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Autore: Serry_Black    04/08/2006    6 recensioni
"Hai presente quando una scatola ha l'odore di ciò che contiene?" Il micio le diede un dolce miagolio.
"Questa scatola non profuma più di quella bella fragranza... Sa di cartone".
Se non era più in grado nemmeno di sentire quel profumo vuol dire che sarebbe riuscita a dimenticarlo?
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Serry_Black
Titolo: Liquide
Riassunto: "Hai presente quando una scatola ha l'odore di ciò che contiene?" Il micio le diede un dolce miagolio.
"Questa scatola non profuma più di quella bella fragranza... Sa di cartone".
Se non era più in grado nemmeno di sentire quel profumo vuol dire che sarebbe riuscita a dimenticarlo?


Liquide


"Hai parato tutto perchè ti sentivi fortunato. Hai fatto tutto da solo." Harry stava sorridendo. Quindi li aveva ingannati entrambi per dare fiducia a Ron?
"Davvero non c’era niente nel mio succo di zucca? Ma il tempo è buono… e Vaisey non ha giocato… sul serio non ho preso la pozione della fortuna?" anche lui era incredulo...
"Hai messo la Felix Felicis nel succo di Ron, ecco perché le ha parate tutte! Visto? So giocare anche senza aiuto Hermione!"
Perché le parlava con quel tono? Cosa aveva fatto stavolta per meritarsi il suo astio?
"Non ho mai detto che non sei capace… Ron, anche tu credevi che te l’avesse data!" Come poteva anche solo pensare che non lo ritenesse all'altezza? Proprio lui, che avrebbe dovuto conoscerla meglio di tutti gli altri..!
Stava uscendo, scopa in spalla. Perché doveva comportarsi così? Non aveva fatto nulla di male, era nella sua indole credere nella giustizia e nelle regole, non poteva cambiare anche questo per lui!
Harry pareva contrariato, il suo piano non era andato come sperava..."Ehm, Andiamo… andiamo su alla festa, allora?" Festa? Pensava potesse divertirsi -il divertimento poi stava davvero in urla e burrobirre?- in un momento simile? Cosa aveva sbagliato stavolta?
"Vacci tu! Non lo reggo proprio Ron, adesso, sono so cosa avrei dovuto fare…" Avrebbe dovuto di nuovo rinnegare se stessa solo per lui? Ne valeva davvero la pena?
Corse verso il castello, prese le scale, salì, salì, raggiunse il ritratto della Signora Grassa, disse la parola d'ordine e si buttò nella festa. Forse si sarebbe aggiustato tutto da solo, bastava lasciare che si calmassero le acque. Prese una burrobirra, brindò alla squadra e si diresse verso Ginny per congratularsi con lei.
Calì era in un angolo, sola. Strano. Non sentiva le risatine di Lavanda.
"Oh, ciao Calì, bella partita, vero?"
"Sì, bella... Beh, di Quidditch non m'intendo, ma hanno giocato bene. Dovevi sentire Lavanda! Continuava a farmi il commento di ogni parata del suo caro Ron."
Il suo caro Ron??! "E dov'è lei, ora?". Calì si era accorta del tono che aveva usato?
La ragazza fece un cenno con la testa.
Non ci poteva credere, non ci voleva credere. Erano lì, avvinghiati l'uno all'altra.
No.
No.
No!
Non le importava cosa avrebbe pensato la compagna, corse via. Non voleva vedere ancora quella scena.
Forse, se non ci pensava, le avrebbe fatto meno male.
Illusa.
Si riparò nella prima aula che trovò.
Un movimento della bacchetta ed erano apparsi dozzine di canarini dorati.
Perché l'amore non si poteva risolvere con un colpo di bacchetta?
Sarebbe bastato preparare un'Amortentia, e sarebbe stato suo...
Non era giusto. E non l'avrebbe soddisfatta, e l'avrebbe fatto soffrire.
Stupido, stupido, amore.
I canarini le volavano intorno.
"Oh, ciao, Harry" la porta si era aperta. "Mi stavo esercitando"
"Sì… sono… ehm… proprio venuti bene…"
Si rendeva conto dello stato in cui si trovava ora? Faceva pena... Circondata da stupidi canarini in una stanza vuota per non vedere.
Però Harry era venuto a cercarla. Almeno le rimaneva un amico.
"A quanto pare Ron si sta godendo i festeggiamenti"
"Ehm… davvero?" credeva non fosse già a conoscenza della... novità?
"Non far finta di non averlo visto. Non si stava precisamente nascondendo, no…" No, non lo stava proprio facendo. Proprio lì, in pubblico. Sotto i suoi occhi -come se contasse...-, e con un'oca del genere per giunta! Cosa ci trovava in lei? Cosa?!
Lei non titubava da anni, lei non lo beccava per ogni minima cosa, lei non... lei non temeva l'amore... Una vocina le vorticava nella testa.
E comunque quella lì era un'oca. Sì, questa era l'accusa più grande. Era simpatica, ma rimaneva un'oca. O almeno lei voleva crederci. Forse avrebbe sofferto meno così.
Proprio allora la porta si spalancò ancora -non poteva scegliere un luogo meno raggiungibile? O forse voleva che qualcuno la trovasse?-.
No, loro no.
Non avrebbe retto.
A questo no. Lui e lei, soli, in un'aula. No.
"Oh" Era stupito, il piccolo? Gli avevano rotto le uova nel paniere?
"Oops!" rideva la cretina..! -perché si ostinava a chiamarla così?-. Per fortuna quella era uscita e li aveva lasciati soli. Non poteva lasciare in pace quel loro equilibrio e fissarsi con un altro ragazzo?
Il loro equilibrio era sempre stato precario. Sempre. Come poteva credere che lei e Ron... Illusa, era solo un'illusa. Era la ragazza più intelligente del corso, ma riusciva a farsi giocare dai suoi sentimenti.
"Ciao, Harry! Mi stavo chiedendo dov’eri finito!" Osava anche difendersi!
Basta, non poteva rimanere ancora in una stanza -quella stanza poi!- con lui. Scese dalla cattedra e si diresse verso l'uscio, impettita. Lei una dignità l'aveva ancora. "Non dovresti lasciare Lavanda fuori ad aspettarti, si chiederà che fine hai fatto".
Non se lo meritava, non avrebbe dovuto provare quel dolore! Che sentimento era quello che provava per il rosso? L'amore poteva esistere in queste condizioni, con persone così?
"Oppugno!"
I canarini ora lo stavano attaccando. Doveva soffrire! E lei doveva sfogarsi, dargli un po' di quel dolore che l'attanagliava. Si sentiva male, ma se non lo avesse fatto sarebbe davvero scoppiata.
I canarini attaccavano con foga, Ron si lamentava, Lavanda le inveiva contro, Harry cercava di dar loro una mano, e lei correva, correva. Voleva solo correr via da quello stramaledetto rosso insensibile, non vederlo mai più e dimenticarlo.
Come se fosse possibile.
Almeno voleva crederci.
Aveva evitato gli sguardi dei festeggiatori -come se qualcuno badasse a lei, no?- ed era corsa in camera. Si era buttata sul letto.
Stava piangendo.
Si passò le dita sulla guancia.
Lacrime.
Da quanto stava piangendo?
Grattastinchi le si era accovacciato vicino per farle le fusa. Sapeva che era terapeutico?
"Eh sì, piango ancora per lui" abbozzò un sorriso, triste. Quello era amore? Da principio non aveva capito cosa provava per Ron, era solo un amico... Eppure si emozionava così tanto al vederlo, al sentire il suo respiro, al perdersi nei suoi occhi blu... Ogni emozione, ogni frase, ogni sguardo, ogni azione era amplificata mille volte. Lo vedeva in ogni cosa. Guardava fuori dalla finestra: lui giocava a Quidditch. Sfogliava un libro: una lezione passata fra i sussurri. La cravatta rossa: i suoi capelli. Una penna d'aquila: con quella gli aveva corretto un tema.
Sospirò. "Sei dappertutto, come faccio a dimenticarti?"
Si mise a sedere e volse lo sguardo verso il comodino. C'era ancora una carta delle Cioccorane.
Le piaceva conservare ogni cosa, anche la più stupida -aveva ancora gli auguri di pronta guarigione di Allock!-. I ricordi felici parevano più vivi così. Poteva ancora artigliarli nei momenti bui e lasciare che non fuggissero.
Il suo corpo si mosse quasi da solo. Si chinò, infilò una mano sotto il baldacchino e ne trasse una grossa scatola. C'erano le cose che non avrebbe mai buttato. Le scarpe che aveva indossato al Ballo del Ceppo, il libro autografato da Allock... Ormai non rappresentavano nulla per lei, ma aveva comunque segnato la sua vita, la sua crescita. Facevano parte del percorso che l'avevano resa così com'era ora. E poi c'erano mille cose riguardanti Ron..: scontrini di giornate piacevoli perchè passate insieme a lui, carte di cioccolatini che gli aveva offerto, e poi i suoi regali... Natali, compleanni, Natali, compleanni. Erano meno di una dozzina, ma ognuno per lei valeva più di ogni altra cosa. Lui li aveva presi per lei... L'occhio le cadde sul profumo che il rosso le aveva regalato a Natale l'anno prima. Era una fragranza davvero particolare, se lo ricordava bene. Doveva anche essere costato parecchio. Arrossì. Lei aveva preparato per gli amici quei -stupidi, ora lo ammetteva- pianificatori di compiti. E lui le aveva preso un profumo. Era buono, e lo aveva scelto lui. Lei non era tipo da cosmetico, però la boccetta era finita da un pezzo. Se lo spruzzava spesso. Le piaceva l'espressione del ragazzo quando sentiva nell'aria la fragranza che le aveva regalato lui. Sorrise. Viveva per quelle piccole cose, per quelle espressioni, per quegli attimi d'illusione. Prese la scatolina quadrata che conteneva la boccetta.
"Hai presente quando una scatola ha l'odore di ciò che contiene?" Il micio le diede un dolce miagolio.
"Questa scatola non profuma più di quella bella fragranza... Sa di cartone".
Se non era più in grado nemmeno di sentire quel profumo vuol dire che sarebbe riuscita a dimenticarlo?
L'odore era sparito da tempo, ma lei lo percepiva ugualmente perchè le ricordava lui.
Il non sentirlo più implicava l'averlo dimenticato?
Si sforzò di più. In fondo in fondo lo sentiva. Beh, lo voleva sentire, e questo significava che l'oblio era ancora lontano.
Sorrise. La speranza forse era davvero l'ultima a morire.

*

Evitava accuratamente la Sala Comune: era il loro 'territorio'. Lasciava sempre Grattastinchi di guardia a dormitori, non voleva certo che lo facessero nella sua stanza o in quella di Harry. Che si accontentassero della Stanza della Necessità!
Era diventata un po' paranoica riguardo a quei due.
Ogni volta che inveiva contro il rosso finiva con un bel 'Ma che vada a farsi fottere, quel cretino!', ma parlava più per dar -coloritamente- voce alla sua rabbia. Beh, a dire il vero era dolore, ma dire rabbia era meglio. Salvava almeno le apparenze.
Non potendo sostare in Sala Comune si era 'trasferita' in biblioteca. Ormai aveva il suo tavolo: vicino all'entrata, ma abbastanza nascosto da poter osservare chi passava senza farsi vedere.
Ok, lo ammetteva, non resisteva senza vederlo.
Sospirò.
Trasse dal libro di Antiche Rune un foglio in apparenza bianco. Gli diede un colpo di bacchetta e apparve la ricetta per un filtro d'amore. La rigirò fra le mani... Stava per darle fuoco quando la rimise, bianca, al suo posto. Accadeva sempre così. Non riusciva a decidersi, dannazione!
Tornò ai compiti -come se fosse facile, poi!- e dopo qualche minuto apparve Harry.
"E' libero di baciare chi vuole. Non me ne importa un accidente". Bugiarda...
Non aveva senso mentire di fronte alla apparenze, e farlo soprattutto con Harry, che le era amico. Ma non poteva farci niente, lei un orgoglio ce l'aveva ancora. Levò la piuma e mise un puntino su una 'i' con tanta ferocia da bucare la pergamena.

Anche questa è finita... Strano, ci ho messo poco, ma c'è da dire che non mi soddisfa appieno. Potrebbe terminare così, o, chissà, continuare.
Ho deciso di scrivere una fanfiction su questi due dopo aver riletto HP HBP qualche settimana fa ed essermi appassionata alla loro storia -alla prima lettura, si sa, tutto è preso con più fretta-, anche perchè a tratti ricorda anche la mia. Ho avuto anch'io una "Lavanda" ma il mio "Ron" aveva meno colpe... Ma dubito v'interessi, perciò evito di tediarvi coi miei "drammi".
Come per P.KNS penso scriverò a breve -un mese circa- un commento alla storia dove spiegare scelte lessicali, toni e registri, ma al momento voglio almeno spiegare il titolo, che ha due interpretazioni. Una riguarda Ron e Lavanda. R e L -o meglio Rho e Lambda, sapete, non so se tale dicitura valga anche per le lettere latine- sono le consonanti dette "liquide" e da qui il titolo. Ma questo "liquide" dipende anche da Hermione. Di lacrime ne versa, tante.

Ps: ci sono vari punti, perlopiù i dialoghi, tratti pari pari da HP HBP da pag 275 a 281.

Kisses, Serry

  
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