Noelene
Capitolo
I
Il
binario nove e tre quarti
Noelene
non sapeva come ci era arrivata in quel luogo.
Voleva
scappare da suo fratello Clay e il suo amico Wilmot, e si era solamente messa a
correre nella vecchia stazione dei treni.
Ma
ora i suoi grandi occhi azzurri fissavano la scura locomotiva che stava di
fronte a lei.
Fermo,
su un binario nascosto al mondo, vi stava un treno. Un tempo probabilmente era
stato meraviglioso, e confortevole. Un treno che probabilmente aveva portato nel
suo grembo personaggi illustri.
Ora
però aveva perso la sua funzione, e lo avevano lasciato lì, a creare tane per
topi e qualche povero ragno.
Le
tende che coprivano i finestrini ormai rotti, erano state strappate e bruciate,
probabilmente causa di una guerra, ma erano rimaste di un rosso vivo.
Gli
scompartimenti un tempo di legno, non esistevano più, mangiati da piccole tarme
nel corso di anni, e di loro erano rimasti solo i costruzioni di sedili.
E
là, dove stava il ferroviere, tutto sembrava più cupo.
Se
non fosse stato per lo scheletro di una mano che penzolava fuori dalla piccola
finestrella che dava aria al povero uomo.
Alzandoti
sulle punta dei piedi per arrampicarti fino a sfiorare con le labbra le ossa
marce, puoi osservare il sorriso spaventoso del teschio.
Un
sorriso che di sicuro non aveva stampato sul viso, nel momento in cui moriva.
Ma
non era l’unico rimasto sul treno.
Nel
freddo e ormai distrutto corridoio, accasciata sotto un carrello pieno di dolci
marci e schifosamente puzzolenti, stava un altro scheletro umano, rannicchiato
nella posizione fetale.
Solo
il cranio non vi era, e al suo posto ci stava un buco, dal quale potevi
benissimo vedere il binario arrugginito.
Noelene
si allontanò velocemente, iniziando a camminare sul marciapiede che
fiancheggiava le rotaie.
Con
le manine torturava i lunghi capelli color miele, e gli occhi che fissavano la
polvere che s’alzava ogni volta che faceva un passo.
Ed
ecco che qualcosa catturò di nuovo la sua attenzione.
Per
terra, a pochi centimetri dai piedi di Noelene vi stava un cartello di ferro.
Sbiadito e nascosto dalla polvere vi erano un numero.
E
se t’inchini solo leggermente puoi soffiarci sopra e scoprire che di numeri ce
ne sono ben tre.
9¾
Noelene
sbatté un paio di volte le palpebre, mai nessuno le aveva parlato di quel
binario.
Ritornò
sui suoi passi con velocità sperando di trovare una via di fuga per ritornare a
casa.
“Non posso trattenermi a lungo, mamma. Sono sulla carrozza di testa, i prefetti hanno due scompartimenti riservati...”
La
voce eccitata di un giovane, e un sorriso sincero che illuminava il viso pieno
di efelidi.
E
il corpo di quest’ultimo che la oltrepassava.
“Oh, tu sei un prefetto, Percy? Avresti dovuto dircelo, non ne sapevamo niente.”
“Aspetta
un attimo, mi ricordo di avergli sentito dire qualcosa in proposito una
volta...”
Noelene
si voltò trattenendo il respiro, a pochi centimetri da lei due figure
inconsistenti uguali che ridevano.
La
bambina spalancò gli occhi, vi era anche una donna un po’ grassottella e
altri due bambini vicino a loro.
Indietreggiò.
Incurante
se dietro di lei ci fosse un muro orribilmente pieno di muffa.
“Chi
è?”
Aveva
chiesto la donna.
“Har...”
E
improvvisamente Noelene si ritrovò per terra nella vecchia stazione. Clay che
la guardava stupito e preoccupato.
“Da
dove vieni fuori eh? Mi hai fatto preoccupare stupida!”
Ma
la bambina non si mosse.