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Autore: kateausten    18/12/2011    25 recensioni
"Oddio" disse Hermione aggrappandosi al tavolo.
"Miseriaccia" balbettò Ron guardando la figura davanti a loro.
Anche il piccolo Harry- poteva avere al massimo due anni- guardò i due ragazzi sconvolti. Fasciato dalla divisa afflosciata sulla sedia, fece un gran sorriso sdentato prima di tendere le manine verso i due.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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"E' bellissima".
La voce di Harry era calda e dolce. Gli occhi verdi, circondati dalle leggere rughe e dai soliti occhiali rotondi, sprizzavano allegria e gioia.
Ron sorrise e anche lui lanciò uno sguardo adorante alla culla che Hermione aveva preparato accuratamente.
"Si, lo è" disse chinandosi leggermente "E' perfetta".
Rose Weasley dormiva tranquilla, completamente indisturbata dalle attenzioni del padre e del padrino, durante quel giorno insolitamente caldo inizio aprile. Rose era nata il 27 marzo, lo stesso giorno di suo padre e questo, per Harry, era stata una meravigliosa coincidenza.
Aveva ancora pochissimi capelli in testa, ma già si vedeva che erano sul chiaro.
"Gli occhi?" chiese piano Harry, nella penombra della stanza.
Quando aveva visto Rose al di là del vetro dell'ospedale, la bambina dormiva e non aveva potuto soddisfare la sua curiosità.
"Sembrano blu, almeno per adesso" rispose Ron emozionato "Hermione mi ha spiegato che ci vuole un pò prima di vedere qual'è il vero colore".
"Una piccola Weasley in tutto e per tutto, allora" dichiarò Harry, divertito.
"Già" confermò Ron, raggiante "Una piccola, perfetta Weasley." Fece una pausa. "Spero però che abbia il cervello di Hermione".
Harry ridacchiò.
"A proposito... gliel'hai già detto che hai confuso il panaio quando hai cercato di pagare in sterline?".
Ron fece una smorfia, un pò divertita.
"No. E non credo che lo saprà tanto presto. Non dopo che mi sono mostrato così compiaciuto".
Tutti e due sorrisero, soddisfatti come bambini per quella piccola innocente bugia che condividevano.
Harry guardò ancora ipnotizzato Rose, che si era mossa nel sonno.
"Mi ricorda così tanto i primi tempi della nascita di James" disse.
Ron gli diede una piccola pacca sulla spalla.
"Ehi, stai per fare il bis, non lamentarti" esclamò.
"E' vero" bisbigliò lui "Chi l'avrebbe mai detto...".
"Sei ancora deciso per quei due nomi?" chiese Ron.
"Si" disse Harry, risoluto.
Ron annuì e non disse niente: in fondo sapeva che, se erano vivi e potevano veder tranquillamente dormire i loro figli, il merito era anche di Severus Piton. Ma non ce la faceva proprio a digerire quel nome. Per fortuna il primo che Harry aveva deciso di mettere al suo secondogenito era Albus...
Passò delicatamente un dito sulla piccola spina dorsale della bambina e sospirò.
"Non pensavo di... di... poter amare qualcuno in questo modo" disse impressionato.
Harry sorrise.
"E sei anche parecchio bravo con lei, a quanto dice Hermione".
"Ah, si?" disse Ron sorpreso "E cosa dice?".
"Che te la cavi piuttosto bene con i pannolini..." disse Harry troncando una risata sul nascere.
Ron cercò di non ridere.
"Beh, sai, ho fatto un pò d'esperienza qualche anno fa..." disse in tono noncurante "Era un bambino piuttosto agitato".
Harry sgranò gli occhi.
"Ma non è vero!" esclamò "Era solo un pò... spaesato".
"Un pò spaesato?" ripetè Ron divertito "Mi ha vomitato addosso".
Harry guardò evasivo la stanza.
"E poi mi ha spruzzato la pipì sulla faccia" aggiunse Ron con tono d'accusa.
Harry non resistette e scoppiò a ridere.
Rose si mosse leggermente e tutti e due la guardarono sentendosi in colpa.
"Sarà meglio tornare in salotto" bisbigliò Ron.
Harry aprì piano la porta e tutti e due ne uscirono silenziosamente.
"Era ora" esclamò una voce femminile "Pensavamo vi voste addormentati insieme a Rose!".
"Scusa Ginny" disse Harry ancora divertito.
"Per chi ci prendi?" chiese idignato Ron.
"Da voi mi aspetto questo e altro" rispose lei in tono leggero mettendo distrattamente una mano sul pancione.
Hermione e Ginny erano acciambellate sul divano, impegnate a chiaccherare tranquillamente.
"Perchè state ridendo?" chiese Hermione sospettosa, mentre Ron si accomodava sulla sedia vicino a lei.
"Stavamo ricordando un piccolo episodio..." disse Ron, con gli occhi che gli ridevano.
Hermione lo guardò spaesata e Ron sorrise.
"Ti ricorda qualcosa un bambino che sta per essere affogato dalla Piovra Gigante?" spiegò.
"Quanto la fai tragica!" borbottò Harry,
Hermione sorrise dolcemente.
"Oh" disse "Harry".
"E' stata veramente dura" disse Ron, in tono serio "Una continua lotta, una realtà che ti mette a patti con problemi che mai e poi mai...".
"Oh, ma smettila" lo interruppe Ginny ridendo "Quanto esageri! In fondo, hai cambiato due pannolini".
"Due?" ripetè Ron "Fai almeno duecento!" Guardò Harry "Sul serio amico, non so cosa avevi
in corpo per mollare tutta quella roba!"

"Ron!" esclamò Hermione, ma Harry rideva.
"Lo so Ron, lo so. Chiedo umilmente perdono. Però da allora non mi sono più distratto a Pozioni" disse.
"Vero" confermò soddisfatta Hermione.
"E poi" continuò Harry "Vorrei ricordarvi che è grazie a me se vi siete rimessi insieme".
Lanciò un'occhiata furba ai suoi amici, che guardavano con aria vaga il soffitto. Poi Hermione sospriò.
"Effettivamente, occuparsi di un bambino, ci ha... avvicinato" ammise.
"Anche se all'inizio volevamo lanciargli un bel Pietrificus Totalus" gli ricordò Ron e Ginny ridacchiò.
"Con me è stato un amore di bambino..." disse soddisfatta.
"Beh, certo" disse Ron, infervorandosi "Ci sei stata mezza giornata. Non hai mai dovuto temere che si buttasse in un Lago o che venisse mangiato da uno Snaso...".
"Probabilmente eri te che non lo tenevi d'occhio abbastanza!" ribattè Ginny.
"Ragazzi..." disse Hermione, per calmarli.
"Non lo tenevo d'occhio?" esclamò Ron "Ma se ero con la schiene tutta incriccata perchè dormivo sulla sedia dell'Infermieria per tenerlo d'occhio!".
Hermione aprì la bocca per dichiarare un time out, quando, girandosi verso Harry, vide il suo sguardo. Contemplava Ron e Ginny, che discutevano sul quel suo piccolo pezzetto d'infanzia, e c'era così tanta tenerezza nel suo sguardo che Hermione non potè fare a meno di ripensare alla conversazione che avevano avuto otto anni prima, in un'aula vuota, dopo che aveva bevuto la pozione ed era tornato a essere l'Harry diciottenne.
"Ti ricordi?" aveva chiesto Hermione dolcemente, quando aveva deciso di interrompere il silenzio che li aveva accompagnati dall'ufficio della McGranitt fino a quell'aula.
Harry annuì piano.
"Non tutto e non chiaramente" disse, mentre Ron si accomodava su un banco e lo guardava con un'aria insolitamente penetrante. "Ma alcune cose... ecco, ce l'ho stampate chiaramente".
"Tipo?" chiese Ron, curioso.
"Tipo... quando mi avete portato a Hogsmade. O da Hagrid. E prima, anche se mi sembra una vita fa" disse, un pò confuso.
Ron guardò Hermione, che ricambiò lo sguardo, preoccupata.
"Ti senti bene, Harry? La McGranitt ha detto che non ci dovrebbero essere ripercussioni, ma posso informarmi oppure andare a leggere qualcosa che parla di...".
"No, Hermione" la interruppe Harry "Sto bene. E' solo che...".
Li guardò, a disagio.
"Si?" lo incitò lei.
"E'... insomma" disse, sospirando pesantemente "Siete stati magnifici. Voglio dire... un'infanzia così, dai Dursley era pura immaginazione. Mi sono sentito veramente, veramente amato. Per tutta la vita le persone che potevo avere accanto, se ne sono andate e voi..." Harry si interruppe. Ron e Hermione non dissero nulla, non volevano interromperlo "Voi siete rimasti, sempre. Siete stati il regalo più bello che la vita mi ha fatto. E... anch'io vi voglio bene". La voce gli spense e non disse più nulla.
Hermione gli si avvicinò lentamente e lo abbracciò. Harry ricambiò l'abbraccio e dopo poco, sentirono anche Ron unirsi in quell'insolito gesto che- lo sapevano- non avrebbero rifatto tanto presto.
Siete stati il regalo più bello che la vita mi ha fatto.
Hermione aveva conservato nel cuore quelle parole.
Sapeva che adesso, James, il non ancora arrivato Albus e Ginny, erano il regalo che Harry non avrebbe mai pensato di ottenere dalla vita.
Sapeva anche che era a loro che avrebbe pensato se avesse dovuto evocare un Patronus.
Ma sapeva, anzi era sicura, che lei e Ron erano stati la sua colonna portante per tanto, tanto tempo.
E, in qualche modo, lo sarebbero stati sempre.

Si ricordò anche dello sguardo, della voragine, che Harry aveva nei suoi occhi. Adesso, era quasi scomparsa.
Era chiaro che lui aveva avuto solo bisogno di riposarsi un pò, di chiuderli, quegli occhi, di non vedere niente per qualche tempo.

Poi guardò Ron, un pò imbronciato dopo la discussione con Ginny, con lo stesso sguardo che, inconsapevolmente, gli riservava da quando erano piccoli e ripensò a quei giorni. A quando Ron le aveva fatto capire che non c'era bisogno che lei si prendesse cura di tutti, perchè lui si sarebbe preso cura di lei e avrebbe voluto lei. Sempre.
Aveva mantenuto la parola.
E adesso con Rose... Si ricordò, divertita, di quando pensava, dopo la prima giornata passata con un Harry poppante, che mai avrebbe voluto figli e che mai avrebbe voluto riavere a che fare con pappe e pannolini.
Che sciocca. Non avrebbe barattato Rose neanche per centomilamiliardi di libri.
In quel momento, sentirono dei passettini leggeri.
"Amore" disse dolcemente Ginny, quando una piccola testa sbucò dalla porta "Cosa fai?".
James Sirius aveva abbandonato la stanza dei giochi, dove, stranamente, aveva giocato tranquillamente fino a quel momento. Era un piccolo terremoto quel bambino, ma Ron aveva un debole per lui e gliele faceva passare tutte liscie.
Harry gli accarezzò delicatamente i capelli neri, trattenendo un sospiro quando vide cosa aveva in mano il bimbo.
James alzò gli occhi castani, così simili a quelli di Ginny, e sorrise.
"Sembra tranquillo, Ginny" disse Hermione.
"Secondo me ne sta per combinare una delle sue" affermò Ron, in tono orgoglioso.
Harry ridacchiò, mentre Hermione alzava gli occhi al cielo, divertita.
Ma James, almeno per quel giorno, non aveva tiri da giocare.
Si sedette tranquillamente sul tappeto, ignorando gli sguardi un pò sorpresi, un pò inteneriti dei suoi genitori e zii, per mettersi a giocare con il suo giocattolo preferito, che aveva ereditato, dopo lunghe trattative, dal padre.
Un cervo di peluche.

  
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