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Autore: Snafu    16/12/2011    2 recensioni
You can have anything you want,
but you better not take it from me.
Amicizia, Amore, Sesso, Droga... want more?
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Appetite for Destruction

Capitolo I – Welcome to the Jungle



Le vie di Los Angeles erano sempre affollate, ma la vigilia di Natale la situazione precipitava quasi nel caos. Le due figure alte, slanciate, forse troppo magre, dai profili simili e anonimi, camminavano in mezzo alla massa con qualche borsa per le mani. Una di loro, la più bassa, accese una sigaretta e iniziò a fumarla con il suo bocchino. Nonostante l’eleganza e il lusso ostentati, le due non sembravano affatto un paio di ricche rampolle di qualche famiglia nel settore dei tavoli verdi.
Sembravano piuttosto due prostitute viziate.


We are the people that can find
whatever you may need.
If you got the money, honey,
we got your disease...
in the jungle.


Kensy, la donna dai capelli lisci e corvini, tanto scuri da sembrare pece nella parte superiore, che sfumavano in un leggero blu elettrico verso le punte, tamburellò le unghie lunghe e colorate contro una vetrina di abiti da sera.
«Insomma, non mi hai ancora detto che cosa hai deciso...»
Lo sguardo trasudava aspettativa da tutti i pori, e anche un certo terrore, come se da quella risposta fosse dipeso l’esito di chissà quale importante trattativa.
«È ok, amica mia» blaterò l’altra, emettendo una fumata bianca dalle labbra aride, il cui rossetto era oramai tutto sul bocchino «Verrò con te per capodanno. Quel tipo ha insistito così tanto...»
«Quel tipo si chiama Izzy» sbuffò seccata la mora.
«Fa lo stesso...»
«La droga si sta bruciando tutti i tuoi neuroni, te ne rendi conto?»
«E la tua apprensione si sta bruciando tutta la mia pazienza...»
Audrey, la bionda, le espirò il fumo in faccia. Sapeva che l’amica odiava quel gesto tanto quanto lei odiava il fatto che si preoccupasse per la sua salute. Kensy sorvolò, sapendo bene che aveva bisogno della sua presenza durante la serata di capodanno. Ci sarebbero stati, sì, proprio i Guns n’ Roses, che le due avevano conosciuto durante un altro evento e che non avevano mancato di accalappiare. La mora rabbrividì pensando a Duff che le ammiccava.
Audrey, dal canto suo, non si curava molto di quello che le capitava sotto tiro, in qualsiasi ambito: non importava se l'uomo con cui andava a letto era biondo o moro, cosa le iniettassero, se era all’altezza del polso, sul collo, a destra, a sinistra, cosa fumasse o sniffasse. Aveva perso il gusto e semplicemente si accontentava di andare avanti a tentativi.
Toccò le punte sfibrate dei capelli ormai bianchi, tanto erano stati tinti e ritinti e ancora ossigenati, e si accorse delle braccia esteticamente inguardabili per la sequenza di buchi lungo la linea della vena.
«Amica, temo che avrò bisogno di un abito a maniche lunghe.»


You can taste the bright lights,
but you won't get them for free
in the jungle.


Appena entrate alla festa la situazione era già quasi degenerata. Da notare che era iniziata da appena trenta minuti. Si guardarono intorno e Duff McKagan le adocchiò immediatamente. Dopo pochi secondi era di fronte a loro, avendo evidentemente abbandonato le sue attività ricreative avviate con l’amico Slash.
«Ehi ragazze. Non vi avevo viste, altrimenti sarei venuto prima!» si scusò.
«Non ti saresti comunque dovuto scomodare, fidati!» rispose acidamente Audrey. Adorava la coca, di quei posti, e odiava tutto il resto. Cercò di sforzarsi di essere cordiale perché era lì per l’amica e indossò il suo peggior sorriso.
«Beh, per te forse no…» alluse il bassista, e si girò a guardare la mora.
La bionda si eclissò, lasciando Kensy da sola. Fine della solidarietà.
L’altra era lusingata del fatto che un tipo come Duff si interessasse a lei quando c’erano tutte quelle ragazze più o meno belle e coscienti che gli ronzavano intorno, però sapeva benissimo che quelle situazioni erano pericolose e potevano degenerare molto più rapidamente di quanto si potesse immaginare, così, mentre il bassista era impegnato a respingere una “allegra” ragazza rossa, la mora riuscì ad allontanarsi.
Kensy si guardò intorno, cercando di sfuggire sguardi di persone potenzialmente pericolose (vale a dire di chiunque) fino a che non riuscì a identificare la persona più innocua presente alla festa. E chi l’avrebbe mai detto, quella persona era proprio Steven Adler, batterista dei Guns n’ Roses, biondo tinto poco meno della sua cara amica che a quanto pare era scomparsa, e aveva pensato bene di non farlo da sola.
«Steve!» strillò, fingendosi estremamente entusiasta di vederlo. Quasi tutti lo chiamavano Popcorn, ma a Kensy non piaceva. Lui aveva un nome e lei l’avrebbe usato.
«Ciao!» rispose lui.
«Portami da qualche altra parte che non sia questo salone» ordinò.
«Il peccato sembra volersi tenere lontano da te, ragazza... e a quanto pare anche da me, neanche avessi la sifilide, stasera non mi si fila nessuno, andiamo, l’uscita è di là...»

Watch it bring you to your knees.



Dopo aver tirato una dose inverosimile di qualsiasi cosa fosse loro capitato sotto naso e dopo aver provato la terribile esperienza di aver sniffato arachidi sbriciolate dagli stivali di Slash senza riuscire a lamentarsi, Izzy e Audrey avevano lasciato che l’ingrediente segreto del chitarrista riccioluto mandasse loro in visibilio (come se tutto il resto fosse stato del tutto inutile) e avevano iniziano a sbattersi a vicenda tra una parete e l’altra del corridoio per tenersi in piedi, fino a giungere in un ripostiglio per le scope, diventato il loro, per così dire nido d’amore.


Welcome to the jungle!
Feel my... my... my... my serpentine. Oh.
I... I wanna hear you scream!


«Dov’è la tua amica psicopatica?» chiese Steven ridendo. La cosa risultò divertente visto il pulpito da cui veniva la predica. La pazzia sapeva essere una cosa affascinante.
«Non ne ho la più pallida idea. All’entrata mi ha intercettata Duff e lei è praticamente evaporata... potrebbe essere dappertutto, qui può trovare tutto quello che rientra nei suoi interessi principali, dopotutto...» sospirò sconsolata lei.
«Che sarebbero?»
«Uomini e droga» spiegò puntualissima.
«Aaaah. Beh, girovaghiamo e magari la troviamo...»
Continuarono a chiacchierare mentre passeggiavano, evitando le persone che ogni tanto bloccavano la loro traiettoria. A un certo punto si fermarono perché da uno sgabuzzino provenivano dei rumori sospetti, cioè, non proprio sospetti, si capiva benissimo che cosa stesse succedendo al suo interno, solo che i due si chiesero, non senza giusta motivazione, chi potesse essere così spostato da consumare così spudoratamente e, diciamocelo, rumorosamente, nel corridoio di un albergo. Steven, da uomo forte e maturo, si fece coraggio e, con un colpetto del piede, lasciò che la porta si aprisse.
«Quella non...?» tentò, aguzzando la vista. Aveva chiaramente riconosciuto il suo collega, inconfondibile nello stile di corteggiamento, ma il volto della donna era nascosto e capì di chi si trattasse solo guardando Kensy.
I due amanti erano praticamente ancora completamente vestiti (evidentemente per non perdere tempo o per non prendere freddo) e se ne stavano abbarbicati contro uno scaffale da cui erano caduti diversi fustini di detersivo. Non si curarono molto dell’intrusione nella loro ‘privacy’ o forse proprio non se ne accorsero.
«Ma porca merda, andate in un posto in cui nessuno possa vedervi o sentirvi perlomeno!» gridò il batterista, ancora fermo sulla porta, cercando di assumere il controllo della situazione per levare tutti dall’imbarazzo. Il chitarrista si voltò appena:
«Popcorn? Credevo che la vista di certe cose più che shockarti, ti eccitasse...»
«Vaffanculo Izzy.»
Kensy non disse niente, non aveva la forza per ribattere, era troppo... non sconvolta, ma disgustata dall’accaduto.
«Però... devi ammettere che stasera Izzy e Audrey formano una bella coppia, eh!» esclamò Steven. La moretta non riusciva mai a distinguere quando fosse ubriaco o sobrio, alle volte faceva dei discorsi che proprio non stavano né in cielo né in terra e, seppur ammettendo che non sapeva della cotta che Kensy aveva per Izzy, avrebbe potuto stare zitto e portare avanti quella lunga fase di silenzio imbarazzante dovuta al fatto di aver appena visto due dei propri più cari amici imbastire il set di un film porno nello sgabuzzino delle donne delle pulizie, vale a dire, vederli copulare mentre i due amici stavano tranquillamente passeggiando per sfuggire al caos del festino senza nessuna intenzione di appartarsi. Nessuno di loro pensò a giustificarsi con gli altri due per il fatto che si trovassero da soli a camminare e parlare come una coppietta, prima cosa perché essenzialmente coloro che stavano facendo la cosa più sconvolgente erano Izzy e Audrey, secondo perché probabilmente agli altri due non interessava affatto.
«Senti, vuoi che ti mandi a ‘fanculo ora o quando avrai detto la cazzata?» replicò Kensy, piuttosto nervosa.
«Ma dai, sono strafatti, che ti aspettavi? Era inevitabile che sarebbe successo... e poi nel magazzino delle scope... si scopa...»
-Beh allora la mia migliore amica avrebbe potuto farsi qualunque altro essere vivente in questo albergo, ma evitare di fare un torto a me- pensò la mora, poi parlò ad alta voce:
«Mi aspettavo che tu dicessi che è perché entrambi i loro nomi finiscono per ipsilon!»
«Ah, anche, hai ragione!»
«Vaffanculo, Steve.»
«Credo che andrò a farmi. Dicono che Slash stia dispensando roba di prima qualità perché gli è passata la voglia di sniffare...»
«Bene, allora ci vediamo poi... se sopravvivi.» Perché la sua migliore amica avrebbe dovuto andare a letto con il tipo che si presumeva le interessasse? Ok, era plausibile che Audrey non fosse da tempo più intellettualmente capace di distinguere gli ‘oggetti’ che venivano inseriti nel suo corpo e soprattutto da chi fossero inseriti, e magari non aveva neanche notato la particolare sfumatura che prendeva la voce di Kensy quando pronunciava il nome Izzy. Però... però...



Welcome to the jungle:
it gets worse here everyday.
You learn to live like an animal
in the jungle where we play.
If you got a hunger for what you see,
you'll take it eventually.
You can have anything you want,

but you better not take it from me.

I'm gonna watch you bleed.






Questa storia è © la Cath feat. B.
Desclaimers: i Guns n’ Roses non ci appartengono. Le loro canzoni neanche. Audrey e Kensy sono nostri personaggi. Tutto questo non è mai accaduto.
Speriamo che la lettura sia stata e sarà di vostro gradimento e ogni commento, suggerimento, correzione, parere da parte vostra sarà sempre ben accetto, non abbiamo mai mangiato nessuno, Cath è anche vegetariana, sicché state traquilli/e. (:
B.&C.
   
 
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