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Autore: SLAPPYplatypus    21/12/2011    2 recensioni
Premetto che la mia shot è ambientata prima del 1994, prima di Dookie e dell’esplosione dei Green Day e della cosiddetta “new punk explosion”. Non è propriamente una verità storica; alcune cose potrebbero essere andate così, altre so per certo essere andate in modo ben diverso. Consideriamola una licenza poetica. Aggiungo soltanto che ho eliminato alcuni personaggi, come Tre Cool, presenti ma non rilevanti in questo contesto; rendevano solo tutto più pesante. Spero davvero che vi piaccia :)
partecipante al concorso "A Green Day's song for a story" di Tallu_chan: terza classificata
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: HOPEisallwehave
Titolo:
Wasteland
Fandom:Green Day
Colore e numero scelti:Turchese; 8
Personaggi: Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt, Anna Armstrong
Rating: Verde, K+
Genere: Generale, Slice of life
Avvertimenti: One-shot
Note (facoltativo): Premetto che la mia shot è ambientata prima del 1994, prima di Dookie e dell’esplosione dei Green Day e della cosiddetta “new punk
explosion”. Non è propriamente una verità storica; alcune cose potrebbero essere andate così, altre so per certo essere andate in modo ben diverso. Consideriamola una licenza poetica. Aggiungo soltanto che ho eliminato alcuni personaggi, come Tre Cool, presenti ma non rilevanti in questo contesto; rendevano solo tutto più pesante. Spero davvero che vi piaccia :)

 

 

 

 

Benvenuto in Paradiso, Bill. – sospirò Mike, lasciando scivolare lo zaino verde giù dalla sua spalla fino a cadere con un tonfo sordo, attutito dalla spessa moquette.

I suoi occhi brillavano, facendo splendere la stanza di felicità riflessa.

– Se lo dici tu… – sbuffò il frontman in risposta, alzando debolmente un sopracciglio.

Anna Armstrong scoppiò a ridere, facendo tintinnare le chiavi che stringeva in mano. – Dai, non è poi così male. Poteva andarvi peggio.

– Non vedo come. – grugnì Billie Joe. – Se mai avessi pensato che gli scarafaggi avrebbero potuto estinguersi, adesso sono certo che mi sarei sbagliato. Questi mobili si muovono da soli.

Un velo di silenzio calò nella stanza, mentre la sorella camminava lentamente nel salotto con un sorriso incerto congelato sulle labbra, sfiorando appena i mobili abbandonati quasi come si trattasse di un cucciolo, un piccolo gattino tanto fragile da poter morire se toccato senza la necessaria delicatezza.

– Sei sempre così fottutamente cupo. – sibilò Dirnt, raccogliendo la sua borsa e camminando velocemente lungo lo stretto corridoio, fino ad entrare in una stanza e sbattendo la porta.

Il cantante respirò profondamente, abbassando lo sguardo e lasciandosi cadere su una poltrona polverosa.

– Ha ragione, sai? – disse Anna, carezzando la testa del fratello minore. – Sei fottutamente cupo. Guarda il lato positivo delle cose, una volta ogni tanto; sforzati. Pensa: vivrai qui, tu e Mikey. Sarà fantastico! Niente coprifuoco, niente pulizie forzate, niente lotte tra fratelli, niente corse per il bagno-

– Mi mancherai. – bisbigliò Billie, bloccando la sorella con un tocco gentile sul braccio.

– Come dici?

– Mi mancherai. – ripeté con convinzione, gli occhi verdi nascondevano una luce particolare e unica, catturandola dall’esterno e trasformandola in qualcosa di speciale, dove il dolore e la nostalgia coesistevano con la felicità e la libertà. – Mi mancherete tutti, ma tu di più. Mi mancheranno la mamma, Alan, David, Marci e Hollie. Ma non avere te sarà come non avere più un braccio, o non avere più Blue. – concluse, corrugando le sopracciglia e sorridendo piano, come se sperasse con tutto il suo cuore di non averla offesa, di non avere detto niente di male.

Lei scoppiò a ridere, cadendo sulle ginocchia e stringendolo a sé. – Non avrai tempo per sentire la mia mancanza, sono pronta a giurarci!

Il volto del chitarrista si aprì in un sorriso caldo e gentile.

– Devo proprio andare adesso, Bill. Se arrivo in ritardo un’altra volta finirò per essere licenziata sul serio.

Due lacrime si infransero al suolo quando la sorella ruppe l’abbraccio.

 

***

 

– Cazzo Bill, sei un cesso. – sbottò Mike, con un’espressione a metà strada tra il divertito e lo schifato. – Pensi di alzare il culo, prima o poi? – lo sguardo del bassista percorse l’intera stanza prima di soffermarsi sull’amico, immerso in carte di merendine e ciotole di popcorn, osservando al buio lo schermo variopinto del televisore.

Il verde incontrò l’azzurro brillante per una frazione di secondo, appena sufficiente perché si intravedesse la noia, il disprezzo e la rabbia che attanagliavano quegli occhi.

– No. Non alzerò il culo. – rispose una voce aspra e roca. – Me ne starò qui a mangiare patatine e guardare tv spazzatura. Tanto sarei inutile in ogni caso, qui. Questo posto fa schifo. Questa sottospecie di macchia sulla cartina dei gloriosi Stati Uniti d’Amerdica fa schifo.

– Hai davvero intenzione di non fare niente? Che so, cercare un lavoro, reagire in qualche modo? Bill, sono giorni che non suoni. – Dirnt parlava lentamente con il dolore negli occhi, come se non riuscisse a sopportare la reazione del suo corpo ad ogni singola parola che pronunciava.

– Questi sono cazzi miei. – sibilò, alzando il volume della televisione e ridendo di gusto ad una battuta di Kermit, sparsa da qualche parte in una sfocata replica del Muppet Show.

– Come vuoi. – sussurrò il biondo, abbassando lo sguardo e uscendo lentamente dalla stanza. – Sai una cosa? – esclamò, appena prima di chiudersi la porta alle spalle. – Non sei l’unico. Non sei il solo a sentirti così, non crederti tanto speciale. Pensi che io non mi senta intrappolato? Che io mi diverta, a stare bloccato in questa città di merda? Me ne andrei anche a piedi, se potessi. Quindi vedi di muoverti e fare qualcosa della tua vita. – concluse con un filo di voce, serrando l’uscio.

Billie Joe rimase fermo, l’oscurità della casa rischiarata da fotogrammi colorati e fugaci.

Scoppiò a ridere.

 

 

Uno schiocco interruppe la pubblicità; una chiave che girava nella toppa.

– Alzati. – disse Mike secco, guardando negli occhi il coinquilino e usando un tono che non ammetteva repliche.

– Perché mai? – sussurrò Armstrong, riducendo gli occhi a due fessure.

– Perché dobbiamo suonare. – rispose, guardando di sfuggita l’orologio attaccato alla parete – Tra venti minuti. Gilman. Te lo ricordi, vero?

– Certo che me lo ricordo. – sibilò il cantante, alzando gli occhi al cielo – Ma non ci vengo. Fate senza di me.

– Stai scherzando. – ridacchiò l’amico. – Sei il fottuto frontman, alza il culo o ti prendo a calci fino all’entrata. E ora, muoviti. – concluse, lanciandogli un pacchetto. – E’ il tuo abito per questa sera. – aggiunse, urlando dalla stanza da bagno.

– Cosa? – strillò il chitarrista, impallidendo. – E da quando mettiamo degli abiti?!

– Sono jeans, ragazzo intelligente. – sbuffò lui. – Vedi di metterteli, e in fretta.

Con uno sbuffo, Billie stracciò la carta da imballaggio e si infilò i pantaloni.

Afferrò Blue per il manico e uscì, facendo una linguaccia al migliore amico.

 

***

 

– Grazie a tutti! – urlò Billie Joe, la voce esplodeva di felicità che si riversava sui ragazzini appena sedicenni che li osservavano adoranti. – Ci si vede! – salutò, con un sorriso che brillava di luce propria. Euforia sembrava un concetto riduttivo per ciò che stava provando.

– Sapevo che sarebbe stata una buona idea, trascinarti qui. – disse Mike, incurvando le labbra all’insù come verrebbe naturale fare parlando con il proprio figlio.

– Mi conosci meglio di quanto non mi conosca io stesso, Mikey. – bisbigliò lui, abbassando lo sguardo.

– Faccio del mio meglio. – sorrise Dirnt, avvicinandosi e abbracciando forte l’amico.

– Scusa. – si schiarì la voce una ragazza dagli occhi scuri e i capelli blu. – Siete stati voi? Voglio dire, eravate voi a suonare, giusto? – abbassò lo sguardo imbarazzata, arrossendo e sfregandosi i polsi.

– Sì. – rispose Mike; Billie Joe sembrava non riuscire a smettere di fissarla.

– Siete fantastici. – cacciò fuori debolmente in un solo respiro. – Ti va di camminare? Solo per un po’. – sussurrò, osservando il frontman di sottecchi.

– C-certo. – biascicò, seguendola verso l’uscita.

La ragazza scivolava tra una persona e l’altra in un modo che la faceva sembrare una creatura eterea, una fata dalla carnagione diafana e gli occhi sfuggenti; il cantante riuscì solo a intravedere la sua ombra sgusciare fuori dal locale.

– Scusa. – sospirò con il fiatone, non appena la raggiunse. – Sei troppo veloce.

Lei sorrise appena, e con un movimento fluido si avvicinò a lui e gli schioccò un bacio sulle labbra.

 

 

– P-perché l’hai fatto? – balbettò Billie Joe, alzando leggermente un sopracciglio e cercando di vedere il mondo che si nascondeva dietro a quegli occhi da cerbiatto. Niente; erano come due specchi di acqua scura e gelida. Riflettevano ogni cosa, ma non lasciavano trapelare nemmeno uno dei loro segreti.

– E’ complicato. – disse, accennando un sorrisetto sghembo.

 

***

 

Il chiavistello scricchiolò rumorosamente, svegliando il bassista.

Mike? Mikey? – trillò Billie Joe, varcando la soglia e chiudendo la porta con uno slancio maggiore di quanto sarebbe stato necessario.

– Che cazzo vuoi, Bill? Sono le cinque! Sdraiati e dormi, cazzo. – sibilò Dirnt, serrando le palpebre e portandosi il lenzuolo fin sopra la testa.

– Avevi ragione Mike. – sospirò il frontman.

Ho sempre ragione.

– Questo è il paradiso. – concluse, con un sorriso e gli occhi che brillavano.

 

 

   
 
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