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Autore: Perla_Nera    22/12/2011    3 recensioni
[Cross-over Ariel(LaSirenetta) / Jim(IlPianetaDelTesoro)]
Ariel, figlia del re Tritone di Atlantica, per adempiere ad un patto con il regno della terra ferma dovrà andare in moglie al principe Eric. Prima di affrontare questa esperienza però incontra il giovane Jim, capitano di un veliero di pirati, approdati lì per cercare una segreta vendetta. Ariel troverà un intesa e una complicità con Jim mai avuta prima di allora, mentre cercherà, però, di innamorarsi del principe Eric che la corteggierà assiduamente. Tutto si complicherà quando verrano svelati misteri e segreti rimasti nascosti e il rapporto tra i vari personaggi verrà messo alla prova.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Per chi non mi conoscesse io son Jess.
L'altra sera vagavo per il tubo alla ricerca di video di cross-over disney e mi sono dedicata ad una vera e prorpia maratona di ArielxJim. Così è arrivata l'ispirazione per questa storia, un genere nuovo per me. Spero vi piaccia e vi incuriosisca. Fatemi sapere la vostra opinione, vi mando un bacio, a presto ♥

Capitolo Primo

Ariel ora fissava il regno con occhi diversi. Tutto ciò di cui era perdutamente attratta e innamorata adesso acquistava un altro valore. Sognava piedi e strade, desiderava di  vivere fuori dall’immenso oceano, respirare aria e scoprire a cosa servissero tutti quegli strani oggetti che collezionava furtivamente. Voleva davvero realizzare quel suo sogno, ma non in quel modo.
“Ariel” chiamò Acquata sbucando dall’acqua. Si appoggiò sulla roccia più vicina, lì nella Baia della Luna.
“No… no, io non posso!” rispose la sirena dalla lunga chioma rossa senza neppure voltarsi per guardarla in viso.
“So che è difficile, ma pensa ad Attina; lei ora è felice, il re William è con lei un buon uomo. Non è sempre stato questo il tuo sogno? Vivere sulla terra ferma?”
“Non così, non sposando un principe che neppure conosco, che non ho mai visto. Parli di Attina poi, lei  non è più venuta a trovarci se non di nascosto.”
Ariel si voltò per guardare la sorella. Gli occhi di Acquata erano comprensivi e dispiaciuti.
“Il mio sogno non era proprio questo…” sussurrò guardando il lontano palazzo reale.
“Vorrei che le cose non fossero andate così.”
“ Credimi, lo vorrei anche io…” sentenziò Ariel prima di voltare la coda e dissolversi nell’oceano in una manciata di secondi.
Scivolava attraverso l’acqua sempre più veloce; superava coralli e piccole creature marine senza voltarsi, accarezzava anemoni e conchiglie, mentre puntava dritta alla caverna delle meraviglie, così come lei la rinominò
qualche anno prima.
Vi entrò di getto guardandosi intorno come fosse confusa e spaesata. I suoi occhi cominciarono a farsi lucidi e avvertì come un pugno allo stomaco prima che le lacrime iniziassero a solcare il suo viso roseo. Ariel si scaraventò sulle decine di oggetti appartenenti al mondo umano, collezionati con cura e amore, e gettò tutto sul suolo sabbioso cercando di buttar via così anche la sua tristezza e la sua rabbia.
Sapeva che sarebbe cambiato tutto. L’Ariel che desiderava di scappare dall’acqua, la stessa sirena che sognava un amore vero e puro, un futuro gioioso e sereno, ora doveva far posto ad una prossima ragazza umana, senza la sua coda, senza più i suoi sogni.
“Fa parte del patto” , cercava di riflettere e convincersi.
La pace tra il regno del re William e Atlantica era stabilita da un legame accordato anni prima: quando il regno dell’oceano fu scoperto e messo in pericolo, fu deciso che, per mantenere la serenità tra loro, una delle figlie di Tritone avrebbe dovuto sposare il sovrano. Fu così che la più grande, Attina, fu data in moglie al re William. Quest’ultimo, però, aveva un figlio, avuto dalla regina defunta, Eric.
Erano passati ormai anni dal matrimonio ed Eric era cresciuto.
“La più giovane delle tue figlie, sposerà il mio Eric, è deciso!” Con queste parole il re William scrisse il futuro di Ariel, che ora sola distesa senza neppure più lacrime, fissava l’apertura più alta della caverna, cercando di immaginare nuovi sogni e nuove speranze.

“Ariel, Ariel! Sei qui?” la rassicurante voce di Flounder ruppe come vetro i suoi pensieri piombando nella caverna come una saetta.
“Oh Flounder!”. Gli occhi di Ariel si accesero di speranza vedendo l’amico.
“Devi correre, vieni con me. C’è una cosa che devi vedere assolutamente!” disse frettolosamente con lo sguardo eccitato e gioioso.
“Dove? Cosa c’è?”
“Non ora, vieni a vedere con i tuoi occhi!” sorrise incitandola a seguirlo.
Ariel e Flounder nuotarono fino alla Baia dove prima la sirena si era rifugiata.
Da sotto la superfice Ariel notava una grossa ombra scura delimitata dalla splendente luce del sole.
Si fermò ammirando e immaginando di cosa si trattasse. Pensava già a tutti i nuovi oggetti che avrebbe potuto scoprire e portare con se, accantonando per un po’ così la tristezza e la delusione.
“Wow” disse prima di arrivare a pochi metri da essa.
“Ma dove vai? Di qua!” decise Flounder per allontanarsi dal pericolo di essere visti.
Fecero silenziosamente capolino dall’acqua da dietro una grande roccia scoprendo così l’ombra imponente.
Ariel sbarrò gli occhi meravigliata e affascinata. Dei tanti velieri avvistati nella sua vita quello era sicuramente il più bello. Aveva il colore scuro dei tronchi degli alberi della terra vicina ed era costellato di dettagli color fumo, neri come neppure la notte lo era a volte.
Sembrava maestoso e rispettabile. Scintillavano le rifiniture in argento e le imponenti vele issate.
“Guarda su!” disse Flounder sottovoce.
Ariel alzò lo sguardo all’albero maestro. Il sole le impedì di mettere a fuoco qualcosa che sventolava appena. Portò la mano alla fronte per parare gli occhi dalla luce e comprese la meraviglia dell’amico.
Era una bandiera grigia con il simbolo dei pirati e una grande freccia d’argento disegnata in diagonale.
“O mio Dio! M-ma, ma sono pirati!”
Ariel era eccitata e preoccupata al tempo stesso. Il cuore le batteva forte e le sue pupille acquistarono vivacità. Non era la prima volta che Ariel incontrava una nave dei pirati, ma l’ultima volta che accadde, Athena, regina d’Atlantica nonché sua madre, perse la vita.
Improvvisamente la bandiera cominciò a scendere dall’albero maestro facendo posto ad un più modesto stendardo blu e bianco, con diversi simboli su di esso.
Ariel sgattaiolò via immergendosi in acqua per raggiungere una più alta roccia. Voleva guardare meglio chi stesse su quel veliero cercando di capire le intenzioni di quei pirati forse finti.
Flounder la raggiunse dopo pochi secondi.
“Ariel sei pazza! Scendi di lì, ti vedranno!” l’avvisò attento di non alzare troppo il volume della sua voce.
“Shhh! Solo pochi minuti”.
Da lì riuscì a vedere chi popolava la nave.
C’erano due ragazzi. Uno aveva i capelli lunghi biondi legati insieme da un pezzo di stoffa. Portava una bandana rossa e aveva con sé una lunga e strana spada. Sedeva sul bordo del galeone, dando le spalle alla sirena e tenendo lo sguardo rivolto verso il regno della terra ferma.
L’altro, che sembrava più giovane, sistemava delle funi accanto ad un albero. Aveva i capelli molto corti e scuri, così come anche il colorito della sua carnagione. Ariel non poté fare a meno di notare le due pistole che portava alla cintura.
Entrambi non sembravano dei veri e propri pirati. Il viso del ragazzo che la sirena poteva vedere era gentile, quasi rassicurante, e gli atteggiamenti dell’altro sembravano pacati e tranquilli.
Ariel diede un ultimo sguardo. Sembrava strano un intero veliero occupato da due sole persone.
Fece così un cenno a Flounder acconsentendo la ritirata, prima che però sentisse il rumore di quella che sembrava una porta sbattere e il suono di una voce maschile provenire proprio dall’oggetto della sua attenzione.
“Aspetta!” disse rivolgendo di nuovo lo sguardo dinnanzi a sé.
“Ma Ariel, siamo troppo vicini!”
Vide così una terza persona. Era un ragazzo, non moto alto, dai capelli castani lunghi alle orecchie e con indosso una giacca scura.
Sorrideva a quello biondo ancora seduto sul bordo della nave. Ariel riuscì a sentire il suono della sua risata.
“Perché sorridi, cosa vedi?” chiese Flounder incuriosito.
La sirena non si accorse neppure che le sue labbra acquistarono l’incurvatura di un sorriso mentre il suo sguardo era attratto da quel ragazzo.
Sembrava gentile e simpatico. Trovava divertente e interessante osservarlo e seguire i suoi comportamenti.
Il ragazzo si avvicinò improvvisamente all’amico biondo affacciandosi proprio nella direzione in cui Ariel era appoggiata alla roccia.
Ammirava compiaciuto il paesaggio, sorrideva e appoggiava lo sguardo su tutto ciò aveva dinnanzi. Ariel non riusciva a staccare gli occhi da quella figura fin quando però non sembrava guardare proprio verso di lei.
“Uh!” esclamò la sirena nascondendosi dietro la roccia in un veloce movimento.
“Ti hanno vista?”
“Credo di no”
“Andiamo ora Ariel. Per oggi credo può bastare…!” disse Flounder ironico.
Ariel sorrise. “Si… hai ragione…”
Prima di sparire nell’oceano pose l’ultimo sguardo al veliero e al ragazzo che ora sistemava anche lui le funi insieme all’amico.
Pensò che la sua risata non era male e con un colpo di coda tornò sott’acqua raggiungendo il pesciolino giallo.
 

-
 

Erano passati tre giorni dall’arrivo del veliero e ogni mattina Ariel tornava ad ammirare la vita dei tre giovani in nave.

Jim, così si chiamava il ragazzo la cui risata rimase impressa ad Ariel. Scoprì il suo nome mentre Alexander, il giovane dai capelli chiari, urlò il suo nome per farlo avvicinare.
Ogni mattina la sirena scopriva quante nuove espressioni il suo volto potesse acquistare, avvicinandosi sempre di più all’imponente nave. Scoprì di Jim una cicatrice in volto, sopra l’occhio destro e riuscì a comprendere che il loro arrivo non era casuale. Parlavano spesso di un qualcosa avvenuto ad una locanda che sembrava essere estremamente importante per loro e che per la sirena divenne fonte di una costante curiosità.

Quella mattina però, Ariel non poté andare a far visita alla Baia della Luna poiché aveva un incontro stabilitele dal padre, il re Tritone.
“Ariel dobbiamo arrivare al Triangolo Sabbioso tra pochi minuti. Dobbiamo sbrigarci!”
“C-certo padre… Arrivo subito..”
La sirena si torturava preoccupata le mani cercando di respirare in modo regolare, promettendo a se stessa di non permettere alla rabbia di prendere il sopravvento.
Si mise da subito in viaggio con il padre e cinque guardie reali verso la costa adiacente al palazzo del regno della terra ferma.
Quel giorno sarebbe stato l’inizio per lei di una nuova vita. Il re William voleva che il giovane Eric e la sirena si incontrassero affinché potessero conoscersi e scoprirsi prima dell’imminente matrimonio.
Ariel era preoccupata. Non sapeva chi aspettarsi, se un ragazzo tutto muscoli e niente cervello oppure un principe egoista e spavaldo che desiderava per sé una moglie silenziosa e servizievole.
Nuotarono in fretta fino al Triangolo Sabbioso dove, al loro arrivo, erano presenti due guardie del palazzo, il re William e una figura nascosta dietro quest’ultimo. La sirena capì da subito che si trattava del suo futuro marito.

Ariel si appoggiò alla roccia più vicina così come suo padre mentre le guardie si posizionarono poco distanti da loro. Il re William si avvicinò insieme ai suoi ufficiali e subito dietro di lui avanzava il principe, il cui viso era ancora misterioso agli occhi della sirena.
“Re Tritone!” salutò il sovrano prima di dedicare lo sguardo alla piccola Ariel “Ariel, principessa, vorrei presentarti il mio Eric, principe del nostro regno!”.
Ariel abbassò lo sguardo in segno di rispetto, così come insegnatole dalla governante, e poté vedere poi per la prima volta il viso di Eric.
Il blu dei suoi occhi era intenso come il colore del cielo al mattino e i suoi capelli neri sventolavano nella leggera brezza dell’oceano. Aveva indosso una divisa reale e portava alla cinta una spada infoderata. Il suo sguardo sembrava gioioso e spensierato come se per lui non fosse un problema quell’incontro e le conseguenze che esso avrebbe poi comportato.
Ariel pensò che il giovane era davvero bello e aggraziato, ma la sua preoccupazione non svanì.
Il principe si fece avanti lentamente, affondando gli stivali neri lucidi nei milioni di granelli di sabbia scintillanti, fissando la sirena premurosamente. Le sorrise gentile, ma inconsapevole del motivo, Ariel cercò in lui il suono di una risata sconosciuta.


   
 
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