Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: lar185    24/12/2011    2 recensioni
Guardami, Amy, guardami adesso: ti sembra il modo in cui mi vestirei se mi stessi sposando veramente? Se mi stessi davvero per sposare, con la donna che voglio sposare, mi infilerei un paio di jeans e scapperei con lei per l’America del Nord, troverei una chiesetta abbandonata e un parroco disponibile e mi sposerei lì, lontano dal mondo, lontano da tutto. Tu mi conosci Amy, tu lo sai: io non amerò mai Charlotte. Io non farò mai quel tipo di vita, io non potrei mai farlo, io non sono quel tipo di ragazzo!
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
pagliacciata

 

 

 

 

 

D’un colpo aveva imparato a mettersi la cravatta, con un’occhiata distratta alle sue mani e poi una allo specchio osservò il nodo perfetto, semplice. Ci volle qualche secondo prima che s’accorgesse d’essere riuscito a farlo, e allora quasi si compiacque di se stesso. Forse si era sempre concentrato troppo su quel dannato nodo, adesso invece aveva il cervello troppo occupato per pensare e si muoveva in automatico. Allo stesso modo si era svegliato quella mattina, allo stesso modo aveva risposto sorridente agli auguri di tutti, allo stesso modo si era preparato, vestito, acconciato al meglio che poteva. Guardandosi adesso di nuovo allo specchio con attenzione, non ricordava l’ultima volta che si era vestito così, forse era stato al suo diciottesimo compleanno. I vestiti eleganti non gli piacevano, tanto che nemmeno alla sua laurea ne aveva indossato uno. Ma oggi era strettamente necessario che lo facesse, oggi doveva farlo. Si passò le dita sulla giacca nera, e poi si passò una mano per i capelli scuri, lunghi sul collo e sulle spalle. Charlotte avrebbe voluto che li legasse, ma lui si era opposto. Adesso quei capelli sembravano un tutt’uno con la sua giacca; incorniciavano il suo viso pallido, nascondevano la malinconia dei suoi occhi. Si colse per un momento solo nel silenzio della stanza, ma decise di ritardare i pensieri al momento in cui, per cause di forza maggiore, avrebbe dovuto affrontarli.

Qualcuno bussò alla porta, John ebbe un fremito, ma senza pensarci troppo esclamò:

-         Avanti!-

La porta di legno si aprì cigolando, John tenne gli occhi fissi su di essa.

Priscilla, Darren e Nina entrarono uno dopo l’altro dalla porta, uno più elegante dell’altro. Sorridevano a trentadue denti, le ragazze stringevano le loro borse, Darren gli fu vicino in un attimo.

John emise un leggero sospiro, quasi di sollievo.

-         John! Auguri, amico!-

Darren gli buttò le braccia al collo, ma non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che le ragazze si unirono all’abbraccio ridendo.

-         Non ci posso credere che oggi ti sposi- esordì Priscilla, stringendolo per le spalle, - è meraviglioso!-

-         Grazie ragazzi, sono contento che siate qui-

John li guardò sorridendo, Nina lo abbracciò a sua volta, John iniziava a sentirsi lo stomaco in subbuglio.

Priscilla, Nina e Darren erano stati i suoi compagni di scuola e avevano continuato ad essere suoi amici anche dopo il diploma. John aveva deciso di dare tardi agli amici l’annuncio del suo matrimonio, così adesso la loro sorpresa era ancora più grande. Tutti sapevano che era molto tempo che frequentava Charlotte, ma nessuno avrebbe mai immaginato ad un matrimonio, organizzato in fretta e furia appena dopo la laurea. La verità era che nessuno dei suoi amici pensava che lui si sarebbe mai sposato: aveva un carattere difficile, introverso, imprevedibile, inconciliabile con la logica del rapporto sentimentale.

Gli occhi di Priscilla si fecero lucidi, lo abbracciò di nuovo.

-         Sono fiera, orgogliosa di te! Questo matrimonio sarà meraviglioso e ti divertirai da matti. Ti auguro tutto il meglio John, te lo meriti!-

John accarezzò i capelli di Priscilla, sorrise.

-         Adesso smettila. Sai che non so e non voglio commuovermi-

I ragazzi scoppiarono a ridere, John si afflosciò sul divano dietro di se. Nina diede uno sguardo all’orologio, poi lo mostrò a John:

-         Ti conviene avviarti in chiesa, John, ti staranno aspettando tutti! So che sei di natura un ritardatario, ma non fare queste figure con Charlotte. Cosa stai aspettando?-

-         Me!-

Una voce si levò dall’uscio lasciato aperto. John si alzò di scatto con i muscoli contratti, gli occhi accesi, le labbra socchiuse.

Era lei.

Come un miracolo Amy avanzò per la stanza lasciando la porta aperta dietro di se.

John strinse i pugni dietro la schiena, sentì il cuore battergli a mille, gli occhi infiammarsi sempre di più ad ogni passo che faceva. L’automatismo con il quale si era stretto al collo la cravatta scivolò giù dalla sua persona, inebetito la guardava avvicinarsi, essergli infine accanto, abbracciarlo mentre come avevano fatto gli altri gli diceva:

-         Auguri, John!-

Le sue braccia strinsero il corpo esile di lei, sentì l’odore dei suoi capelli e della sua pelle. John chiuse per un attimo gli occhi, poi lentamente l’abbraccio si sciolse e rispose:

-         Grazie Amy –

Adesso era davanti a lui, a pochi centimetri. Erano tre o quattro settimane che non la vedeva, l’ultima volta era stata quando le aveva portato di persona l’invito per il suo matrimonio. Anche Amy, come Priscilla, Nina e Darren, aveva fatto parte del passato di John e adesso faceva ancora parte della sua vita, anche se non nel modo in cui lui avrebbe sempre voluto.

-         Ciao Amy, fatti abbracciare!- esclamò Priscilla, saltando al collo della nuova arrivata.

-         Ciao ragazzi, vi trovo in forma!-

Amy abbracciò i tre ragazzi, John non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.

-         Penso che John stesse aspettando proprio te per andare in chiesa- disse Darren, dando una pacca sulla spalla a John. Amy sorrise.

-         Gli avevo detto che sarei venuta e che l’avrei accompagnato, è un evento troppo importante e siamo amici da troppo tempo per cadere in stupidi formalismi. Non credi John?-

La risata cristallina di Amy risuonava nella testa di John, rompeva gli specchi della sua malinconia.

-         Allora noi ci avviamo in chiesa! A dopo John. Mi raccomando Amy, non fargli far troppo tardi!-

Nina baciò John sulle guance, poi insieme a Priscilla e Darren uscirono dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.

Adesso erano da soli, soli per l’ultima volta.

I raggi di sole che entravano dalla finestra alle sue spalle illuminavano i capelli ramati di Amy, i suoi occhi verdi, il suo sorriso. Era più bella di come la ricordava, aveva un vestito beige che accarezzava delicato il suo corpo, i capelli sciolti sulle spalle.

-         È arrivato il tuo momento, John. Non fingere di avere la solita espressione impassibile, suvvia. Sei emozionato?-

Amy si sedette sul divano accanto a lui, John abbozzò un sorrisetto, emise un sospiro nervoso.

-         Beh, si, sono emozionato. Sembra passato un giorno da quando ero ancora un ragazzino, e pensavo che il futuro sarebbe stato diverso, invece io, adesso… -

John non riuscì a terminare la frase, fu preso dalla confusione.

Cosa stava facendo? Perché stava per sposare Charlotte? Un fluire di sentimenti affollò la sua testa, il passato invase il presente, invase la sua apatia, i brevi e forse insignificanti momenti scelti dalla sua mente, quando aveva stretto la mano di Amy, tutte le volte che l’aveva abbracciata, quando l’aveva vista con altri ragazzi ai quali avrebbe voluto spaccare la faccia, quando aveva cercato di trasmetterle, anche solo con gli occhi, l’amore che adesso lo infiammava e che non aveva mai rivelato completamente, forse neanche a se stesso. Com’è che era subentrata Charlotte, com’è che si era lasciato scegliere da lei, così esuberante e decisa, com’è che adesso la stava per portare all’altare? Perché si stava per infilare in un cassetto troppo stretto, una vita che non era per lui?

Non avrebbe avuto altri momenti, altri ricordi, solo un unico grande rimpianto, - cosa che in quel preciso istante decise che non avrebbe mai avuto.

-         Lo so che sei confuso, John, non avere paura di dirlo. Si chiama “panico da matrimonio”. Ma è normale sai? Capita a tutti, il matrimonio è una cosa che fa un po’ paura. Ma stai facendo la scelta giusta, hai organizzato tutto alla perfezione e renderai felice Charlotte, lei sarà la donna più fortunata al mondo-

Amy posò una mano sulla spalla, John si alzò con un movimento improvviso e brusco, per qualche momento diede la spalle ad Amy.

-         Che ti succede?- chiese lei, un po’ stranita.

-         Ascolta Amy, io ti ringrazio. Davvero, ti ringrazio per ogni cosa, noi... siamo amici da tanti anni, ma io non t’ho mai parlato seriamente. Guardami, Amy, guardami adesso: ti sembra il modo in cui mi vestirei se mi stessi sposando veramente? Se mi stessi davvero per sposare, con la donna che voglio sposare, mi infilerei un paio di jeans e scapperei con lei per l’America del Nord, troverei una chiesetta abbandonata e un parroco disponibile e mi sposerei lì, lontano dal mondo, lontano da tutto. Tu mi conosci Amy, tu lo sai: io non amerò mai Charlotte. Io non farò mai quel tipo di vita, io non potrei mai farlo, io non sono quel tipo di ragazzo!-

Amy si alzò di scatto, tentò di avvicinarsi.

-         Aspetta John…-

-         No, ti prego, fammi finire: ho tanti rimpianti, Amy, forse troppi. Ti ho osservata mentre crescevi, andavi per la tua strada, ed io… io ero sempre qui, a distanza, a sognarti, sognarti sempre. Ti amo. Ti amo, ti amo da sempre, ti ho amata ogni volta che ti ho stretto le mani, ogni volta che ti ho incoraggiata, ogni volta che ti vedevo con quell’altro. Ti amo più di quanto possa mai amare Charlotte, più di quanto possa amare qualsiasi altra donna nella mia vita. Porterei te all’altare, in qualsiasi altare del mondo, ti darei tutto ciò che vuoi e di cui hai bisogno, e ti amerò ogni giorno di più, sempre di più.. io, Amy.. se solo tu mi dicessi di si, scapperei in questo momento, abbandonerei gli amici, la chiesa, la famiglia, Charlotte, tutta questa pagliacciata e inizierei a vivere con l’unica cosa della quale mi importa veramente: tu-

John strinse Amy per le spalle, gli occhi di lei si riempirono di lacrime.

-         John, io…-

-         No, ti prego. Non dire niente, voglio solo che.. tu senta quanto ti amo in questo momento. Voglio che tu senta cosa significa questo per me-

John la strinse per i fianchi, le sfiorò le labbra con le dita e la baciò. Tutto il passato scomparve, tutto il presente era nebbia destinata a diradarsi. Passò le mani tra i suoi capelli, sui suoi fianchi, sulla sua schiena. 

Quando allontanò le labbra, restò con la fronte fissa sulla sua, le lacrime che colavano dagli occhi, le mani attaccate al suo corpo.

-         Ti amo, Amy. Finalmente te l’ho detto-

 

Note:

One-shoot tratta da una storia più lunga che non ho mai continuato a scrivere. Mi piacerebbe vedere però il momento della dichiarazione di John come un momento isolato, uno squarcio. Grazie a chi leggerà,

Lara

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: lar185