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Autore: lifeawakening    21/12/2011    5 recensioni
Rachel Berry aveva sempre saputo di avere poteri psichici. Credeva di sapere tutto della vita. Questo fino a quando uno spirito che si rifiutava di morire entrò nella sua vita come un treno. E solo dopo che Rachel se ne innamorò, capì la vita non va esattamente come previsto, e nemmeno la morte, se è per quello.
[Rachel+Ghost!Quinn]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Quinn Fabray, Rachel Berry | Coppie: Quinn/Rachel
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NdT: Ciao a tutti. Questa ff non è stata scritta da me bensì da un'autrice americana, Amanda Kline alias lifeawakening. Ho chiesto ed ottenuto la sua autorizzazione a tradurla e così eccomi qui!
Devo essere sincera.. Ho fatto una scelta che qualcuno giudicherà strana: ho deciso di leggerla mano a mano che pubblicherò i capitoli su EFP. Quindi nemmeno io so come andrà a finire! La leggerò insieme a voi, se vi farà piacere continuare a seguirla con me. 

Da cosa ho capito che mi sarebbe piaciuta? Dal trailer! Ebbene si! L'autrice originale, essendo una persona molto creativa, ha dato vita non solo a questa splendida ff (me ne sono già innamorata) ma anche ad un video (che vi consiglio di vedere perchè è veramente struggente), ad una compilation di canzoni (che pubblicherò più in là) e a delle copertine. 
Vi lascio alla lettura e, se potete, lasciate una recensione.. Sia che vi sia piaciuta sia che no. Al prossimo capitolo.. Claude :)


Deus Ex Machina [god in the machine]

scritta da lifeawakening

tradotta da ClaudeAndSheila

link storia originale


Capitolo 1

Sapevate che, quando qualcuno digita su Google ‘Lima, Ohio’, una delle prime cose che appaiono sono i necrologi? Rachel Berry era seduta davanti al suo laptop, pensando alla canzone perfetta che avrebbe voluto scrivere. Insensibile e conturbante, certo, ma è proprio per questo che sarebbe stata una canzone country new-age. Guardò il documento di assegnazione d’incarico che aveva messo sulla sua scrivania due ore prima. "Mi stai prendendo in giro", disse, fissando il pezzo di carta. "Una ricerca sull’emozionante storia di Lima, Ohio… Non è mai accaduto nulla di interessante qui" Rachel borbottò, scorrendo i necrologi di Google sullo schermo.
 
Fece una pausa, spostandosi la frangia da davanti agli occhi. Rimase immobile cinque secondi prima di decidersi, mordendosi il labbro, a cliccare sul link dei necrologi. Scorse brevemente quelli più recenti, aggrottando le sopracciglia in segno di solidarietà, ma, per il resto, non provò nulla. Non conosceva quelle persone, nessuna di loro; nemmeno la ragazza che avrebbe incontrato a breve. Selezionò la casella ‘CERCA’ e le sue dita iniziarono a muoversi sulla tastiera come piccole ali. Si afflosciò sulla sedia e lesse la data sul sito: 'Anno 2000'. Pensò alle 2000 volte in cui era rimasta seduta nella stessa identica posizione, al suo dito sospeso sopra il tasto INVIO, cercando di convincere se stessa a premerlo. Ma proprio come tutte le altre volte, Rachel socchiuse gli occhi, contrasse le palpebre e premette il pulsante INDIETRO, tornando a Google. Scosse la testa alla visione di quei ricordi confusi appena si ricordò che aveva cose più importati da fare.

 
Un’ora e due pagine dopo, Rachel si prese un minuto per stiracchiare le braccia sopra la testa. Le tenne così fin quando non assaporò al meglio la piacevole sensazione dei muscoli che si rilassavano mano a mano. Ed era ancora in quella posa quando la corrente se ne andò. Lei sbatté le palpebre una volta. Poi due volte, giusto per assicurarsi di aver valutato bene ciò che era appena accaduto. Lei allungò il braccio e aprì il suo cellulare, illuminò la data di consegna scritta sul documento d’assegnazione. I suoi occhi spalancati si spostarono dal foglio allo schermo, per poi tornare al foglio. “Da consegnare domani”, dichiarò rompendo il silenzio, “e ho dimenticato di salvarlo.” E fu così che Rachel iniziò il suo terzo anno di liceo.

 


 
Rachel Berry uscì dalla stanza del coro con la forza di un tornado. Il rumore dei suoi tacchi a passo di marcia rimbombò per i corridoi semideserti del McKinley. Rachel aveva gli occhi pieni di lacrime ma si era rifiutata di lasciarle cadere. Almeno non prima di essere al sicuro nel bagno della ragazze.
 
Appena Rachel sentì la porcellana fredda del lavandino sotto le sue dita, le sue riflessioni divennero sfocate non appena le lacrime iniziarono ad appannarle la vista.
Era la prima settimana di scuola e la terza prova al Glee quella settimana. Era andato tutto bene fino a quell’assolo, fino a quando il club, i suoi ‘amici’, l’avevano messa in un angolo, ancora una volta. Il primo assolo dell’anno, lo voleva lei. Ma non appena aveva aperto la bocca per parlare, l'avevano riempita di insulti.
 
Rachel fissò i suoi occhi allo specchio, maledicendosi mentalmente per essere così debole, stupida, e per aver pensato che sarebbe cambiato qualcosa dopo le Regionali. Il Glee club era sempre stato unito, una sola entità, a meno che si trattasse di lei. Non importava quanto si sforzasse, Rachel Berry veniva sempre lasciata in un angolo. Nessuno degli altri undici membri era venuto in suo aiuto questa volta, nemmeno Finn Hudson.
 
Si asciugò il viso con il dorso della mano appena le lacrime cominciarono a diminuire. Diede uno sguardo allo specchio e soffocò un singhiozzo – era un disastro – quando contemporaneamente sentì un rumore alle sue spalle. Si girò di scatto, Rachel strinse il lavandino dietro la schiena, cercando di schiarirsi la vista abbastanza da vedere attraverso le lacrime. “C’è qualcuno la dietro?” chiamò, con la voce rotta dal  pianto.
 
Silenzio. Silenzio. I suoi occhi viaggiarono veloci lungo le porte dei singoli bagni mentre aspettava un qualsiasi segno di movimento. Non udendo nulla, Rachel si voltò verso lo specchio e lentamente inspirò. "Rachel Berry, così non va", si ripeté un paio di volte, come un mantra. Lei agitò una mano sotto il rubinetto e le mise entrambe a coppa appena l'acqua fresca uscì. Chiuse gli occhi e si rinfrescò il viso più e più volte nel vano tentativo di fermare le lacrime.
 
Incontrò nuovamente i suoi occhi allo specchio e si sforzò di sorridere. “Quando sorridi, ogni volta che sorridi, tutto il mondo sorride con te” cantò piano piano, afferrando un fazzolettino per asciugarsi il viso. La carta si attaccò appena la appoggiò sugli occhi umidi.
 
Sentì la forza del vento proveniente dalla porta che si richiuse sbattendo violentemente prima ancora di udirne il rumore. I suoi sospetti furono confermati: infatti non era sola. “Te ho già chiesto una volta prima e ora mi aspetto la verità, chiunque tu sia. So che c’è qualcun altro qui dentro, chi sei?” Si voltò di scatto e adocchiò subito la porta chiusa alla fine della fila. Lei si avvicinò lentamente con la mano tesa, il viso ancora gocciolante d’acqua.
 
“Se siete qui per lanciarmi una granita in faccia allora per favore fatelo e basta. Ho bisogno di tornare al Glee e se devo lavarmi di nuovo il viso..." abbassò lo sguardo cercando di intravedere i piedi dell’intruso da sotto la porta. Non vide nulla. Il respiro rimase bloccato in gola appena la paura ebbe la meglio su di lei.
 
Attese ancora un paio di secondi per una risposta prima di decidere di intervenire infastidita. "Sei appena uscito, già!" esclamò con impazienza, pestando i piedi a terra. Come ad esaudire il suo desiderio, la porta si aprì improvvisamente, sbattendo con violenza sulla sua faccia e scaraventandola con la schiena contro il muro. Colpì il terreno e rimase senza fiato.
 
Rachel sollevò il viso appena le lacrime iniziarono a scendere, aspettandosi di guardare negli occhi una delle Cheerios. Invece, non vide assolutamente nulla.  La porta si era aperta a causa di una folata di vento e, se Rachel non fosse stata già così psicologicamente provata, avrebbe creduto in tale teoria. Tuttavia, credeva di saperne di più.
 
“Non sei la mia prima, e non sarai nemmeno la mia ultima esperienza paranormale, ci tengo a precisarlo", disse con il viso bruciante. “non sono sicura di sapere il motivo per cui tu, spirito, sia arrabbiato con me, ma mi dispiace, qualunque cosa sia.” Rimase a terra, con i suoi occhi che seguivano le oscillazioni della porta del box, fino a che, improvvisamente, si fermò.
 
Il respiro di Rachel le rimane nuovamente bloccato in gola. “Tu puoi sentirmi! Non è vero, spirito? È questo che non va? Sei arrabbiato? Con chi sei arrabbiato?” chiese piano Rachel. Attese una risposta, la sua paura si trasformò in attesa, e subito dopo in eccitazione. Nel corso della sua vita, Rachel si era creata un rifugio sicuro e segreto nell’ambito del paranormale (con l'esclusione degli alieni, perché neanche Rachel Berry era così pazza). Avrebbe potuto anche individuare il momento esatto in cui era rimasta affascinata dai fantasmi: Ottobre 2000. La sua mente, a quel ricordo, cominciò nuovamente a vagare e dovette scuotere la testa per tornare alla realtà. Il suo fantasma se n’era andato tranquillamente.
 
“Forse sto iniziando a immaginare cose che non esistono” iniziò Rachel pacatamente, portandosi una mano sul viso livido e gonfio, “e forse è stato solo un colpo di vento”.
 
Un attimo di silenzio seguito dal rumore degli sciacquoni dei bagni. Di tutti i bagni. Tutti in una volta. La testa di Rachel scatto verso l’alto all’udire quel suono mentre un sorriso iniziò ad invaderle il volto. “Avevo ragione. Quindi tu esisti. Non sapevo che il McKinley fosse infestato prima d’ora. Soprattutto da un poltergeist”. Il rumore cessò e Rachel aggrottò la fronte. “Non sei un poltergeist? Scusa se l’ho pensato. Allora sei solo un essere pensante? Guardo Ghost Hunters ogni Mercoledì sera con i miei padri, quindi so molte cose sugli esseri pensanti”. A questo punto, Rachel si sedette sul linoleum del bagno, proprio di fronte alla porta aperta del bagno che le aveva urtato il volto poco prima.
 
“Non te ne sei andato, vero?” chiese Rachel dal pavimento mentre cercava qualsiasi segno di movimento intorno a se. Dopo pochi minuti, sospirò e si mise in piedi. “Mi dispiace se ti ho offeso in qualche modo, spirito”. Si voltò e si ritrovò di fronte allo specchio, trasalì a quella visione. Il suo viso era rosso e gonfio, ma non pensò che fosse contuso. Si spuzzò un po’ d’acqua fredda sul viso, nuovamente, nel caso in cui avesse perso la testa e avesse bisogno di essere riportata alla realtà. Con un ultimo sguardo allo specchio, si girò e aprì la porta del bagno.

 
Gettando i capelli castani al di sopra della spalla mentre guardava indietro verso la porta, gridò: “Il mio nome è Rachel Berry, comunque. E' stato bello conoscerti, spirito, e spero davvero che questo non sia il nostro ultimo incontro”. La porta si chiuse dietro di lei appena iniziò ad avviarsi verso la sala del coro. Ogni passo le portava la mente tanto più lontano dall’incontro quanto più vicino al prossimo assolo da rubare a Kurt. Dopo tutto, Rachel Berry era piuttosto avvezza all’esperienze paranormali. O almeno così credeva.

 



Una settimana dopo, Quinn stava fluttuando attraverso le sale della McKinley High, un'ora dopo la fine delle lezioni. Era il momento della giornata che preferiva, poiché a scuola tutto pareva più calmo. Le sua dita si libravano sopra il vetro del terzo trofeo delle Cheerios ogni volta che le capitava di passarci davanti. Era il suo trofeo preferito, il trofeo che aveva inciso in suo nome, il trofeo che portava la sua eredità. Andava a vederlo almeno una volta al giorno e, preferibilmente, quando nessun altro era in giro ad interrompere i suoi pensieri.
 
Il suo sguardo seguì le decine di piccoli trofei che avevano aperto la strada a quello più grande, il suo trofeo delle Nazionali. Sorrise malinconicamente tra se al ricordo di quando aveva portato, quasi da sola, l’intera squadra alla vittoria, il suo secondo anno, e di quando la coach, in privato, l’aveva lodata dandole tutto il merito.
 
Quinn cercò il suo riflesso nel vetro della bacheca e aggrottò la fronte a ciò che vide, o non vide. Sbuffò con un lungo sospiro, girò sui tacchi e si diresse lungo il corridoio verso il bagno delle ragazze. Non aveva torturato nessuno in una settimana a causa di quella maledetta Rachel Berry. Attraversò la porta e sorrise quando vide una ragazzina del primo anno che si stava truccando china sul lavandino. Quinn andò furtivamente dietro di lei appena la ragazza chiuse gli occhi per mettersi il mascara.
 
Tre minuti più tardi, la ragazza finì di truccarsi  e sorrise a se stessa nel riflesso. Quinn aprì con forza il rubinetto e la inondò d’acqua rovinandole tutto il lavoro. La ragazza si mise ad urlare, si coprì il viso e si allontanò dal lavandino. “Che cavolo di problemi hai?” inveì contro il nulla e corse fuori dal bagno. Quinn si appoggiò al lavandino, quanto rideva! Quasi si dimenticò di chiudere l'acqua. Lanciò uno sguardo veloce alla gigantesca pozzanghera sul pavimento dovuta allo scherzo e sorrise, magari qualcun altro sarebbe scivolato e caduto.
 
Si voltò di scatto a sinistra appena sentì la porta aprirsi e sbattere contro la parete. Quinn gemette in silenzio appena Rachel Berry fece irruzione nel bagno col fuoco negli occhi. Quinn alzò un sopracciglio mentre osservò la ragazza puntare i pugni sui fianchi ed esaminare con gli occhi ogni angolo della stanza. I suoi occhi castani si fermarono proprio su Quinn, guardandola attraverso. Gli occhi di Rachel  rimasero su Quinn molto più a lungo di quanto avrebbero dovuto, e Quinn effettivamente tirò un sospiro di sollievo quando Rachel distolse lo sguardo e sospirò.
 
“Sei qui?” chiese la bruna mentre si avvicinava il lavandino a cui Quinn era appoggiata. Quinn ebbe a malapena il tempo di allontanarsi dal lavandino prima che Rachel vi si appoggiasse  contro, scrutandosi allo specchio. “Appena ho visto la ragazza fradicia qui fuori, ho capito che eri stato tu.” Accusò girandosi verso la porta del bagno che l’aveva colpita una settimana prima.
 
Quinn lentamente si mosse verso Rachel per valutare l’entità dei danni. Aggrottò la fronte e si passò una mano tra i capelli biondi, “Dannazione, non ha un livido”.
 
Rachel lanciò un urlo, fece un balzo all’indietro, scivolò nella pozzanghera e ci cadde dentro. “Chi ha parlato?”.
 
Quinn si congelò. Questa ragazza l’aveva veramente sentita? Com’era stato possibile? Una parte di Quinn avrebbe voluto scappare dal bagno il più velocemente possibile e nascondersi, ma un'altra parte di lei – la parte che soffriva la solitudine – voleva sapere se qualcuno l’aveva veramente sentita. “Puoi sentirmi?” sussurrò Quinn.
 
La testa di Rachel scattò verso l’alto e Quinn la vide cercare le parole adatte ma, soprattutto, la voce per parlare. “Si” disse Rachel incredula “posso sentirti”. Rachel, con il braccio piegato dietro la schiena, cercò a tentoni il lavandino, per avere un appoggio stabile prima di tirarsi in piedi tremante.
 
Quinn poteva solo guardarla sotto shock. Non aveva avuto alcun contatto umano per dieci anni e, per la prima volta, qualcuno l'aveva sentita. Gli occhi di Rachel vagavano sul suo corpo, probabilmente cercando di capire dove fosse esattamente Quinn. "Sei ancora qui?" chiese Rachel, speranzosa. Lanciò un sorriso spaurito nella direzione di Quinn e Quinn sapeva che aveva paura. Se non fosse stata così terrorizzata a sua volta, ne avrebbe approfittato.
 
 Si morse il labbro e mentalmente si interrogò sulla necessità o meno di parlare di nuovo. Più tempo trascorreva a discutere con se stessa e più velocemente il sorriso di Rachel se ne andava. Quinn indietreggiò sino ad appoggiarsi alla porta del bagno appena la invase il bisogno di presentarsi a Rachel. Dieci anni senza alcun contatto umano li aveva vissuti come un'eternità di solitudine, ed eccola qui, spaventata a morte dal fatto di sostenere una conversazione con qualcuno, appena gliene era stata data la possibilità. Aprì la bocca e la richiuse, in un soffio.
 
I suoi occhi scattarono verso Rachel appena sentì che il respiro della mora diventava sempre più affannoso. La guardò con curiosità mentre lei si guardava allo specchio e si lanciava sul viso flutti d’acqua. “Ho sentito qualcuno,” sentì Rachel borbottare tra sé e sé; “L’ho sentito due volte. LEI, l’ho sentitA due volte. Sapevo che non stavo soltanto impazzendo”. Rachel sorrise a se stessa con leggerezza prima di voltarsi nuovamente verso il bagno. "Sai, spirito, dopo che non ti ho più sentito per una settimana, stavo cominciando a pensare di aver semplicemente perso la testa. Il che non sarebbe stato di buon auspicio per il mio obiettivo di diventare una grande star, così ho sperato di poter avere un altro incontro con te, oggi, un incontro un po’ meno ostile, tutto qui…” terminò Rachel, pacatamente, accarezzandosi la guancia con le punte delle dita.
 
Quinn continuava a fissare Rachel con occhi spalancati, completamente impreparata a gestire la situazione creatasi. Non era sicura se Rachel sapesse, o se avesse anche solo intuito, che doveva andare, ma la ragazza si rianimò e cominciò a camminare verso la porta. “So che forse te ne sei già andata, o forse sei troppo scossa per parlare con me. Va bene così. Vorrei solo dire un paio di cose prima di andare”.
 
Quinn tranquillamente sospirò, in qualche modo sapeva che le avrebbe fatto la predica. Chiuse la bocca di scatto appena si accorse che gli occhi di Rachel si erano girati automaticamente nella direzione del suo sospiro. “Come prima cosa volevo dirti che apprezzo che il tuo primo contatto sia stato con me oggi. Mi hai aiutato a capire che non sto perdendo la testa. Seconda cosa: se tu avessi bisogno di aiuto, se tu fossi bloccata nel regno degli spiriti o qualcosa di simile, io farei del mio meglio per aiutarti a passare oltre. Se è questo ciò che vuoi.” Aggiunse Rachel, scrollando le spalle. “Ultima cosa: sono molto delusa per quello che hai fatto a quella ragazza del primo anno. Per qualcuno che dice di non essere un poltergeist, di sicuro agisci come tale.”. Detto questo, Rachel si voltò e uscì dal bagno, sorridendo.

 
Quinn fissò a bocca aperta, ancora sconvolta, il posto in cui pochi secondi prima c’era Rachel, ora vuoto. Vedete, Quinn era già morta da dieci anni – per un fantasma il tempo è tutto – e in quel tempo non era mai riuscita a parlare con nessuno (e non per la mancanza di tentativi). Ed ora questa ragazza arrivata dal nulla (che sembrava piuttosto fastidiosa e prolissa, secondo Quinn) si era fatta avanti e aspettava solo di essere in grado di parlare con Quinn, come se un discorso tra di loro fosse una cosa perfettamente normale.
 
Quinn appoggiò la testa sulla porta del bagno e fissò il soffitto. Lei in qualche modo sapeva che nulla di questa ragazza di nome Rachel era normale e che probabilmente non aveva visto i suoi trascorsi. Quinn sospirò appena si rese conto di avere un problema abbastanza grosso tra le mani. E pensò che fosse ironico dato che quella ragazza era minuscola.

 


 
Rachel sedette sulla sua sedia girevole, le punte delle sue ballerine rosa sfioravano leggermente il terreno. Il suo viso era contratto  dai pensieri che le affollavano la mente mentre rimuginava sugli avvenimenti del giorno. Il suo primo incontro con l’appena scoperto ‘spirito’ del McKinley, non aveva avuto un impatto tanto grande, su di lei, quanto il secondo incontro. Aveva sentito una voce. Lei non se l’era immaginata, non si era confusa con qualcun altro nel bagno, aveva sentito la voce dello spirito, e suddetto spirito era una ragazza.
 
Ovviamente, l’interesse di Rachel aveva raggiunto il culmine appena aveva scoperto di aver l'opportunità di comunicare con uno spirito intelligente. E’ raro che la gente abbia un legittimo incontro con qualcosa di paranormale nella loro vita, ed è ancora più raro avere due incontri con lo stesso essere.
 
Comunque, ciò bastò a tenere la sua mente occupata fino a dopo la lezione di danza classica, quando realizzò il collegamento che non era riuscita a fare prima. L'epifania la colpì durante il viaggio di ritorno verso casa, quella notte. Passò davanti ad un familiare incrocio sulla via principale di Lima proprio mentre stava pensando a dei modi per far si che lo spirito entrasse in contatto con lei, e fu in quel momento che realizzò.
 
La sua mente tornò indietro negli anni, a quando aveva solo 6 anni e stava tornando a casa dalla lezione di danza. Pensava a quella notte, almeno una volta al mese, prima credeva che fosse solo l'effetto di vivere un’esperienza traumatica in giovane età, ma ora dubitava che fosse per quello. Forse voleva dire di più. Forse voleva dire…
 
“Rachel” suo padre urlava dal fondo delle scale. La bruna ritornò sulla Terra dai suoi pensieri e guardò verso giù dal piano di sopra. Aveva dimenticato di cambiarsi i vestiti da ballo appena tornata a casa 30 minuti prima e aveva preferito, invece, perdersi nei suoi pensieri. Aggrottò la fronte, “Cosa c'è, papà?”.
 
“Finn è qui per vederti, tesoro.”
 
Rachel si fermò e guardò l'orologio sul comodino. Lei si ritrasse appena si rese conto di aver dimenticato il suo appuntamento con Finn. Sospirò. Quella non era la sera giusta per una cena scadente da Bread Stix e le imbarazzanti conversazioni che includevano l'inesistente confine tra Broadway, il football e il loro potenziale. Comunque, questo riassumeva la relazione tra Finn e Rachel, e lei era grata per tutto. Finn poteva non essere il miglior fidanzato, ma era stato il suo primo vero amico e quando sei così solo come Rachel, dai molto più di ciò che ricevi perché è tutto quello che sai fare.
 
“Digli che scendo subito, papà. Abbiamo alcuni dei suoi biscotti preferiti in dispensa se ​​è interessato,” urlò Rachel attraverso la porta, iniziando a togliersi le ballerine.
 
Si accucciò su bordo del letto per sfilarsi i collant. Sospirò, si mise in piedi e tirò via anche il tutù. Finalmente si liberò anche dell’aderentissima canottiera nera e si lasciò cadere all’indietro sul letto, con le ciocche castane sparse sul cuscino.
 
“Cosa mi metto per l’appuntamento di stasera?” si chiede mentre andava a piedi nudi dal letto all’armadio. Chiuse gli occhi stretti stretti e allungò la mano per scegliere un vestito alla cieca. Guardò il frutto della ‘pesca’ tra le sue dita. “Verde? Sul serio? Non sono sicura.. Forse dovrei indossare qualcosa di marrone da abbinare agli occhi…” rifletté, scansionando uno ad uno tutti gli abiti del suo immenso guardaroba.
 
Rabbrividì quando sentì una fresca brezza arrivare sulle spalle nude e  togliere due dei suoi abiti dalle loro grucce. Si congelò sul posto. “Spirito? Sei tu?” Rachel guardò i due abiti gialli sul pavimento. "Giallo? Ho indossato una di questi per uno dei miei spettacoli preferiti del Glee, sai spirito?".
 
Rachel si chinò e prese i due abiti prima di girarsi verso il resto della stanza e notare la finestra aperta. La sua bocca formò un 'oh', appena si rese conto che il vento era venuto da fuori, non dal suo spirito. Sospirò mentre lasciò cadere gli abiti sul letto. “Sto perdendo la testa. Devo smetterla".
 

Rachel scelse l’abito giallo più luminoso e lo infilò dalla testa. Diede gli ultimi ritocchi al trucco e sorrise al suo riflesso. “Questo sarà un bell’appuntamento. Tu ami F…" fece una pausa. "Beh, diciamo che ti piace Finn, almeno questo si. Quindi indossa il tuo migliore sorriso e goditi il Venerdì sera” disse al suo riflesso. Sentì un’altra ventata d’aria.. “Devo proprio chiudere quella maledetta finestra”.

 



Quinn vide Rachel farsi strada dal letto verso la finestra della propria cameretta. La bruna guardò i cardini e brontolò. "Io non capisco perché mi è stata data la stanza con la finestra ad apertura verticale. Non riesco a raggiungerla."
 
Quinn piegò la testa di lato mentre guardava Rachel respirare profondamente prima di saltare fino a raggiungere la fascia e chiudere la finestra con violenza. La bruna annuì in segno di approvazione mentre si girò verso il comodino, afferrò la borsa e corse fuori dalla sua stanza per incontrare il ragazzo, Finn.
 
“Hmm” Quinn rifletté mentre si alzava dal letto. Aveva seguito Rachel dalla scuola al corso di danza, e dal corso di danza a casa, quel giorno. Non perché lei fosse inquietante, aveva precisato a se stessa mentre si sedeva accanto alla bruna sul sedile posteriore della macchina dei suoi genitori dopo la scuola, ma solo perché voleva sapere che cosa questa ragazza sapesse di tutto ciò. Cosa la rendeva così diversa da tutti gli altri, aveva dei poteri spirituali? Era una figura religiosa sotto mentite spoglie, inviata per esorcizzare Quinn? Queste importanti domande chiaramente non poteva trovare risposta se non curiosando nella vita personale di Rachel.
 
“Qualcosa di personale”, borbottò Quinn mentre faceva fluttuare il palmo della mano sulle locandine di Broadway che adornavano le pareti color limone. Wicked, Chicago, West Side Story, i classici, pensò Quinn con un leggero sorriso sulle labbra. Si fermò dopo aver fatto il giro completo. American Idiot. Rock of Ages. Il Re Leone. Mary Poppins. Stomp. Il Fantasma dell'Opera. Quinn si voltò verso lo specchio e mormorò: "Meglio che mi spieghi la maschera laggiù. Dio, non ha una vita? E’  veramente andata a tutti questi spettacoli?”
 
La sua domanda rimase sospesa nell’aria appena si voltò verso il comò, fermandosi prima di passare attraverso il letto. Lo aggirò e guardò le foto sopra il comodino.
 
Erano tutti in cornici simili: nero o oro, finiture semplici, nulla di appariscente e nulla di troppo grande. Riconobbe i padri di Rachel in una foto dopo averli visti quello stesso pomeriggio. Ce n'erano molte di Rachel, da sola e con i suoi papà. Quinn si fermò e librò sopra una di quelle di Rachel sorridente verso un ragazzo dall'aspetto goffo che sembrava essere 30 cm più alto della bruna, o forse più. Aveva un sorriso torvo e una giacca firmata ‘McKinley’, e Quinn indovinò che doveva essere  l'idea di Rachele del principe azzurro. Doveva essere, ma era troppo cliché e banale: il più importante della scuola infatuato della ragazza del Glee Club? Lei scosse la testa e li schernì mentre si mosse verso la cornice successiva. Questioni di cuore? Amore? Non esisteva nulla di simile, e Quinn lo sapeva come certezza.
 
Infilò le mani nelle tasche dei suoi jeans e si fermò di fronte all'ultima immagine. La fronte di Quinn aggrottata mentre fissava l'immagine di una donna mozzafiato. Era vecchia, e stava posando in un campo, sotto un grande albero, con le braccia attorno al collo di un cane. I suoi capelli erano lunghi e castani, abbinati ai suoi occhi.
 
Quinn si chiese ad alta voce. "Sarà la sua mamma?" Fece una pausa, appena un piccolo dettaglio attirò la sua attenzione. Guardò più vicino e lesse "Shineman di Frames" in caratteri d'oro, appena visibili sopra il bordo inferiore della cornice, sopra l'immagine.
 
Quinn non sapeva se ridere o sentirsi solidale: questa ragazza in realtà aveva conservato l'immagine che c'era nel telaio quando l'aveva comprata. Non solo l'aveva tenuta, ma l'aveva nella sua stanza, come se questa donna fosse qualcuno che conosceva, qualcuno che amava abbastanza da mantenere la sua immagine in bella mostra. La bionda scelse di essere comprensiva e si domandò cosa spingesse qualcuno a far ciò. Gli occhi Quinn tornarono alle decine di locandine e si rese conto di aver già avuto la sua risposta.
 
Il fantasma pensava che stava cominciando a farsi un'idea su chi Rachel fosse veramente, e non era un'immagine felice. Frugò nei cassetti e trovò un totale di dodici diari, tre depliant della Julliard, un opuscolo sulla bulimia, e un mucchio di foto scolastiche, e, da quel che sapeva, intuì che fossero dell’anno precedente.
Lasciò il cassetto velocemente appena si rese conto di quanto grande fosse quel mucchio, e quanto piccolo avrebbe dovuto essere se la ragazza avesse avuto amici.
 
Passò un'ora e Quinn si sedette sulla sedia di Rachel. I suoi piedi toccavano il pavimento con le ginocchia piegate, e lei rise, appena si ricordò che le dita dei piedi di Rachel toccavano appena il pavimento. La ragazza era davvero piccola.
 
“Non c'è niente qui che la faccia sembrare una minaccia...” dichiarò Quinn, riposando con le mani dietro la nuca. Si stava alzando per andare via quando vide un quaderno rosa spuntare fuori da un angolo del cuscino di Rachel. Un biondo sopracciglio si incurvò per la curiosità che ebbe la meglio su di lei. Quinn ebbe un colpo di fortuna quando vide che il notebook era già aperto sotto il cuscino, lasciandole una facile apertura dopo la fatica di spostare il cuscino. Lei svolazzò attraverso le pagine abbastanza da cogliere determinate parole.
 
I suoi occhi verdi diventarono di ghiaccio mentre leggeva le parole scarabocchiate in corsivo. Fantasma 101. Intelligente! Rimedi? Malattie fantasma? Possibilità di esorcismo per liberare le anime? Voci senza corpo... la rabbia di Quinn ribolliva dentro di lei quando chiuse con violenza il notebook e lo scagliò dall'altra parte della stanza.
 
Quinn sentì un urlo da dietro e si girò di scatto. Rachel stava in piedi sulla soglia tenendo la borsa davanti al viso. Quinn strinse i pugni, appena appena si rese conto di aver quasi colpito Rachel con il notebook. Ma non era ancora tutto.
 
“Che diavolo sono quelle cose?” urlò Quinn, dando per scontato che Rachel potesse sentirla. E suppose bene.
 
Rachel rimase congelata nel vano della porta quando la borsa le cadde dalle mani e, con un tonfo, atterrò sul pavimento. Il suo sguardo tremolò verso il basso in direzione del notebook per poi tornare verso un lato del letto. “Io ... è il mio notebook. Tutta la mia ricerca ...”
 
“Ricerca?” le fece eco Quinn: “Chi diavolo sei? Tu sei qui per esorcizzarmi non è vero? Sei venuta a liberarti di me!”
 
Rachel spalancò gli occhi, quasi fuori delle orbite, “Aspetta, sei il mio spirito? Come hai fatto a sapere dove abito?”
 
La rabbia di Quinn ribollì fino al punto di non ritorno mentre l'aria nella stanza cominciò a scintillare e crepitare. La peluria sul collo e le braccia di Rachel si rizzarono come se l'elettricità le avesse attraversato il corpo dalla punta delle dita. Lei combatté i tremiti che invasero il suo corpo. “No, per favore ... se puoi semplicemente ascoltarmi.. posso spiegare tutto, ti basta ascoltare..”
 
Quinn scosse la testa, quasi dimenticando che Rachel non poteva vederla. “Non ho bisogno di ascoltarti. Sapevo che c'era una ragione se potevi sentirmi quando nessun altro aveva potuto mai prima d'ora. Tu sei diversa perché sei qui per prendermi, per sbarazzarti di me. Beh, io non sono pronta, e non ho intenzione di andarmene. Non puoi ingannarmi, Rachel Berry. Stai maledettamente lontana da me!”
 
Rachel rimase scioccata in silenzio mentre l'elettricità statica lasciò l'aria come se la stanza fosse stata appena liberata dal potere. Gli occhi color cioccolato si abbassarono sul notebook aperto sul pavimento e di nuovo il suo corpo si riempì di brividi e tremiti. “Stavo solo cercando di aiutarti...” sussurrò Rachel.

 
Ma Quinn era ormai lontana.

 


 
Rachel stava camminando per i corridoi del McKinley High durante la pausa pranzo il Lunedi. Era stata una giornata piovosa e il suo stato d'animo dal Venerdì sera era abbinato all'oscurità del cielo.
 
“Rachel!” Lei si voltò di scatto, tentennando come d'abitudine. “Ehi, dove stai andando?”
 
Guardò il suo ragazzo e sorrise dolcemente. “Stavo andando in biblioteca per fare qualche altra ricerca per il mio progetto di scienze”, disse assumendo un'aria seriosa.
 
Finn fece il broncio e Rachel sorrise. Era sempre divertente vedere uno alto più di 1 metro e 90 mettere il broncio come un bambino di tre anni. “Ancora? Ci sei andata durante il pranzo ogni giorno da una settimana. E che cosa sarebbe questa ricerca di scienze comunque? Perché ho parlato con Santana e mi ha detto che la signora Orvelle non ha effettivamente assegnato nulla di simile”.
 
“Finn”, cominciò lei dopo averlo zittito “sai mantenere un segreto?”
 
Il ragazzo si passò una mano gigante tra i capelli arruffati nel mentre che si guardava intorno verso i corridoi deserti . “Si, certo che so mantenere un segreto, Rachel. Che succede?”
 
Rachel fece un respiro profondo e tenne stretto il notebook rosa al petto. Non aveva detto a Finn la verità sul suo ‘progetto di ricerca’ di scienze. Non aveva avuto un progetto scientifico a tutti gli effetti, a dire il vero, aveva trascorso ore china sui libri sui fantasmi disponibili nella libreria del McKinley (che, sorprendentemente, erano molti più di quanto avesse sperato) e a raccogliere dati. “Non ho lavorato su una ricerca di scienze”.
 
L'espressione di Finn si oscurò e Rachel in fretta aggiunse: “Ma sono stata nella biblioteca a fare ricerche”.
 
“Su cosa?” chiese Finn, ora visibilmente confuso.
 
“Fantasmi”.
 
Ci fu un silenzio che si protrasse abbastanza a lungo perché Rachel realizzasse che stava perdendo preziosi minuti dell'ora di pranzo. “Tipo, gente morta?”
 
“Tipo spiriti, Finn”, disse Rachel e, esasperata, afferrò la mano del ragazzo e cominciò a tirarlo verso la biblioteca. “Ho fatto ricerche sul paranormale. Ti ricordi di quando ti dicevo che ho poteri psichici?”
 
“Uh huh”.
 
“Beh, due settimane fa ho incontrato un fantasma in bagno. E poi una settimana dopo, l'ho incontrata di nuovo!”
 
“Incontrata? Una lei?”
 
“Si, una lei, stai al passo, Finn. E poi...” la voce di Rachel si affievolì mentre passava un ragazzino del primo anno. Lei gli scoccò un'occhiata fino a quando non fu più a portata d'orecchio prima di continuare a parlare in un sussurro. “E poi, ti ricordi quando sono uscita con voi Venerdì sera? Beh, sono tornata a casa e lo spirito era nella mia stanza! Ha lanciato il mio notebook e mi è sembrata incredibilmente arrabbiata per quello che vi avevo scritto.”
 
Si fermò sulla soglia della biblioteca quando Finn la superò e con uno strattone aprì la porta al suo posto. “Va bene... e come fai ad essere sicura che lei è veramente una LEI?”
 
Rachel si fece strada verso il suo solito tavolo sul retro mentre sussurrava: “Lei mi ha parlato! Sembrava molto sorpresa da quel poco che ho potuto udire.”
 
Si sedettero e Rachel guardò rigidamente negli occhi di Finn. “Va tutto bene se non mi credi, Finn. Ecco perché non l'ho detto a nessuno. Non sono sicura di credermi io stessa, ad essere onesta.”
 
Finn scrutò la sua ragazza per qualche minuto prima di avvicinarsi a lei e posarle una mano sulla spalla. “Ti credo. Cavolo, tu credi in me, quindi perché non dovrei crederti io?”
 
Rachel si aprì in un sorriso e strinse la mano del ragazzo sulla sua spalla. “Grazie, Finn. Ed ora che sai... potresti aiutarmi!”
 
“Aiutarti in cosa?” chiese, lanciando uno sguardo sul quaderno aperto di Rachel e leggendo al volo una parola qui e là. “Non so come eseguire un esorcismo... ho il film se ti piace, guardalo...”
 
Rachel scosse la testa freneticamente, “No, no.. Vedi, questo è il problema! Lei non vuole essere esorcizzata. Ecco perché era così arrabbiata con me Venerdì notte! Ha controllato nel mio notebook e mi ha accusata di essere una qualche misteriosa figura religiosa con un piano segreto. Crede che sia qui per sbarazzarmi di lei, in qualche modo. Lei sembrava davvero terrorizzata da questa prospettiva.”
 
Finn alzò gli occhi pochi minuti dopo, le sopracciglia aggrottate, abbassò la voce, “Rachel, io non sono così sicuro che questa sia una buona idea. Non dovresti fare confusione con questo genere di cose, lo sai. Cosa succederebbe se facessi danni alla sua anima o qualcosa del genere? Forse non si dovrebbe interferire...”
 
Rachel si appoggiò allo schienale e incrociò le braccia al petto. “A giudicare dal modo in cui parlava quando lei ed io stavamo discutendo, lei non riesce a comunicare con le anime viventi così spesso. Sai che cosa significa?”
 
Finn si strinse nelle spalle con le sopracciglia sollevate, chiaramente non capendo nulla di quello Rachel stava dicendo.
 
“Significa che c'è una ragione per cui io ero in bagno quel giorno, e c'è una ragione se solo io posso sentirla!”
 
Finn distrattamente sfogliò il quaderno. “Come fai a sapere che sei l'unica?”
 
“Ha detto che ero l'unica che l'avesse mai sentita. Inoltre, tu l'hai mai sentita?”
 
Finn rifletté un momento prima di scrollare le spalle, “No, mai. Ottimo punto.”
 
Rachel si morse il labbro per trattenere un sorriso mentre stava per afferrare la sua pila di libri dalla sezione saggistica. Era fin troppo facile vincere in uno scontro d'ingegno contro Finn, visto che era sempre a dir poco impreparato. Ritornò con almeno sette libri, lasciandoli cadere sul tavolo di fronte a Finn, svegliando il ragazzo dal suo sogno ad occhi aperti.
 
“Gesù, Rachel. Hai già preso tutti questi?”
 
Rachel arricciò il naso. “No, Finn. Questi sono solo una parte. Potresti aiutarmi a prendere appunti su qualsiasi cosa che tratti di intelligenza, scuole superiori, poltergeist, e voci senza corpo?”

 
Finn annuì in silenzio mentre prese una matita e aprì un libro dal titolo Ah! Credo che la mia casa sia infestata! Rachel lo guardò per un attimo prima che decidesse silenziosamente di prendere in considerazione quel libro solo in un secondo momento.

 



Il tempo passò più velocemente di quanto Rachel si aspettasse. Mentre i due erano stati riversi sui libri, la pioggia era scesa a fiumi all'esterno, e un'ora dopo la scuola fu temporaneamente dichiarata inaccessibile, perché il parcheggio era allagato e le strade dissestate erano state chiuse.
 
Rachel sospirò e si sdraiò sul pavimento della biblioteca. Aveva la giacca da capitano di Finn appallottolata sotto la testa e il libro di Nancy Drew in grembo, quando le luci tremolarono.
 
“Questo è assurdo” mormorò Finn, guardando le porte chiuse. “Non possono tenerci qui, vero? Non possiamo andare tutti in palestra e basta?”
 
“La palestra è allagata, Finn, ricordi? Hai sentito Santana?”
Finn annuì. Dopo che era stato fatto l'annuncio che nessuno riusciva a trovare le Cheerios, Rachel aveva insistito affinché Finn messaggiasse a Santana per assicurarsi che lei e Brittany stessero bene.
 
Sì, mi ha risposto. Ha detto che la coach Sylvester le aveva fatte andare fuori fino a quando non sono arrivati i vigili del fuoco e le hanno fatte tornare dentro. Sono tutti in mensa adesso”.
 
Rachel scoppiò a ridere spensierata, poi scosse la testa. “Sono certa che la pioggia cesserà presto e avremo le strade libere. Ho cercato di contattare il Sig. Schue per pianificare una lezione al Glee ma per qualche motivo non risponde alle mie chiamate.”

 
“Chissà perché?” borbottò Finn, sarcastico, lanciando uno sguardo a Rachel e roteando gli occhi.

 



Quinn era all'esterno - guardando una ragazza del secondo anno andare a caccia del suo zaino, dopo averlo accidentalmente lasciato cadere in mezzo alla strada (che ora era piena d’acqua come un fiume) - quando sentì l'annuncio all’altoparlante. Alzò gli occhi, poi si fece strada attraverso la scarica di pioggia e fu nuovamente dentro l'edificio a ridere dei ragazzi che erano ormai chiusi dentro. Fece una pausa, quando vide le Cheerios fare jogging all'esterno con nulla addosso, a parte le loro uniformi. Quinn si fermò e scosse la testa in stato di shock, si ricordò che la sua coach non era così pazza quando lei era ancora nella squadra. Pensò quanto fosse dura per quelle ragazze quando silenziosamente le corsero davanti.
 
Gli insegnanti tenevano tutti gli studenti bloccati nelle aule in cui stavano quando il blocco era stato messo in atto, così molte persone erano ancora in mensa.
 
La bionda passò mezz'ora vagando per la mensa e ascoltando le conversazioni delle persone quando cominciò a desiderare di nuovo il silenzio. Quinn si fece strada al pensiero che in biblioteca non ci sarebbero state molte persone perché, seriamente? Chi frequenta la biblioteca durante il pranzo?
 
“Pensi che il signor Schue sarebbe disponibile per una performance di Singin' in the Rain? Mi rendo conto che io non sono Gene Kelly, ma mi sento come se...” la voce di Rachel si accese nel profondo della mente Quinn, e la ragazza tornò ad ascoltare da lontano.
 
“Ma certo”, espirò mentre camminava per vedere Rachel sdraiata sul pavimento con la giacca del suo ragazzo sotto la testa e parlare al fidanzato sdraiato accanto a lei. “Avrei dovuto saperlo”.
 
La sua frustrazione momentaneamente si placò quando vide la grande pila di libri tra loro, e uno in particolare molto familiare giallo in mano di Rachel. Il sopracciglio di Quinn si incurvò e scoppiò a ridere. “Nancy Drew? Seriamente?”
 
La sua bocca si chiuse di botto appena vide rianimarsi Rachel, guardando oltre il suo libro come se avesse sentito un rumore. Quinn rimase in silenzio e si fece strada verso la coppia felice nell'angolo. Si sedette a gambe incrociate accanto a Rachel e iniziò a leggere uno ad uno i titoli dei libri. Le sue dita scivolavano sui libri in cuoio e gli opuscoli più sottili , ogni titolo fece aumentare il suo disappunto, infatti si rese conto Rachel non aveva rinunciato a questa cosa del fantasma. Fece una pistola col la mano, la puntò contro la testa di Rachel, e mimò la parola ‘BANG’. Quinn rimase con le gambe incrociate, aveva deciso di rimanere e ascoltare la loro conversazione, pensando che avrebbe potuto capire chi fosse Rachel osservandola con qualcuno di sua fiducia. Quinn piegò la testa di lato appena notò gli occhi di Rachel, ricordò il Venerdì sera e di come le era sembrata indecisa su Finn.
Lasciò cadere lo sguardo di nuovo verso la pila di libri e capì che si era fidata di lui abbastanza da dirgli le sue teorie stravaganti sui fantasmi.
 
Parlando di Finn... Quinn distolse il suo sguardo da Rachel e lo portò sul ragazzo. Lo osservò attentamente per qualche minuto. Finn: disordinati capelli castani, giacca della scuola, sorriso dolce. La bionda lo vide leggere una frase in uno degli stupidi libri sugli spiriti che aveva adesso, e poi lanciare con la coda dell'occhio, uno sguardo esitante verso Rachel. Quinn rise quando si rese conto che Finn probabilmente pensava che Rachel fosse pazza con tutte queste stronzate del fantasma. Alla fine, Quinn rivolse la sua attenzione di nuovo alla pila di libri che Rachel aveva tolto fuori e scansionò i titoli di nuovo. Strano. Lei non ne aveva nessuno sull' esorcismo , Quinn realizzò con un sorriso, ma voleva ancora sapere cosa diavolo volesse fare Rachel e perché aveva tanto interesse per Quinn.
 
Il fantasma guardò una Rachel inconsapevole leggere Nancy Drew come se lo avesse fatto un centinaio di volte prima. Un sorriso dolce si formò sul volto della bruna quando voltò pagina. Quinn aggrottò le sopracciglia insieme, appena si accorse che il maglione rosa unicorno di Rachel era abbinato al fermaglio rosa nei capelli. Questa ragazza era seriamente una minaccia per lei? Lei non sembrava che potesse far male a una mosca, tanto meno che potesse essere una legittima minaccia all'esistenza di Quinn.
 
“Rachel?”
 
“Hmm?” chiese la bruna, senza distogliere gli occhi dal libro.
 
“E se chiamassimo qualche professionista per esorcizzarla? Sai, potrebbe aiutare il suo spirito ad andare avanti. Forse il suo alzarsi in cielo o... ovunque”.
 
Quinn si alzò in piedi talmente bruscamente che il libro in cima alla pila cadde giù. Un sopracciglio di Rachel si arcuò sul libro caduto ma rimase perfettamente calma. “Non vuole essere esorcizzata, te l'ho già detto questo. Io non ho intenzione di costringerla a passare, non è una scelta che posso fare io.”
 
Quinn fissò Rachel e capì che era sincera. La bruna alzò gli occhi dal libro sul pavimento, fino al punto in cui Quinn era in piedi, e sorrise. Gli occhi di Quinn scattarono verso il proprio corpo. Rachel poteva vederla? Sapeva che Quinn era in piedi proprio li?
 
“Tina, Mike! Vi siete intrufolati qui dentro?”
 
Quinn trattenne il respiro mentre due persone camminarono attraverso di lei, mano nella mano, e si fermarono di fronte a Rachel.
Si sintonizzò oltre qualsiasi conversazione dopo che la sua vista fu offuscata dal il bruciore delle lacrime. Dannazione. Lei odiava quando qualcuno camminava attraverso di lei. Girò sui tacchi e si precipitò fuori della biblioteca. Aveva creduto che Rachel l'avesse vista, e scoprire che non era affatto così, che non l’aveva affatto vista, le aveva fatto ancora più male. Perché voleva essere vista, quindi? L'obiettivo era, ed era sempre stato, quello di rimanere il più nascosta possibile. Quinn improvvisamente decise che il picchiettio costante della pioggia l'avrebbe calmarla meglio di qualsiasi silenzio e fluttuò attraverso le porte davanti alla scuola, e fu di nuovo nella tempesta.



   
 
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