Con
un
ma e con un se
Sei
nella sala interrogatori a fare il poliziotto
cattivo con uno spacciatore di droga di Central Park che
potrebbe avere
assistito ad un omicidio, ma non vuole collaborare.
Ti
senti toccata. Da piccola andavi in quel parco con i tuoi genitori e ti
fa
orrore l’idea che quel luogo venga profanato
da individui del genere.
Ma
solo io lo so, gli altri non ne hanno idea.
Nemmeno
la Gates, qui accanto a me dietro al vetro, che ti fissa compiaciuta
sfiora il
pensiero che ci sia di più. Pensano solo che tu sia tosta e
determinata.
Ma
c’è di più, c’è
molto di più da scoprire.
Ed
è tanto interessante quanto maledettamente difficile
riuscire a farti aprire.
Batti
un pugno sul tavolo facendo sobbalzare il malcapitato. La Gates sorride.
Sei
così bella da farmi stare male. E forte. Fortissima.
Molto
più forte di me. E sai far male da morire.
Se
ripenso a tutto il tempo trascorso mi si accartoccia lo stomaco.
Quante
volte mi sono detto che sarei stato meglio da solo piuttosto che stare
male per
te.
Per
te, che mi tieni da sempre legato a te con i tuoi si,
i tuoi ma
e i tuoi se.
Si...
avermi
qui rende il
tuo lavoro un po’ più divertente.
Ma...
non potrai mai essere la persona che vorresti essere
fino a che il tuo muro non cadrà.
Se…
se risolverai il
caso di tua madre allora sarai libera da ogni fantasma del passato e
potremo
stare insieme.
E
io me ne sono sempre stato buono nel mio angolino ad aspettare
pazientemente.
Prendendomi
solo quello che decidevi di concedermi.
Forse
per chiunque altro non sarebbe stato abbastanza: qualche sguardo, vari always, meravigliosi sorrisi e un bacio
rubato.
Altri
avrebbero mollato subito, ne sono certo. Il tuo muro spaventerebbe
chiunque,
spaventa anche me in realtà, ma io non ho mai avuto
intenzione di arrendermi perché
ormai mi sei entrata nella pelle, nel sangue.
Non
so pensare a me, alla mia vita, senza avere te a farne parte. In
qualunque modo
tu vorrai ma devi esserci.
Ogni
tuo ma,
ogni tuoi se,
è mille volte meglio
di un tuo mai.
Lo
spacciatore sta sulla difensiva e evita le tue domande, ti alzi e
cammini
avanti e indietro irritata. Ryan, accanto a te, prova a farlo ragionare
proponendogli un accordo.
Ma
va bene così, Kate, ho rispettato i tuoi tempi e sempre lo
farò.
Va
bene per me, non sarà molto ma mi prendo volentieri tutto
quello che mi offri.
Mi
accontento di poco, un piccolo gesto e mi illumino di
felicità.
Anche
con i tuoi ma
e i tuoi se
sempre
in mezzo.
E
anche se è davvero poco, quel briciolo di speranza che mi
dai mi fa sentire
vivo.
L’accordo
di Ryan è ottimo ma quell’uomo è
ostinato. Riprendi in mano la situazione e gli
elenchi tutto quello che lo aspetta con sguardo severo e impenetrabile.
Lui
ti guarda rapito, non sbatte nemmeno le palpebre da quanto ti sta
prestando
attenzione.
Si
vede già marcire in galera, circondato da energumeni dalla
dubbia sessualità e
ora non fa più tanto lo spavaldo.
La
Gates non lo da a vedere ma so che vorrebbe farti un applauso. Ti
ammira e
vuole solo il meglio per te. Per questo non mi sopporta.
Io
ti distraggo secondo lei. Beh, è vero, ma rendo il tuo
lavoro più divertente e
vederti ridere per me è vitale, perciò per ora la
Gates si deve rassegnare ad
avermi tra i piedi.
Sorride
per il tuo ottimo lavoro e lascia la stanza.
Sei
la migliore del dipartimento e lo sanno tutti. Il fiore
all’occhiello del
Dodicesimo.
La
miglior Detective Capo di questo edificio.
E
non lo dico perché sono di parte, lo sei veramente.
Ho
sempre notato come ti guardano gli altri poliziotti. Le donne ti
ammirano con
un pizzico di invidia. Gli uomini...beh, ti rispettano certo, ma credo
che non
ci sia uomo qui dentro che non ti desideri.
Ryan
e Esposito esclusi ovviamente. Sei la loro sorellina, praticamente.
Ma
tra il fastidio di vedere chiunque altro lanciarti occhiate sognanti e
la voglia
che io stesso ho di te, mi accaparro senza tante pretese quello che mi
puoi
dare. Non posso di certo obbligarti ad amarmi e a stare con me, devi
intraprendere da sola il tuo percorso interiore, prima di averne uno
insieme.
Però
la sera, nei momenti di frustrazione, penso a quanto vorrei riscrivere
la
nostra vita, cancellare il tuo muro, i tuoi ma
e i tuoi se
e renderti finalmente felice.
Ma
sono uno scrittore di romanzi, non di vite, perciò anche qui
mi accontento di
dare il meglio di noi attraverso Nikki e Rook.
Lo
spacciatore sta cantando come un usignolo e tu e Ryan a turno lo
subissate di
domande. Battete il ferro finchè è caldo, insomma.
E
io non riesco a smettere di fissarti.
Ti
ammiro, ti rispetto, ti desidero, ti aspetto, ti sprono, ti
infastidisco, ti
sorprendo...
Qualunque
cosa per te.
Come
ho già detto, va bene così per me.
Tu
dammi quello che puoi, per ora è sufficiente.
Il
resto spero che verrà con il tempo.
“Fissi
il la stanza vuota, Castle?” mi dici sorridente, distraendomi
dai miei pensieri.
È
vero la sala interrogatori ora è vuota e non ti ho nemmeno
sentita entrare.
“Complimenti
per l’ottimo interrogatorio” ti dico seguendoti
fino alla tua scrivania.
“Grazie,
non è stato poi così difficile. Ora Esposito lo
sta scortando in cella e io non
vedo l’ora di uscire da qui. Per oggi basta”
“Ti
va l’ultimo caffè della giornata?”
chiedo speranzoso.
Un
segno, ti prego Kate, dammi un segno che non sono da solo in questa
nostro
strano rapporto. Un segno che non sto sprecando la mia vita a
combattere contro
i mulini a vento.
“Non
posso, sono di fretta” cerchi conferma dell’ora
nell’orologio di tuo padre e
afferri la giacca.
Non
puoi, sei di fretta. Va bene.
No,
non va bene. Cos’avrai mai da fare di così urgente
che non può aspettare nemmeno
il tempo di un caffè.
Il
tempo di avere un ultimo momento solo nostro, prima di tornarcene
ognuno a casa
propria. Soli.
“E’
solo un caffè..” sussurro triste, mentre ti infili
la giacca e ti prepari.
Ti
avvii all’ascensore ma dopo un paio di passi, torni indietro.
Probabilmente
mi hai visto sconsolato e abbattuto o
forse mi hai sentito.
Vorrei
essere più forte e non avere sempre quest’aria da
cane bastonato quando si
tratta di te, ma non sono più in grado di mascherare i miei
sentimenti ormai.
Ti
fermi di fronte a me “Castle... vuoi ancora che il mio muro
cada?”
La
tua frase mi sorprende, ma ti vedo estremamente seria.
“Assolutamente!”
L’unica cosa che riesco a dire.
“Bene,
anche io! Perciò levati quell’espressione da
cucciolo abbandonato e lasciami andare
dallo psicologo del dipartimento!”
Ti
giri e te ne vai. Prima di entrare nell’ascensore sorridi
verso di me e poi
scompari.
Ricevuto
detective. Eccolo il segno che volevo.
Non
sto combattendo da solo.
Siamo
in due a lottare affinchè il muro cada.
Fianco
a fianco come sempre.
Perché
siamo una squadra.
Come
Starsky e Hutch.
O
Turner e Hooch.
Si,
lo so, ti ricordo un po’ Hooch...
ascoltare
“Con un ma e con un se” di Nek mi fa male xD
Ma
credo che più o meno corrisponda ai pensieri di Rick, no?
Lui povero non può
fare altro che starle accanto e aspettare paziente, prendendosi qua e
là tutto
quello che viene, senza pretendere di più.
Stima
e ammirazione profonda per un uomo così! Ce ne fossero di
più... xD
Ovviamente
un grazie speciale a Mari, Cate, Vale e Cri che mi hanno consigliata
<3<3
Bien,
come sempre buona lettura e recensioni sempre gradite ;D
Un
bacione grosso,
Ivi87