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Autore: SNeptune84    23/12/2011    14 recensioni
In un anno cambiano molte cose. In un anno finisce un amore durato dieci lunghi anni. In un anno la famiglia può voltarti le spalle. In un anno puoi passare dal vivere nel lusso a morire in un vicolo.
Stewart Mackenzie ha visto la sua vita cambiare drasticamente in un solo anno. Il Natale scorso ha festeggiato con la sua famiglia modello, i suoi genitori lo adoravano e tutti erano felici. Quest'anno si ritrova solo, abbandonato da tutti, per colpa della verità. E in questa solitudine abbandonerà questo mondo, mantenendo vivo il ricordo di colui che amerà per sempre: il suo Matt.
Una One Shot dai tratti angst, con un tragico finale.
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autore: è veramente difficile parlare di questa storia. Nonostante il prompt sia Natale, che dovrebbe mettere allegria, sono finita su un genere che di solito non scrivo. Questa è una storia molto triste, un po’ tragica nel finale, che però rispecchia sicuramente la realtà di qualcuno. Ok, forse tutte queste cose insieme difficilmente accadono, ma alla fin fine son legate tra loro, quindi mai dire mai.

La storia parla di un uomo, Stewart, che ricorda i fatti trascorsi nell’ultimo anno, a partire dal giorno di Natale dello scorso anno fino ad arrivare al Natale di quest’anno. C’è una continua alternanza tra una parte descritta al presente che riguarda Natale 2011 e delle parti al passato che riguardano vari fatti accaduti da Natale 2010 in poi: la felicità per una famiglia calorosa, un ragazzo fantastico e una proposta accettata fino ad arrivare alla completa distruzione di tutto. Devo ammettere che rileggendo la storia per correggerla mi stavo mettendo a piangere, tanto che spero che il finale quasi aperto che ho lasciato possa essere realtà.

È la prima volta che mi cimento con un genere del genere, con l’angst. Spero che piaccia.

Buona lettura.

SNeppy.

 

 

 

Last Christmas

 

 

New York, 25 Dicembre 2011.

Central Park risplende delle migliaia di luci che ornano l'altissimo albero di Natale che svetta al centro. Le persone attorno ad esso sono felici, si scambiano auguri pieni di calore.

I bambini corrono allegri, giocano, mentre cori natalizi risuonano per le strade. L'atmosfera natalizia avvolge tutti i presenti, donando loro un altro, felice Natale.

Ma altrove, in un vicolo dimenticato da tutti, c'è un uomo di bell'aspetto, che stona con quel luogo. I suoi capelli biondi risaltano nel buio della strada, i suoi occhi grigi a poco a poco vanno spegnendosi, dimenticati da tutto e da tutti.

"È bastato un anno. In un solo anno la mia vita è cambiata drasticamente. Io, Stewart Mackenzie, l'erede del grande magnate dell'industria più promettente degli Stati Uniti, ho perso tutto ciò per cui ho lottato nella mia vita. E pensare che lo scorso anno, questo stesso giorno, ero così felice..."

 

Casa Mackenzie, 25 Dicembre 2010

La famiglia Mackenzie era sempre stata molto tradizionalista. Arthur, con la moglie Caroline, ogni anno organizzava un perfetto pranzo natalizio a cui partecipavano i due figli, Stewart e Janet, con le rispettive famiglie. O meglio, Janet partecipava con la sua famiglia, il marito Peter e la piccola Angela, di soli tre anni. Stewart doveva sorbirsi ogni anno la solita solfa su quando si sarebbe trovato una buona moglie per condividere la sua vita con lei. Aveva già trentaquattro anni, Stewart, e i suoi genitori iniziavano ad essere parecchio insistenti.

Ciò che non sapevano loro era che in realtà Stewart aveva già trovato la persona con la quale avrebbe voluto passare la sua vita. Si chiamava Matthew ed era un giocatore di football americano. Ma come dire ai propri genitori tanto tradizionalisti che lui non era come gli altri, non si sarebbe mai sposato con una donna e non avrebbe mai avuto quel tanto agognato nipote che gli chiedevano?

Arthur lo aveva già designato da tempo come erede, a patto che si sposasse e che gli desse un nipotino. Per questo Stewart aveva studiato per anni, in modo da poter prendere in mano l'azienda di famiglia senza correre il rischio di farla fallire miseramente. Ma gli anni passavano e lui non portava mai a casa nessuna ragazza che potesse diventare la signora Mackenzie. E come poteva farlo? Aveva uno splendido lineman dei Jets, la squadra di football americano della città, ad aspettarlo ogni sera a casa, e che lo amava. Ma non avrebbero mai capito la sua decisione, quindi ogni anno cercava di sviare il discorso matrimonio per parlare di qualcos'altro.

Per fortuna Janet interveniva sempre in aiuto del fratello. Lei sapeva tutto, conosceva Matt ed era sempre stata molto comprensiva con lui. Aveva incontrato Matt, lo aveva accettato e lo riconosceva come fidanzato ideale per il fratello. Erano molto diversi loro due, ma erano complementari.

Accompagnata dal padre, che suonava il pianoforte nel grande salone dove l'albero adornava un'intera parete, coprendo i numerosi regali ancora piazzati sotto, la piccola Angela dilettava gli altri con le sue doti canore in una sua personale versione di Jingle Bells. Si mangiava ancora le parole, ma per la sua età era già bravissima, commuovendo i presenti. La sua dolcezza riusciva a coinvolgere tutti, allietando l'intera famiglia che la ascoltava.

Peter sicuramente era un ottimo marito per Janet e un buon padre per la piccola Angela. Suonava il pianoforte da tempo e si divertiva ad accompagnare la sua bambina nelle canzoni che desiderava imparare. La famiglia di Janet lo aveva accettato di buon grado, anche per le sue doti nell'azienda. Stewart più volte aveva pensato che forse sarebbe stato più giusto dare le redini dell'azienda a lui, dato che non avrebbe mai potuto soddisfare le richieste del suo vecchio, necessarie per ereditarla lui stesso.

Tra una canzone e l'altra della piccola Angela, la giornata della famiglia Mackenzie era trascorsa in tutta tranquillità, regalando amore a tutti i presenti.

 

New York, 25 Dicembre 2011

La situazione per Stewie è notevolmente cambiata. Non c'è più la sua famiglia, non c'è più nessuno. La voce melodiosa della piccola Angela non raggiunge più le sue orecchie: intorno a lui ci sono solo i suoni della città.

"Mi sarebbe piaciuto passare anche quest'anno il Natale con loro, ma soprattutto mi sarebbe piaciuto avere con me ancora lui, il mio Matt. Il regalo più grande lo scorso anno l'ho ricevuto proprio da lui..."

 

Casa di Matt Carson e Stewart Mackenzie, sera del 25 Dicembre 2010

Dopo aver salutato la sua famiglia, Stewart era tornato a casa sua, un loft in pieno centro a New York, spazioso e luminoso, che condivideva con Matt, il suo fidanzato.

Matt tutti gli anni si lamentava del fatto che lui non veniva mai invitato a casa del compagno per il pranzo di Natale, ma sapeva che era impossibile che accadesse. Stewart non voleva dir nulla ai suoi genitori riguardo la sua omosessualità, non voleva distruggere la felicità della sua famiglia.

Matt lo accettava, anche se aveva dimostrato più volte il suo dissenso, ma era comunque consapevole che Stewart aveva paura che succedesse esattamente come a lui.

Aveva solo diciassette anni quando aveva conosciuto Stewart. L'uomo, già venticinquenne, si era presentato presso gli allenamenti della sua squadra di football liceale, per valutare se investire dei soldi come sponsor per quella promettente squadra scolastica.

Matt era rimasto subito colpito dall'uomo che aveva davanti, tanto che fu il primo a farsi avanti. Non sapeva se la persona che aveva di fronte gli avrebbe riso in faccia con quelle parole, oppure se semplicemente l'avrebbe rifiutato gentilmente.

Di certo non si sarebbe mai aspettato di sentirsi rispondere che anche lui era gay e che era onorato di quanto gli aveva detto.

Già, anche Stewart aveva notato quel ragazzino con i boccoli neri che gli cadevano fin sulle spalle, quei capelli lunghi e corvini che gli circondavano il viso ovale, dalla carnagione abbronzata.

Era stato colpito da quegli occhi neri, ma altrettanto luminosi, così decisi quando doveva stoppare un avversario per non farlo avanzare.

Il loro era stato un amore a prima vista, qualcosa che capitava a pochi fortunati nel mondo.

Avevano deciso di frequentarsi di nascosto, di vedersi in ogni momento disponibile a casa del più grande, dove sicuramente avrebbero potuto avere la giusta privacy.

Ma in un liceo le voci circolano in fretta, soprattutto quando un messaggio per Matt era stato per sbaglio letto da uno dei suoi compagni. Era scoppiato un piccolo scandalo, che obbligò Matt a lasciare la scuola per trasferirsi in un liceo privato.

Non aveva abbandonato il football, però; era la sua vita. Stewart era riuscito comunque a celare quella storia ai suoi genitori, ma era preoccupato per il suo Matt, per quello che aveva dovuto provare e che probabilmente stava ancora provando.

Dopo quel fatto, i genitori del ragazzo avevano iniziato a trattarlo con disprezzo, non accettando la sua omosessualità. Lo avevano spostato di scuola e gli avevano impedito di rivedere Stewart, perché convinti che fosse la sua influenza a deviare il figlio.

Matt, in compenso, scappava di nascosto da casa per rivedere il suo Stewie, incurante di quanto gli dicessero.

Finito il liceo, finalmente, quella situazione difficile finì. Matt prese la sua roba e si trasferì da Stewart, abbandonando per sempre la sua famiglia, che gli aveva voltato le spalle ormai da tempo.

Stewart era rimasto molto scosso da quel fatto, tanto che si era convinto che mai avrebbe detto nulla a casa, cercando di sviare sempre l'argomento matrimonio. Viveva da solo già da un po' ed era ben felice di condividere la casa con la persona che amava, senza doverlo per forza sbandierarlo ai quattro venti.

Solo Janet lo aveva saputo, solo perché li aveva beccati in flagrante un giorno che si era presentata a casa loro senza avvertire. Non vedendo il fratello aprire la porta, aveva pensato bene di entrare con le chiavi, non immaginandosi la scena che le si sarebbe parata davanti: aveva trovato il fratello quasi completamente nudo, in atteggiamenti alquanto equivoci con un altro ragazzo a lei sconosciuto.

Dopo lo sbigottimento iniziale aveva accettato la cosa, dicendo loro che era felice che si amassero e che li avrebbe sempre sostenuti.

Appena rientrato a casa, Stewart aveva subito cercato il suo Matt, per rimediare al fatto di averlo lasciato da solo a casa per il pranzo di Natale.

Il lineman lo aveva accolto a braccia aperte, saltandogli al collo e regalandogli un intenso bacio. Stewart non poteva che ricambiare quell'affetto, intrecciando le sue dita nei morbidi ricci neri dell'altro.

Sapeva benissimo cosa voleva dire quel bacio: era lo stesso desiderio che aveva anche lui e il modo migliore di farsi perdonare per averlo lasciato solo.

Si spostarono in camera da letto, la loro camera da letto, dove la passione li travolse facendo passare loro splendide ore.

Stewart era un ottimo amante, ma anche Matt sapeva il fatto suo. La lingua borchiata del più giovane riusciva a causare brividi di piacere al corpo del più grande, che si lasciava accarezzare da quel piccolo pezzo metallico incastonato nello strumento di piacere usato dall'altro.

Anche Stewart nascondeva dei piccoli piercing sul corpo, in zone che solo Matt conosceva. A lavoro doveva tenere un aspetto consono al suo livello, ma nessuno poteva sapere cosa c'era sotto i vestiti.

Il preferito del giovane atleta era l'anellino che ornava il membro dell'altro, sulla punta. Un Prince Albert tanto ambito da Matt, che dopo mesi e mesi di suppliche era riuscito a far fare al suo fidanzato. Glielo aveva fatto lui stesso: aveva imparato tempo prima ad applicare ogni tipo di piercing sulla parte più sensibile di un corpo maschile e voleva far diventare Stewart qualcosa di suo con quel gesto.

Stewie aveva ceduto proprio il Natale precedente, quando in un attimo di follia, dovuta all'alcol presente nel suo corpo in quel momento, aveva acconsentito a farselo fare. Lo aveva odiato a morte subito dopo, dato che il dolore che aveva provato mentre gli bucava il glande, che dopo non accennava a diminuire, lo aveva fatto pentire di quella decisione.

Ma per fortuna era una cosa temporanea; dopo un paio di settimane il dolore era decisamente diminuito, anche se ancora sentiva qualche fitta quando il suo infido ragazzo ci giocherellava. Matt si divertiva a farlo soffrire, prendendogli il piccolo anellino con le mani e muovendolo, stimolando l'altro ragazzo.

Solo dopo più di un mese il dolore era totalmente svanito e finalmente poteva apprezzare quel piccolo giocattolino metallico che gli era stato applicato.

Quando Matt lo sfiorava con la sua piccola borchia, Stewart provava un piacere incredibile, dovuto a quel contatto metallico che rappresentava il loro amore. Ma per Matt il momento migliore era quando Stewart inseriva il suo membro nelle sue parti più intime, dove poteva sentire quel piccolo anello toccare le sue membra interne, stimolarle e fargli provare piacere.

E quel piacere provato da Matt faceva dimenticare a Stewart tutto il dolore che aveva dovuto sopportare quel primo mese in cui quel corpo estraneo dava solamente dei fastidi. Ora poteva vedere godere il suo Matt come non mai, specchiare i suoi occhi color cenere in quelli neri dell'altro, baciandolo mentre entrambi arrivavano all'orgasmo.

Dopo l'amplesso, ancora ansimanti sul letto, Stewart aveva annunciato il regalo di Natale per il suo fidanzato. Non aveva detto nulla di più, si era semplicemente alzato, ancora completamente nudo, per andare a prendere una piccola scatolina nascosta nel suo cappotto.

Matt non poteva credere che contenesse proprio quello, uno splendido anello da uomo con incastonato un diamante e circondato da oro bianco. Un simbolo d'amore che anticipava la proposta dell'uomo d'affari.

«Matt, vuoi sposarmi?»

Quella richiesta era arrivata dal nulla, ma dopo un'attesa di più di nove anni. Matt non ebbe dubbi sulla risposta: una risposta che avrebbe reso felice Stewart in quel momento, ma che avrebbe portato al declino della loro vita insieme.

 

New York, 25 Dicembre 2011

"Alla fine la causa di tutto è stato quel maledetto matrimonio. Ci abbiamo messo l'anima per organizzare tutto e guarda com'è finita. Se solo non mi avesse convinto a fare quella cosa..."

 

Casa di Stewart e Matt, 12 Marzo 2011

I preparativi del matrimonio andavano veloci. Avevano già deciso la data, il 12 Giugno, e prenotato il ristorante per la festa. Avevano anche già stilato una serie di invitati, ma tutto si era fermato quando Matt aveva detto a Stewart che avrebbe voluto invitare anche i genitori del fidanzato. Era molto triste di non poter avere la sua famiglia, quindi aveva fatto di tutto per convincere Stewie a parlare del matrimonio con loro, in modo da poterli avere tutti nel loro giorno più importante.

Stewart non era molto convinto di volerlo fare, ma per una volta aveva voluto dar retta al suo fidanzato, convincendolo che, volendogli bene, non l'avrebbero presa male.

Per questo il giorno del suo compleanno li aveva invitati a pranzo, sia i genitori che la famiglia della sorella. Avere Janet presente lo tranquillizzava, perché lei sapeva già tutto. E sapeva anche che quel giorno aveva deciso di parlarne apertamente con tutti, presentando Matt ufficialmente ai genitori e annunciando il matrimonio.

Puntuale come al solito, il gruppo di parenti si era presentato nell'appartamento del ragazzo, con la loro solita felicità coinvolgente.

Stewart accolse la sua famiglia in casa, facendoli accomodare attorno al tavolo allestito per l'occasione. Matt era rimasto nascosto in cucina, a sistemare gli ultimi tocchi ai vari piatti che lui e l'altro ragazzo avevano preparato in occasione della festa. Si erano messi d'accordo così, perché Stewart voleva introdurre il discorso da solo, prendendosi tutte le responsabilità.

Una volta seduti a tavola, Arthur si accorse che era apparecchiato per una persona in più. Incuriosito, non ebbe problemi a chiedere chi si sarebbe unito a loro per pranzo.

Stewart sapeva che quella domanda poteva avere un'unica risposta, il vero motivo per cui tutti erano lì.

Janet vedeva il fratello agitato, ma in qualche modo era riuscita a fargli capire che lo avrebbe sostenuto se avesse avuto problemi, così Stewart partì con il suo discorso, preparato nei giorni precedenti.

«Papà, mamma, Peter. Oggi vi ho invitato qui per presentarvi una persona importante per me. Non ve l'ho mai detto, ma convivo con lei da nove anni ormai, e ora ho deciso di sposarla. Janet già la conosce.»

Un brusio generale si sollevò dalla tavola. Tutti erano rimasti abbastanza sconvolti da quella rivelazione, dato che Stewart non aveva mai parlato loro di nessuna fidanzata, né tantomeno di una convivente.

Matt, dalla cucina, ascoltava quel discorso, pronto ad entrare in scena al momento opportuno. Per ora Stewart era rimasto sul vago. Non aveva ancora accennato al fatto che fosse gay; aveva semplicemente parlato di persona. Non era ancora il momento per uscire allo scoperto.

«Il motivo che mi spinge a presentarvela proprio ora è che abbiamo deciso di sposarci, tra tre mesi, e mi farebbe piacere che partecipaste al matrimonio.»

Ancora nessun accenno al fatto che quella persona in realtà era un giocatore di football di una delle squadre più importanti di New York.

«Stewie, è una fantastica notizia. Io e tua madre non vediamo l'ora di conoscere la fortunata ragazza che ci hai nascosto per tutto questo tempo. Perché non ci hai parlato prima di lei?»

Ora non poteva più scappare, era arrivato il momento di chiamare Matt e giocare a carte scoperte. Janet lo guardava sorridente, per fargli capire che era con lui.

«Papà, non è una ragazza. Matt, vieni.»

Il riccio entrò nella sala da pranzo, avvicinandosi a Stewart e prendendolo per mano. Tutti i presenti erano rimasti in silenzio mentre entrava quello sconosciuto, colui che avrebbe sposato il festeggiato del giorno.

Il primo a dire qualcosa fu Arthur, che si dimostrò subito alquanto contrariato dalla cosa. Espresse tutto il suo disprezzo per la notizia, urlando contro il figlio che sperava di essere capito dalla sua famiglia. Janet provò a calmarlo, facendogli capire che l'amore non aveva sesso; l'importante era che il fratello fosse felice con quel ragazzo. Quando quelle parole cominciavano a sortire effetto, però, intervenne Caroline, che urlò contro il figlio dicendogli di non presentarsi mai più a casa loro, che non sarebbe più stato membro di quella famiglia.

Arthur, vedendo che la moglie stava male per quanto successo, decise di andarsene prima ancora di cominciare il pranzo, confermando le parole della donna. Gli aveva detto che si poteva scordare di prendere in mano le redini dell'azienda e che tutto sarebbe passato a Peter, in quel momento osservante la scena impotente. Non l'avrebbe licenziato, ma non sarebbe più stato il suo vice: avrebbe preso un posto molto più in basso, come un normale impiegato.

Matt si sentiva in colpa per quanto successo. Vedeva Stewart sempre più provato da quel litigio: non aveva ribattuto nessuna parola che aveva ricevuto dai genitori, ma era rimasto lì a prendersi tutto in faccia. Non poteva far altro che stringergli forte la mano, in segno di sostegno, senza sapere cosa fare. Ci era già passato e sapeva cosa significasse, cosa stesse provando.

Peter, Janet e Angela, contrariamente agli altri, rimasero a pranzo da loro. Peter si dimostrò molto comprensivo nei confronti del cognato, esattamente come la moglie lo era stata da quando lo aveva saputo. Lentamente Stewie aveva ripreso a parlare, crollando in lacrime tra le braccia del fidanzato e della sorella.

 

New York, 25 Dicembre 2011

"Direi che tutto il declino è partito da lì, dal giorno del mio trentacinquesimo compleanno. Nonostante il rifiuto dei miei genitori, avevamo deciso di sposarci lo stesso, perché il nostro amore non dipendeva da loro. Peccato che in tre mesi sia possibile distruggere un rapporto che dura da dieci anni..."

 

Casa di Matt e Stewie, 5 Giugno 2011

Mancava ormai una sola settimana al matrimonio. I preparativi erano ultimati e gli inviti erano stati recapitati tutti. Però Stewart era triste, continuava a pensare alla reazione dei suoi genitori, a quanto successo circa tre mesi prima.

Ogni giorno ripensava alle parole del padre e a quelle della madre, al fatto che gli avessero voltato le spalle come se non lo conoscessero per nulla. Ancora non capiva perché Caroline odiava così tanto il fatto di avere un figlio gay, quale motivo la spingesse ad allontanarlo così in malo modo.

Janet gli raccontava spesso di ciò che succedeva a casa, del fatto che ormai il suo nome era diventato tabù, perché avrebbe riaperto una questione dolorosa e da dimenticare.

Sul lavoro, Arthur aveva iniziato a tartassare il figlio, dandogli i lavori più lunghi e difficili, che lo obbligavano a fermarsi in ufficio fino a tarda notte quasi tutti i giorni. Matt cercava di essere comprensivo, di sostenerlo quando lo vedeva arrivare a casa distrutto, tanto da addormentarsi vestito non appena toccava il letto.

Giorno dopo giorno la situazione era sempre peggio, il tempo per loro era drasticamente diminuito e il ragazzo iniziava a risentirne. Inoltre Stewart era testardo, accettava tutto ciò senza ribellarsi, come se dovesse espiare qualche colpa.

Più volte Matt gli aveva detto che doveva lasciare quel lavoro, che suo padre non lo avrebbe mai ascoltato, non lo avrebbe mai riaccolto nella sua famiglia. A Stewart non interessava se l'azienda non andava più in mano a lui, era contento per Peter. Però voleva riguadagnarsi la fiducia del padre e continuava imperterrito ad obbedire ai suoi ordini. Probabilmente, se avesse cambiato azienda, sarebbe stato accolto a braccia aperte da qualunque datore di lavoro e avrebbe anche riottenuto il suo tempo libero. Ma era cocciuto e non voleva farlo, nonostante così stesse facendo soffrire Matthew.

A una settimana esatta dal matrimonio, dopo l'ennesima nottata in bianco da parte di Stewart, Matt si presentò davanti a lui con una frase che non sarebbe mai dovuta arrivare.

«Stewie, io me ne vado. A te non importa più nulla di me, è inutile continuare. Annulla il matrimonio, intanto non ti amo più. Addio.»

Stewart sentì come se il suo cuore si spezzasse, come se venisse estratto dal suo petto e fatto a pezzi. Provò a fermarlo, ma ogni gesto fu vano. Matt raccolse le sue cose e uscì da quella casa, per sempre.

Ogni tentativo di ricontattarlo fu totalmente inutile. Quell'amore durato dieci anni era svanito in un attimo, come se non fosse mai esistito.

 

New York, 25 Dicembre 2011

Negli ultimi sei mesi Stewart non è più riuscito a ricontattare il suo Matt. Ci ha provato in ogni modo, anche andando direttamente agli allenamenti della squadra di football. Lui lo ha sempre evitato, non facendosi trovare.

Sul lavoro, Arthur ha continuato a tartassare il figlio, obbligandolo a lavorare persino la notte della vigilia.

Il giorno di Natale, invece, glielo ha lasciato libero. Ha così deciso di passare la giornata in giro per la città, sperando di farsi contagiare dall'allegria della gente in strada.

Ma i piani non vanno mai come si spera.

Un ladro, un uomo disperato, lo ha aggredito su una strada poco frequentata. Lo ha minacciato con un coltello, per farsi dare i soldi.

Lui, sperando di ricevere un po' di compagnia da quello sconosciuto, lo ha invitato a pranzo, promettendogli tutti i soldi di cui aveva bisogno se gli avesse tenuto compagnia durante quella giornata di festa.

È stato un attimo. Il coltello è sprofondato tra i vestiti di Stewart, nel suo stomaco, ferendolo in profondità. Quel ladro, approfittando di ciò che ha fatto, gli ha preso tutti i soldi e il cellulare e l'ha abbandonato lì, in un lago di sangue. Nessuno lo avrebbe visto, nessuno lo avrebbe potuto aiutare.

Sta morendo, da solo, in un vicolo della città che l'ha visto nascere e crescere.

"Inizio a non vedere più bene, la vista mi si sta annebbiando. È giunta la mia ora, suppongo. Mi sarebbe piaciuto rivederlo ancora una volta, rivedere quel volto sorridente, circondato da quei boccoli morbidi e neri, che sin dall'inizio ho adorato toccare. Sentire la sua voce calda, i suoi abbracci affettuosi.

Mi sembra di vederlo ora; è qui con me. Mi chiama, ma non posso sentirlo. Il mondo sta svanendo, i suoni, le luci. Tutto sta scomparendo nel nulla.

Sento freddo, il mio corpo non si muove più. Sono stanco, voglio solo dormire. Matt, ti amo ancora, ti ho sempre amato, avrei voluto vivere con te per sempre. Spero che almeno tu sia felice senza di me.

Addio."

 

 



Ed ecco anche l'altra One Shot natalizia che vi avevo promesso. Direi che questa è totalmente differente dall'altra, molto più triste ed angst. Ho voluto provare con questo genere. Direi che non mi trovo male, a parte che rileggendola mi stavo mettendo a piangere, ma son dettagli XD
Ho cercato di raccontare il più possibile dei momenti salienti dell'ultimo anno di vita del nostro Stewart, anche se ovviamente sono rimasti dei punti in sospeso. Non si è ben capito perché Matt se n'è andato, l'ha spiegato solo con poche parole. Però vorrei far notare che se anche è in terza persona, la storia è raccontata da Stewart e lui non sa come il ragazzo sia arrivato a tale conclusione.
Prima che mi dimentichi, anche questa storia ha partecipato la Christmas Contest (vedete il banner in alto).
Spero che vi sia piaciuta, nonostante non sia molto allegra, così da lasciarmi una piccola recensione :) (anche se non vi è piaciuta ditemi cosa c'è che non va, ho solo da imparare).
Ora vi saluto e vi auguro nuovamente un Buon Natale e un felice 2012.
Baci.
SNeppy.
   
 
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