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Autore: DuediCuori    25/12/2011    2 recensioni
-Vai là e metti la mano dentro lo squarcio del tronco.-
Suo padre ha detto così, indicando con un semplice dito il grande albero che occupava da generazioni il giardino di casa - lì, dove è insediata assieme al suo grande alveare la Regina di tutti gli insetti.
Shino vede l'espressione sul viso dell'uomo seria, perentoria, assoluta. Intuisce, anche se ha solo pochi anni, che quello che gli ha appena ordinato di fare è una cosa molto importante. Non sa ancora cosa significhi e cosa comporti, all'interno del suo Villaggio, il cognome "Aburame", ma già suo padre gli ha detto che a ogni nome si accompagna una reputazione, e che la reputazione si costruisce facendo molte cose. Quella è una prova.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shino Aburame
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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alveare *Autore: Rota
*Titolo: Alveare
*Fandom: Naruto
*Personaggi: Shino Aburame, Shibi Aburame
*Genere: Introspettivo
*Avvertimenti: What if…?, One shot, Missing Moment,
*Rating: Verde
*Dedica: Sapere di avere un legame "speciale" con una persona rende forti dentro e fuori. Io ho avuto la conferma di avere un rapporto unico entro il quale sentirmi bene, entro il quale ricevo e do affetto incondizionato e in maniera assolutamente disinteressata. Dedico questa fanfic all'unica persona che io chiamo fuco e che allo stesso tempo è l'unica che può chiamarmi Regina.
Buon Natale (L)
*Note autore: Non mi era mai venuto in mente di scrivere qualcosa sul "primo incontro" tra insetti e Shino. Lo so che non è nulla di natalizio, ma per quello ho già dato quanto potevo o_ò
Spero possiate apprezzare.







Alveare




-Vai là e metti la mano dentro lo squarcio del tronco.-
Suo padre ha detto così, indicando con un semplice dito il grande albero che occupava da generazioni il giardino di casa - lì, dove è insediata assieme al suo grande alveare la Regina di tutti gli insetti.
Shino vede l'espressione sul viso dell'uomo seria, perentoria, assoluta. Intuisce, anche se ha solo pochi anni, che quello che gli ha appena ordinato di fare è una cosa molto importante. Non sa ancora cosa significhi e cosa comporti, all'interno del suo Villaggio, il cognome "Aburame", ma già suo padre gli ha detto che a ogni nome si accompagna una reputazione, e che la reputazione si costruisce facendo molte cose. Quella è una prova.
Senza esitare, il piccolo senza occhiali si dirige con passo sicuro verso l'albero verso il quale aveva sempre provato un naturale e istintivo rispetto.
A pochi metri di distanza comincia a sentirle ronzare, in un movimento di avvertimento e allarme assieme. Shino non ha ancora l'agilità mentale e fisica di riuscire a vederle e a capirne il linguaggio, e dunque rallenta il suo passo per non destare più fastidio. Ma a ogni metro che conquista sente le api farsi più isteriche, più vicine, più cattive.
Non vuole voltarsi a chiedere aiuto o spiegazioni o magari anche consigli, perché sa già che darebbe un grandissimo dispiacere a suo padre. Il senso del dovere è stata la prima cosa insegnatagli, così come l'obbedienza cieca ai propri superiori - Shibi, in questo caso. Lui è un bravo bambino, diligente e che rende fieri i suoi genitori.
Si ferma a pochi passi dal tronco cavo. Sente i ronzii nelle orecchie e le api quasi sulla pelle - avverte i pungiglioni pronti e quella paura animale che rende sconsiderati e pazzi anche i più savi: quella è la stessa che sta provando, inconsciamente, anche lui.
Chiude gli occhi solo quando arriva alla meta e allunga, pianissimo, la mano verso il cuore dell'alveare. Sente le api che gli si affollano addosso, cominciano a camminare sulla pelle del braccio, del viso e del collo. Lo stanno studiando, valutano se è una minaccia che richieda l'estremo sacrificio oppure è soltanto uno stupido umano troppo avventato. Ballano sulle sue palpebre, e Shino non sa che in realtà stanno parlando con lui. Gli chiedono chi sia, cosa voglia, perché è lì. La curiosità si mischia al terrore, i pungiglioni toccano il suo corpo ma non lo penetrano.
In questo momento non si sa dove inizia il bambino e dove, invece, inizi l'animale.
Sulla punta delle dita protese Shino però sente un tocco diverso, un muso più grosso che allunga le chele e fa la sua conoscenza. Ne ha paura, ancora, e non riconosce la matrice di quello strano interesse. Il piccolo animale - più grosso e voluminoso degli altri - si allunga ancora di più, dotato di un'esperienza che paradossalmente l'altro non ha ancora.
La Regina, dopotutto, è lì da quando l'ha messa Shibi, pronta a essere raccolta dal bambino e sostituita: l'ha atteso molto, quel momento.
L'ape si arrampica sulle sue dita, con difficoltà e pesantezza, mentre le altre l'accerchiano e le spianano la strada. Shino resta immobile e percepisce ogni movimento, fino a quando la sua mano si appesantisce di una nuova presenza e diventa piena.
Ritrae la mano, piano, e fa qualche passo indietro. Anche le api cominciano ad abbandonare il suo corpo e tornano tutte verso la propria casa. Loro hanno imparato i codici di comportamento, li eseguono come bravi soldati senza porre alcuna domanda. La tradizione, il rigore e lo zelo sono per loro la morale più indissolubile che ci sia.
Shino apre di nuovo le palpebre, apre la mano e vede i mille occhi di lei che sembrano fissarlo, imperscrutabili. L'avvicina al viso per mirarla meglio, e viene colpito da quella piccola perfezione che rende speciale ogni essere vivente nella sua interezza e nella sua unicità. Il primo gesto che vorrebbe fare è la carezza, perché codificato in lui è il messaggio che viene attraverso il tatto. Ma si rende conto, a metà dell'azione, che si tratta di una creatura troppo dissimile da lui e che probabilmente non apprezzerebbe - pensa, per la prima volta, che per comunicare con lei deve cambiare la propria mentalità e il proprio comportamento.
Shino capisce cosa voglia dire "insetto", perché è tutto ciò che c'è scritto negli occhi della piccola ape che tiene tra le mani.
Torna infine da suo padre e mostra il suo tesoro. L'uomo non sorride ma nella sua espressione c'è tutta la gioia e l'affetto che solo un padre può provare. E una sua mano si alza a fare una carezza al bimbo.
-Questo è il tempo che si instauri una nuova Regina, figlio mio...-
   
 
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