossa, diciamo che avrei preferito starmente in spiaggia.
Accennai un saluto colmo di invidia a Blair e alle sue tette rimbalzanti in quella sottospecie di abitino striminzito che indossava, lei di certo non doveva star soffrendo troppo il caldo.

Boiing, boiing. Sentii il peso che avevo alla caviglia svanire e correre veloce verso ciò che generava quel rumore, grazie al cielo. Sospirando aprii la porta dell'aula davanti alla quale ero arrivata.
"Buongiorno a tutti, ragazzi!"
Feci appena in tempo a scansarmi che un libro volante mi sfiorò pericolosamente la testa, seguito da un'urlo ed altri libri: "Evans, io ti ammazzo!"
Ridacchiai mentre cercavo di evitare i pericolosi oggetti che una ragazza familiare stava lanciando in tutte le direzioni verso un suo compagno a me del tutto sconosciuto.
Vecchi, nuovi alunni e libri volanti. Chissà, infondo quell'anno non si preannunciava poi così male.








ele no sekai!
Non ho la più pallida idea di chi sia la tizia dell'immagine, ma è esattamente come io mi immagino sia la mia Mel, quindi l'ho messa giusto per farvela vedere. lol
Non ho neanche la più pallida idea di come sia uscita fuori 'sta cosa. O, meglio, in realtà l'idea di una AU di questo tipo mi giracchia in mente da un bel po', ma un prologo del genere? Baah.
In realtà il prologo doveva essere del tutto diverso. originariamente era un dialogo tra Mel e Maka che si lamentava delle coppie che erano state scelte per lavorare. Ovviamente lei non voleva stare con Soul e usava gli altri come scusa dicendo che non erano adatte per uno o un'altro motivo, ma ovviamente Mel non ci cascava. lol Era ambientata verso la fine dell'anno, quindi era una specie di prologo spoiler ma come idea non era poi così male. Infondo diceva delle cose che avrei voluto mettere nel prologo ma vabbè, vorrà dire che sarà tutto una sorpresa. Perché non ho pubblicato quello? Era scritto decisamente male.
Non che questo sia scritto bene, eh, ma quello era davvero davvero brutto, già.
Quindi alla fine ho scritto di getto questo, che non è che mi piaccia moltissimo, ma una presentazione dovevo mettercela per forza, si. Però non vedo l'ora di scrivere il primo capitolo, ho già in mente una marea di cose da far succedere. Devo spiegare che tipo di scuola è la loro, come si svolgono le lezioni, fare un'introduzione dei personaggi e far finire il capitolo in un modo dannatamente cool che ho già scritto. lol

Mmmh, perché Allegro con brio? Diciamo che un po' mi sono ispirata al titolo del manga Andante, e cioè si evidenzia con il titolo il motivo dell'opera. Infatti la mia opera sarà di certo un "Allegro con brio", allegra e incredibilmente movimentata. Inoltre "Allegro con brio" è anche il primo motivo della quinta sinfonia di Beethoven. Avete presente quale? Dadadadaaaaaan! Insomma, quella che si usa per le scene shock. lol E voglio mettere davvero molti colpi di scena-divertenti in questa storia. O, meglio, ci proverò davvero, si.
Bene, cos'altro dire? Questo capitolo è un po' cortino, il prossimo sarà di certo lungo, già.
Grazie a tutti per l'attenzione, davvero.
Un bacio, vostra
ele
   
 
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