Film > Sherlock Holmes
Segui la storia  |       
Autore: Sherlock Holmes    26/12/2011    5 recensioni
Attenzione! SPOILER su “Sherlock Holmes: Gioco di Ombre”!
Un fazzoletto insanguinato sulla scacchiera del professore.
Un amore.
Una morte…?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Irene Adler, Professor Moriarty, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un pensiero mi si profilò nella mente…
Mi staccai immediatamente da lei, chiudendo la porta del mio studio e tirando la tenda.
- Lui lo sa?- chiesi.
Sapeva che mi stavo riferendo al professore…
- No. - ribattè, semplicemente.
- Ti hanno seguita?-
Lei rise, con leggerezza.
La sua voce risuonò cristallina:- Come fanno a seguirmi se neanche sanno che sono sopravvissuta, Sherlock!-
Scostai lievemente il tendaggio:- Quei tre energumeni in strada mi sorvegliano da quando sono entrato a Baker Street. E ti hanno vista accedere qui…-
- Non possono avermi riconosciuta. Avevo il cappuccio. Credo che si siano convinti che la donna che poco fa è entrata nel tuo appartamento non è altro che una tua cliente…-
- Me lo auguro, Irene.-
Mi schiarii la voce, sorridendole.
La invitai a sedersi.
- Come hai… fatto a…- iniziai. – Insomma, non si sopravvive alla tubercolosi…-
Lei sospirò, fissandomi.
- Sherlock, so che non sai molto sul mio passato.- cominciò, congiungendo le mani e posando su di esse il suo sguardo. La sua voce era calma e pacata, senza inflessioni. - Io, nel 1869, ero a New Orleans e… Proprio in quell’anno scoppiò un’epidemia di tubercolosi. Io, mia madre e mio fratello minore ci ammalammo. Ma Robert non… si riprese più.-
Tacqui, non sapendo cosa dire per confortarla.
- Da quel giorno sono immune a quella malattia.- concluse Irene, sollevando lo sguardo e sorridendo tristemente.
- Naturalmente, Moriarty questo non lo sapeva…- iniziai.
- … altrimenti, - continuò lei – avrebbe, probabilmente, scelto un’altra pianta, per uccidermi.-
Inarcai le sopracciglia.
- Sì, Sherlock, l’avevi intuito: mi ha messo quelle foglie di tubercolina nel tè.-
Detto questo, si alzò, si diresse alla porta, si chinò e prese il suo fazzoletto.
- Allora perché quello – le dissi, indicandolo – è chiazzato di sangue?-
Irene si strinse nelle spalle.
- Penso che la concentrazione della pianta sia stata tale da farmi manifestare i primi sintomi… Ringrazio che Moriarty sia un professore e non un dottore, come Watson… Vedi?- mi domandò, mettendomi il pezzo di seta davanti al naso. – Il sangue è chiaro perché misto a saliva… E’ il primo segno della guarigione…-
- …o dell’immunità.- finii per lei.
Irene annuì.
- A proposito di Watson…- mormorai, alzandomi.
- Lo ha minacciato?- mi chiese Irene.
- Esattamente. Il professore vuole uccidere sia lui che Mary.- affermai, aprendo il cassetto della mia scrivania ed afferrando una scatola di proiettili - Devo pedinarli, per intervenire nel momento più opportuno e salvarli…-
- E come farai ad uscire senza essere seguito?- disse, indicando la finestra.
Entrambi sapevamo che i tre energumeni stavano ancora fissando l’entrata del 221 B…
- Io…-
Un sorriso sardonico mi si dipinse sul volto.
- …ho un’idea.-
- E quale sarebbe?-
- Irene, devo prendere in prestito il tuo abito.-
La mia musa mi guardò, sconcertata.
- Stai scherzando, vero, Sherlock?-
- No, affatto.-
- Vuoi travestirti da donna? –
- Sì! E’ perfetto! Ti hanno vista entrare, ti vedranno uscire. Ma, in realtà, non sarai tu, sotto questo cappuccio…- le sussurrai, sfiorandole il mantello – Non mi seguiranno e, così, avrò campo libero per salvare i coniugi Watson…-
Irene incrociò le braccia:- Io non ti darò il mio vestito! E’ di sartoria!-
- Te ne regalerò un altro.- dissi, sorridendole e pregandola con lo sguardo.
Lei sospirò e mi fissò:- Sai perché lo faccio?- mi domandò, togliendosi il mantello.
- Perché lo fai, mia cara?- la rimbeccai.
- Per ingannare Moriarty, e mettergli i bastoni fra le ruote!- esclamò, nascondendosi dietro il mio paravento.
Mi diressi al mio armadio, e le donai una camicia e un paio di pantaloni.
Sbucò da sopra il divisore:- Non abbiamo la stessa corporatura, Sherlock…-
- Oh, lo so, Irene. Infatti, puoi tenere il corpetto…-
- Ma che gentile…-
Ero così felice che nulla fosse cambiato, tra me e la mia amata…
Mi lanciò la sottana.
- Grazie…- mormorai, vedendola uscire con indosso i miei abiti maschili.
- Stai benissimo, anche vestita così…- le dissi, andando a cambiarmi dietro al paravento.
Lei tacque, sistemandosi i capelli al mio specchio da tavolo.
Accanto ad esso, vi era un suo ritratto. La vidi afferrarlo ed osservarlo.
- Lo conservi ancora…- mi disse.
Stetti in silenzio, sorridendo.
 
Ne uscii poco dopo, con una parrucca riccia in testa.
- Anche tu stai benissimo, vestito così…- ribattè Irene.
- Merci!- le dissi, imitando una voce femminile.
Lei alzò gli occhi al cielo e poi, mi si accostò.
Mi iniziai a truccare, spiegandole ciò che avrei desiderato che lei facesse:- Dovresti uscire stanotte, dal retro, quando i tre saranno sostituiti da altri sgherri…-
- Non temere, farò così.- mi promise – Poi, me ne andrò a…-
Le misi un dito sulle labbra.
- Non voglio saperlo.-
Così, se Moriarty avesse cercato di estorcermi delle informazioni, non avrei potuto rivelargli nulla sul rifugio della mia amata.
Lei comprese, e mi sorrise.
- Fa’ attenzione, Sherlock. Sai di cosa è capace quell’uomo…-
Annuii, afferrando un paio di sostanze chimiche ed un rossetto e facendo scivolare il tutto in una piccola borsa.
Vidi il timore negli occhi della mia musa…
- Abbi cura di te.- sussurrai, ad un soffio dalle sue labbra.
Poi, la baciai intensamente.
Come se fosse l’ultima volta.
Andai all’uscio, e mi voltai.
Lei mi sorrise, lanciandomi il revolver.
- Non dimenticartelo…-
Con un sorrisetto, afferrato un coltello dal tavolinetto persiano, chiusi la porta alle mie spalle.
Scesi le scale e, giunto di fronte al portone, vidi appeso, vicino al mio cilindro, un cappellino a cuffietta di Mrs. Hudson con un largo nastro azzurro.
Mi sporsi, per vedere se la padrona di casa era in cucina.
Trovatone conferma, afferrai la cuffia, me la legai sotto il mento, tirai su il cappuccio del manto e uscii dal 221 B di Baker Street, dedicando un ultimo sguardo alla tenda che nascondeva la finestra del mio studio, dietro la quale si trovava la donna da me tanto amata.
 
 
 
 
Watson, indignato:- Holmes!-
Holmes, vestito da donna:- Non è il mio travestimento migliore… Ma ho dovuto arrangiarmi!

Da Sherlock Holmes: Gioco di Ombre – Guy Ritchie

 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Sherlock Holmes / Vai alla pagina dell'autore: Sherlock Holmes