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Autore: Phantom_Miria    26/12/2011    3 recensioni
“Come puoi sorridere in quel modo?”
“Quale modo?”
“Come se nulla andasse storto. Il tuo migliore amico è scomparso, la ragazza che ami è stata rapita, e il tuo unico compagno al momento è un essere uguale a te ma privo di emozioni che è imprigionato nel tuo cuore. Tutto è talmente surreale che potrebbe benissimo essere solo il frutto della tua psiche in frantumi.”

[Roxas/Sora] Raccolta di 15 themes in forma di drabbles e flashfics. Lettura per chi vuole qualcosa di leggero e fangirloso.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Roxas, Sora
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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AVVISO: FIC VECCHIA E DAL GUSTO DISCUTIBILE. ZERO INTROSPEZIONE E SCENE FLUFFOSE E DEMENTI (caratteristiche della Me ‘fangirl assatanata’ che ero mesi e mesi fa, c.o.f.f.f.f.f.f.)

Ero qui al computer, a non fare nulla di preciso apparte lamentarmi del fatto che in queste settimane non riesco a scrivere nulla, quando apro la mia cartella di file e vedo per l’ennesima volta tutte le settecentomila fic che iniziai a scrivere secoli fa e mai finii (e posso capire il perché). Ne apro alcune a caso, e capito anche su questa raccolta. E penso: ‘ehi, è una raccolta, posso anche non finirla e postare quello che c’è, a natale puoi fare quello che non puoi fare mai! >:D ’. E così, ho deciso di postarla. Appunto, risale a anni fa, tipo, credo, e anche se in realtà il mio stile non è cambiato tanto né migliorato, mi sembra comunque di non averle scritte io ‘ste robe, lol. Comments ar llòv :)  (le scene sono sia IC che AU, abbastanza casualmente).

Disclaimer: non lo è, mai lo fu, mai lo sarà.

                                         What if we were

                                                     anywhere but here

 

#01__C o r n e r e d

Premendo una mano tremante contro la ferita sanguinante sul fianco, il ragazzo si alzò da terra e riprese a correre; ad ogni passo, fitte lancinanti di dolore gli scuotevano i nervi e gli oscuravano la vista in lampi neri frastornanti, mentre la paura lo invadeva, rendendo il respirare ancora più difficile di quanto lo fosse già.

Rischiando di scivolare sul marciapiede ghiacciato e ricoperto di pantano, svoltò bruscamente l’angolo, ritrovandosi inaspettatamente in un vicolo cieco.

Imprecò sottovoce. Approfittando dell’attimo di pausa, inalò un’abbondante boccata di aria; il gelo gli inondò i polmoni. Fece per voltarsi e riprendere la fuga, ma dietro di lui la neve scricchiolò sinistra.

“Ehi.”

Al suono della voce, si sentì ghiacciare il sangue. Si voltò lentamente, il cuore che batteva all’impazzata minacciando di esplodere contro la sua cassa toracica da un momento all’altro. Il mantello nero come la notte che li avvolgeva si stagliava nitidamente contro il candore della neve che cadeva in soffici fiocchi dal cielo cupo, e la figura era di nuovo lì, immobile e impassibile.

Sussultò quando l’individuo accennò un passo verso di lui, e scattò all’indietro, immergendosi ancora di più nel buio del vicolo. La neve sotto i suoi piedi era ora abbondantemente sporca di sangue.

“Cosa... cosa diavolo vuoi da me? Chi sei?!” tentò di gridare, ma dalla sua bocca uscirono solo parole soffocate. L’oscurità sembrò farsi inspiegabilmente più densa, quasi palpabile.

La figura avanzò di nuovo, e la testa incappucciata si sollevò di poco, permettendo al ragazzo di scorgere un mento appuntito e alcuni ciuffi biondi che ricadevano davanti a due occhi di un blu quasi incandescente. Rimase impassibile davanti alle sue domande, le labbra strette in una linea impietosa. Allungò un braccio verso di lui, impugnando nella mano un lungo oggetto che brillò riflettendo la neve bianca.

Il ragazzo, ansimando, arretrò il più possibile, e un brivido gli percorse i muscoli e la mente quando la sua schiena toccò la parete in fondo al vicolo.

“Niente di cui tu non possa fare a meno,” rispose lo sconosciuto con una voce impersonale, macabra e tagliente come una lama, “che ne dici del tuo cuore?”

 

#02__Y o u n g

“Mamma, ti prego, non… non credo di essere pronto per affrontare questo genere di discussione. Non con te.”

La Mamma arricciò il labbro superiore, offesa: “Tu e Sora siete ancora così giovani, è bene che io e te ne parliamo, non vorrei che commetteste qualche… sbaglio, durante i primi passi del vostro rapporto.”

Un suono secco risuonò nella piccola cucina quando la fronte di Roxas fece impatto contro la superficie del tavolo di legno, infierendo ulteriormente sul colorito di un rosso vivo che la sua faccia aveva ormai assunto.

“Suppongo che non abbiate ancora fatto niente, giusto? Giusto? Davvero, caro, è solo perché mi preoccupo per te e Sora che ti dico questo… Lui è un così bravo ragazzo…

“Mamma, ti scongiuro.”

“Prima di tutto. Suppongo sia tu il… ‘maschio’ della coppia, no?”

Altro suono secco.

 

#03__F i r s t K i s s

“Non ci credo che l’hai fatto veramente! Non credevo ne avessi le palle! Sono così colpito dalla tua audacia che potrei regalarti una confezione intera di ghiaccioli!” esclama il rosso deliziato, “Se non avessi speso tutti i soldi di questo mese per ripagare il banco bruciato nell’aula di chimica.”

Roxas lanciò un’occhiataccia all’amico seduto di fronte a lui al tavolo del McDonalds semideserto, mentre la sua mano continuava a infierire sull’integrità estetica del McFlurry con un cucchiaino che rifletteva i suoi chiari istinti omicidi.

Dio, certo che sei uno stronzo! Mi mandi un messaggio alle due di notte dicendomi solo ‘l’ho baciato’, e appena cerco di telefonarti, il telefono è già spento! Ammettilo che l’hai fatto apposta.”

“Certo che l’ho fatto apposta.” Altra possente pugnalata al gelato. Gli Smarties affondavano nella crema uno dopo l’altro.

Nessuno Smarties rosso in vista sulla superficie. Oh no, uno. Cucchiaio.

Scomparso anche quello.

Ahh, mi dispiace essermi perso la festa di Kairi, dannazione,” continuò il più grande, ignorando la sua incurante confessione, “se solo non avessi avuto una consegna da fare in culo ai lupi ieri sera…

“Non è stato niente di che,” commentò apaticamente Roxas.

Ma quanti Smarties c’erano? Non finivano mai.

“Scherzi?! Non mi sarei perso per nulla al mondo una tua dichiarazione! Voglio dire, gli vai dietro da anni, io ti ho sempre fedelmente sostenuto, e tu non mi dici nulla dei tuoi grandiosi progetti di prolificazione

“Se non ricordo male dall’ultima lezione di educazione sessuale, sarebbe una curiosa svolta scientifica se ci dedicassimo a… prolificare, e ottenessimo effettivi risultati.”

‘Uccidere gli Smarties rossi,’ continuava intanto a ripetere dentro la sua testa. Le nocche della sua mano si tinsero una tonalità decisamente bianca.

Hah, hai capito quello che intendo… Comunque ero certo che gli piacevi, si vedeva lontano miglia di distanza che—”

“Abbiamo fatto il gioco della bottiglia,” sbottò tutto d’un fiato, e la mano che impugnava il cucchiaio finalmente si bloccò a mezz’aria.

Axel lo fissò.

Roxas non alzò gli occhi dal gelato.

Axel continuò a fissarlo.

“Beh, fantastico, ma non mi inte—” Espressione di improvvisa realizzazione. “Aspetta. Avete fatto il gioco della bottiglia.”

Roxas annuì.

Pausa.

…L’avevo detto io che non avevi le palle.”

Un cucchiaio volò verso una testa ricoperta da una folta capigliatura rossa, a una tale velocità che il destinatario della spedizione si ritrovò con un bernoccolo permanente da lì a una settimana.

 

#04__T h o u s a n d

Kairi mi ha detto che se crei mille di queste gru, puoi esprimere un desiderio,” spiegò Sora, tenendo alto in mano il delicato capolavoro cartaceo appena realizzato e osservandolo con attenzione.

Roxas sbuffò. Si sistemò più comodamente sulla sedia e appoggiò la fronte contro gli avambracci, occupando buona parte del piccolo tavolo. “Non dubito che tu possa esprimerlo, il problema è se si avvera o meno.”

Sora fece una smorfia e sospirò con fare esageratamente tragico, riponendo l’origami davanti a sé: “Dai, perché devi essere sempre così scettico?”

“Non sono scettico, sono realista! Sei tu che sogni troppo,” borbottò Roxas, alzando gli occhi e puntandoli in quelli blu elettrico dell’altro, che finse un’espressione scioccata, portandosi una mano davanti alla bocca.

“Inoltre,” continuò, riabbassando la fronte e nascondendo il rossore che dì lì a poco era sicuro gli avrebbe colorato le guance, “non ho altri desideri se non lo stare con te. Quindi, gentilmente, cederei quel desiderio a qualcun altro.”

Dato l’improvviso silenzio, il biondo osò sbirciare oltre la barriera costituita dalle sue braccia. Al primo contatto visivo, Sora gli scoppiò a ridere letteralmente in faccia.

Ahah, oddio! Qu-quella frase – ahahah – era così, così… non-Roxas, – ahahNaminé ti ha costretto a leggere un altro romanzo rosa? – ahahah

“Ma va’ al diavolo,” lo insultò Roxas, che riabbassò definitivamente la testa, deciso a non mostrare mai più il suo volto al mondo.

Ma, tra le risate di Sora che sembravano non voler finire, non riuscì a togliersi di faccia quel maledetto sorrisetto.

 

#05__D e a t h

“Cosa si prova?”

Dita tremanti e sfiorarono con titubanza la superficie liscia e fredda dello specchio.

“Non lo so. È piuttosto difficile da spiegare.”

Due occhi blu oceano presero a contemplare il pavimento, non riuscendo a reggere lo sguardo che l’immagine riflessa sul vetro restituiva. La mano ricadde verso il basso.

“Ma ora come ora… la morte mi sembra una prospettiva più allettante.”

La voce apatica si spense, lasciando una sensazione di vuoto e nostalgia nella stanza eccessivamente colorata. Dalla finestra entravano i rumori delle onde che si frangevano sugli scogli, il canto dei gabbiani in riva al mare, le risate troppo familiari di ragazzi che sembravano non avere alcuna preoccupazione al mondo.

Una goccia salata scivolò dalla punta del mento fino a terra, silenziosa e imprevista. Il corpo davanti allo specchio stese le gambe, prima incrociate, di fronte a sé e si lasciò cadere a terra supino.

I due occhi ora guardavano il soffitto, spenti e senza vita, se non fosse stato per le poche amare lacrime che continuavano a rigare le guance.

 

#06__D e s t i n y

Destiny Islands,” cominciò Roxas, seduto sul suo asciugamano in riva alla spiaggia, con lo sguardo diretto verso l’orizzonte azzurro. Si passò una mano tra i capelli biondi pieni di sale e sospirò, “Che nome stupido.”

Qualcuno di fianco a lui sbuffò sonoramente: “Mi aspettavo una fine di frase più… non so, sagace?”

Roxas sghignazzò e alzò la testa verso il sole, chiudendo gli occhi con aria compiaciuta: “Magari stare otto mesi con te ha fatto calare il livello di ‘sagacia’ che mi caratterizzava.”

Il pugno fece male.

 

#07__M a s k

Ad un ballo in maschera, l’elemento che risalta di più in una persona sono indiscutibilmente gli occhi. E Sora non poté fare a meno di notare quegli oceani azzurri e magnetici contornati dal profilo elegante di una maschera nera che lo seguivano lungo la pista da ballo dall’inizio della serata.

 

#08__P a t i e n c e

“Sora, tu mi piaci.”

Oh… anche tu mi piaci, Roxas. Sei, tipo, il mio migliore migliore amico.”

Al limite dell’esasperazione, il biondo si passò una mano sugli occhi, contò fino a dieci e ritornò a fissare il ragazzo davanti a lui, che al momento indossava l’espressione più perplessa e confusa che avesse mai visto sulla faccia di qualcuno.

“No, Sora, mi piaci mi piaci, nel senso di ‘Ehi, sono gay e mi piaci in senso gay da quando andavamo a quella dannatissima scuola media insieme, dove per sfortunato caso mi sono malauguratamente imbattuto in una compagnia di persone preoccupantemente gay che mi hanno gentilmente accertato del fatto già sospettato che fossi gay, vuoi metterti con me?’ In questo senso.”

Roxas ripeté più volte a Sora, negli anni seguenti, che se il ragazzo dai capelli castani non si era ritrovato ‘con il cervello spiaccicato contro il muro degli spogliatoi’ – testuali parole –, era solo perché Roxas a quel tempo l’amava già abbastanza da riuscire a trattenere la sua indole violenta per ben sette minuti davanti a un migliore amico totalmente muto e pietrificato dallo shock.

 

#09__N e e d

“Sento l’impellente bisogno di bigiare questa poco promettente giornata scolastica.”

“Non hai studiato ieri?”

“No.”

“E per quale motivo?”

 “Il pomeriggio sono uscito con Riku e Kairi. Pensavo di studiare di sera. Ma Tidus mi ha invitato a cena. Quindi mi ero promesso di studiare di notte. Davvero.”

Mh.”

Ma, ieri notte…

“Sì, lo so cos’è successo ieri notte.”

 

#10__M i n e

Richiuse il tappo del pennarello nero, e si tirò su con un gomito, che continuava a sprofondare scomodamente nel materasso troppo morbido. Osservò attentamente la sua opera d’arte, e un sorriso si spalancò sulle sue labbra.

Un paio di palpebre tentarono di sollevarsi, non riuscendoci del tutto, troppo pesanti per il sonno, ma bastò perché si intravedessero tra le ciglia nere due stanche iridi blu.

Roxas… che ore sono?” chiese una voce sonnolenta di fianco all’interpellato, “perché sei sveglio…?”

Le palpebre si alzarono di nuovo, ancora con estrema fatica, e gli occhi blu ritornarono, e fissarono la faccia sorridente davanti a loro, prima di vagare ancora un po’ e accidentalmente posarsi sul sospettoso pennarello nella mano ancora alzata dell’altro.

Roxas…” ringhiò – decisamente poco minacciosamente – la voce.

Il proprietario di tale voce guardò con poca speranza verso le sue braccia nude e, come previsto, le vide pesantemente marcate da segni neri. Intanto il colpevole si alzò di fretta dal letto, continuando a ridacchiare, e si avviò rapido verso la porta del bagno della camera.

Sora mugolò frustrato dalla sua comoda postazione tra le lenzuola, e con immensa fatica riuscì a sollevarsi sui gomiti: “Roxas, se mi hai scritto anche in faccia, giuro che dico a Hayner di quando—”

Guardando oltre le braccia, più in basso, all’altezza del fianco, vide un’altra scritta nera che contrastava con la sua pelle abbronzata.

‘Lui è mio.’

Sora fissò la scritta per qualche secondo. Dopodiché si lasciò ricadere sul letto, rinunciando definitivamente ad alzarsi per un altro paio di ore.

“Magari quella la cancello più avanti.”

 

#11__D a n c e

“Ognuno nell’Organizzazione aveva una sua frase personale. Tranne me. Perché? Ora che è tutto finito, mi ritrovo a rimpiangere le più piccole idiozie. Mi stai rammollendo, Sora.”

Sora ridacchiò divertito mentre rimetteva a posto alcune cianfrusaglie nella sua camera: “Ah, davvero? Mi dispiace moltissimo. Ti facevo un tipo creativo, non ci credo che non ne avessi una…” si alzò sulle punte per raggiungere lo scaffale più alto dell’armadio ma, non raggiungendolo, ci rinunciò con un sospiro e vi lanciò i vari oggetti dal basso, noncurante dell’ovvia fragilità di alcuni di loro. “Oddio, piuttosto che continuare a ripetere all’infinito ‘l’hai memorizzato?’, forse è meglio non averla.”

 Roxas rise di gusto, sbirciando con poco interesse, dalla sua postazione sul letto, lo specchio a un lato della stanza. In esso si scorgevano solo le immagini riflesse della stanza stessa e di Sora.

“Mi ricordo che Demyx diceva spesso ‘Danza, acqua, danza!’. Era divertente. Poco originale, ma divertente.”

Sora si voltò verso la sua figura evanescente e sorrise, sedendosi per terra e incrociando le gambe: “Beh, se ora ne avessi l’occasione, che frase useresti?”

Roxas fissò i lembi del suo mantello nero con fare meditativo: “Non so, probabilmente mi orienterei su qualcosa come ‘Io amo i ghiaccioli al sale marino!’

Sora scoppiò a ridere e perse l’equilibro, rotolando su un lato: “Ecco,  davanti a un grido del genere io di certo scapperei terrorizzato. Voi abitanti del Mondo Che Mai Fu non riuscite ad apprezzare la bontà del Paopu.”

 

#12__S e c o n d K i s s

“Non dirmelo, di nuovo il gioco della bottiglia.”

Roxas assunse un’espressione profondamente ferita. “No! Non c’era nessuna bottiglia!”

Axel grugnì con tono poco convinto.

“Davvero!”

“E quindi? Com’è andata?”

Roxas abbassò la testa sul tavolo con un’espressione afflitta dipinta sul volto, mentre il suo sguardo vagava perso verso un orizzonte indefinito.

Axel guardò l’amico con un’aria stupita che in pochi secondi si trasformò in una empatica e altrettanto dispiaciuta.

“Così male?”

Roxas storse il naso, e la sua pelle avvampò di un considerevole rosso semaforo.

“Stava dormendo.”

 

#13__V i c t o r y

GAME OVER,” scandì l’ormai familiare voce elettronica.

Roxas emise un vero e proprio guaito di dolore, alzò gli occhi al cielo e lanciò in aria il joystick.

Sora si esibì in una breve danza sul posto, dimenando le braccia in aria e ridacchiando soddisfatto. “Mi dispiace, Roxas, ormai sono sopra di te, sono arrivato a un livello troppo superiore perché tu possa anche solo pensare di raggiungermi.”

Roxas ringhiò minaccioso e, prima di aver l’occasione di realizzare ciò che stava accadendo, Sora si lasciò sfuggire un grido di sorpresa quando si ritrovò intrappolato tra il pavimento e il corpo dell’altro. Strinse istintivamente la presa sul joystick.

Roxas indossava uno di quei sorrisetti diabolici che riservava per le occasioni in cui si sentiva particolarmente vittorioso o vendicativo. In questo caso vendicativo, dettaglio non trascurabile.

“Ora vediamo chi sta sopra a chi, Sora.”

Pochi secondi dopo il joystick, insieme al suo doppio e all’intera Playstation, fu abbandonato al suo destino.


#14__S m i l e

“Come puoi sorridere in quel modo?”

“Quale modo?”

“Come se nulla andasse storto. Il tuo migliore amico è scomparso, la ragazza che ami è stata rapita, e il tuo unico compagno al momento è un essere uguale a te ma privo di emozioni che è imprigionato nel tuo cuore. Tutto è talmente surreale che potrebbe benissimo essere solo il frutto della tua psiche in frantumi.”

Il sorriso prese una piega amara agli angoli della bocca. La mano si strinse contro la fredda impugnatura dell’arma.

“Dimmi te cosa dovrei fare allora, se non sorridere per convincermi che esiste una piccola speranza. Che tutto, in qualche modo, finirà bene.”

 

#15__T h i r d K i s s

 “Non ci credo.”

“Credici.”

“In mezzo al corridoio della scuola?!”

“Sì,” disse Roxas laconico dal divano, la nuca appoggiata sulle mani intrecciate e le gambe accavallate. “In mezzo al fottuto corridoio. Ti basta?”

“Fottutamente no, Roxas,” imprecò Axel eccitato, lanciandosi subito sul divano, accanto all’altro. “E lui come ha reagito?!”

Roxas non lo degnò di una risposta. Chiuse gli occhi, e ghignò soddisfatto.

   
 
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