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Autore: Nenredhel    21/12/2011    3 recensioni
E’ solo un altro giorno di Natale, un po’ squallido e un po’ triste, per Dean e Bobby, un altro giorno per cercare di tenersi compagnia come si può, per sentirsi un po’ meno soli davanti ad un regalo in esubero comprato chissà perché per chi non può più aprirlo e ad un fredda notte coperta di neve. Ma la magia del Natale, si sa, è portata dagli angeli, e Dean ha un angelo-sulla-spalla tutto per sé.
Concepito come piccolo spin-off natalizio di "Wings of an Angel", post-fic-finale.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessuna stagione
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Concepito come spin-off natalizio di Wings of an Angel, post-fic-finale. Tanti auguri a tutti!


 

 

Have Yourself a Merry Little Christmas

 

Dean rigirò fra le dita il piccolo pacchetto, avvolto in semplice carta da giornale, ancora una volta, prima di poggiarlo insieme agli altri due sotto allo striminzito alberello sintetico che faceva bella mostra di sé in un angolo particolarmente polveroso del soggiorno di Bobby. Era uno di quegli alberi da scapoli, che si compravano già montati e completi di quei quattro tristissimi addobbi, che sarebbero serviti giusto a distinguerlo da un comune minuscolo e sofferente abete, e a cui Bobby aveva aggiunto un filo di lampadine colorate che sembravano non vedere la luce del sole da almeno vent’anni.

Il cacciatore era quasi sicuro che Bobby non avesse mai fatto un albero di Natale da quando era morta sua moglie, e aveva qualche dubbio che ne avesse mai addobbato uno anche prima, ma a quanto pare il suo vecchio ubriacone preferito era disposto perfino a rispolverare una parvenza di spirito natalizio, per fargli dimenticare di essere di nuovo solo il 24 dicembre. Ascoltò il rumore di bicchieri e carta appallottolata che proveniva dalla cucina, e si ritrovò a sorridere suo malgrado: quando aveva chiuso la strana conversazione telefonica che aveva avuto con Bobby un paio di giorni prima, era stato sicuro di avere diretto il muso dell’Impala verso Sioux Falls per fare un favore ad un vecchio brontolone, che non avrebbe mai ammesso di non avere voglia di trascorrere il Natale da solo. Ora, mentre dirigeva lo sguardo ancora una volta verso il terzo pacchetto che aveva depositato sotto l’albero, non era più tanto sicuro di chi fosse ad avere paura della solitudine.

Non ricordava l’ultima volta che aveva trascorso il Natale senza Sam.

Questo comprendeva anche il Natale dell’anno prima, visto che lo aveva passato chiuso in una camera d’albergo, con la sola compagnia di una bottiglia di scotch e del chiacchiericcio senza senso della tv, abbastanza sbronzo da non rammentare nemmeno il proprio nome. Ma quest’anno era diverso, e non solo perché aveva deciso di non sfidare la minaccia di Bobby di “venire personalmente a prendere a calci quel suo culo natalizio”, ma anche perché da qualche parte, lassù fra quelle nuvole bianche cariche di neve, c’era un angelo che era solo suo. L’unico problema era che il suddetto angelo era troppo impegnato a fare lo sceriffo in Paradiso per trascorrere le feste trangugiando zabaione come un comune mortale. Dean si strinse nelle spalle: in fondo, il Natale era solo un giorno come un altro.

“Arriverà” borbottò la voce burbera di Bobby dietro le sue spalle, mentre gli tendeva un bicchiere di denso liquido giallo, che poteva essere solo zabaione.

“Non credo. Magari a Natale gli angeli hanno ancora più lavoro… in fondo è come se organizzassero loro la festa, no?” rispose il cacciatore, prendendo il bicchiere con un cenno di ringraziamento.

“Sì, certo… me lo vedo proprio un bel putto in trench che regge la stella cometa sopra la capanna di qualche presepe vivente” commentò sarcastico Bobby, prima di prendere un grosso sorso dal proprio bicchiere “Idiota”.

Dean quasi affogò nel suo zabaione mentre un’immagine tanto esilarante quando comicamente sexy gli attraversava la mente in un lampo. “Non… non…” sputacchiò mentre cercava di riprendersi, ma l’amico lo interruppe con una sonora pacca sulle spalle che gli liberò d’un tratto le vie respiratorie.

“Respira campione, non voglio sapere cosa ha attraversato quella tua testa bacata” lo redarguì con una nuova pacca, tanto vigorosa quanto inutile, che mozzò nuovamente il respiro al ragazzo “Allora, bimbo, vuoi aprire i regali prima o dopo cena?” gli domandò quindi, lanciando una strana occhiata ai tre pacchetti che aveva disposto accanto a quelli già predisposti da lui sotto l’albero. Solo quando vide gli occhi verdi del ragazzo rabbuiarsi in un attimo, proseguì senza lasciarlo parlare e dirigendosi verso la cucina “Puoi stare alzato fino a tardi a guardare La vita è meravigliosa se vuoi, ma non ti aspettare che mi vesta come un deficiente in rosso e faccia oh oh oh mentre ti tengo sulle ginocchia”

Mentre la voce roca di Bobby scemava, attutita dai muri di legno della cucina, Dean scollò gli occhi dal maledetto pacchetto, e lanciò un’occhiata furtiva al primo fiocco di neve che cadeva oltre i vetri delle finestre, prima di portarsi di nuovo il bicchiere alla bocca e seguire il vecchio cacciatore nell’altra stanza.

~~~

La casa era silenziosa e fredda, esattamente come il mondo oltre le finestre, incorniciate da gelo e neve, quando spense la tv e riprese tra le mani il suo piccolo pacchetto rettangolare. Bobby russava sonoramente sulla poltrona, il suo perenne cappellino ancora in testa, mentre quello nuovo fiammante, che gli aveva procurato e avvolto accuratamente nella carta da giornale, vibrava al ritmo del respiro dell’uomo, abbandonato sul suo ampio addome.

Dean soppesò la coperta abbandonata sul divano, ma poi decise che se avesse tentato di coprire Bobby probabilmente quello si sarebbe svegliato e lo avrebbe preso per il culo almeno fino a pasqua, quindi voltò la schiena al salotto e seguì con gli occhi la spessa coltre bianca che cadeva fitta nella notte, illuminata da chissà quale lontano chiarore, prima di passare un dito sotto la carta sottile che avvolgeva il regalo che teneva tra le mani, rompendola con facilità.

La neve, che aveva già iniziato ad accumularsi copiosamente sul terreno brullo, sembrava rendere tutto un po’ più ovattato e irreale, e gli sembrò che avesse attutito perfino il rumore aspro della carta strappata, perfino quel dolore costante che sentiva sempre in un angolo particolare del cuore parve per un attimo avvolto nella bambagia, come se tutto d’un tratto non fosse più lui quello fermo davanti ad una finestra ad aprire un regalo non suo e che non avrebbe mai dovuto essere comprato, come se si trovasse improvvisamente fuori, all’esterno, circondato da ogni lato da tutta quella neve, ad osservare quell’uomo alla finestra dalla faccia tanto seria.

Il semplice foglio di giornale scivolò via velocemente e planò verso terra esattamente come i fiocchi bianchi all’esterno, depositandosi senza un rumore sul pavimento, proprio come la tristezza che continuava a piovere silenziosamente sul fondo del suo cuore. Dean abbassò gli occhi sulla semplice copertina scura, e lesse ancora una volta l’unica parola incisa in lettere consunte e fintamente dorate: Faust. Ancora non capiva perché lo aveva comprato, perché quando il suo sguardo si era posato su quel vecchio paperback non era più stato capace di distoglierlo, finché non si era deciso ad entrare da quel vecchio rigattiere, per uscirne alleggerito di qualche dollaro e con la copia di un libro che non si sarebbe mai sognato di leggere nella tasca. E del resto, ancora meno capiva perché lo avesse poi avvolto nella carta di giornale, e ci avesse scritto sopra quelle tre lettere prima di portarlo da Bobby e metterlo sotto l’albero. Nessuno avrebbe ricevuto quel regalo, nessuno lo avrebbe ringraziato, nessuno avrebbe mai letto quel dannato libro. Sam era morto da più di due anni, e allora per quale motivo gli aveva comprato un regalo e lo aveva messo sotto quella patetica imitazione di albero di Natale?

Dean appoggiò il libro sul freddo davanzale della finestra, allontanando velocemente la mano, come se scottasse, per poi tornare a sollevare il suo bicchiere, sul cui fondo era rimasto un ultimo sorso di zabaione.

“Buon Natale, Sammy” disse sommessamente alla neve, prima di avvicinare il bicchiere alle labbra.

“Buon Natale, Dean” rispose una voce alle sue spalle, e il cacciatore si chiese per molto tempo, più tardi, come avesse potuto avere il sangue freddo per riuscire non solo a non far cadere il bicchiere, ma anche ad appoggiarlo di nuovo al sicuro sul davanzale.

Quando si voltò per scoprire chi aveva appena parlato, era già quasi sicuro di essersi immaginato tutto. Ma non appena incrociò due occhi evanescenti, ma ancora verdi esattamente come i suoi, la sua mente di cacciatore corse subito a cercare del ferro, e i suoi occhi saettarono immediatamente al camino.

“Non sono un fantasma, Dean. Sono un’immagine.” Disse ancora la voce di suo fratello, e Dean non poté fare a meno di tornare a guardarlo, pensando di essere totalmente impazzito, alla fine “Non sei nemmeno pazzo. Qualcuno si è adoperato parecchio per farmi essere qui, ora” sorrise Sam con tranquillità, e solo quando Dean seguì la direzione dei suoi occhi si rese conto con una discreta figura in trench attendeva silenziosamente nella penombra.

“Sammy…” balbettò il cacciatore, sentendo l’incredulità vibrare ancora nella propria voce, mentre il suo sguardo tornava rapidamente a fissarsi sulla figura semitrasparente del fratello, come se temesse che potesse svanire da un momento all’altro.

“Faust, Dean? Sul serio?” commentò ironico Sam dopo aver gettato un’occhiata veloce verso il davanzale, e la sua risata sorpresa risuonò per un attimo nel salotto silenzioso, vincendo la quiete ovattata della neve notturna “Dovresti leggerlo, sai? Potrebbe essere istruttivo” aggiunse quindi, con le sopracciglia inarcate.

“Sammy, come…?” iniziò a domandare il ragazzo, avvicinandosi al fratello ed allungando una mano verso la sua spalla, ma le sue dita passarono semplicemente attraverso l’immagine traslucida e quasi monocromatica del busto di suo fratello.

“Te l’ho detto, sono un’immagine. Non puoi toccarmi, e io non posso interagire con il mondo come un fantasma. E’ stato il massimo che ha potuto fare” spiegò Sam, indicando ancora una volta, con un cenno del capo, nella direzione in cui Castiel se ne stava silenzioso.

“Come stai?” riuscì a chiedere infine, e la domanda gli sembrò incredibilmente stupida.

“Sto bene, Dean. Puoi smettere di preoccuparti per me” rispose subito il ragazzo, con quel tono condiscendente che usava sempre quando cercava di tranquillizzare il fratello “Cas avrebbe voluto portarti anche qualcun altro ma… non è facile aggirare le regole quassù” continuò allegramente, voltandosi all’indietro come per guardare qualcuno alle sue spalle “Ash e Pamela ti mandano i loro saluti…” una piccola risata imbarazzata interruppe a questo punto le sue parole, e mentre scuoteva il capo, aggiunse “Pamela mi ha chiesto di controllare se hai ancora quel bel culo su cui si potrebbe far rimbalzare un penny” quindi si voltò di nuovo alla sua sinistra, e per un secondo a Dean parve quasi di vederla lì, con i suoi jeans attillati e il sorriso scanzonato “Non ho intenzione di guardare il culo a mio fratello, Pamela! Chiedilo a Cas la prossima volta che passa di qui” la ammonì ridacchiando, mentre lanciava un’occhiata eloquente a penetrare l’oscurità in cui si nascondeva l’angelo.

Dean poteva quasi sentire il suo angelo preferito arrossire, e malgrado si sentisse ancora in bilico fra la pazzia e il risveglio da un sogno troppo bello per essere vero, sorrise di quelle poche battute e dell’umorismo malizioso di Sam. Quando tornò ad incrociare il suo sguardo allegro, dovette reprimere a fatica l’impulso di sollevare di nuovo la mano per cercare di toccarlo: sembrava ancora più concreto e presente di prima, mentre lui aveva l’impressione che qualcuno gli avesse riempito il petto di un qualche liquido denso e caldo, e poi lo avesse messo dentro una pressa.

“Anche Hellen e Jo ti mandano gli auguri” ancora una volta Sam si interruppe, e al ragazzo parve quasi di sentire la voce autoritaria e un po’ materna di Hellen gridargli qualcosa nell’orecchio “Hellen dice che se ti fai vedere qui in giro prima di esserti fatto venire i capelli bianchi verrà personalmente a prendere a calci il tuo culetto sodo per tutto il paradiso e anche oltre! Mentre Jo dice di tenerti fuori dai guai e di tenere fuori dai guai anche il resto dell’umanità, perché non si è fatta esplodere solo per vederti mandare tutto a puttane”

Dean rise mentre cercava di ricacciare indietro la lacrima che continuava ostinatamente a cercare di impigliarsi alle ciglia del suo occhio destro. Non avrebbe certo pianto per poi permettere a Sam di sputtanarlo per tutti le nuvolette del Paradiso.

“Dille di non preoccuparsi, qui è tutto sotto controllo” replicò alla fine, cercando di racimolare la voce più ferma che gli riuscì.

Sam annuì, quindi voltò di nuovo il capo all’indietro per un secondo, e quando tornò a rivolgersi a lui c’era un sorriso strano sul suo volto: non era più allegro e scanzonato come prima, pareva addolcito, malinconico, e forse anche un po’ colpevole, come se dovesse dirgli qualcosa per cui volesse anche chiedergli scusa.

“C’è anche la mamma” disse infine, abbassando lo sguardo solo un momento, prima di proseguire “Dice che vorrebbe abbracciarti, ma che può attendere finché non avrai vissuto una bella vita” la voce di Sam vacillò un attimo ed i suoi si abbassarono di nuovo “Dice…” aggiunse, tornando a guardarlo in viso, ma in quel momento alzò anche una mano, velocemente, d’impulso, e come prima era successo al fratello maggiore, anche il suo palmo attraversò la spalla di Dean senza riuscire a toccarlo “Dannazione!” imprecò stringendo a pugno le dita “Hai trovato qualcosa…” gli occhi di Sam si spostarono di nuovo alla sua destra, correndo verso il grosso varco nel muro che divideva il salotto dallo studio di Bobby e che in quel momento incorniciava la figura immobile di Castiel “Qualcosa di speciale, di unico… non buttarlo via solo per farti ancora del male. Adesso ti meriti di essere felice, questo lo sai, vero Dean?” domandò Sam in apprensione, quando il fratello abbassò lo sguardo, reso brillante dalle lacrime che non riusciva più a cancellare.

Solo quando Dean sollevò nuovamente la testa, facendo un cenno di assenso appena percepibile, Sam spostò lo sguardo in direzione di Castiel, annuendo piano e con fare mesto.

“Noi saremo qui ad aspettarti, Dean. Buona vita” concluse la voce sempre più lontana di Sam, mentre la sua immagine svaniva lentamente nel riverbero chiaro della neve oltre la finestra.

“Mi dispiace, Dean, vorrei poter fare di più. Vorrei averlo potuto trattenere di più” esordì la voce profonda di Castiel, alla sua sinistra, mentre si avvicinava piano a lui, guardandolo con espressione corrucciata.

Dean sentì la lacrima che aveva trattenuto fino ad ora staccarsi dalle sue ciglia e sfiorargli velocemente la guancia prima di volare verso il pavimento, impregnando la carta appallottolata di un foglio di giornale con un circoletto scuro, che deformò le poche lettere di un articolo dimenticato e senza importanza. Finalmente, il ragazzo spostò lo sguardo dal punto in cui fino a poco prima brillava la figura chiara di suo fratello, e quando la mano di Castiel gli si posò, calda, e pesante, e concreta sulla spalla, si sentì all’improvviso un po’ meno perdutamente solo.

Il ragazzo aprì la bocca, ma qualcosa di terribilmente greve e stretto alla gola gli impedì di emettere alcun suono. Alzò una mano e afferrò il polso, che sfiorava la sua camicia all’altezza della clavicola, aggrappandosi alla sensazione concreta della carne di Castiel sotto le dita, per ricordare a se stesso che quello non era un miraggio. Improvvisamente, Bobby grugnì nel sonno, ricordandogli la sua presenza, che aveva quasi dimenticato mentre guardava svanire davanti a sé ciò che restava della sua famiglia. Ma in fondo non erano tutti morti: una mano sulla spalla e un grugnito nel buio glielo stavano rammentando, e questo era probabilmente il migliore regalo di Natale che avesse mai ricevuto.

Solo allora, con la coda dell’occhio, colse un ombra frastagliata vicino alla cornice della finestra, e ricordò che Bobby, seguendo tradizioni antiche quanto cacciatori e mostri, aveva appeso un ramo di vischio sopra ogni finestra. Dean strinse più forte il polso di Castiel, quindi sollevò l’altra mano e la fece scivolare leggermente sulla superficie ruvida della sua guancia, prima di affondare le dita fra i capelli morbidi della sua nuca, per attirarlo in un bacio caldo e dolce come la cioccolata la notte di Natale.

“Grazie del regalo” riuscì infine a dire, muovendo appena le labbra contro quelle del compagno “E io che ti ho preso solo un cravatta nuova” e quando sentì la bocca di Castiel distendersi in un sorriso divertito, a rammentargli ancora una volta che non aveva scordato proprio tutto di quando era stato un umano, Dean si rese conto che malgrado tutto, non sarebbe più stato solo, né a Natale né mai.

“Vediamo cos’altro ricordi, di quando eri un comune mortale” disse ad alta voce seguendo il filo dei suoi pensieri, per poi afferrare il collo del suo trench e tirarselo contro, cancellando con un nuovo bacio la sua espressione perplessa mentre lo trascinava con sé verso le scale.

   
 
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