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Autore: ele_lele    18/12/2011    2 recensioni
L’avrebbe atteso forse per sempre.
Forse Draco sarebbe tornato, una volta o due, in una sera buia d’inverno o in una calda notte d’estate col profumo dei gelsomini nell’aria carica di baci sudati e di promesse lascive; sarebbe tornato sapendo che Hermione l’avrebbe atteso forse per sempre, che si sarebbe concessa a lui dieci, cento, mille volte, incurante che lui dormisse o meno da lei -con lei nel respiro, tra le braccia, sul petto, nel cuore-, certo che neppure allora avrebbe dovuto darle un motivo della sua partenza qualora l’avesse lasciata sola in un letto grande e ancora caldo del loro amore. (...) Nella festa del Natale, dove tutto avrebbe dovuto essere verde e rosso -Serpeverde e Grifondoro-, quelle lucine le rinfacciavano che invece il verde e il rosso non brillavano insieme -lei e Draco non stavano insieme- .
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Minuetto

                 MINUETTO


 

La pioggia batteva incessantemente sui vetri della finestra della camera.
L’inverno era arrivato con tutta la sua prepotenza e un velo ovattato sembrava essere sceso sull’intera città. Tutto era addobbato a festa, ovunque c’era frenesia, i negozi erano animati dalle risate dei clienti che passavano interi pomeriggi a cercare il regalo ideale. Le feste erano ormai alle porte.
Le luci dell’albero di Natale del giardino dei vicini illuminavano a intermittenza il soffitto creando illusori e improbabili sprazzi di colore sulla vernice bianca. 
Lei, i capelli arruffati come al solito trattenuti malamente in una coda fatta alla bell’e meglio,  se ne stava rannicchiata sul letto, aspettando.
Aspettando lui. Una sua chiamata, un suo messaggio, un suo biglietto. Un suo segno.
Ogni sera era un’agonia che terminava tra le sue braccia o tra quelle del Mattino che la trovava ancora sveglia e sempre un po’ più disillusa sempre in attesa di lui.
Lui, che stava per sposare un’altra per compiacere la volontà di suo padre e, lei ne era certa, per non perdere la sua eredità.
Perché non s’era mai visto un Malfoy che non navigasse nell’oro e lei sapeva che di certo lui non sarebbe stato il primo.
Non per un capriccio. Non per un’infatuazione.
Non per lei.
Non per Hermione Granger.

 

 


 

Per prima cosa sentì il rumore dei suoi passi per le scale.
Il fondo di legno delle pregiate scarpe di vernice nera che portava sempre che batteva contro il marmo freddo –come le sue mani quando la toccava-, falcate lunghe e veloci -come i battiti del suo cuore dopo che avevano fatto l’amore-, andatura cadenzata e controllata -come le parole che usava con lei e che non riuscivano a mascherare del tutto l’impazienza che lei leggeva nei suoi occhi-.
La posizione fetale che aveva assunto da quando si era appoggiata sul letto nel primo pomeriggio, le gambe contro al petto che si alzava e abbassava ritmicamente, la faceva sentire al sicuro. Protetta, amata.
L’aveva aspettato per buona parte della giornata e ora quasi desiderava che non venisse. Avrebbe voluto dirgli di andarsene e che non sarebbe certo stata ai comodi suoi –“porci comodi suoi” come avrebbe detto Ginny- ma non era una stupida e sapeva fin troppo bene che quando se lo sarebbe ritrovato davanti, da lì a pochi secondi, non avrebbe avuto la forza di dirgli di no.  Avrebbe voluto che il cuore le facesse un regalo di Natale e che la smettesse di ribellarsi a lui in quel modo o, se non altro, avrebbe preferito che il suo corpo, sleale e traditore, non lo desiderasse così tanto. In quel modo sbagliato, perverso, malato. Incurabile. Perché lui era la malattia e la cura. Lui era il veleno e l’antidoto. Lui era il tormento divino e la panacea di tutti i mali.
Lui era il suo effetto placebo dal Natale.
Sentì Draco che inseriva la chiave di casa sua e la serratura scattare poco dopo. Apparve sulla soglia della porta  della camera come un demone venuto dall’Inferno, bello come un diavolo tentatore, un Mefistofele che avrebbe goduto nel vedere la sua caduta verso profondissimi abissi nei quali lui l’avrebbe condotta per mano per poi lasciarla nuovamente sola in attesa del suo ritorno.
I capelli chiarissimi scompigliati del gelido vento dell’inverno lo rendevano vero e dolorosamente reale, gli occhi grigi rispecchiavano la pioggia che scrosciava fuori dalla finestra. Le labbra, leggermente screpolate dal freddo, lasciavano intravedere il bianco perlaceo dei denti, dolore e promessa, offesa e piacere.
Lo vide togliere la giacca fradicia di pioggia e gettarla senza cura alcuna verso una sedia lì accanto, lo fissò rapita mentre sfilava il maglione e toglieva bottone dopo bottone dalle asole liberando il petto glabro che avrebbe già voluto sentire sotto le sue mani che stringevano ancora le coperte.
Con un passo fu sul letto accanto a lei che, inerme, si fece spogliare. Attribuì il freddo che sentiva al riscaldamento troppo basso e alla nudità. Le mani di lui scorrevano lentissime e al tempo stesso veloci sul corpo della ragazza, risvegliandolo piano, accuratamente, non dimenticando neppure un lembo di pelle, sfiorando, pizzicando, accarezzando, solleticando con una perizia e una devozione assoluta.
La maestria indubbia con cui lui muoveva gli arti la portarono in un secondo all’inferno, mentre lei era certa che le fiamme che sentiva nelle vene le avrebbero infuocato il sangue, portandola a breve al limite, a implorarlo più e più volte di farla sua.
Quasi ogni notte quel letto, quelle mura, erano testimoni di scene come quella: lui che arrivava in silenzio a casa sua, si spogliava e spogliava lei a volte inerme a volte complice, e poi solo passione, odio, amore, rabbia, disperazione. Sentimenti affogati nel corpo dell’altro in uno spasmodico volere di più -dall’altro, da se stessi-, in un disperato bisogno di non pensare, di non sentire -mentre lei sentiva fin troppo bene i battiti dei loro cuori-, di non darsi spiegazioni e di non fornire inutili scuse o bugie.
A volte lo trovava ancora nel letto al mattino, quando era ancora buio e lei si alzava per prepararsi per andare al lavoro. Lui sembrava centellinare quelle occasioni come un assetato avrebbe fatto con dell’acqua nel deserto. Per una mattina che lo trovava ancora accanto a sé, ce ne erano altre dieci, cento in cui il letto era vuoto. A volte ancora caldo del corpo di lui -e lei stringeva al petto il cuscino in un disperato tentativo di fermare il tempo-, altre gelido per l’assenza.

 

 

 

E vieni a casa mia
quando vuoi nelle notti più che mai
dormi qui te ne vai
sono sempre fatti tuoi
Tanto sai che quassù
male che ti vada avrai
tutta me se ti andrà per una notte

 

 

 

 

I giorni si susseguivano tutti uguali, uno dopo l’altro, in una catena di solitudine che non sarebbe mai stata capace di spezzare.
Se anni prima le avessero detto che si sarebbe trovata in una situazione del genere con Draco Malfoy, per Draco Malfoy, non ci avrebbe mai creduto.
Intrattenere una storiella con lui a seguito della rottura con Ronald non sembrava una così cattiva idea dopo che Draco aveva smesso di insultarla continuamente e avevano iniziato ad avere un rapporto che, considerati i loro precedenti, si sarebbe anche potuto definire civile nei limiti dell’inciviltà.
Quello che era seguito poi era stata una sorpresa per entrambi.
 La necessità di vedersi, sempre più spesso, non solo per il sesso, di fare le piccole cose insieme -dormire, mangiare, andare a fare la spesa, passeggiare nei parchi di mattina presto quando c’era meno gente che avrebbe potuto vederli insieme- era diventata incontenibile.
Nessuno dei due aveva mai proposto la convivenza ma di fatto era quello che era successo da quando lei aveva dato a Draco la chiave del suo appartamento senza mai chiedergliela indietro. Neppure dopo tutto quel tempo e tutto quel dolore.
Nella sua mente riviveva ogni minuto la sera che lui le aveva detto che si sarebbe sposato secondo la volontà di suo padre. Dopotutto era pur sempre un Malfoy…
Con quelle parole le aveva conficcato un coltello in pieno petto e già le stava baciando le labbra come tutte le altre sere, come se niente fosse. E lei non era stata capace di fermarlo. Non ne aveva avuto la forza, né la volontà.
Non poteva combattere una guerra contro Draco Malfoy e contro se stessa.
E giorno dopo giorno, arrendendosi sempre di più ai suoi baci e alle sue mani esperte, erano arrivate le feste Natalizie.
E con esse, la solitudine che cresceva come un abisso dentro di lei di secondo in secondo.
Sarebbe stato da sciocca anche solo pensare di tentare di soffocare la passione che provava con lui -per lui-, ma sapeva che per il suo bene non avrebbe potuto dirgli sempre di sì, con lui che la amava in quel modo disarmante, estremo, dolcissimo che la faceva sentire inesperta, fragile e piccola davanti a lui.

 

 

La follia sembrava sempre pronta ad accoglierla tra le sue braccia ossute e spigolose, regalandole immagini di Draco durante il giorno mentre la sua parte razionale le ricordava che lui non era lì, a casa con lei. Lui era dalla sua fidanzata.
Che di certo non si chiamava Hermione Granger…
Illusioni. Non erano altro che illusioni. Forse miraggi di una mente troppo provata dalla guerra, dalle angherie e dal dolore. Dalla solitudine della consapevolezza di un futuro senza di lui.
Draco.
Ma sapere di un futuro senza di lui la spingeva a volerne di più nel presente, di lui e di tutto quello che poteva darle: sesso, amore, odio, rancore, lacrime, disperazione, dolore. Sentimenti. Si sarebbe accontentata persino delle bugie.
L’avrebbe atteso forse per sempre, fino a quando una sera non avrebbe più sentito le chiavi infilate nella porta e la serratura di questa scattare e allora, forse, avrebbe compreso che lui non sarebbe più tornato. Che lui non era più suo e non lo sarebbe più stato.
Draco.

 

 

 

Troppo cara la felicità
per la mia ingenuità 
continuo ad aspettarti nelle sere
per elemosinare amore



 

 

Lei, invece, sarebbe stata sua per sempre. Non che lui fosse stato il primo, e all’inizio non credeva neppure che sarebbe stato l’unico. Invece lo era diventato, giorno dopo giorno, notte dopo notte, bacio dopo bacio, susseguendo carezze a morsi ed a questi nuove carezze.
L’avrebbe atteso forse per sempre.
Avrebbe tenuto accesa una luce nella notte anche quando fosse andata a dormire per ricordargli che lei, per lui, ci sarebbe sempre stata.
Non avrebbe cambiato la serratura, così lui sarebbe potuto entrare sempre, in ogni momento, ogni notte. E lei si sarebbe addormentata ogni notte pensando a lui e si sarebbe svegliata con lui in testa e il suo nome tra le labbra, e avrebbe visto la sua ombra svanire al risveglio ricordandole la differenza tra sogni e realtà.
L’avrebbe atteso forse per sempre.
Forse Draco sarebbe tornato, una volta o due, in una sera buia d’inverno o in una calda notte d’estate col profumo dei gelsomini nell’aria carica di baci sudati e di promesse lascive; sarebbe tornato sapendo che Hermione l’avrebbe atteso forse per sempre, che si sarebbe concessa a lui dieci, cento, mille volte, incurante che lui dormisse o meno da lei -con lei nel respiro, tra le braccia, sul petto, nel cuore-, certo che neppure allora avrebbe dovuto darle un motivo della sua partenza o qualora l’avesse lasciata sola in un letto grande e ancora caldo del loro amore. Con la sicurezza che lei non si sarebbe immischiata nei fatti suoi, negli affari personali dei Malfoy, sarebbe passato nel suo appartamento fingendo di donare, in realtà col solo intento di prendere -come un’aquila carpisce tra i suoi artigli un usignolo- tutto quello che lei sarebbe stata in grado di offrigli -la vittima che offre i polsi alla lama del pugnale del suo carnefice-.




 

***********

 

 

 

 


Era quasi surreale vedere le luci degli addobbi dell’albero di Natale del giardino dei vicini che, entrando dal vetro pulito della finestra, illuminavano il soffitto della sua camera.
Il rosso e il blu si mischiavano insieme in un abbraccio armonioso e subito dopo erano seguiti dall’arancione e dal verde.
Le sembrava quasi che anche i decori Natalizi si prendessero gioco di lei.
Nella festa del Natale, dove tutto avrebbe dovuto essere verde e rosso -Serpeverde e Grifondoro-, quelle lucine le rinfacciavano che invece il verde e il rosso non brillavano insieme  -lei e Draco non stavano insieme-, si inseguivano in una folle rincorsa -come Draco inseguiva lei appena lei decideva di smettere di inseguire lui- e infine morivano, spegnendosi nel tentativo di raggiungersi -come si sentiva morire lei ogni sera mentre nel buio cercava ancora le sue braccia e la mattina si svegliava sola-.
Se chiudeva gli occhi, Hermione avrebbe anche potuto giurare che non era passato neppure un istante dal Natale precedente, quando lui era arrivato nel suo appartamento e l’aveva trovata raggomitolata su se stessa -in se stessa-, quando avevano fatto l’amore sebbene mancasse meno di una settimana al suo matrimonio con un’altra donna.
L’orizzonte era sempre più difficile da vedere, prigioniera in una trappola che si era costruita da sola ma di cui aveva dimenticato -forse volutamente- la soluzione, il modo di sciogliere l’arcano e ritrovare se stessa     -la vecchia Hermione che non si sarebbe ridotta nel fantasma che era per un uomo che aveva deciso di sposare un’altra-.
La vita stava passando senza che lei se ne accorgesse e il tempo le rubava furtivo il sonno e la lucidità, facendole credere che non era ancora passato un giorno da quando Draco non aveva più aperto la porta del suo appartamento. Una settimana prima del suo matrimonio con una Purosangue. Una donna che non era lei.
Il tempo le scorreva via dalle mani come sabbia, come quella sabbia che lui le aveva messo nelle mani facendole credere che fosse un dono prezioso ed eterno -come il suo amore per lei-, un qualcosa che sarebbe durato per sempre come l’illusione di una prima giovinezza e di un’innocenza che si accorgeva di non avere più. Era stato Draco a renderla una donna? O era stata la guerra a farla crescere? O forse la sua disillusione era sempre stata in lei come un seme in attesa del terreno fertile, dell’acqua e dei raggi del sole che aveva trovato solo dopo che lui non era più andato da lei?

 

 


E continuo sulla stessa via
sempre ubriaca di malinconia
ora ammetto che la colpa
forse e' solo mia
avrei dovuto perderti e
invece ti ho cercato

 

 

Hermione l’aveva cercato ovunque, in quel letto che senza di lui sembrava enorme, nelle strade affollate della Londra Babbana e per i vicoli stretti di quella magica, tra i volti della gente sugli autobus, nei negozi, nei suoi sogni, sulle labbra e negli occhi di ogni uomo che aveva incontrato nei locali, nei parchi o nei ristoranti. Ma nessuno sarebbe mai stato come lui semplicemente perché nessuno era lui.
Aveva cercato il vero amore senza volerlo davvero trovare e non si era stupita poi più di tanto di trovarsi ancora sola con la mente che vagava verso lui, immaginando cosa avrebbero fatto insieme se Draco fosse stato lì con lei in quel momento e non sposato con un’altra. 
Chiuse gli occhi immaginando il sorriso che le avrebbe regalato , come di quelli che le rivolgeva prima che suo padre scegliesse una fidanzata degna al posto suo.
I pensieri vagavano senza logica alcuna, mischiando ricordi e sogni, immagini passate e altre mai vissute in un collage che rendeva tutto più doloroso.
Come doloroso era stato l’annuncio del suo matrimonio. Ricordava ancora quella sera. Qualcosa in lei ricordava e non avrebbe dimenticato mai.
Promesse sussurrate con voce setosa e coltelli che recidono la carne morbida in un colpo solo.
E ti accasci, lentamente. Morendo dentro e fuori.
Le lucine allegre del Natale illuminano a intermittenza il tuo viso cadaverico. “Perché non sorridi?” sembrano sbeffeggiarti.

 

 

 

Il suo corpo completamente privo di energie, i capelli crespi lasciati liberi sul cuscino, le gambe tutt’altro che magre come erano probabilmente quelle della moglie purosangue che lui aveva sposato, raccolte verso il petto mostravano la sua disperazione. Completamente sopraffatta dalla sua partenza anche dopo un anno.
I colori delle luci di Natale filtrate dal vetro sembravano riempire per un istante l’intera stanza per poi farla piombare nell’oscurità. Chiuse gli occhi cercando sollievo nel buio che sentiva di avere dentro. Le sembrò quasi di sentire un Minuetto ed immaginò che qualcuno lo stesse suonando per lei -per loro?- mentre con la mente non riusciva più a distinguere il sogno -Draco- dalla realtà -lei-.
Forse questa è la vita, si disse. Forse lo pronunciò ad alta voce o forse si limitò a pensarlo. O magari non lo pensò neppure, le bastava saperlo, che quella era la vita.
Una vita senza Draco.


 


E mentre la mente si intorpidiva sempre più e piombava tra le braccia di Morfeo, in un dormiveglia che la alleviasse dalle ferite di un Natale di ipocrisia che la circondava, fu sul punto di giurare di aver sentito i passi di Draco che saliva le scale del suo appartamento per raggiungerla.

 

 

 

 

L’avrebbe atteso, forse, per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice

I ringraziamenti non sono mai stati il mio forte, ma neppure passare le feste di Natale col sorriso stampato in faccia lo è. Fosse per me mi addormenterei i primi di Dicembre e mi sveglierei a metà Gennaio: ovviamente non è possibile… Così come non mi è possibile non ringraziare pepita, splendida persona che si è offerta di farmi da beta reader per questa one-shot.

Nonostante non sia un’amante sfegatata di questo particolare periodo dell’anno, quest’anno ho avuto il mio piccolo ‘Miracolo di Natale: ho ripreso a scrivere dopo quasi un anno di assenza da EFP e anche le feste incombenti mi sembrano un po’ più sopportabili. Certo, ancora non ci sono dentro, ma basta l’idea di aver ripreso il coraggio di scrivere a sollevarmi il morale.

Un grazie infinito a Mirya, persona stupenda e disponibilissima che per me c’è sempre stata, nei periodi belli e in quelli un po’ meno belli.

Infine grazie a chi non ringrazio mai che non si arrabbia per questo e non mette il broncio (per le feste Natalizie basta il mio, di broncio…)

Grazie a te, lettore, che sei arrivato fin qui. Io, fossi stata in te, mi sarei fermata molto prima.

Un augurio sincero (e ci tengo a sottolinearlo perché è vero!) di Buon Natale e felice anno nuovo a tutti voi.

 

 

 

Un piccolo post: il titolo, così come la storia, riprendono volutamente la canzone “Minuetto” di Mia Martini.


   
 
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