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Autore: Elize    27/12/2011    2 recensioni
L'errore può andar bene finché siamo giovani; solo non bisogna trascinarselo dietro invecchiando.
Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833 (postumo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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In questi ultimi giorni ho scritto svariate Dramione, nonostante io sia per le Romione. Questa mi è venuta in mente un po' per errore, ma spero vi sia gradita.

Gli eventi hanno preso un altro corso rispetto a quello tracciato da J. K. Rowling e persino Harry commette un errore. Il più gravoso... Ognuno è la risultante di altri. Uno è un altro.

Spero vorrete lasciare un vostro commento, sapete per gli autori è molto importante sapere cosa ne pensiate. Non vi annoierò ulteriormente, buona lettura.

 

Atonement.

 

Alla fine anche Harry li aveva traditi.

Lo aveva fatto perché era stanco di salvare chi aveva provato a farlo fuori.

Così quando gli era stata consegnata l'ora dell'udienza ad Azkaban, l'aveva cestinata senza troppo pensarci su. Aveva annegato i sensi di colpa nell'alcol, babbano -erano di gran lunga più bravi dei maghi a obliare loro stessi- e fine della storia.

Quando si era reso conto di ciò che aveva commesso, era comunque troppo tardi.

Strano, anzi sorprendente. Nell'arco di solo pochi giorni era cresciuto abbastanza e aveva valicato il confine del mondo degli adulti. Adesso era un diciottenne, adulto. Ma quand'era ancora un bambino aveva commesso il più atroce dei delitti: aveva ignorato l'appello del capro espiatorio.

Cos'altro era, se non questo, Draco?

Chiunque sapeva che non aveva commesso neppure la metà delle atrocità per cui veniva accusato, e lui in un momento di debolezza aveva dato l'assenso a tutta quella messa in scena del ministero della magia, che continuava imperterrito ad accatastare nomi su nomi cercando di ritrovare la parvenza di rispettabilità perduta.

Poche parole: Draco era stato condannato a dieci anni ad Azkaban.

Hermione pianse un pianto di morte e si disinteressò dei libri. Il che equivale a dire che abbandonò se stessa. Come trascorsero dieci anni, non si può sapere. È magia, della più nera.

 

*******

 

Il senso di colpa negli ultimi anni gli gravava addosso come un macigno, che avrebbe potuto schiacciarlo se solo Harry gliel' avesse permesso. Ma lui non l'aveva fatto, perché aveva già deciso che un giorno o l'altro avrebbe messo a tacere il senso di colpa. Avrebbe detto a tutti la verità e avrebbe vissuto senza vergogna.

Quella mattina era inquieta. Il cielo aveva fatto le bizze e solo adesso si era rasserenato. Adesso che lui aveva deciso di incontrare Hermione. Mancavano due anni e Draco avrebbe finito di scontare la sua condanna. Si incamminò per le strade deserte e quando giunse fuori Londra queste divennero delle villette a schiera. Era così che si immaginava la casa della sua più fidata amica. Quando raggiunse il numero 7, cercò un campanello o una campana... qualcosa che potesse permettergli di annunciarsi, ma non trovò nulla. Così fu un'anziana signora che stava spazzando la soglia di casa a farlo.

-Ragazza! C'è qualcuno per te!- urlò senza troppa grazia.

Una figura esile e in vestaglia, la vestaglia di un serpeverde, apparve sulla soglia.

Era ancora più magra di quanto ricordasse e i capelli sembravano ancora più indomiti e fieri. Lo fissò per qualche istante e non disse nulla, neppure Harry parlò. Fu quando stava per rientrare in casa, che le chiese di poter entrare.

-Fa' come credi- fu l'unica risposta di cui lo degnò.

Incerto lo seguì per la ripida scaletta ed entrò in un angusto ingresso che dava su un salottino ed una porta, chiusa. Entrò nel primo e si sedette sul divano. Lei si sistemò nel vano finestra e gli diede le spalle. I lineamenti severi tradivano un certo tremito.

-Mi dispiace. Sono passati tanti anni e ancora non so bene cosa dire. Cosa si dice in questi casi?

-Oh, non so. Sei tu qui quello abile a mentire.

-Senti Herm...

-No ascoltami tu- e il suo tono salì consapevolmente e in modo assai controllato -sai cos'hai fatto? Ti rendi conto di aver lasciato che lui scontasse una pena non meritata? Mi hai tradito! Ci hai tradito! Come hai potuto allora e come osi adesso presentarti in casa nostra? Cosa cerchi? Perdono?- quando smise di urlare il volto di lei era paonazzo e le spalle le tremavano. Harry, così attento a contemplarla, non aveva prestato la dovuta attenzione al nostra casa.

La luce filtrava in modo irregolare, forse a causa dei cartoni che sostituivano qualche vetro andato distrutto. Lei riprese a parlare per mutilare l'anima: -Tuto è nelle mani dell'uomo,e tutto egli si lascia scappar sotto il naso,unicamente per vigliaccheria. La conoscevi questa? Sembra che l'autore ti abbia conosciuto,- fece una pausa e glielo urlò contro: -Vigliacco!

Nello stesso istante in cui finì di abbaiare l'ultima sillaba della parola, la porta chiusa si spalancò. Uscì una figura a torso nudo, le spalle larghe, i pantaloni gli ricadevano inermi sulle gambe possenti e muscolose. Sapeva chi era ancora prima di guardarlo in faccia. Era Draco Malfoy, anche se qui non poteva esserci. Il volto era ancora più crudele e scavato di quanto potesse ricordare, gli occhi erano stretti a fessura ed avevano un'espressione anch'essa atroce. Rispose prima che lui glielo chiedesse: -Ho fatto uno, come dire, scambio. Non ho ucciso nessuno dei tuoi amichetti per venire qui. Per inciso, non le ho fatto violenza.

-Ritratterò. Dirò a tutti che tu non hai fatto nulla- parlò guardandolo negli occhi e si rese conto che era troppo tardi per chiedere scusa.

-Non serve più a nulla.

L'aria era carica di elettricità. Se Draco avesse potuto l'avrebbe schiantato o, peggio, l'avrebbe ucciso a mani nude.

-Serve a te, potrai vivere...- Finì Draco per lui: -Senza vergogna? A testa alta? Smettila! Ti rendi conto di quello che hai fatto? Hai dato loro l'opportunità di serrare i ranghi e mi hai dato in pasto ai dissenatori. Non aspettavi altro. Tu non hai idea di cosa sia Azkaban. Tu non sai cos'hai fatto e quanto questo abbia rovinato delle vite. La mia vita! Quella di Hermione! Stupido!- ringhò furibondo le ultime parole. I suoi occhi color del ferro erano iniettati di sangue.

-No, ma adesso sì. Quando avevo diciotto anni non capivo, ancora.

-Adesso sì? Quanti anni si devono avere per capire cos'è bene e cos'è male? Quanti fottutissimi anni ho dovuto aspettare perché tu lo sapessi? Perché rimestare nel torbido adesso che è troppo tardi? Quel che è fatto, è fatto. Sparisci e lasciaci in pace.

Cosa, cosa avrebbe potuto dire in sua difesa? Era davvero viscido, non era il prescelto era il vigliacco. Ma era vero, a quell'età non aveva ancora imparato a fare distinzione tra ciò che aveva visto e ciò che credeva di avere visto. Era innegabile che Draco era un mangiamorte tanto quanto lo era il fatto che non avesse portato a termine una sola missione affidatagli. Per inettitudine? Per mancanza di coraggio? No, perché non era ciò che voleva fare -lo capiva bene soltanto adesso-. Non voleva torcere un capello a nessuno studente di Hogwarts, né maltrattare alcun mezzosangue, ma la gente era questo che si aspettava. Lui non aveva avuto scelta, mai. Se non quella di strisciare nel suo buco e quando aveva voluto uscire al sole, lui, Harry Potter gliel'aveva ricacciato senza troppi giri di parole. Marchiato per sempre e per tutti era uguale: incapace.

-Per cosa è tardi Malfoy?

-Per vivere- fu la sola risposta secca che ottenne. Draco lo guardò negli occhi e la sua espressione divenne feroce. I muscoli della faccia si tesero e la mascella si fece pericolosamente prominente. Allora Hermione gli si fece vicino e lo guardò negli occhi. Pose una mano sulla mascella tesa. Anche adesso la pelle aveva mantenuto il tipico colorito diafano, ma le guance erano impanate nella barba. Mantenendo quel contatto visivo, cantilenò: -Torna. Torna da me.

Il volto di Draco si rilassò e lo sguardo furente fu sostituito da uno mesto e rassegnato.

Quando parlò, la sua voce era straordinariamente controllata:

-Non stavo scherzando, prima. Va' via e lasciaci in pace. Non puoi fare nulla per noi. Hai già fatto troppo. Non voglio più vederti.

Harry si rese conto che era davvero l'ultima cosa che avrebbe potuto fare per loro. Così si diresse alla porta e aveva già girato il pomello quando chiese: -Draco cos'hai dato ai dissenatori per la libertà?- lo disse senza voltarsi, perché non ne aveva il coraggio.

-Me stesso.

Era decisamente ora di andare.

Lui si era arbitrariamente privato della sua magia. Per lei. Ed era colpa sua.

 

Per tale ragione Harry se ne andò via e non fece mai più ritorno in quella casa.

Non come ultimo atto di debolezza o di gentilezza, bensì di espiazione. Fece sì che la fantasia albergasse in Johanne K. Rowling. Il suo eroe nel suo libro, salvava Draco e persino Hermione. Ma questa non è la realtà. Perché le cose si evolsero in maniera del tutto differente, in effetti.

   
 
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