D’un
colpo aveva imparato a mettersi la cravatta, con un’occhiata distratta alle sue
mani e poi una allo specchio osservò il nodo perfetto, semplice. Ci volle
qualche secondo prima che s’accorgesse d’essere riuscito a farlo, e allora quasi
si compiacque di se stesso. Forse si era sempre concentrato troppo su quel
dannato nodo, adesso invece aveva il cervello troppo occupato per pensare e si
muoveva in automatico. Allo stesso modo si era svegliato quella mattina, allo
stesso modo aveva risposto sorridente agli auguri di tutti, allo stesso modo si
era preparato, vestito, acconciato al meglio che poteva. Guardandosi adesso di
nuovo allo specchio con attenzione, non ricordava l’ultima volta che si era
vestito così, forse era stato al suo diciottesimo compleanno. I vestiti eleganti
non gli piacevano, tanto che nemmeno alla sua laurea ne aveva indossato uno. Ma
oggi era strettamente necessario che lo facesse, oggi doveva farlo. Si passò le dita sulla
giacca nera, e poi si passò una mano per i capelli scuri, lunghi sul collo e
sulle spalle. Charlotte avrebbe voluto che li legasse, ma lui si era opposto.
Adesso quei capelli sembravano un tutt’uno con la sua giacca; incorniciavano il
suo viso pallido, nascondevano la malinconia dei suoi occhi. Si colse per un
momento solo nel silenzio della stanza, ma decise di ritardare i pensieri al
momento in cui, per cause di forza maggiore, avrebbe dovuto
affrontarli.
Qualcuno
bussò alla porta, John ebbe un fremito, ma senza pensarci troppo
esclamò:
-
Avanti!-
La
porta di legno si aprì cigolando, John tenne gli occhi fissi su di
essa.
Priscilla,
Darren e Nina entrarono uno dopo l’altro dalla porta, uno più elegante
dell’altro. Sorridevano a trentadue denti, le ragazze stringevano le loro borse,
Darren gli fu vicino in un attimo.
John
emise un leggero sospiro, quasi di sollievo.
-
John!
Auguri, amico!-
Darren
gli buttò le braccia al collo, ma non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che le
ragazze si unirono all’abbraccio ridendo.
-
Non
ci posso credere che oggi ti sposi- esordì Priscilla, stringendolo per le
spalle, - è meraviglioso!-
-
Grazie
ragazzi, sono contento che siate qui-
John
li guardò sorridendo, Nina lo abbracciò a sua volta, John iniziava a sentirsi lo
stomaco in subbuglio.
Priscilla,
Nina e Darren erano stati i suoi compagni di scuola e avevano continuato ad
essere suoi amici anche dopo il diploma. John aveva deciso di dare tardi agli
amici l’annuncio del suo matrimonio, così adesso la loro sorpresa era ancora più
grande. Tutti sapevano che era molto tempo che frequentava Charlotte, ma nessuno
avrebbe mai immaginato ad un matrimonio, organizzato in fretta e furia appena
dopo la laurea. La verità era che nessuno dei suoi amici pensava che lui si
sarebbe mai sposato: aveva un carattere difficile, introverso, imprevedibile,
inconciliabile con la logica del rapporto sentimentale.
Gli
occhi di Priscilla si fecero lucidi, lo abbracciò di
nuovo.
-
Sono
fiera, orgogliosa di te! Questo matrimonio sarà meraviglioso e ti divertirai da
matti. Ti auguro tutto il meglio John, te lo meriti!-
John
accarezzò i capelli di Priscilla, sorrise.
-
Adesso
smettila. Sai che non so e non voglio commuovermi-
I
ragazzi scoppiarono a ridere, John si afflosciò sul divano dietro di se. Nina
diede uno sguardo all’orologio, poi lo mostrò a John:
-
Ti
conviene avviarti in chiesa, John, ti staranno aspettando tutti! So che sei di
natura un ritardatario, ma non fare queste figure con Charlotte. Cosa stai
aspettando?-
-
Me!-
Una
voce si levò dall’uscio lasciato aperto. John si alzò di scatto con i muscoli
contratti, gli occhi accesi, le labbra socchiuse.
Era
lei.
Come
un miracolo Amy avanzò per la stanza lasciando la porta aperta dietro di se.
John
strinse i pugni dietro la schiena, sentì il cuore battergli a mille, gli occhi
infiammarsi sempre di più ad ogni passo che faceva. L’automatismo con il quale
si era stretto al collo la cravatta scivolò giù dalla sua persona, inebetito la
guardava avvicinarsi, essergli infine accanto, abbracciarlo mentre come avevano
fatto gli altri gli diceva:
-
Auguri,
John!-
Le
sue braccia strinsero il corpo esile di lei, sentì l’odore dei suoi capelli e
della sua pelle. John chiuse per un attimo gli occhi, poi lentamente l’abbraccio
si sciolse e rispose:
-
Grazie
Amy –
Adesso
era davanti a lui, a pochi centimetri. Erano tre o quattro settimane che non la
vedeva, l’ultima volta era stata quando le aveva portato di persona l’invito per
il suo matrimonio. Anche Amy, come Priscilla, Nina e Darren, aveva fatto parte
del passato di John e adesso faceva ancora parte della sua vita, anche se non
nel modo in cui lui avrebbe sempre voluto.
-
Ciao
Amy, fatti abbracciare!- esclamò Priscilla, saltando al collo della nuova
arrivata.
-
Ciao
ragazzi, vi trovo in forma!-
Amy
abbracciò i tre ragazzi, John non riusciva a staccarle gli occhi di
dosso.
-
Penso
che John stesse aspettando proprio te per andare in chiesa- disse Darren, dando
una pacca sulla spalla a John. Amy sorrise.
-
Gli
avevo detto che sarei venuta e che l’avrei accompagnato, è un evento troppo
importante e siamo amici da troppo tempo per cadere in stupidi formalismi. Non
credi John?-
La
risata cristallina di Amy risuonava nella testa di John, rompeva gli specchi
della sua malinconia.
-
Allora
noi ci avviamo in chiesa! A dopo John. Mi raccomando Amy, non fargli far troppo
tardi!-
Nina
baciò John sulle guance, poi insieme a Priscilla e Darren uscirono dalla stanza
chiudendosi la porta alle spalle.
Adesso
erano da soli, soli per l’ultima volta.
I
raggi di sole che entravano dalla finestra alle sue spalle illuminavano i
capelli ramati di Amy, i suoi occhi verdi, il suo sorriso. Era più bella di come
la ricordava, aveva un vestito beige che accarezzava delicato il suo corpo, i
capelli sciolti sulle spalle.
-
È
arrivato il tuo momento, John. Non fingere di avere la solita espressione
impassibile, suvvia. Sei emozionato?-
Amy
si sedette sul divano accanto a lui, John abbozzò un sorrisetto, emise un
sospiro nervoso.
-
Beh,
si, sono emozionato. Sembra passato un giorno da quando ero ancora un ragazzino,
e pensavo che il futuro sarebbe stato diverso, invece io, adesso…
-
John
non riuscì a terminare la frase, fu preso dalla
confusione.
Cosa
stava facendo? Perché stava per sposare Charlotte? Un fluire di sentimenti
affollò la sua testa, il passato invase il presente, invase la sua apatia, i
brevi e forse insignificanti momenti scelti dalla sua mente, quando aveva
stretto la mano di Amy, tutte le volte che l’aveva abbracciata, quando l’aveva
vista con altri ragazzi ai quali avrebbe voluto spaccare la faccia, quando aveva
cercato di trasmetterle, anche solo con gli occhi, l’amore che adesso lo
infiammava e che non aveva mai rivelato completamente, forse neanche a se
stesso. Com’è che era subentrata Charlotte, com’è che si era lasciato scegliere
da lei, così esuberante e decisa, com’è che adesso la stava per portare
all’altare? Perché si stava per infilare in un cassetto troppo stretto, una vita
che non era per lui?
Non
avrebbe avuto altri momenti, altri ricordi, solo un unico grande rimpianto, -
cosa che in quel preciso istante decise che non avrebbe mai
avuto.
-
Lo
so che sei confuso, John, non avere paura di dirlo. Si chiama “panico da
matrimonio”. Ma è normale sai? Capita a tutti, il matrimonio è una cosa che fa
un po’ paura. Ma stai facendo la scelta giusta, hai organizzato tutto alla
perfezione e renderai felice Charlotte, lei sarà la donna più fortunata al
mondo-
Amy
posò una mano sulla spalla, John si alzò con un movimento improvviso e brusco,
per qualche momento diede la spalle ad Amy.
-
Che
ti succede?- chiese lei, un po’ stranita.
-
Ascolta
Amy, io ti ringrazio. Davvero, ti ringrazio per ogni cosa, noi... siamo amici da
tanti anni, ma io non t’ho mai parlato seriamente. Guardami, Amy, guardami
adesso: ti sembra il modo in cui mi vestirei se mi stessi sposando veramente? Se
mi stessi davvero per sposare, con la donna che voglio sposare, mi infilerei un
paio di jeans e scapperei con lei per l’America del Nord, troverei una chiesetta
abbandonata e un parroco disponibile e mi sposerei lì, lontano dal mondo,
lontano da tutto. Tu mi conosci Amy, tu lo sai: io non amerò mai Charlotte. Io
non farò mai quel tipo di vita, io non potrei mai farlo, io non sono quel tipo
di ragazzo!-
Amy
si alzò di scatto, tentò di avvicinarsi.
-
Aspetta
John…-
-
No,
ti prego, fammi finire: ho tanti rimpianti, Amy, forse troppi. Ti ho osservata
mentre crescevi, andavi per la tua strada, ed io… io ero sempre qui, a distanza,
a sognarti, sognarti sempre. Ti amo. Ti amo, ti amo da sempre, ti ho amata ogni
volta che ti ho stretto le mani, ogni volta che ti ho incoraggiata, ogni volta
che ti vedevo con quell’altro. Ti amo
più di quanto possa mai amare Charlotte, più di quanto possa amare qualsiasi
altra donna nella mia vita. Porterei te all’altare, in qualsiasi altare del
mondo, ti darei tutto ciò che vuoi e di cui hai bisogno, e ti amerò ogni giorno
di più, sempre di più.. io, Amy.. se solo tu mi dicessi di si, scapperei in
questo momento, abbandonerei gli amici, la chiesa, la famiglia, Charlotte, tutta
questa pagliacciata e inizierei a vivere con l’unica cosa della quale mi importa
veramente: tu-
John
strinse Amy per le spalle, gli occhi di lei si riempirono di
lacrime.
-
John,
io…-
-
No,
ti prego. Non dire niente, voglio solo che.. tu senta quanto ti amo in questo
momento. Voglio che tu senta cosa significa questo per me-
John
la strinse per i fianchi, le sfiorò le labbra con le dita e la baciò. Tutto il
passato scomparve, tutto il presente era nebbia destinata a diradarsi. Passò le
mani tra i suoi capelli, sui suoi fianchi, sulla sua schiena.
Quando
allontanò le labbra, restò con la fronte fissa sulla sua, le lacrime che
colavano dagli occhi, le mani attaccate al suo corpo.
-
Ti
amo, Amy. Finalmente te l’ho detto-
Note:
One-shoot tratta da una storia più lunga che non ho mai continuato a scrivere. Mi piacerebbe vedere però il momento della dichiarazione di John come un momento isolato, uno squarcio. Grazie a chi leggerà,
Lara