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Autore: jakefan    24/12/2011    20 recensioni
Perché non era possibile, diceva qualcosa dentro di me, che il calore che mi avvolgeva e la luce sul viso di Jake fossero qualcosa di cattivo. Qualcosa di sbagliato.
Un Missing Moment di Eclipse, un prequel di Rising Sun o entrambe le cose?
Una storia piccola piccola, un regalo di Natale per un'amica, un modo per farvi gli auguri, con tanto affetto.
Edit di settembre 2012: questa storia si è classificata seconda al contest "What do I like?" indetto da adamantina sul forum di EFP, vincendo anche il premio Stile.
Edit di settembre 2013: seconda classificata al contest "Era un Sogno - Seconda edizione" indetto da Fabi_Fabi sul forum di EFP e vincitrice del premio Sogno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabella Swan, Jacob Black | Coppie: Bella/Jacob
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
- Questa storia fa parte della serie 'Rising Sun'
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Questa storia si è classificata seconda al contest "What do I like?" indetto da Adamantina sul forum di EFP
Seconda anche al contest "Era un Sogno - Seconda edizione" indetto da Fabi_Fabi sul forum di EFP, e vincitrice del premio Sogno.
E' stata scritta per Teresa 74.





Carlisle finì di bendarmi la mano, mi diede una pastiglia di antidolorifico per aiutarmi a dormire e poi Edward ed io ci congedammo. Era stata una giornata fin troppo ricca di emozioni e particolarmente faticosa, tanto che mi addormentai lungo il tragitto tra la villa dei Cullen e casa mia.
Salii in camera senza rivolgere a Charlie nulla di più simpatico di un grugnito; ero ancora terribilmente seccata dalla sua palese presa di posizione in difesa di Jacob.
Dio, come aveva potuto anche solo pensare di dirgli qualcosa come “Buon per te, ragazzo”, quando il mio (ex) migliore amico aveva confessato di avermi baciata? Non gliel’avrei fatta passare liscia. Né a lui né a Jacob, questo era poco ma sicuro.
La rabbia mi svegliò un poco, ma non cancellò la stanchezza mortale che avevo addosso. Lavai rapidamente i denti, infilai la tuta più comoda che avevo e prima di mettermi a letto aprii la finestra come al solito, per permettere a Edward di raggiungermi in camera non appena Charlie si fosse addormentato. Poi mi gettai sul letto e mi avvolsi nelle coperte fino al collo; finalmente sola e al caldo, riuscii a rilassarmi un poco e la rabbia cominciò ad abbandonarmi.
Questo non mi fece bene, purtroppo.
Era facile essere molto, molto arrabbiata davanti a Jacob che si esibiva nella sua migliore faccia da schiaffi -letteralmente- e si comportava tanto male da darmi la scusa perfetta per detestarlo.
Era parecchio più complicato sentirmi in pace con me stessa adesso che, finalmente sola, abbassavo la guardia e ricordavo che Jake mi aveva accusata di essere crudele. Perché sapevo che aveva ragione.
La rabbia mi aveva aiutata a detestarlo e a dimenticare quanto mi sarebbe costato separarmi da lui, ma ora mi rendevo conto, di nuovo, che c’erano anche i suoi sentimenti da tenere in considerazione, e che restare amici gli avrebbe solo fatto del male. Questo significava solo una cosa: che inevitabilmente prima o poi lo avrei perso. Jacob non aveva intenzione di mollare, avrei dovuto essere io a prendere la decisione per entrambi.
E sarebbe stato molto più che difficile.
Il rumore di una moto mi strappò ai miei pensieri tristi, e fui decisamente sorpresa di scoprire in me stessa un sussulto di gioia; conoscevo benissimo il suono di quel motore. Ma rimasi tranquilla sotto le coperte, con le orecchie tese, ad aspettare di capire cosa stava succedendo.

-Charlie.
-Di nuovo qui, figliolo? Permettimi un consiglio: non tirare troppo la corda. L’ho vista veramente, uhm… arrabbiata, stasera. Forse dovresti darle modo di…
-Lo so. Sono venuto solo a portare questo.
-Che cosa…
-Insomma, mi dispiace che si sia fatta male per colpa mia. Questa è una pomata di noi poveri indigeni, ma funziona meglio delle medicine dei visi pallidi. La prepara Sue, è arnica con qualche erba dentro… Dovrebbe mettersela tipo due volte al giorno. L’ho rubata a Billy ma credo che non se la prenderà molto.
-Gliela farò avere.
-‘Notte, Charlie. Dille che… No, niente. Non importa.
-Glielo dirò.
La risata di Jacob risuonò più lenta del solito, quasi malinconica.
-Cosa le dirai, Charlie?
-Er… In effetti non lo so, ragazzo. Ma le dirò che eri molto dispiaciuto. Sì, le dirò che eri molto dispiaciuto.
Jacob non aggiunse altro; lo immaginai andare via mentre rideva ancora fra sé e sé dell’imbarazzo di mio padre. Erano veramente incorreggibili, tutti e due!
Sentii Charlie chiudere la porta di casa. Allora mi alzai per sbirciare dalla finestra, giusto in tempo per vedere che Jake non si era ancora allontanato e alzava gli occhi in direzione della mia camera.
Non riuscii a non sorridergli, maledizione. Perché la sua espressione era troppo triste.
Il Jacob sbruffone mi faceva infuriare, il Jacob impacciato e premuroso mi costringeva ad una tenerezza che in quel momento mi indispettiva profondamente, contro me stessa. Ma che diavolo stavo facendo? Non ero forse tremendamente offesa dal suo comportamento?
Anche sorridergli non fu affatto una buona idea, perché Jacob tornò indietro, diede un’occhiata nel soggiorno per controllare cosa stesse facendo Charlie e poi, con il solito metodo, si arrampicò fino alla mia finestra e si infilò in camera.

-Tu. Sei. Assurdo! Cosa cavolo ci fai qui!? Ti dà proprio fastidio vivere, vero? Beh, puoi anche scegliere: farti staccare la testa dal collo da Edward o farti sparare da Charlie!
-Non sto facendo niente di male, no? E se continui a urlare, certo che Charlie verrà su con la pistola.
-Ti sei infilato in camera mia!
-Ma tu mi hai perdonato. Ho visto chiaramente che mi sorridevi, prima.
Lo avevo perdonato? Non mi sembrava proprio. Beh, non è che l’avessi proprio perdonato, ma in effetti non mi sentivo più del tutto dalla parte della ragione. Mi tornò in mente la sua tristezza di poco prima e mi sgonfiai come un soufflé venuto male.
-Jake, non ricominciamo. È vero, non sono più arrabbiata, ma questo non cambia il fatto che… dovremo trovare una soluzione. Se non riusciamo ad essere amici non abbiamo altra scelta che evitare di vederci, perché io non voglio più farti star male. Certo che non sono più arrabbiata… Ho sbagliato molto più io di te, sono io la vera colpevole. Ma sì, mi è passata. E no, non mi arrabbierò più.
Era ancora girato verso la finestra mentre parlavo; di tanto in tanto guardava fuori, temendo forse di veder arrivare Edward o qualche altro vampiro con intenzioni poco amichevoli. Ma si girò di scatto verso di me appena ebbi finito di parlare.
Il suo viso cambiò espressione, si rilassò, tornò dolce come quello del mio migliore amico di prima della trasformazione. Il mio Jacob: bello, luminoso, molto più giovane.
Ma stavolta quel non so che di infantile che era riapparso sul suo volto non veniva dai lineamenti, che ormai erano quelli di un uomo fatto. Era piuttosto, di nuovo, qualcosa nella sua espressione, una gioia tenera e innocente che mi disarmò del tutto. Un’innocenza assoluta, una felicità così pura che mi fece abbassare completamente le difese, oltre a devastarmi di senso di colpa.
-Non sei più arrabbiata, ho capito bene? E non ti arrabbierai più con me?
-No. Oddio, a meno che tu non ne faccia una proprio…
Sorrise ancora, poi tornò serio. Fece un passo avanti, esitante.
-Non ti arrabbierai più, l’hai detto.
-Sì, ma…
Si avvicinò di più.
-Non ti arrabbierai.
-Non… Jacob. Jake.
Non feci in tempo a dire altro, ma in ogni caso non sarebbe stato niente di intelligente. Mentre parlavamo la distanza tra di noi si era ridotta ad un soffio e, benché un campanello d’allarme stesse suonando da qualche parte nel mio cervello, ormai era troppo tardi.
Riuscii solo a pensare che non mi volevo arrabbiare e tardai giusto un attimo, qualcosa meno di un secondo, quel tanto che bastò a mandare all’aria la mia determinazione. Perché non era possibile, diceva qualcosa dentro di me, che il calore che mi avvolgeva e la luce sul viso di Jake fossero qualcosa di cattivo. Qualcosa di sbagliato.
Quando le labbra di Jacob trovarono di nuovo le mie, il cervello era già scollegato. L’allarme non suonava più, qualcuno aveva tagliato i fili.
Non c’era più una me stessa che ragionava, decideva o agiva: c’era solo qualcuno che guardava -noi due, da fuori- e qualcuno che sentiva, da dentro, proprio lì e proprio in quel momento, qualcosa di assolutamente inaspettato: la bocca di Jacob sulla mia. Ancora. E stavolta, scoprii, non trovavo da nessuna parte né la voglia né la forza di allontanarlo.

*

E lo bacio. Lo sto baciando davvero. Non fuggo, non mi arrabbio, non lo picchio. Mi ha dato il tempo di riconoscere quello che sta accadendo: questo è un bacio. Un bacio vero e caldo.
Le nostre labbra combaciano così bene, e lui è… buono. E’ buono, è lui, è un odoresapore che conosco.
Lo bacio, lo bacio, lo bacio.
Sono io la prima ad aprire la bocca per assaggiarlo meglio, perché ho capito che posso farlo, che lui non mi fermerà.
Allora è così che succede?
Jacob non mi ferma, piuttosto mi segue. Sospira, si avvicina ancora e adesso siamo davvero vicini. La pancia contro la sua, le sue mani sulla schiena così calde, così belle, così sue. E’ proprio Jacob, il mio amico, il mio bellissimo amico, e io lo bacio e la sua bocca è nella mia e non ci posso credere, mi sta abbracciando. Mi sta baciando. Tutto questo è una pura follia, qualcuno che mi guarda da fuori sta pensando che questa è una follia perché io amo Edward, che potrebbe arrivare da un momento all’altro, oppure potrebbe salire Charlie; ma chi è qui adesso, in queste labbra che stanno strette a quelle di Jacob Black, non si ferma.
Alzo le braccia e lo stringo: come sono caldi anche i suoi capelli, la pelle del collo, queste spalle così belle e forti. Apro gli occhi, lo guardo senza smettere di baciarlo; lui invece ha gli occhi chiusi e un’espressione che non comprendo, che non è gioia, è più… non so, qualcosa di così intenso da sembrare tragico.
Chiudo gli occhi di nuovo e mi lascio andare, ancora. Andrò dove tutto questo mi porterà.

Sono passati dei minuti, ci siamo staccati, abbiamo ricominciato, Charlie è andato a dormire e nessuno di noi due parla. La notte ormai è buia, è buio tutto, Edward non mi vedrà. Non voglio che Jacob vada via, deve restare. Non voglio che vada via. Non gli permetto di staccarsi da me.
Vieni, Jake.
Cerco di non staccarmi da lui, arretro verso il letto, lo trascino sul letto e sopra di me, e lo bacio. Il bacio continua, c’è sempre qualcosa da assaggiare nella sua bocca e poi di nuovo sulle sue labbra e poi ancora dentro, dove il sapore è più buono, più segreto, più solo suo e solo nostro. Mi bacia e sto perdendo la testa, ma non tornerò da dove sto andando, non mi fermerò. So solo che mi manca e che lo voglio, e che stavolta non lo lascerò andare.
Lui mi guarda stupito, il respiro affannato caldo sopra di me, gli occhi accesi e teneri, la bocca semiaperta; è più stordito di me, cerca di non schiacciarmi ma non mi importa nulla che mi schiacci, non lo sento nemmeno questo peso, sento solo lui.
Da quanto tempo lo sto baciando? Troppo, o troppo poco?
Perciò lo bacio, lo bacio ancora, infilo le mani sotto la sua maglietta perché adesso anche le mani vogliono di più. Non sono certo una dea del sesso, non so cosa sto facendo esattamente ma quella che è qui e sente sa che le mani vogliono di più. E allora lui fa lo stesso, aspettava solo me?
Con un gemito si gira, mi gira, è al mio fianco, così le nostre bocche non devono lasciarsi e le mani possono trovare quello che stanno cercando. La pelle, la mia pelle, la sua pelle, la bocca. Le mie mani, le sue mani.

Ti amo.

E questa da dove viene?
Non è possibile.
Sto baciando Jacob.
Lo bacio, lo bacio, lo sto stringendo contro di me e lui mi asseconda, dolce e prudente, si muove quando io mi muovo, mi tocca quando io lo tocco, e io penso che lo amo e che non voglio che si controlli, voglio lui, voglio che mi voglia. Lo bacio, da quanto tempo lo sto baciando?
E di nuovo.

Ti amo.

È solo follia.
Gli sfilo la maglia, e stavolta un suono basso e profondo esce dal suo petto, e stavolta siamo costretti a staccare un attimo le labbra che subito soffrono e si cercano e muoiono di nostalgia mentre lui fa lo stesso con me; ma è veloce a liberare anche me dal poco che ho addosso e torna subito e così non mi sento troppo male, sono di nuovo sulle sue labbra e sto bene, di nuovo.
E lo amo.
E credo lo sappia, perché non si controlla più.

Non lascia la mia bocca, ma mi accarezza la spalla e poi la sua mano scende sul seno, il capezzolo tra le dita, la curva dei fianchi, i miei fianchi che cercano i suoi. Lo voglio vicino, siamo ancora troppo lontani, lo voglio vicino, ancora più vicino.
Sto per fare l’amore?
Allora è questo?
Lo bacio.
Mi bacia.
E io lo amo.

La mano non mi fa più male, non ho più nemmeno la steccatura. Già, fantastica questa cosa, non ho più nemmeno la steccatura e non sento più dolore.
Lo bacio.
Lui mi lascia per un attimo e di nuovo è una tremenda nostalgia.
Si sdraia sul letto e guardandomi negli occhi slaccia il primo bottone dei jeans, poi mi apre le braccia.
Sì, sto per fare l’amore.
Ora sono vestita solo dei miei capelli e lui mi sta aspettando. Con lentezza, mi sdraio sopra di lui, i seni sulla sua pelle, tra un breve attimo riavrò la sua bocca, lo bacerò ancora, tornerà da me, perché mi manca così tanto.
Lo amo.
E all’improvviso ho freddo.

-No, amore…
-…Edward?
-Scusami se ti ho svegliata. Era molto interessante, ma… Ti prego. Ricordi? Non mettiamo troppo alla prova il mio autocontrollo.
-Da…da quanto tempo sei qui?
-Come al solito. Ho aspettato che Charlie si addormentasse e poi sono entrato, ma dormivi anche tu e non ho voluto svegliarti. Va tutto bene? Sembri… scossa.
-Va… Oddio, va…tutto bene, sì. Mi fa male la mano, credo. Ouch.
-Dovrei essere in grado di rifare la steccatura di Carlisle senza problemi. Vuoi che te la tolga un attimo, così ci mettiamo un po’ di quella?
Seguii con gli occhi le dita di Edward che indicavano qualcosa sul mio comodino.
Un vasetto bianco. Arnica, diceva l’etichetta, e poi c’era il nome strano di qualche erba che non avevo mai sentito nominare.

«Stanotte ci ripenserai.
Mentre lui ti crederà addormentata,
tu starai vagliando le alternative.»

Jacob Black, Eclipse, capitolo 15


Bella e Jacob che si baciano

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