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Autore: Hi Ban    22/12/2011    2 recensioni
Tutti – ed è bene sottolineare tutti, anche i pesci nel fiume Naka lì dietro – sapevano che Sasuke odiava il Natale e ogni augurio che gli veniva rivolto era quasi un atto suicida da parte di chi osava fare un simile affronto all’Uchiha.
Shisui, infatti, si spostò appena in tempo per schivare un kunai che si andò a piantare vicino al primo sulla parete. Non era chiamato Shisui il Fulmineo così, tanto per. Non ebbe il coraggio di voltarsi, il ragazzo avrebbe potuto attentare alla sua vita mentre era di spalle, molto poco lealmente.
Inarcò un sopracciglio: «Ah, Fugaku-san non apprezzerà proprio! Cos’è, Babbo Natale a te ha dato licenza di uccidere invece di un bel regalo da marmocchio quale sei?» chiese sorridendo.

Shisui. Natale. Shisui più Natale. Semplicemente i tre giorni più lunghi della vita di Sasuke Uchiha.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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Salviamo il ninja Sasuke! – Non c’è mai fine al peggio.



22 dicembre





Sasuke Uchiha non era stupido. Schizzinoso, quello sì. Ed egocentrico. E vagamente ottuso riguardo alcune questioni, poco socievole e apatico più di quanto volesse ammettere anche a se stesso. Ma non era sciocco, assolutamente no.
Capiva al volo un sacco di cose e ne faceva intendere altrettante in un secondo. Sapeva fare collegamenti mentali anche piuttosto complessi, arrivava alla soluzione di enigmi prima di tutti; aveva davvero un gran cervello il ragazzo, peccato che vedesse il mondo da una prospettiva che aveva come centro la sua persona.
Tuttavia, in quel preciso momento c’erano davvero un sacco di cose che gli sfuggivano e la prima era sicuramente che diavolo ci faceva suo cugino seduto poco elegantemente sul tavolo di casa sua. L’imprecazione esasperata con cui si era espresso appena lo aveva visto stonava davvero con l’odore di biscotti sfornati da poco e le decorazioni allegre e natalizie piazzate sapientemente in giro per la stanza da sua madre.
Forse era perché era stanco e stressato, forse perché il Natale lo debilitava mentalmente come poche cose riuscivano a fare, ma davvero non capiva perché quell’idiota si trovasse sul suo tavolo, gambe penzoloni e un’espressione parecchio divertita in volto.
In un qualsiasi momento dell’anno lo sopportava a stento e solo perché si imponeva di non uccidere un essere così stupido, ma a Natale la sua tempra mentale si eclissava sotto i metri di neve nel giardino di villa Uchiha e trattenersi dall’eliminarlo seduta stante era una cosa parecchio difficile e complessa.
Chiunque sosteneva che a Natale si era più buoni chiaramente si sbagliava di grosso o riteneva Sasuke semplicemente l’eccezione che rendeva conforme la regola.
Un’eccezione parecchio sanguinolenta, per inciso.
Per il momento, comunque, Sasuke si era davvero sforzato per non usare la sua testa come spazzaneve: Shisui era arrivato dalla bellezza di dieci minuti e c’era solo un kunai piantato nella parete dietro di lui.
Gli altri tre li aveva bloccati prima che si conficcassero nella sua testa, ma non era ancora morto, il che, viste le circostanze, era davvero una gran cosa.
Se ne stava fermo, immobile e rigido sulla soglia della cucina, Sasuke e lo osservava come se fosse semplicemente la più grande disgrazia vivente e, in fin dei conti, era davvero così.
«Tu. Che diavolo–» iniziò dopo un lungo respiro, ma fu subito interrotto da Shisui.
Non aveva aperto bocca per tutto il tempo: lo aveva fatto apposta a parlare mentre parlava lui!
«E buona vigilia della vigilia» sul suo volto comparve un espressione concentrata e contò sulle dita qualcosa che era chiaro solo a lui. «Ah, sì, della vigilia di Natale, Sas’ke-chan!» disse allegro e Sasuke non seppe davvero se essere sconcertato per la difficoltà che sembrava aver trovato in quello che era squallido definire calcolo o per il semplice fatto che avesse dato aria alla bocca.
Tutti – ed è bene sottolineare tutti, anche i pesci nel fiume Naka lì dietro – sapevano che Sasuke odiava il Natale e ogni augurio che gli veniva rivolto era quasi un atto suicida da parte di chi osava fare un simile affronto all’Uchiha.
Shisui, infatti, si spostò appena in tempo per schivare un kunai che si andò a piantare vicino al primo sulla parete. Non era chiamato Shisui il Fulmineo così, tanto per. Non ebbe il coraggio di voltarsi, il ragazzo avrebbe potuto attentare alla sua vita mentre era di spalle, molto poco lealmente.
Inarcò un sopracciglio: «Ah, Fugaku-san non apprezzerà proprio! Cos’è, Babbo Natale a te ha dato licenza di uccidere invece di un bel regalo da marmocchio quale sei?» chiese sorridendo.
Sasuke strinse i pugni e si chiese se non fosse il caso di girare semplicemente i tacchi ed andarsene, magari evitando di macchiare la cucina di sangue.
E no, suo padre non avrebbe apprezzato la demolizione gratuita di tre quarti della casa senza una motivazione che non avesse minimamente a che fare con possibili attacchi nemici o simili.
«Si può sapere cos–» a quanto pare quel giorno non sembrava avere diritto alla parola in casa sua, perché Shisui lo interruppe di nuovo.
I kunai li aveva quasi finiti, ma aveva ancora gli shuriken e un paio di cartebomba, sarebbero sicuramente bastate a mandarlo all’altro mondo.
«Come va?»
«Shisui hai–» ringhiò irritato, ma ovviamente non concluse la frase.
«Hai ragione, meglio saltare i convenevoli, non te li meriti nemmeno» e gli scoppiò a ridere in faccia, lasciando Sasuke piuttosto perplesso.
Che cosa gli prendeva quel giorno? Dubitava davvero che anche i suoi migliori propositi lo avrebbero salvato da morte certa se si presentava a casa sua, nel periodo natalizio e con un tasso di stupidità che rasentava l’inumano.
«Ah, ragazzo, sei una tale delusione! Perfino a Natale devi essere la persona meno gentile delle Cinque Terre?» tutti e due sapevano che sarebbe stato più giusto dire che proprio a Natale nell’Uchiha prendeva piede un processo di imbastardimento inarrestabile. «Guarda che nessuno ti ruba il posto nel frattempo, eh!»
«Si può sapere» aveva preventivato l’ingiusta interruzione, perciò si fece trovare pronto e lanciò in una frazione di secondo uno shuriken contro il cugino, che si abbassò per schivarlo, ma non parlò. «di cosa stai parlando, razza di imbecille?»
«Ah, non fare il finto stupido, non freghi nemmeno Itachi!» ululò e il termine di paragone che usò molto probabilmente era da intendere come un mezzo insulto alla troppa indulgenza di Itachi verso il fratello.
C’è chi l’avrebbe chiamata comprensione fraterna, ma era chiaro che Shisui la vedesse in maniera piuttosto differente.
«Non so di cosa stai parlando» e riuscì addirittura a finire la frase. Evidentemente l’altro Uchiha aveva compreso che faceva sul serio con l’arsenale da guerra e non era poi così impensabile che prima o poi sarebbe arrivato alle cartebomba. Ah, il ragazzo non le conosceva le mezze misure, proprio no.
Beh, nemmeno Shisui in verità, altrimenti quel pomeriggio se ne sarebbe stato a casa sua a fare nulla, invece di invadere le cucine altrui. Ma era a fin di bene.
«Sì, certo e io sono il futuro Hokage di Konoha! To’, mi ci vedi con quel cappello? Nah, troppo demodé per i miei gusti» divagò per un attimo, per poi tornare a al discorso principale, per la gioia di Sasuke che, stupido o no che era, davvero non ci capiva più nulla.
«Ok, arriviamo al punto della faccenda visto che dici di non capire» pronunciò l’ultima parte con una smorfia contrariata. «Dimmi un po’, marmocchio, il tuo Natale tipo come dovrebbe essere?»
Era una domanda trabocchetto? Doveva esserlo per forza o se non lo era voleva dire che Shisui era davvero la persona più stupida sulla faccia della terra e tutti i riconoscimenti in quanto grande ninja della foglia erano delle grandissime assurdità. Non che faticasse a crederci, ma si rifiutava di credere che nel Clan Uchiha ci fosse davvero un ninja così… un membro così… una persona così… bah, Shisui nella sua accezione più idiota.
«Spero tu stia scherzando» lo freddò con un tono glaciale e irritato come non mai. Probabilmente era anche impallidito-stile-Fugaku, perché Shisui si era irrigidito e le gambe erano ferme, non dondolavano più.
«Oh, suvvia, non fare l’idiota, rispondimi senza fare il bambino capriccioso o dirò a Mikoto-san che sei ingrassato e che i biscotti a te non può darli» ribatté con ilarità, perché per lui era davvero divertente.
Cosa c’era di meglio del prendere in giro quel fesso di Sasuke? Nulla, ecco.
«Io non– tu non hai nessun potere sui biscotti di mia madre» rantolò alla fine, scocciato e desiderando solo di prendere quella piccola boccia innevata sullo scaffale lì di fianco e spaccargliela in testa.
«Sì, sì, va bene, ora rispondi!» lo sollecitò.
«Non esiste.»
«Eh?»
«Non esiste il mio Natale tipo» ringhiò con ira, scocciato di dover ripetere simili sciocchezze.
«Oh» parve addirittura deluso quando glielo disse e poi vide la sua fronte aggrottarsi: «Mh, mi sa che ci sarà parecchio da lavorare con te, tappo.»
Lavorare lui con lui? Cioè Shisui con Sasuke?
Ok, non poteva sopportarlo. Era quasi Natale, cosa che si commentava da sé, era stanco, stressato e voleva fare una doccia. Non voleva avere Shisui tra i piedi né in cucina né in casa sua né nel raggio di una ventina di chilometri.
La diade Natale-Shisui era qualcosa che era dolorosa anche da sentire, perché spettava proprio a lui l’enorme sfortuna di doverla sopportare?
«Non ho intenzione di fare assolutamente nulla con te. Vattene» e così dicendo non si premurò di attendere che si levasse dai piedi davvero, si voltò e fece per andarsene. Purtroppo per i suoi piani, però, in un attimo si ritrovò nuovamente fermo, dopo aver fatto un solo passo.
Un kunai si era conficcato a pochi centimetri dalla sua testa nel legno dello stipite della porta. «Oh, no no Sas’ke-chan, tu non vai da nessuna parte! Dobbiamo fare solo un paio di chiacchiere illustrative, tutto qui, nulla di grave!» gli assicurò con un tono particolarmente inquietante e Sasuke non dovette nemmeno voltarsi per sapere che sul suo volto troneggiava quel sorriso strano che tirava fuori quando aveva qualcosa di decisamente disastroso in mente.
Perché poi al centro delle sue sciocche trovate c’era sempre lui?
Ebbe addirittura l’ardire di tentare di fare un altro passo; gli Uchiha non conoscevano le mezze misure così come nessuno di loro poteva definirsi normale sotto nessuno aspetto.
Un altro kunai era andato a conficcarsi vicino all’orecchio destro di Sasuke.
«Su, non farmi perdere tempo, che devo ancora andare ad aiutare mia madre con i dolci» sbuffò divertito Shisui, mentre era ancora girato.
Per Sasuke non era inquietante vederlo tirare kunai a caso, ma immaginarselo con un grembiule mentre infornava e sfornava dolci. Inquietate, in effetti, era particolarmente riduttivo.
Si voltò seppur riluttante. Niente doccia, niente calma, niente assenza di Shisui.
Il peggior pomeriggio della vigilia della vigilia della vigilia di Natale. Grugnì infastidito al solo pensiero.
Shisui mosse un piede e spostò una sedia verso Sasuke, facendogli segno di sedersi.
«Su, seggati piccolo Uchiha, abbiamo molto di cui parlare!»
Si sedette e poi nessuno dei sue disse nulla: Shisui guardava Sasuke e Sasuke uccideva con lo sguardo Shisui.
Cos’era, intimidazione psicologica quella? Per cosa, poi? Che cosa ci faceva lui lì? Voleva davvero saperlo, giusto per avere un motivo per prenderlo a calci in culo per sbatterlo fuori dalla porta e avere una giustificazione con cui scusare la sua maleducazione in presenza della madre.
Aveva cresciuto un figlio educato lei, come gli ricordava spesso, ma di certo non era venuto su come il più lampante esempio di pazienza e tolleranza
«Che cosa–»
«Hai litigato con Naruto no baka e Sakura-chan» esordì di colpo. «E per inciso, la risposta al tuo Natale tipo doveva essere ‘con Naruto e Sakura’, ma visto che ci hai litigato…» e lasciò cadere la frase, come se le conclusioni fossero decisamente scontate.
Lo aveva rifatto! Aveva aspettato che a parlare fosse lui per poterlo interrompere e parlargli sopra!
Era in procinto di farsi prendere da un esaurimento nervoso, ma strinse i denti e tenne duro.
Tutta quella situazione aveva davvero dell’inverosimile ed era solo la prova schiacciante che non c’era mai fine al peggio. Per lui, Sasuke Uchiha, non c’era mai fine al peggio.
Un momento. Cosa aveva detto?
«Cosa?» sbottò solo, tentando di mascherare l’iniziale confusione – l’aveva preso alla sprovvista – con un grande sforzo.
Alzò gli occhi al cielo: «Hai litigato, li-ti-ga-to, sai, discutere animatamente con le persone, finendo con l’arrivare alle mani inevitabilmente, con–»
«Non sono idiota, ho capito quel che hai detto» sibilò rigidamente.
E lui come lo sapeva? Lo seguiva pure adesso? Ma non ce l’aveva proprio una vita sua, quell’idiota?
«Come fai a saperlo?»
«Io so tutto, piccoletto, che domande sono?»
Quella non era una risposta, ma Sasuke strinse i denti, conscio che non poteva proprio aspettarsi di meglio. Era chiaro che a lui non interessava il come o il quando, gli interessava qualcos’altro che era intenzionato a concludere a modo proprio.
«Cooomunque, io so un sacco di cose, come ad esempio so che hai litigato con loro perché sei un apatico idiota, ma mi sfuggono alcuni particolari salienti» concluse con un gran sorriso.
Sasuke storse la bocca in una smorfia e fece per dire, ribattere, urlare qualcosa – probabilmente un insulto–, ma venne anticipato di nuovo dal cugino.
«Nemmeno i particolari, in verità, il mio interesse è tutt’altro.»
Sasuke si chiese davvero se, almeno una volta in vita sua, il ragazzo avesse tenuto quella bocca chiusa per permettere al cervello di pensare alle stupidaggini che diceva.
La risposta era chiara, ma si rifiutava di credere che fosse davvero così idiota. Perfino Naruto qualche volta mostrava più materia grigia di lui e se paragonato ad un mangiatore assiduo di ramen aveva la peggio voleva dire che c’era qualcosa che non andava.
«Su, non concentrarti su come ho fatto a scoprire che hai litigato con Sakura e Naruto, perché loro sono aperti mentalmente parlando e hanno ritenuto una bella idea dare una piccola festicciola per Natale e tu hai negato la tua presenza a tale evento mondano perché sei socialmente limitato e i due si sono arrabbiati perché vanifichi i loro sforzi di farti uscire dal tuo guscio di egocentricità e tu a tua volta ti sei arrabbiato con loro perché loro si sono arrabbiati con te per la tua incapacità di dare ascolto a chi ne sa più di te su di te e sulla tua complicata persona» terminò, espirando e rilasciando di colpo il respiro trattenuto fino a quel momento.
«Respiro con i pori della pelle» chiarì, dando per scontato che il cugino si stesse chiedendo se lui respirava come i comuni mortali.
Veramente Sasuke sperava ardentemente che si strozzasse con la sua stessa saliva o morisse per soffocamento.
Speranze vane.
Shisui lo guardava come se attendesse una risposta, ma fino a quel momento, in verità, domande non ne aveva ancora fatte o, perlomeno, si era tranquillamente risposto da solo.
A che serviva lui a quel punto?
A nulla, ovvio, perciò poteva anche andarsene.
Tra l’altro, poi, le cose non erano esattamente andate come aveva brevemente riassunto Shisui, anche se più o meno ci aveva preso. Sakura e Naruto lo avevano davvero stressato per giorni interi con quella storia della festa, continuando a chiedergli se avrebbe partecipato per ‘passare il Natale insieme’ e sì, lui aveva detto che non ci sarebbe andato. Ma non era esattamente per quello che avevano litigato. Quando lui aveva fatto presente che era una cosa ridicola, la festa, allora avevano finito col discutere piuttosto animatamente – Naruto aveva tentato di freddarlo con un rasengan e lui aveva pensato di ricambiare il favore con una palla di fuoco suprema: Sakura li aveva presi a pugni con più rabbia del solito. L’Haruno aveva sostenuto imperterrita che no, era una buona idea, simpatica e un buon modo per stare insieme; Naruto aveva semplicemente detto che era Natale, bisognava stare insieme e tutte le stupidaggini che un dobe come lui poteva tirare fuori.
A lui il Natale però non piaceva, loro erano i suoi migliori amici e lo sapevano: perché insistevano? Aveva finito col rispondere loro con un po’ troppa sgarbatezza e i due avevano finito col coalizzarsi contro di lui – come sempre. Ma neanche per un attimo l’Uchiha lo aveva considerato poi questo grande litigio da iniziare addirittura a chiedersi se non fosse il caso di abbozzare delle mezze scuse.
Semplicemente non si parlavano da un paio di giorni, Sakura non si era ancora presentata a casa sua con le guance e il naso rosso per il freddo per sorridergli esitante e aspettare che lui la tirasse dentro e Naruto non gli aveva rotto il vetro della camera, entrando come un tornado per fare quella che lui definiva ‘un’entrata ad effetto’, per poi risolvere la cosa da veri maschi: prendersi a pugni, beccando tutto nel raggio di chilometri eccetto il proprio avversario.
Ma entro un paio di giorni sarebbe tornato tutto alla normalità, nulla di che preoccuparsi.
E se non si preoccupava lui perché diavolo doveva farlo Shisui?
«Perché non vuoi andare alla festa, Sas’ke?» chiese, realmente interessato.
«A te che importa?» ribatté a denti stretti.
Non c’era coerenza nel discorso che stavano mettendo su, la metà degli Uchiha non poteva vantare logicità nei propri intenti.
Compreso Sasuke, che non sapeva chiarire a se stesso il motivo per cui non aveva ancora spaccato la faccia a Shisui e se n’era andato.
«Non si risponde ad una domanda con una domanda» cantilenò sorridente.
«Non devi andare a fare i biscotti, tu?» ringhiò esasperato.
«Nah, c’è tempo, prima dobbiamo provare ad arginare i tuoi clamorosi eccessi di stupidità» gli fece presente come se quelle parole dovessero prendere un significato specifico e profetico nella mente di Sasuke.
Lui voleva provare a fare qualcosa? Quel ragazzo soffriva di complessi di superiorità e megalomania.
«Allora, che ne dici di dare inizio alla mia migliore operazione, ovvero ‘Salviamo il ninja Sasuke’?»
«Di che diavolo stai parlando?» era la domanda che gli rivolgeva più spesso e poteva voler dire solo una cosa: il ragazzo non sapeva esprimersi e né Sasuke ci teneva più di tanto a capire le cose che diceva.
«Non posso dirti com’è strutturata la cosa, se no poi non ha più effetto!» si lamentò.
Oh, fantastico, fungeva da cavia. Quand’era, poi, che aveva accettato di fare qualsiasi cosa con lui che non fosse premeditare seduta stante il suo omicidio?
«Perché ti importa tanto se vado o non vado a quella stupidaggine?»
«Non è l’andare alla festa il problema, Sas’ke, credevo fossi un po’ più furbo nel capire!»
Notando che Sasuke non sembrava cogliere il vero nocciolo della questione, alzò gli occhi al cielo esasperato: «Il problema sono le conseguenze della tua risposta.»
«Non vedo perché dovrei discutere dei fatti miei con te» commentò lapidario.
«I fatti tuoi! Puah! Io ti sto aiutando, marmocchio, fa’ finta che io sia il tuo psicanalista di fiducia!»
«Sei tu ad aver bisogno di uno psicanalista, idiota» borbottò, ma ormai Shisui non lo ascoltava già più.
Si sfregò le mani compiaciuto – sì, c’era sempre il solito sorriso inquietante – e scese dal tavolo; prese un’altra sedia e la mise proprio davanti a Sasuke. Si sedette.
Sarebbe stata davvero una cosa lunga e Hiada-san si sarebbe dovuta fare i biscotti da sola.
«Tu non vuoi andare alla festa» ed era solo una dannata festa, con una ventina di ninja stupidi e più sakè di quello che potevano reggere tutti insieme, cosa c’era di tanto sconvolgente in un suo rifiuto? Forse era solo la necessità di Shisui di dargli fastidio che lo faceva aggrappare anche alle cose più stupide «perché non ti piace il Natale» concluse lui.
«Nh» si rifiutava di dargli una vera risposta.
Già era grave che, alla fine, si era ritrovato davvero a discutere con quell’essere idiota, dargli anche la soddisfazione di ottenere frasi composte di parole e lettere da lui era troppo.
«Però ti piace stare con Naruto e Sakura» cos’era, un percorso psicologico per giungere alla soluzione per vivere in pace con il proprio animo?
Sasuke incrociò le braccia e fissò Shisui negli occhi: erano scuri e profondi, come quelli di un qualunque Uchiha. I capelli erano mossi e andavano completamente per i fatti loro, ma erano neri come quelli di un Uchiha. Era un gran ninja, lui e Itachi costituivano un gran vanto per la casata.
«Non farti distrarre dalla mia immensa bellezza folgorante, Sas’ke-chan, abbiamo cose più importanti da fare!»
Allora perché era uscito così dannatamente stupido?
Sasuke non aveva davvero più la forza di trovare una riposta, perciò si limitò a muovere velocemente la gamba per tirare un calciò a Shisui.
«Ah, voi giovani sapete solo usare la violenza!»
Sasuke stava per ribattere che lui era più grande di soli due anni, ma contraddicendosi alla grande il cugino ricambiò il calcio.
«Aaaaallora, riprendiamo!» e sorrise, sporgendosi pericolosamente verso di lui. «Dicevamo, tu non vuoi andare alla festa perché trovi il Natale repellente» espose.
«Non commenterò i tuoi stupidi parametri di giudizio che ti portano a credere che una festa allegra e felice sia, in realtà, una rivoltante convenzionalità priva di senso, tranquillo, non è quello che mi interessa!»
Oh, bene, il Santo lì presente avrebbe fatto la grande concessione di non porre alcuna critica sul pensiero altrui solo perché diverso dal proprio; che grande esempio di clemenza.
«Sono troppo brutale se ti faccio notare che le uniche persone che non si cagano nelle mutande quando ti vedono sono Naruto e Sakura?»
«E allora?»
Che poi non era vero; Hinata lo salutava gentilmente da anni e non era mai corsa via urlando. Forse era il suo senso di educazione che le impediva di farlo, ma Sasuke sorvolò su quella probabilità.
Era forse colpa sua se a Konoha non c’era quasi nessuno con cui valesse la pena intrattenere un discorso che non fosse né una minaccia né un insulto espresso con fini parole?
«Allora loro sono la tua seconda famiglia felice, Piccolo Cugino! Possibile che queste cose te le debba venire a dire io?» commentò esasperato, come se quella fosse la prima cosa da sapere appena ci si alza al mattino. Sicuramente la seconda era che Shisui era un idiota e cui si poteva dare la caccia trecentosessantacinque giorni l’anno.
I postulati della vita.
«Stiamo parlando di Sakura e Naruto, Shisui. Chi dovrebbero essere, il cane e il gatto di famiglia?» chiese con una smorfia.
«Hai diciassette anni o due, babbeo?»
«Tu non arriverai a ventuno di questo passo.»
«Tzé, parole parole… i fatti preferirei non vederli, comunque» aggiunse, notando la sua mano scattare al borsellino con le cartebomba. «Un bambino di due anni ci vedrebbe un cane e un gatto di famiglia, Sas’ke-chan, un diciassettenne ci vede una ragazza piuttosto carina e un amico che può essere chiamato zio dai propri figli!»
Sasuke si era perso per strada: com’erano finiti ai gatti e ai cani parlando di Naruto e Sakura?
«Ovviamente la tua ragazza sarebbe Sakura e Naruto lo zio, ma spero che questo non debba dirtelo io» e scoppiò a ridere da solo.
Non faceva ridere, ma la cosa non sembrava preoccuparlo più del dovuto.
«Dove vuoi arrivare?»
«Per ora da nessuna parte, abbiamo appena iniziato a parlare! Comunque, ora possiamo entrare nel vivo della faccenda: loro sono persone importanti, ecco cosa intendevo dire, idiota, perciò devi tenertele strette…» e lasciò la frase in sospeso, evidentemente aspettandosi che Sasuke la completasse se non a voce almeno mentalmente.
Il ragazzo, comunque, non sembrava aver afferrato granché, se non che il cugino stava sparando una marea di idiozie e lui sentiva che di quel passo gli avrebbe infilato la testa nel water. E poi avrebbe scaricato l’acqua.
«Non devi evitarle, devi farle diventare parte integrante della tua vita, inserirle nella tua routine» se lo avesse detto qualcuno con un po’ di materia cerebrale, Sasuke l’avrebbe quasi potuta accettare come una frase vera e forse anche giusta. Ma l’aveva detta Shisui.
Probabilmente l’aveva letta da qualche parte e ora la stava piazzando nel discorso a caso.
«Si può sapere perché ti immischi sempre nella mia vita? Che te ne importa del mio rapporto con quei due? Perché mi stai assillando con tutte queste scemenze proprio oggi pomeriggio?»
Era al limite dell’esasperazione, non capiva davvero le intenzioni del cugino e la cosa lo turbava: le sue stupide trovate riuscivano sempre a procurargli solo problemi.
«Come sei petulante, marmocchio! Voglio solo farti capire che…» sussurrò in maniera ambigua e si fece ancora più vicino, poteva contare le ciglia una per una e la cosa non lo entusiasmava particolarmente «che sei un idiota ad ignorare volutamente quel che hai affianco!» gli sbraitò in faccia di colpo.
Alzò un sopracciglio e lo spinse lontano.
Il suo alito sapeva indiscutibilmente di biscotti al cioccolato.
«Non urlare, deficiente» lo rimbeccò seccato.
«Hai ragione, è inutile, danneggio solo le mie preziose corde vocali e tu comunque non capisci!» si lamentò come un maestro fa del suo peggiore allievo.
Gli avrebbe dato anche il voto alla fine di quella stupida lezione?, pensò con sarcasmo.
«Comunque, piantala di divagare e ascoltami!»
Ah, adesso era lui che divagava.
Bastardo.
«Allora, tu hai detto di no» Sasuke ancora non si capacitava proprio di come potesse essere il suo rifiuto a quell’idiozia la causa di tutto. «Perché non sopporti il Natale, il caos, l’assenza di silenzio, sì, bla bla bla» terminò; aveva davvero liquidato le sue motivazioni con un semplice bla bla bla?
Voleva davvero morire a pochi giorni da Natale? La sua vita faceva proprio così schifo da indirizzarlo ad una morte dolorosa come quella per mano di Sasuke?
Era lui quello che aveva bisogno di aiuto psicologico, altroché.
«Sei poco incline al contatto sociale, mettiamola così, che poi è un modo politicamente corretto per dire che sei apaticamente un povero misantropo che campa di pomodori» espose brevemente, ma la predica di San Shisui non era ancora finita e il supplizio di Sasuke sembrava appena iniziato.
«La festa è la vigilia di Natale, tonto, se non vai la passerai a casa da solo, lo sai?» glielo chiese come se Sasuke non sapesse esattamente come fosse strutturata la sua vita. «Perché le uniche persone con cui condividi qualcosa la organizzano, quella festa.»
Che problemi aveva?
«Le feste dovresti passarle con le persone che ritieni importanti per te, marmocchio, non dovresti snobbarle né ritenere la loro presenza opinabile a seconda del tuo volere» disse tutto d’un fiato, come se l’unica frase logicamente strutturata da lui gli fosse costata più ossigeno e concentrazione del normale.
Sasuke fu scosso da un fremito impercettibile e poi si ritrovò a stringere i pugni; probabilmente era impallidito, perché era davvero molto arrabbiato: «La vita è la mia, razza di idiota e me la so gestire senza i tuoi consigli morali» aveva fatto una smorfia davvero strana, ma Shisui si era trattenuto dal ridergli in faccia. «Io non… snobbo nessuno, chiaro? Non vado a quell’idiozia perché non ne ho voglia e non mi piace starmene in mezzo alla gente, cosa centrano quei due? Dubito che tutto dipenda dalla mia presenza o meno» sbottò alla fine, quando la rabbia si era attutita minimamente.
«È questo il punto! Finirà che la tua presenza presto non sarà qualcosa di importante nemmeno per loro e saranno fuori dalla tua vita così come tu lo sarai dalla loro!» si esprimeva con grande enfasi, come se si stesse limitando semplicemente a ribadire un concetto che era particolarmente palese o, come minimo, avrebbe dovuto esserlo.
Il tutto peccava eccessivamente di una componente fin troppo melodrammatica, ma era Shisui a parlare e lui era composto per il novanta percento di geni drammatici.
«Stai dicendo un mucchio di idiozie.»
Lo aveva sibilato con grande convinzione.
Perché quel che aveva detto non stava né in cielo né in terra; anche se non fosse andato, Sakura non avrebbe rinunciato a lui facilmente, Naruto allo stesso modo.
Neanche gli avesse letto nel pensiero, Shisui aggrottò la fronte e asserì piuttosto scetticamente: «Di un po’, ma credi davvero che tutti siano disposti a correrti sempre dietro? Prima o poi si stancheranno e inizieranno a camminare e poi si fermeranno, cosa che non mi sembra nemmeno tanto scontata, eh.»
«Da quando sei diventato così sagace?» chiese con sarcasmo, benché le sue parole avessero sortito su di lui un certo effetto.
«Oh, suvvia, cos’è questo sarcasmo scadente? Io sono sempre stato sagace, solo che non spreco questa fine arte con dei poveri idioti. Si dà il caso che tu ultimamente mi faccia pena e…» si grattò il mento pensieroso «E niente, il punto è un altro.»
Nascondeva forse qualcosa?
«Shisui, a me non interessa quel che tu credi della mia vita sociale, a me sta bene così» commentò convinto e si disse che mai più avrebbe permesso a quell’essere di entrare in casa sua.
Chi era per venire a fargli la paternale? In più una predica fatta da lui era veramente inudibile, visto di chi si stava parlando.
«Ok, Sas’ke-chan, il punto è questo: per quanto tu possa crederlo, non ti correranno dietro per sempre, lo capisci, sì? Vero? Fa’ un piccolo sforzo, marmocchio, su!»
«Non trattarmi come–»
«Uffa, piantala con i tentativi di rivalsa da bambino di due anni! Ok, partiamo dal presupposto che… no, non ci sono presupposti qui, c’è una cosa sola da capire: tu credi che la loro compagnia sia qualcosa che sta’ a tua discrezione. Beh, non è così, razza di tappo! Non andare alla festa solo perché non va a te non è una buona giustificazione, perché nella tua vita non ci sei solo tu, o saresti solo!»
Era angosciante sentirlo parlare così a lungo e riguardo questioni che erano pseudo serie. Che fossero vere, però, Sasuke non lo credeva proprio.
«E tu non lo sei, hai quei due, che ti sono sempre stati vicini. Tu cosa gli dai in cambio? No a destra e a manca! Si stancheranno, lo sai!»
Shisui avrebbe davvero voluto dire ‘si stanno stancando, lo sai’, ma per il momento non voleva far vertere tutto troppo sul drammatico tendente alla disperazione dilagante del tipo ‘non c’è più tempo, siamo tutti perduti’.
Quello era il piano B.
Notò con grande disperazione, Sasuke, che il cugino era partito in uno di quei suoi momenti di infervoramento psicologico, in cui parlava e straparlava con enfasi e convinzione, ignorando la presenza altrui.
«Sakura ci è rimasta male quando hai detto che non ci saresti andato! Ti ha mollato un pugno quando le hai detto che era una cosa stupida e con scarso valore» aveva lo sguardo di chi vuole proprio dire ‘to’, visto che lo so?’.
Quel ‘bastardo’ con cui lo aveva apostrofato con rabbia prima di andarsene poteva essere davvero intendibile come un qualche segno del fatto che si stesse stancando?
«E tu come diavolo–» fai a saperlo? Avrebbe voluto continuare, ma non ne ebbe tempo.
«Naruto non avrebbe fatto una pessima cosa se ti avesse fatto un buco in fronte col rasengan, te lo meritavi, piccoletto!»
E il rasengan di Naruto… no, Naruto sapeva usare solo il rasengan quando si arrabbiava e non c’era nulla di profetico per un prossimo avvenire nei suoi gesti.
«Come fa–»
«Loro non ti aspetteranno, Santo Kami!»
«Smettila di urlare e toglimi le mani di dosso» sibilò con una calma inumana.
Durante il suo accorato sproloquio, Shisui si era sporto verso di lui e lo aveva preso per le spalle; «Oh, giusto.»
Si allontanò e con una faccia soddisfatta si passò una mano tra i capelli.
«Perché continui a ripetermi queste cose?» borbottò scocciato.
«Perché è venuto il momento che qualcuno ti faccia comprendere che il tuo atteggiamento è un pochino… come dire… nh, non mi viene la parolaaaaa!» tamburello una mano sulla gamba e un attimo dopo saltò su, evidentemente colto dalla folgorazione divina: «Ah, sì! È un tantino dannoso per te, per chi ti sta intorno e, soprattutto, ha spiacevoli conseguenze.»
Che, tradotto, era nuovamente un modo politicamente corretto per dire che aveva una percezione della presenza altrui disastrosa ed era vagamente sociopatico.
«Perché proprio oggi pomeriggio? Dubito che il mio disastroso comportamento» che così non era, a detta sua, assolutamente no «sia cambiato da quello di due mesi fa.»
«Perché il Natale mi è sembrato un ottimo momento, sai, con tutta ‘sta storia dell’essere tutti più buoni e via dicendo. Poi hai litigato» ignorò l’occhiataccia di Sasuke all’uso di tale termine, che lui continuava a ritenere eccessivo e proseguì: «con Sakura e Naruto perché non vuoi andare alla festa e… ok, senti, ti ricordi il Natale di qualche anno fa?»
Perché adesso cambiava pure discorso? Nulla di tutta quella situazione aveva senso: suo cugino si permetteva di criticare il suo carattere così, di punto in bianco e lo faceva appigliandosi a cose particolarmente stupide. Che senso aveva, a quel punto, non assecondare anche l’ennesima stupidata che il cugino imbastiva?
«Di che parli?»
«Te lo ricordi o no?»
Sasuke sbuffò.
«Quello in cui sei finito all’ospedale perché hai avuto la brillante idea di sotterrarti nella neve e nessuno è venuto a tirarti fuori?»
Shisui schioccò la lingua indignato: avrebbe voluto spendere due paroline contate sull’ingiustizia commessa nei suoi confronti – nemmeno Itachi era andato a dissotterrarlo! –, ma si rammentò che non era quello il momento.
L’idiozia di Sasuke aveva la precedenza su qualsiasi altro tipo di questione. Comprese le ingiustizie nei suoi personalissimi confronti.
«Nah, non quello!»
«Quello in cui hai tentato di nasconderti in un pacco regalo solo per spaventarmi la mattina di Natale?»
«No e nemmeno quando io e Itachi abbiamo fatto gara a chi mangiava più takoyaki» aggiunse.
«Aveva vinto Itach–»
«Sì, sì, va’ avanti!» lo incitò: quel ricordo non era mai particolarmente gradito e quel piccolo bastardo non aveva perso tempo a girare il dito nella piaga.
Aggrottò le sopracciglia; quale altro Natale importate doveva ricordare?
«Ah, certo che partiamo benissimo!» e, esasperato, alzò gli occhi al cielo. «Quello di cinque anni fa» suggerì.
Cinque anni fa aveva dodici anni.
Quell’anno il Natale si era arricchito della presenza di Sakura e Naruto, poiché in quello stesso periodo era stato creato il team sette.
«Te lo ricordi, ora, Sas’ke-chan?»
Stava incrociando davvero le dita perché rispondesse sì, quell’idiota? Sì, se lo ricordava.
Era stato il pomeriggio della vigilia che si erano trovati nel campo di allenamento solito e lì aveva ricevuto due inaspettati regali. Cioè, quello di Sakura se lo aspettava per ovvi motivi, ma perfino quel dobe di Naruto aveva pensato a lui. Sasuke chiaramente non aveva pensato a loro, ma nessuno dei due era rimasto sorpreso. L’Haruno gli aveva sorriso e timidamente gli aveva porto il pacchetto; Naruto aveva tentato di atterrarlo con una mossa particolarmente idiota e quando avevano smesso di ruzzolarsi nella neve l’Uzumaki gli aveva dato un foglio: buoni sconto per il ramen.
«Mia madre ha detto che non conta il regalo, ma il pensiero di chi te lo fa!» aveva esordito sorridendo orgoglioso Naruto, fiero di poter ripetere le parole di Kushina Uzumaki.
Non aveva risposto; loro lo avevano affiancato e poi davvero non ricordava, l’Uchiha, come avesse avuto inizio quello strano pomeriggio, completamente dissimile da tutti quelli passati in precedenza a Natale. Gli avevano quasi fatto dimenticare la sua avversione per la festività semplicemente punzecchiandosi e sorridendo.
«È stato un bel Natale, quello, vero?»
«E allora?»
«E allora un motivo ci sarà se è stato diverso, no?»
Aveva mangiato i biscotti a casa di Sakura; a casa di Naruto erano passati per sentire la madre raccontare qualche aneddoto carino in cui c’entrava anche la madre di Sasuke; a quanto pareva Mikoto e Kushina si conoscevano da tempo.
Era stato diverso perché non lo aveva passato a casa a tirare kunai contro un albero per migliorare anche se non ce n’era poi realmente bisogno. Non era rimasto in camera sua lungo disteso sul letto, a pensare, rispecchiando il canone secondo cui era sempre stato visto Sasuke Uchiha, ovvero quello del bambino poco socievole ma estremamente brillante.
Quell’anno c’era davvero qualcuno con lui che lo aveva apprezzato per quel che era, non per il cognome.
Ci avevano messo poco a diventare semplicemente Naruto e Sakura, due nomi che, a momenti, gli erano perfino più familiari del suo.
Quel Natale era stato il Natale, in cui non aveva fatto caso alle decorazioni troppo appariscenti che da sempre lo disturbavano né aveva rimuginato troppo a lungo sul perché quella festa gli desse tanto fastidio. Era stato in compagnia, aveva passeggiato con loro per Konoha. Era stato Sasuke con Sakura e Naruto.
Ecco cosa c’era di diverso. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, infatti per lui ci aveva pensato Shisui: «C’erano Naruto e Sakura con te, ecco qual è la cosa diversa, marmocchio!»
Gli rivolse uno sguardo piuttosto significativo, che per la prima volta in tutta la giornata non voleva dire ‘ti uccido nel modo peggiore che esista’, ma voleva dire ‘e perciò?’.
«Sono importanti, Sas’ke, lo sai meglio di me, passare il Natale con loro non vuol dire passare un giorno qualsiasi con loro, vuol dire che devi dimostrare qualcosa tu, una volta ogni tanto, ovvero che ti importa della loro presenza, in modo che loro, un giorno, non diano per scontata e poco importante la tua.»
Fu per un singolo breve attimo, ma Sasuke ammise a se stesso che forse Sakura e Naruto quella volta se l’erano davvero presa più del solito e forse forse non tutto sarebbe tornato come prima se anche lui non faceva qualcosa.
«È stato un Natale passato importante, no? E tutto perché c’erano loro a fare la differenza! È questo il tuo Natale tipo, ma te lo stai giocando come un gran fesso!»
Shisui riteneva davvero che dare lezioni morali a quella testa dura fosse il compito più arduo sulla faccia della terra e non lo stupiva che Itachi delegasse quell’ingrato compito alla sua misera e bistrattata persona, mentre lui si limitava a confortare il povero otouto, facendo la parte del fratellone tutto pace e amore.
Puah.
«Ecco perché devi andare a quella dannatissima festa!» aggiunse ancora.
Quando aveva detto no per la prima volta al dobe e a Sakura per la festa, qualche giorno prima, lo aveva detto per semplice abitudine. Sasuke e festa non entravano nella stessa frase, specialmente se festa era abbinato macabramente a ‘di Natale’. Loro avevano insistito, però, e lui si era impuntato, perché era dell’opinione che nessuno poteva costringerlo a fare qualcosa, a meno che non fosse lui a deciderlo. Orgoglio, testardaggine, stupidità, semplicemente Sasuke Uchiha, ma quello era il suo modo di pensare. Aveva detto no e ancora no, per giungere poi alla conclusione che già sapeva.
E ora Shisui stava facendo la stessa cosa.
E lui era sempre e solo Sasuke Uchiha, eh.
«No.»
«Che?» biascicò confuso, mentre il suo sorriso vittorioso andava scemando fino a divenire una smorfia.
«Non ci andrò, non sarà una stupida festa a fare la differenza» asserì categorico con una smorfia, mentre faceva per alzarsi dalla sedia.
Ovviamente avrebbe fatto a modo suo, convenne Shisui sconsolato, mentre era in preda alla voglia di strappargli i capelli o ucciderlo strozzandolo con le decorazioni dell’albero in soggiorno.
Non era forse lui che diceva che il Natale uccideva? Beh, perché dargli torto.
Si fermò, Sasuke. Lo osservò. Un altro secondo e Shisui avrebbe preso le decorazioni davvero.
«Sì può sapere perché ti importa tanto se mi aspetteranno o no?» chiese allora, scocciato e stanco, ripetendo con una smorfia le parole utilizzate spesso da Shisui. Lui aveva progettato un pomeriggio tranquillo, nulla di più. Non ci avrebbe nemmeno pensato a Sakura e Naruto se lui non li avesse tirati in ballo.
A quel punto, beh, se non veniva Shisui lui non avrebbe pensato proprio.
Tuttavia voleva proprio sapere il motivo di tutto quell’attenzione da parte sua per la faccenda: Sasuke non riusciva a comprenderlo e c’era da ribadire che no, lui non era una persona stupida.
Shisui inarcò un sopracciglio: «Perché non ti parlano, Sas’ke e siamo praticamente a Natale. A Natale!» ripeté con più enfasi «Chi non mette da parte sciocchi dissapori durante le feste? A parte te, ovviamente!»
Sasuke non rispose.
«Nessuno, perciò…» fece per dire qualcosa, ma in quel momento qualcuno entrò nella stanza.
«Oh, ciao Shisui-kun! Ecco dove sei, tua madre ti cerca da un bel po’!» commentò ilare Mikoto Uchiha, che sorrideva gentilmente e in pieno stile natalizio.
Sasuke guardò il cugino: era impallidito forse?
«Ommer–» Shisui vide il sopracciglio di Mikoto scattare verso l’alto, all’erta, pronta a cogliere il minimo cenno di maleducazione e si affrettò a correggersi. «–aviglioso, meraviglioso merluzzo, sì, ho proprio voglia di andare a pescare!»
Sasuke si sarebbe volentieri schiaffato una mano in faccia se non fosse stato troppo intento ad osservare sconsolatamente il cugino.
Se la madre avesse pensato che la sua stupidità era contagiosa e si riproduceva tramite spore, avrebbe iniziato a credere che anche il figlio era sulla buona strada per diventare come lui e avrebbe deciso che era il caso di prendere misure di sicurezza.
«Bene, vado, a presto Mikoto-san!» e così dicendo, con particolare nonchalance si diresse alla porta.
Era passata quasi un’ora da quando era venuto. Era un eufemismo dire che non voleva vederlo più per i prossimi vent’anni.
Ma quando mai qualcosa va a favore di Sasuke Uchiha?
«Io e te finiamo di parlare domani, Sas’ke-chaaaaan!»
Si trattenne a stento dall’imprecare scurrilmente, ma ne pensò davvero di tutti i colori contro quell’idiota di Shisui.
«Sasuke» disse sua madre – gli aveva letto nel pensiero? «Che ci fanno dei kunai nel muro? E nello stipite della porta?»
Non c’è mai fine al peggio, non per Sasuke Uchiha.
Un momento: come faceva Shisui a sapere cos’era successo quel pomeriggio di cinque anni fa se lui era in missione con Itachi?


Nnnnh, eh già. Ho scritto davvero qualcosa per Natale e Shisui è quasi perennemente presente!*O* Ok, qualche indicazione doverosa; tutta ‘sta carrellata di roba improbabile è ambientata nello stesso universo della mia scrausa raccolta, perciò niente sterminio, niente rapporto familiare sanguinolento, Shisui è magnificamente vivo e bello e Sasuke è sociopatico come mamma Mikoto lo ha fatto!u__u C’è qualche vago riferimento alla raccolta, ma nulla di eclatante o che ne richieda la lettura.
Il titolo rimanda proprio all’opera ‘Canto di Natale’, ma non ci sono fantasmi e la bastardaggine di Sasuke non è così disperata, ecco. Chiaramente, il filo conduttore sono un po’ i Natali passati presenti e futuri come nell’opera originale, ma dietro c’è tanta tanta più roba che sono stata addirittura costretta a dividere in tre capitoli!.___.
Prolissi si nasce, non si diventa.
Ahn… non so più cosa posso dire, in verità, non che ci siano grandi note da dare. Boh, solo non prendetela troppo sul serio, è una grande stupidaggine, scritta solo per fare qualcosa, visto che volevo scrivere su Shisui e io, ormai, a Shisui collego Sasuke, perciò anche il tesorino qua fa la sua porca comparsa. Veeeeery good!XD
Il prossimo capitolo il teoriiiiiiia dovrei postarlo domani, il terzo la vigilia, ma non vi affidate troppo alle mie scadenze, perché non lo faccio più nemmeno io!^^’
Buona lettura!(:
  
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