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Autore: Alyssa92    22/12/2011    4 recensioni
Ambientata dopo l'episodio 3x09. Damon ed Elena alle prese con il Natale.
I loro sguardi si incontrarono ancora e per un attimo rimasero incollati l’uno all’altra.
“È meglio se ti porto a casa” disse infine Damon.
Elena lo afferrò per un braccio. “Damon, per favore, posso dormire da te stanotte?”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Attenzione: questa storia è ambientata dopo l’episodio 3x09




I need you for Christmas




You and me together
Everytime for Christmas
I don’t need no present
I need you for Christmas

[Inna]




Damon le aprì la porta e la guardò con aria sospetta.

“E questo che diavolo sarebbe?” le chiese, riferendosi allo scatolone pieno zeppo che teneva tra le mani.

“Fammi entrare e lo scoprirai” rispose lei, entrando comunque anche senza invito. Lui le prese lo scatolone dalle mani per aiutarla, e lo appoggiò sul tavolo. Elena si avvicinò e lo aprì, mostrando il contenuto al proprietario della casa.

“Non se ne parla proprio” disse lui, non appena ci sbirciò dentro. Elena sbuffò, contrariata.

“Damon, è la vigilia di Natale e questa casa è tristissima così, senza neanche una decorazione”

“A me piace” rispose lui, guardandosi attorno. “E poi non è tristissima, è solo… un po’ spoglia” concluse, corrucciato.

Elena decise che non avrebbe perso ulteriore tempo a discutere con lui. Prese dallo scatolone l’alberello sintetico di Natale ed iniziò ad aprirlo. Damon alzò un sopracciglio, guardandola di sbieco. “Che stai facendo?”

“L’albero, mi sembra ovvio” rispose lei con aria di sfida.

Lui le fu accanto in un battito di ciglia e le afferrò i polsi. Si sporse verso di lei e la guardò negli occhi. “Non. Credo. Proprio” scandì, convinto.

“Dammi un buon motivo per non farlo” lo sfidò Elena.

“E tu dammene uno per farlo” replicò il vampiro, e per qualche istante si guardarono con aria di sfida.

“È Natale e a Natale siamo tutti più buoni, quindi dovresti accontentarmi… Tanto cosa ti costa? È solo per qualche giorno e poi caveremo tutto.” disse Elena dopo qualche istante. Ci teneva davvero a festeggiare il Natale come si doveva; insomma, dopo tutto quello che avevano passato, aveva solamente bisogno di un po’ di normalità.

“E va bene, se ci tieni, allora fai pure questo stupido albero” disse Damon infine, alzando gli occhi al cielo e lasciando andare i polsi della ragazza, “ma non contare sul mio aiuto”.

“Grazie” replicò lei, non sapendo bene se essere contenta o seccata; si mise immediatamente al lavoro sotto gli occhi del vampiro, che la guardava dalla sua poltrona sorseggiando liquore. Sulla stanza calò il silenzio, mentre Elena ripensava agli ultimi avvenimenti che avevano caratterizzato le loro vite. Ormai era passato un po’ di tempo da quando lei e Damon avevano deciso che avrebbero lasciato andare Stefan, ed Elena si sentiva meglio di giorno in giorno. Ogni tanto il ricordo di loro due le tornava in mente e la colpiva in pieno petto, ma le bastava guardarsi intorno per capire che c’erano tante altre persone che riempivano la sua vita ed il suo cuore, e che non era giusto continuare a vivere nel passato. Dal giorno del fallimento del piano, Klaus non si era più fatto vivo e la cittadina era tornata a vivere la sua tranquilla routine; ma Elena sapeva che quella era solo una calma apparente, che presto sarebbe successo qualcosa. Se lo sentiva, ne era certa, ma per il momento aveva deciso che si sarebbe goduta quella parentesi di serenità con le persone a lei care.




Era passato un po’ di tempo quando lo squillo del cellulare di Elena spezzò quel tranquillo silenzio.

“Ciao, Caroline”

“Ehi, Elena!” la salutò l’amica, con un po’ troppa esuberanza nella voce. “Ce l’hai qualcosa di carino da metterti?”

“Per cosa, esattamente?” chiese, pur immaginandosi già la risposta.

“Per la festa di stasera. Te ne avevo parlato, no?”

“Sì, ma…”

“Benissimo. Allora ci vediamo stasera dai Lockwood, alle 9”

“Caroline, io non…”

“Ah, e portati dietro anche Damon, non si sa mai. Ciao!” disse, e attaccò prima che Elena potesse dire qualsiasi altra cosa. Non aveva per niente voglia di andare ad una delle feste di Caroline, ma ci sarebbe andata comunque, come sempre.

“Qualche problema?” le chiese Damon, interrompendo i suoi pensieri.

“Solo la festa di Natale di Caroline di stasera” rispose Elena, senza troppo entusiasmo nella voce.

“E ci andrai?”

“Sì, e tu verrai con me” gli rispose lei, prendendo in mano una pallina e attaccandola a uno dei rami dell’albero.

“Non ti sembra di pretendere un po’ troppo?” replicò Damon, alzandosi in piedi ed avvicinandosi a lei velocemente. “Prima l’albero, ora la festa...” prese un festone rosso dallo scatolone e lo mise attorno al collo di Elena. “Sei proprio una ragazza esigente” concluse, avvicinandosi con il viso a quello della ragazza. Si guardarono per un po’ negli occhi, poi Damon se ne ritornò sulla poltrona dalla quale era venuto. Elena rimase immobile per un attimo, con la pelle d’oca sulle braccia, poi sbuffò e si tolse il festone dal collo per metterlo sull’alberello, ormai ultimato. Finito quello, mise un po’ di vischio e qualche decorazione in giro per la casa, e appese una ghirlanda alla porta d’ingresso.




Si guardò allo specchio di camera sua per la millesima volta. Aveva lo stomaco in subbuglio, rigido, teso e si sentiva stranamente inquieta. Non sapeva perché si sentisse così agitata all’idea della festa. Insomma, quegli eventi non la interessavano più da tempo ormai, eppure… eppure, questa volta era diverso. E in un certo senso sapeva benissimo che la festa non c’entrava del tutto. Era Damon che la metteva in ansia. Voleva essere bella per lui. Ma perché poi? Da quando in qua voleva essere bella per Damon? Si diede mentalmente della ragazzina stupida, e poi si spruzzò un po’ di profumo. Si guardò di nuovo allo specchio. Indossava un abito color panna, semplice ma elegante e un paio di orecchini pendenti. Si era arricciata i capelli, anche se non erano venuti bene come quando glieli faceva Jenna. Già, Jenna. Sospirò al ricordo della zia e sentì un incredibile vuoto al cuore. Le mancava, le mancava da morire e le dispiaceva di non poter passare il Natale con lei.

“Allora, sei pronta?” sobbalzò al suono della voce di Damon. In teoria doveva esserci abituata, ai suoi continui agguati alle spalle, ma invece ancora si spaventava. Si voltò lentamente verso di lui e per un momento rimase senza parole, così decise di annuire semplicemente. Damon era veramente bellissimo, quella sera. Non aveva niente che lei non gli avesse mai visto indossare, eppure quella sera aveva qualcosa di diverso, anche se lei non si seppe spiegare cosa. Forse era stato quel modo di guardarla, come se fosse la ragazza più bella del mondo, oppure era stato il sorriso gentile che le stava rivolgendo, ma Elena sentì come una scossa dentro.




La casa dei Lockwood era stata tutta addobbata secondo un tema natalizio. Al centro del salone c’era un enorme albero bianco, dal quale partivano dei fili argentati che si ricollegavano alle pareti, creando una specie di tunnel. Attorno erano stati disposti vari tavoli con i cocktail e gli stuzzichini, decorati anch’essi con della neve finta. Insomma, la scenografia era molto suggestiva ed Elena doveva ammettere che Caroline aveva fatto davvero un ottimo lavoro.

“Eccovi, finalmente siete arrivati!” li accolse Caroline con calore, avvolta in un vestito rosso che le stava veramente d’incanto. Sulla testa aveva un cappellino, di quelli da Babbo Natale che si trovano facilmente nei negozi durante le feste. Prese Elena per un polso trascinandola verso la sala accanto. “Vieni, ti faccio fare un giro” le disse, costringendola a seguirla. Elena si voltò verso Damon e sillabò un ci-vediamo-dopo con le labbra. Lui annuì facendole l’occhiolino e un sorriso sghembo che la fecero rabbrividire.

Caroline le fece fare una visita guidata per tutte e tre le sale adempite a festa. In una, l’ultima e la più piccola, c’erano tutti i fondatori della città che sorseggiavano champagne chiacchierando amabilmente, accompagnati dal sottofondo di un’orchestra.

“Non sapevo ci fossero anche i fondatori”, disse Elena.

Caroline alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

“Mia madre”, disse semplicemente. Finito il giro, tornarono nella sala principale, che era anche quella in cui c’era più gente e dove si poteva ascoltare musica più adatta a ragazzi della loro età.

“Allora, che ne dici?” le chiese la sua amica, cercando l’approvazione per il lavoro svolto.

“Sei stata fantastica Caroline, dico sul serio” le rispose Elena, ricevendo in cambio un sorriso smagliante.

“Ah, un’ultima cosa” disse, tirando fuori dalla borsetta un cappellino da Babbo Natale uguale al suo, “tutti gli invitati ne devono indossare uno.”

“Caroline…”

“E dai Elena, fallo per me!”

“E va bene” concesse lei, prendendo il cappellino in mano e indossandolo. In quel momento Bonnie si avvicinò a loro e per un po’ rimasero insieme a ridere e scherzare. Fecero un brindisi “All’amicizia”, poi Caroline se ne andò con Tyler, e Bonnie, dopo aver visto Jeremy passare lì accanto a loro con una ragazza, disse che aveva delle cose da fare e si dileguò; probabilmente non voleva stare nella sua stessa stanza e sorbirsi lo spettacolino. Elena stava quasi per andare a dirgliene quattro, quando le comparve davanti Damon, che l’afferrò per una mano e la trascinò sulla pista da ballo.

“Ti dona quel cappello” disse Elena a mo’ di presa in giro, guardando Damon, che per tutta risposta fece una smorfia. Lui l’attirò a sé e poi si avvicinò al suo orecchio.

“Però sta meglio a te” le disse, e ad Elena mancò un battito.

Per un po’ ballarono insieme e si divertirono. Damon era un ottimo ballerino e la guidava in ogni movimento. Era da tanto che Elena non si sentiva così leggera e senza pensieri, e tutto sommato era contenta di aver accettato di andare alla festa. Si trovava davvero bene in compagnia di Damon, e da quando Stefan se n’era andato, lui era stato la sua ancora di salvezza. C’era sempre stato per lei, le stava accanto e la sosteneva, e probabilmente era stato grazie a lui che era riuscita a trovare la forza per tirare avanti e tornare ad essere felice.




La serata passò abbastanza velocemente, e tra una cosa e l’altra si fece mezzanotte. Brindarono tutti al Natale con varie bottiglie di spumante, poi alcuni iniziarono a tornare a casa. Elena era rimasta sola poiché Damon si era messo a parlare con la madre di Caroline, e così si avvicinò al tavolo degli stuzzichini. Mangiò qualche tramezzino che era avanzato, poi le era venuta sete e, siccome su quel tavolo c’era solo della roba alcolica, fu costretta a bere un po’ di vino. Doveva ammettere che, tra i vari brindisi e qualche bicchiere di troppo, aveva cominciato a girarle un po’ la testa.

Decise che una boccata d’aria fresca non le avrebbe di certo fatto male, così prese il suo cappotto dal guardaroba e andò verso la portafinestra. L’aprì e si ritrovò su un balconcino che dava direttamente sul grande cortile dei Lockwood. Respirò l’aria gelida a pieni polmoni e si appoggiò alla ringhiera. Il cielo richiamava le tonalità del grigio più che quelle del blu notte, e c’era nell’aria il tipico odore di neve. Elena realizzò che, probabilmente, quella notte avrebbe nevicato, e si sentì il cuore gonfio di gioia. Aveva sempre pensato che la neve a Natale fosse terribilmente magica. Pensò a come avrebbe passato la giornata se i suoi genitori fossero ancora vivi, e provò una grandissima sensazione di nostalgia. Poi pensò ancora a Jenna, e a Stefan. In quell’ultimo anno e mezzo aveva perso tante persone care, troppe, e quel Natale non sarebbe stato lo stesso senza di loro, ma lei nonostante questo non aveva perso la speranza di poter essere di nuovo felice, di poter essere di nuovo qualcuno. Adesso la sua famiglia si riduceva a Jeremy e Alarick, che ormai era come uno zio per lei. E poi c’erano le sue amiche, e c’era Damon. Già, Damon. Damon il vampiro cattivo. Sorrise al pensiero di quanto l’aveva odiato quando ancora non lo conosceva bene, e a come i suoi sentimenti per lui fossero cambiati durante tutto quel tempo. Da odio ad amicizia, e adesso… che cos’erano adesso? Passavano gran parte del tempo insieme, e molte volte Elena aveva dormito a casa sua: quando non riusciva a sopportare la presenza di Jeremy (per via di quello che aveva fatto a Bonnie) o quando non riusciva più a sopportare gli sguardi giudicatori di Alarick, o quando, più semplicemente, non le andava di tornare in quella casa che troppo le ricordava Jenna e tutto ciò che le mancava di lei e della sua vecchia vita. Molto spesso quando si sentiva triste, la sola presenza di Damon bastava per farla stare meglio. Le sue battutine, il suo modo di fare, il suo essere semplicemente Damon le davano una forza incredibile dentro. E poi c’erano i suoi occhi, che la incantavano, e il modo in cui la guardava la faceva sentire al sicuro. E quel suo sorriso, era quasi paralizzante da quanto era bello. Elena improvvisamente si accorse di quanto fosse indispensabile Damon per lei, e a quel pensiero sentì una sensazione di nausea pervaderle lo stomaco, ed era sicura che l’alcol non c’entrasse assolutamente nulla. Si sentì quasi colpevole nel provare quelle emozioni verso di lui, quelle emozioni di attrazione proibita e dipendenza assoluta; si sentì sbagliata e si sentì stupida a sentirsi così bene e così felice in sua compagnia, e provò una strana sensazione di vuoto e di ansia. Lei non voleva sentirsi così nei confronti di Damon, non voleva provare quelle cose per lui. Erano sbagliate.

Aveva bisogno di pensare ad altro. Tornò dentro e il tavolino degli alcolici richiamò la sua attenzione. Afferrò un bicchiere e bevve tutto d’un fiato. E, dopo averlo fatto, si sentì ancora più stupida. Si mise a cercare con gli occhi il vampiro tra la folla senza ottenere alcun risultato. Ma dove si era cacciato? Aveva voglia di vederlo di nuovo. Voleva essere stretta nel suo abbraccio e voleva che la guardasse come solo lui sapeva fare. Voleva che la facesse star bene come solo lui riusciva a farla star bene.

No.

Afferrò un altro bicchiere e bevve di nuovo un sorso di vino. Quella consapevolezza dei propri sentimenti nei confronti di Damon la sconvolgeva. Quel continuo bisogno di lui e quella voglia disperata delle sue labbra…

Ma che cavolo sto pensando?

Si passò una mano tra i capelli.

Basta.

Bevve un altro sorso di vino e poi si appoggiò al tavolino perché, cavolo, la testa cominciava a girarle davvero forte. Finalmente lo vide arrivare, a passo svelto, quasi preoccupato.

“Dov’eri?” le chiese, quando le fu abbastanza vicino.

“Fuori” rispose lei, guardandolo negli occhi. Eccoli, quegli occhi tanto bramati, ed eccolo lì, il suo sguardo che la faceva sentire così bene. Lui sospirò e le prese il viso tra le mani. Dio, quelle mani… le diedero una scossa quando la toccarono.

“Però, hai bevuto eh?!” le disse alzando un sopracciglio, con un tono a metà tra il serio il faceto; probabilmente aveva sentito l’odore di alcol dalla sua bocca.

“Non tanto” mentì Elena, ma capì che anche lui sapeva che era una bugia. I loro visi erano terribilmente vicini, e il suo cuore batteva forte, e le rimbombava in testa e in ogni singola parte del corpo.

“Questo” disse il vampiro prendendole il bicchiere dalle mani, “è meglio se lo mettiamo via”.

Elena lo lasciò fare guardando la sua mano destra sfiorare le sue, e mentre il suo sguardo seguiva il movimento del bicchiere, notò improvvisamente che la testa non smetteva neanche per un secondo di girare vorticosamente.

I loro sguardi si incontrarono ancora e per un attimo rimasero incollati l’uno all’altra.

“È meglio se ti porto a casa” disse infine Damon, allontanandosi improvvisamente da lei.

Elena lo afferrò per un braccio. “Damon, per favore, posso dormire da te stanotte?” gli chiese, quasi supplicandolo. Non le andava che Rick la rimproverasse, non le andava di tornare in quel letto vuoto e triste cosparso di ricordi. Voleva solo stare con Damon, e sentirsi al sicuro nella sua grande casa. Lui la guardò quasi come per scrutarla, per leggerle dentro. Aggrottò le sopracciglia e fece un passo verso di lei.

“Andiamo” le disse semplicemente, ed Elena seppe di aver ottenuto ciò che voleva. Mosse qualche passo verso l’uscita, e sarebbe caduta stramazzata per terra se non fosse stato che Damon l’aveva prontamente retta con la sua presa salda. La prese in braccio e lei appoggiò la testa al suo petto perché era diventata pesante, terribilmente pesante. Chiuse gli occhi perché se avesse guardato qualcos’altro girare così forte avrebbe vomitato.

Non erano passati neanche cinque minuti, che sentì Damon appoggiarla su qualcosa di morbido. Capì che erano arrivati a casa – evidentemente aveva usato la sua velocità-vampiro – ed aprì gli occhi per ritrovarsi sulla poltrona davanti al camino. A Elena venne in mente di aver appeso un rametto di vischio su quella poltrona, proprio quel pomeriggio.

“Grazie” disse lei, afferrandolo per le mani per non lasciarlo andare. Lui si sedette affianco a lei e la guardò negli occhi. Uno sguardo intenso, disarmante.

“Perché hai bevuto così tanto?” le chiese, con uno strano tono di voce. Non era arrabbiato né deluso né niente del genere. Sembrava che volesse solo provare a capire.

“Perché non è giusto”

“Che cosa non è giusto?” le chiese, mettendole una mano sul viso per fare in modo che lo guardasse in faccia. Oh, Dio, quant’era vicino adesso. Sentiva il suo respiro sulla sua pelle e avrebbe voluto baciarlo con tutta se stessa. Si avvicinò di pochi millimetri, ma poi si fermò.

“Come mi sento”

“Perché, come ti senti?” le chiese, ed Elena esitò per qualche secondo prima di rispondergli. Abbassò gli occhi riflettendo un attimo, per quanto le sue condizioni glielo consentissero, ma il vampiro le afferrò il viso con entrambe le mani e fu costretta a guardarlo di nuovo negli occhi. E a quel punto le parole le uscirono di bocca come se non aspettassero altro da molto tempo.

“Attratta da te.” Non sapeva perché gliel’avesse detto. In condizioni normali non l’avrebbe fatto, lei era composta e non si lasciava andare tanto facilmente. Ma quella sera era tutto diverso. L’alcool, i suoi occhi, il suo profumo, le sue mani, il calore del suo corpo, il suo respiro sulla pelle, la testa che girava, il vischio sopra di loro e quelle labbra.

Lui la guardò come se le avesse detto la cosa più bella del mondo, con uno sguardo così tenero e dolce che la fece impazzire. E il cuore le batteva così forte che credeva le sarebbe schizzato fuori dal petto da un momento all’altro.

Aprì la bocca per dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola quando vide che Damon si stava avvicinando ancora di più a lei. Socchiuse gli occhi e si sporse leggermente in modo che le loro labbra potessero finalmente sfiorarsi. Quello sfioramento la fece impazzire, voleva di più, lo desiderava con tutta se stessa. Si sporse ancor di più e lo baciò di nuovo, questa volta più appassionatamente, fino a quando le loro lingue non si sfiorarono in una danza affiatata.

Si separarono, affannati, e poi si guardarono senza saper bene cosa dire. Di nuovo, il senso di colpa investì Elena in pieno petto. Guardò il vampiro.

“Forse è meglio se vado a casa” disse, alzandosi in piedi con un po’ di sforzo. Fece un passo in avanti, ma barcollò sulle scarpe col tacco e cadde nel vuoto. Dio, come si sentiva male. Ma perché aveva bevuto? Due braccia solide l’afferrarono prima che sbattesse per terra e la sollevarono.

“Non credo sia una buona idea. Ti porto a letto, io posso dormire sul divano” le disse, poco prima di adagiarla sul proprio letto morbido. Le tolse le scarpe con delicatezza e la coprì con il piumone caldo. Elena voleva parlare, dire qualsiasi cosa ma proprio non ce la fece. La stanchezza la investì in pieno e in pochi secondi era già calata in un sonno profondo.




Si svegliò e per un attimo non si ricordò nulla della serata precedente. Poi, man mano che ripensava, lì distesa in quel letto caldo che sapeva di Damon, le tornarono in mente tutti i vari momenti.

La festa, il cappellino da Babbo Natale, il vino, Damon che la portava a casa…

Rabbrividì.

Lei e Damon sulla poltrona…

Lo stomaco le si irrigidì.

“Perché hai bevuto così tanto?”
“Perché non è giusto”
“Che cosa non è giusto?”
“Come mi sento”
“Perché, come ti senti?”
“Attratta da te.”


Il cuore prese a batterle forte nel petto quando ripensò a quel dialogo, e iniziò a battere ancora più veloce quando le venne in mente ciò che era successo dopo.

Lei e Damon si erano baciati.

Trattenne il respiro.

Oh, Dio. Non può essere vero.

Si mise a sedere sul letto e constatò che la testa aveva smesso di girarle. Bene. Si alzò in piedi e si diresse in bagno per darsi una sciacquata alla faccia. Aveva ancora il vestito color panna addosso, ma adesso era tutto stropicciato. Cercò di darsi una sistemata più che poteva, e poi si rese conto di una cosa: era Natale.

Mentre si lavava la faccia, le parole che si erano scambiati la sera prima continuavano a vorticarle in testa. Rivide l’espressione felice di Damon quando gli aveva confessato di essere attratta da lui e il suo cuore fece un triplo salto mortale. Si sentiva terribilmente confusa e non sapeva cosa fare.

Ripensò di nuovo al bacio, e si sfiorò le labbra. Era felice di averlo fatto. Si avvicinò alla finestra ed aprì le tende per lasciar entrare la luce del sole. Rimase senza parole nel vedere che il paesaggio era coperto di neve. Era tutto semplicemente perfetto. Scese al piano di sotto per cercare Damon, ma non lo trovò da nessuna parte. Guardò l’orologio: erano le nove e mezzo. Che strano, avrebbe giurato che fosse minimo mezzogiorno, le sembrava di aver dormito un’eternità.

Stava andando in cucina, quando la porta d’ingresso si aprì. Elena guardò Damon entrare e bloccarsi nel vederla già in piedi.

“Buongiorno ubriacona” la salutò, entrando e chiudendosi la porta alle spalle. Elena alzò gli occhi al cielo.

“Buongiorno Damon. Buon Natale!”

“Ti ho preso la colazione” le rispose Damon, porgendole un sacchetto di carta proveniente dalla pasticceria della città.

“Ah, grazie” rispose lei, andando a sedersi al tavolo della cucina. Iniziò a mangiare in silenzio, mentre pensava che di solito una situazione del genere sarebbe stata imbarazzante. E invece, nonostante tutto, Elena si sentiva tranquilla e a proprio agio come con nessun altro.

“Stai meglio?”

“Sì, grazie”

“Tu...” iniziò Damon, mettendosi di fronte a lei “ti ricordi quello che è successo ieri sera?”

Elena rimase in silenzio per qualche istante, mentre finiva di mangiare il cornetto farcito alla crema. Eccome se si ricordava quello che era accaduto la sera precedente. E si ricordava anche di come l’aveva liquidato, dopo quel bacio. Ma perché poi? Perché sentirsi in colpa? Perché comportarsi così? Tutti quanti credevano che Damon non fosse adatto a lei, ma chi poteva dirlo? Perché gli altri si ostinavano a giudicare senza neanche conoscerlo? Lei voleva essere libera di fare ciò che le pareva per poter essere felice. E in quel momento, tutto ciò che voleva fare era baciare di nuovo Damon Salvatore.

“Sì, mi ricordo” rispose, guardandolo negli occhi e non sapendo bene come continuare la frase.

“Se vuoi far finta che non sia successo niente, va bene.” Fece qualche passo verso di lei con qualcosa tra le mani. “Però io ti ho preso questo. Buon Natale” disse, porgendole un pacchettino.

Elena rimase per un attimo senza parole. Senza l’aiuto dell’alcool era difficile dire ciò che avrebbe voluto dire. Prese un lungo respiro. “Damon…” lo chiamò, ma lui la interruppe.

“So che avevamo detto niente regali, però ci tenevo a dartelo”

“Damon…”

“Avanti, aprilo”

“Non voglio fare finta che non sia successo niente” riuscì a dire Elena, e lui finalmente si voltò a guardarla. Aveva la stessa espressione dolce della sera precedente: come se gli avesse appena detto la cosa più bella del mondo. Per un attimo rimasero tutti e due fermi immobili, poi Elena fece come le aveva detto: spacchettò il regalo e dentro trovò una cornice con una foto di loro due, la sera precedente, alla festa di Caroline. Entrambi avevano il cappellino da Babbo Natale in testa e un’espressione felice; l’avevano scattata dopo aver ballato. “Grazie Damon, davvero” disse col cuore. Era davvero un bel pensiero. “Io però non ti ho preso niente”

Lui le fece un sorriso sghembo, “Non fa niente Elena. Io non ho bisogno di regali”

“E allora di che cosa hai bisogno?”

Lo guardò avvicinarsi pericolosamente e, proprio come la sera precedente, il cuore prese a batterle all’impazzata. Incontrò il suo sguardo e rimase incantata da quelle iridi così azzurre e intense. Si avvicinò sempre più fino a quando le loro labbra si sfiorarono in un dolce bacio.

“Di te” disse infine, e poi si baciarono di nuovo.




Spazio autrice: Ciao a tutti! Questa è la seconda one-shot che scrivo su questa coppia. Beh, che posso dire, sono stata ispirata dall’atmosfera natalizia che si respira di questi tempi! Spero che vi abbia regalato un momento di dolcezza e che vi sia piaciuta! Fatemi sapere cosa ne pensate!

Grazie a tutti per aver letto e buone Feste!! :-)

Alyssa92
  
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