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Autore: past_zonk    24/12/2011    4 recensioni
Fuori il vento ulula ed Efestione ha deciso che non si dirigeranno dal maestro; l’ha deciso nella frazione di secondo in cui Alessandro gli ha mormorato qualcosa all’orecchio; cosa non lo sappiamo, mai lo sapremo; l’unica certezza, sono le guancie di Efestione che, imporporatesi, si son donate ai baci più devoti del suo principe.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Angolo dell'autrice: l'ho scritta di getto ieri sera, immersa nell'ambiente natalizio e nel freddo più totale. Effettivamente è la prima fanfic che scrivo per questo fandom, ma lo adoro e penso continuerò. Naturalmente le recensioni sono amore  e mi ammazzerò se non le ricevo, asfh.
Kiss kiss, 
Evey Zonk.
Risvegli.
 
 
 
Quando fuori fa così tanto freddo da far ghiacciare il terriccio della collinetta dove il maestro insegna ai suoi discepoli, di solito Alessandro resta fra le coperte pulite e profumate di narcisi – quelli che lui adora – e inspira forte l’odore del suo cuscino che è sempre lo stesso. È un odore strano, Alessandro non lo saprebbe classificare, davvero; è lo stesso odore malinconico di quando in città bruciano alberi di pino per le pile funebri: un odore elegante, silvestre, sinuoso. È lo stesso odore che ha l’erba quando piove e che assume il mare di notte, quando il sale pare evaporare verso te. Ad Alessandro piace, il mare; sembra un occhio: la mescolanza di scuro – come per le pupille –  e dell’azzurro – iridi – lo stupisce, lasciandolo sempre attonito di fronte a quel fenomeno rabbioso e forte che è. Alessandro inspira forte l’odore sul suo cuscino e sorride, anzi ridacchia, quando qualcosa gli solletica il naso: è una ciocca di capelli. Alessandro apre gli occhi, piano, e segue quei fili ramati fino all’attaccatura della nuca di colui che gli è vicino; è di spalle, ed è da lui che proviene quell’odore delizioso. Il principe carezza il collo  del compagno con il pollice e l’indice della mano, ruvida di spade e allenamenti, dolce e forte; capace di spezzare il collo d’un uomo o di carezzarlo.
-Xandros…-
-Buongiono, Efestione-
-Buongiorno-
Quando l’altro si gira facendo leva sui fianchi, Alessandro, finalmente vicino, lo guarda intensamente nelle iridi.
-Sono di un blu freddo, quest’oggi, i tuoi occhi, Phai-
-Non hai nient’altro a cui pensare, principino?-
-Cambiano ogni giorno, sai? Per amor della verità, il nostro maestro mi suggerirebbe di prendere nota di ogni sfumatura. Molte saranno sconosciute ai più…-
-Ma cosa blateri? Ti fa male dormire troppo-
Efestione bacia in maniera lieve il compagno, spingendo le labbra soffici contro le sue dai tratti decisi. Gli sorride sulla pelle del mento, gli carezza l’orecchio con le dita.
-M’ero ripromesso di farti alzare oggi, Xandros. Il maestro ci sgriderà-
-Piove, Phai-
-Bella la pioggia-
-Ma no, Efestione, fa freddo con la stagione delle piogge…-
-Non te ne devi preoccupare, del freddo, Alessandro…-
-Non farmi preoccupare, Phai, riscaldami-
Fuori il vento ulula ed Efestione ha deciso che non si dirigeranno dal maestro; l’ha deciso nella frazione di secondo in cui Alessandro gli ha mormorato qualcosa all’orecchio; cosa non lo sappiamo, mai lo sapremo; l’unica certezza, sono le guancie di Efestione che, imporporatesi, si son donate ai baci più devoti del suo principe.
-…Anche io- ha poi replicato, Phai, al mormorio di Xandros -…anche io-.
   
 
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