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Autore: JeffMG    25/12/2011    2 recensioni
Appartengo ad una specie senza anima, schiava di proiettili, droga e vendetta e l'ultima è una brutta bestia che mangia quello che in te resta di umano, finché non è sazia.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il marchio di Caino.


Con il suo volto da bambina, mi chiede di ascoltarla.
"Ascoltarti..." sono un uomo di trentacinque anni, un pervertito adulatore che campa a stento. 
Mi restringo nello smoking che ho affittato per questa assurda serat, trenta dollari la spesa e cento
il denaro che ricevo per uccidere tre uomini.  Appartengo ad una specie senza anima, schiava di proiettili, 
droga e vendetta e l'ultima è una brutta bestia che mangia quello che in te resta di umano, finché non è sazia.
Ho la faccia segnata da una cicatrice che mi porto dietro da due anni, souvenir di un affare andato a male. 
Sono due giorni che non dormo, che cerco di tenere aperti gli occhi per sorvegliare l'entrata di un albergo dove risiede il boss, nove le ore in cui prego di tornare a casa e sdraiarmi nel mio letto di colpevolezza e lei 
mi chiede di ascoltarla. "Matt, ascoltami..." 
Mi tratta come se fossimo amici di vecchia data, ma in realtà ci conosciamo solo da tre mesi. 
Accendo una Lucky Strike, la nicotina mi aiuterà a sopportarla. 
Quando l'ho vista per la prima volta, mi sembrò una preda facile e la mia intuizione non fu errata,
dopo cinque minuti soddisfava i miei pruriti stesa sul letto di uno squallido albergo di periferia.
Avrei dovuto abbandonarla alle prime luci dell'alba, mentre ancora dormiva, 
ma preso dall'umanità che a volte sorge quando vedo una donna sorridere nel sonno, 
la trascinai con me a fare colazione da Bonny. 
Non le dissi niente sulla mia vera vita, raccontai le solite balle montate a tavolino:
sono divorziato, ho due splendide figlie che vivono con la madre in Francia ed
io mi sento un cattivo padre, per questo mi comporto da bastardo ed ho dell'odio verso di me. 
Ma non esistevano mogli o figli, solo un uomo immischiato nella mafia che giocava le giuste carte
per portarsi donne a letto, e lei questo l'aveva capito.
All'uscita da Bonny, quando pensavo che non l'avrei più rivista, si voltò e stretta nei suoi jeans chiari,
disse "Senti, lo so che non sei padre ed un cazzone come te non prova odio perché non ha mai amato.
Quindi o mi dai duecento dollari e mi tolgo dai coglioni o giuro che ti rovino"
Era alquanto redicola nel minacciarmi, avrei potuto farla fuori in cinque secondi e nessuno se ne sarebbe accorto,
ma decisi di giocare. 
"Mi rovini?" "Si bello, ti rovino" 
Il suo linguaggio mi ricordava quello del ghetto, forse ci aveva vissuto per due o tre anni,
ma il suo era solo un modo di atteggiarsi, probabilmente era figlia di borghesi 
oppressivi che all'età di soli diciotto anni, al fine di una vita da liceale, l'avevano fatta scappare nei sobborghi di Londra. Potevo azzardare ipotesi sulle sue origini osservandole le unghie, pulite e ben tagliate, 
neanche una crosta di smalto, ma stavo solo tirando ad indovinare. 
"Facciamo così, ti do i duecento dollari e tu ti levi dalle palle" "Ci sto" 
Duecento verdoni finirono dritti tra le sue mani, ma quello che speravo fosse un addio divenne un arrivederci. 
"Allora ti tengo d'occhio bello, ci si vede"    Nel giro di due mesi, sapeva tutto di me;
dove facevo colazione, che marca di dentifricio usavo, quali erano i miei spostamenti ed il mio lavoro. 
Grazie ad un suo amico che in passato lavorava per Tony Johnson, uno spacciatore professionista,
riuscì ad indagare su di me, mettendomi alle strette.
Una mattina per posta mi arrivarono quaranta foto dove venivo fotografato nelle mie azioni quotidiane.
Ogni orario era trascritto e gli appunti segnalavano cambi di programma, come la scelta del caffè nero al posto di 
quello Americano da Starbucks, c'erano persino otto fotografie di una sparatoria a S. Francisco.
Accompagnato alle foto vi era un biglietto "La tua vita è più interessante dei duecento dollari"
A distanza di tre me, era avanti a me, calata nel ruolo di brava donna "Cosa ti aspetti da me?"
due ciocche di capelli sommersi dal gel, mi caddero sugli occhi e le vene del collo si gonfiarono quando le urlai contro, afferrandola per il braccio. 
"Cos'è che vuoi?" Lei mi afferrò le mani, allentando la presa.
Presi un tiro dalla sigaretta e agganciai il controllo. 
Lei si massaggiò l'arto ornato dall'impronta delle mie mani, che lenta svaniva. 
"Solo proporti un affare..." "Che stai dicendo?" 
Si mise a camminare come una ballerina di lapdance, muovendo lenta i fianchi foderati di un vestito rosso.
"Sei un angelo. Ti chiamano così, no?"  
Mi toccai le tempie percorse da una scossa di dolore, necessitavo di dormire. 
"Come fai a saperlo?" "Ho le mie fonti" "Senti, qualunque cosa tu abbia progettato per me, non sono la persona adatta"  "Lo sei invece. Voi angeli proteggete gli spacciatori, giusto?" "Si, con questo?" 
Avrei voluto farla fuori, ma qualcosa mi tratteneva, la curiosità o forse la stanchezza che indeboliva il corpo. 
Dove voleva arrivare con i suoi tranelli e giri di parole?
"Hai coperto le spalle a Gerry Trouman a S.Francisco un mese fa"  "Hai le foto scattate dal tuo amichetto, no?"
"Allora hai ricevuto il pacco, bene"  "Che cosa vuoi da me?" "Te l'ho detto, proporti un affare" "Quale affare?" 
"Dovrai proteggere Terry Horson" "Non ne ho mai sentito parlare" 
Mi feci spazio nello smoking e la guardai a occhi socchiusi, mentre il sonno mi offuscava la mente. 
"Dovrai proteggerlo mentre trasposta cento grammi di coca a Los Angeles"
"Quanto mi date?" "Cento dollari" "Scherzi? Con cento dollari mi ci pulisco il culo. Per un lavoro del genere ne
servono almeno trecento, visto che non è uno conosciuto nel giro"  "Saliamo a duecento e non ne parliamo più,Matt" "Va bene, duecentocinquanta" 
Ero al verde, dovevo accumulare denaro con lavoretti come questo, proteggere spacciatori poco conosciuti nel nostro mercato nero. 
"Ma bravo Matt, avresti potuto fare l'avvocato" 
Spensi la sigaretta e infilai le mani in tasca, le voltai le spalle, guardando l'orologio dal campanile al di la del palazzo; mezzanotte e trenta, dovevo dormire. 
"Davvero non conosci Terry Horson?" "No, non so chi sia" 
Sentii delle pallottole cadere a terra, mi voltai e la vidi tenere l'arma in mano. 
"Che cazzo fai?" "Non conosci Terry Horson?" "No, te l'ho detto"  Le dissi portando le mani in alto. 
"Era mio padre! L'hai ucciso in una delle tue sporche missioni! Era il protettore di Claude Warner"
"Warner non aveva un protettore!" "Uno sporco bastardo come te che non riesce a capire una cosa elementare!
Warner fingeva di avere un socio, mio padre, per non ammettere che era un fottuto coniglio che se la faceva addosso ad affrontare solo un trasporto!" "Non sapevo che Warner avesse protettori, li ho uccisi per ordine del mio capo. Spacciavano neve inquinata, ci portavano via i clienti" 
La verità è che di Horson e Warner non m'importava, se ai tempi avessi saputo le loro identità, avrei sparato
lostesso, se un verme come Horson aveva una figlia concepita in qualche bordello, allora io potevo essere un bastardo. 
La donna avanzò verso me, guardandomi con disprezzo, tenendo tra le mani tremanti una calibro 22. 
La canna della pistola si fece vicina, la misi a fuoco. 
"Ascolta, Matt. Secondo te questa pistola è carica?" "No, l'hai scaricata prima..."
"O forse no, non sono così stupida. Voglio vederti morto e per questo serve un colpo"
"Allora avanti, spara!" "Non essere così impaziente, Matt. La morte per te farà un eccezione e ti aspetterà.
Questa pistola può essere carica o scarica" 
Ne ero ceto, mi avrebbe fatto fuori. 
Era in cerca di vendettta e la vendetta non ha freni, l'odio la insinua in te fino a farla crescere, 
facendola diventare un desiderio potente.
Sarei morto per ciò che vivevo. Spinse il grilletto, chiusi gli occhi. 
"Boom, pistola scarica. Ti ho lasciato il marchio di Caino,Matt" 
  
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