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Autore: Melchan    27/12/2011    4 recensioni
Merlin e Arthur hanno litigato. Di nuovo. Ma questa volta è un po' diverso dal solito.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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That was quite a show

 

 

 

Avremmo potuto continuare così per sempre.

(Il Re Leone III)

 

 

 

 

 

 

In fondo cos’era Arthur? Solo quello con i capelli più biondi del circondario.

Anche se Merlin li aveva notati subito, non era certo così superficiale da tenersi qualcuno solo per il colore dei suoi capelli.

Il mondo era pieno di biondi convinti di essere i più fighi del pianeta, soprattutto nelle città grandi come Londra. Nel senso, sicuramente c’erano un sacco di montati coi capelli chiari anche nei paesini di campagna tipo Ealdor, ma più un posto è grande più gente c’è, e le possibilità crescono, no?

Quindi Merlin era rilassatissimo.

Non sarebbe nemmeno diventato uno di quegli individui patetici che dicono “sìsì va tutto bene, mi ricordo a malapena com’era fatto ” e poi si ritrovano a pomiciare nei locali con brutte copie degli stessi individui di cui “non ricordano più nemmeno la faccia”, cercando dettagli che per qualche motivo tutti i tuoi amici riconosceranno, e che li porteranno a guardarti scuotendo la testa e dicendoti che devi uscirne.

Merlin sentì un brivido per niente piacevole stringergli la spina dorsale in una stretta brevissima e così intensa da dargli un principio di vomito.

In effetti la cosa dei capelli biondi era proprio una stronzata, sarebbe stato molto meglio trovarsi qualcuno coi capelli rossi. E gli occhi di ogni colore possibile, tranne l’azzurro.

A parte che non gli piaceva l’idea di farsi qualcuno che somigliava all’attore di Ron in Harry Potter, brr, ma prendersi uno con quel colore degli occhi sarebbe stato quasi la stessa cosa di scegliersi il Pettyfer del locale (no, non era colpa di Merlin se conosceva Alexander Pettyfer – aveva accettato di andare a vedere Beastly con Gwen solo perché lei ci teneva tanto, e il nome di quel tizio gli era rimasto in mente solo per caso, non perché appena gli aveva visto i capelli aveva pensato “ce li ha più chiari di lui, ma non sono così belli”).

Chiuse gli occhi un momento. Va bene, era un po’ agitato. Pochissimo. Ma era normale, per sera sarebbe già sbollito e il giretto fuori con Gwen gli avrebbe fatto bene. Avrebbero chiacchierato e girellato per i quartieri ghiacciati, poi sarebbero andati a mangiare un gelato fuori stagione o qualcos’altro di buono e dolce in un locale caldo come un camino gigante. Magari Gwen sarebbe rimasta a dormire da lui, o si sarebbero chiusi in camera di lei, a divorare caramelle gommose guardando brutte commedie che facevano ridere solo perché erano storditi dai coloranti tossici delle caramelle.

 

- Dio Merlin, che femminuccia fastidiosa che sei! Non ti esploderà lo stomaco stile film splatter per qualche gelatina! –

- Non sono gelatine, sono caramelle gommose. –

- Stai davvero correggendomi sulla definizione di gelatina? Dimmi che ho sentito male. DIMMELO. –

 

Scosse la testa come un cane che si scuote la pioggia di dosso. Aveva cose molto più importanti a cui pensare, come il modo giusto di dire a Gwen che lui e Arthur non avevano più nessun tipo di, uhm, relazione. Non erano più amici, né amici che facevano sesso, né amici che NON facevano sesso con altri amici.

Non erano un bel niente, in effetti, e andava benissimo, lei non doveva restarci male, e nemmeno pensare che questo avrebbe minimamente influito sulla sua vita.

Merlin non lo avrebbe permesso.

 

*

 

- Dimmi che non l’avete fatto di nuovo, Merlin. Ti supplico. Non sono mentalmente o spiritualmente pronta per un’altra settimana di disperazione e canzoni emo. O grugniti e isterismo, dipende con chi sto parlando. Comunque – Gwen gli agitò una mano davanti alla faccia, come per essere sicura di avere tutta la sua attenzione – se davvero l’avete fatto di nuovo, risolviamola entro stasera, va bene? Chiamo Morgana, le dico-

Merlin coprì lo schermo del suo cellulare con una mano, fissandola negli occhi scuri e contrariati.

La luce delle sei di sera entrava dai vetri fumé del locale e ruscellava sui tavoli. I vetri dei bicchieri la tagliavano in trentamila colori diversi, e vedendoli riflessi sul tavolo a Merlin venne in mente la chiesa di Ealdor al tramonto, quando le vetrate colorate la tingevano tutta d'oro.

Non fu un bel pensiero. Lo fece sentire nello stesso modo in cui si sentiva quando la guardava: piccolo e con il cuore che rischiava di traboccare, senza nessun motivo.

Sbatté gli occhi, tornò nel bar e guardò la faccia contratta di Gwen: - Mi dispiace che tu finisca sempre in mezzo a queste cose. – scosse un po’ la testa, d’istinto - Però questa volta è vero. Sul serio. – le parlò con dolcezza, ma senza lasciar vacillare la voce.

Gwen sospirò come sospirava quando le venivano dette delle cose che non le piacevano e a cui non credeva.

- Merlin, secondo te lo è sempre. Non sarebbe un mese normale se tu e Arthur non decideste di non avere più niente a che fare l’uno con l’altro, sai? –

Lui sorrise, perché quando la vedeva tentare di parlare seriamente e poi fallire e sorridere in quel modo, lui le andava dietro senza nemmeno accorgersene. Il sorriso fuggiasco di Gwen era troppo adorabile anche solo per provare a resistergli.

 

- Questa volta la situazione è un po' diversa. C’è stata anche tutta la scena tragica di lui che prende le sue cose e se ne va, renditi conto. –

Rise. Gwen no.

- Dici davvero? Ha portato via la roba che aveva lasciato a casa tua? –

Merlin annuì nel modo più solenne e ridicolo che la sua faccia riuscì a mettere insieme, sperando che servisse a farla sorridere. Si stupì quando funzionò.

- Anche quel maglione rosso vecchio e bucherellato che non mette più, quello del liceo. Sai com’è quando decide di fare il teatrale, si sarebbe portato via anche i capelli che aveva lasciato sul divano se gli fossero venuti in mente. –

Gwen lo guardava come qualcuno che aspetta di vedere l’eroe di turno scoppiare in lacrime, pronta ad abbracciarlo e a dirgli “andrà tutto bene” con la voce rotta e gli occhi lacrimosi rivolti al cielo.

Avrebbero dovuto guardare anche meno film drammatici, stavano avendo effetti deleteri sul loro cervello.

 

- Com’è successo? -

Merlin scosse le spalle. - È successo e basta.  Direi che l’importante è il finale. E a proposito di finali, non devi preoccuparti di niente, non cambierà nulla. Io… -

Gwen lo interruppe: sbatté gli occhi e poi li tenne chiusi per qualche secondo, e Merlin si zittì da solo.

Dopo un momento così, tornò a guardarlo: - Se non mi vuoi dire cos’è successo – iniziò,  senza smettere di sorridere rassicurante come una mamma (stavano facendo a gara di rassicurazione o era un’impressione malata di Merlin?) - va bene. Ma non fingere di essere tranquillo, Merlin. Mi spaventerebbe. –

Lui scosse la testa, senza sapere bene perché. - Lo so che sembro calmo, ma è perché lo sono davvero. E lo sono perché la situazione è così chiara. –

Gwen gli prese le mani, fredde come sempre, nelle sue. Strinse quasi come se volesse fargli male, ma senza smettere di sorridergli almeno un po’.

- Merlin, di solito litigate per qualche motivo stupido o meno stupido e tu dici che stai bene, poi non esci più di casa e quando scopriamo cos’è successo e veniamo a vedere, ti troviamo ridotto a uno straccio denutrito che ascolta canzoni pop deprimenti fingendo di lavorare. –

- Non è gentile farmi passare per il cliché di una quindicenne-cliché, sai? –

Gwen non finse nemmeno di ascoltarlo e continuò: - Ora sei qui e mi dici che Arthur ha portato via le sue cose e che tu sei tranquillo perché la situazione è chiara. Permettimi di pensare che appena rimarrai da solo penserai al suicidio. –

Scoppiò a ridere. – E dai Gwen, sembra esagerato persino a te! –

Gwen non gli lasciò le mani e tacque, l'espressione sempre pensierosa e preoccupata.

Merlin smise di ridere, e le sorrise e basta, in un modo così dolce, e fuori posto, che le gelò lo stomaco.

- Non basta conoscere qualcuno per sapere cosa farà. –

 

 

 

 

Gwen aveva voglia di piangere. All’improvviso, così dal nulla. Era arrivata allegra, si era preoccupata e poi spaventata, ma adesso le batteva forte il cuore e voleva piangere e basta.

- Che cos’è successo? – bisbigliò, di nuovo, alle loro mani strette forte.

- Niente delle cose terribili che pensi. –

Merlin sembrava essersi fissato con l’Attack quel brutto sorriso da incubo.

- E allora cosa? – insisté lei. Non era una situazione normale, e quindi non era discreta come lo sarebbe stata normalmente.

- Allora è andata come sarebbe andata comunque, prima o poi. Era chiaro che non avremmo continuato così per sempre. –

La borsa di Gwen trillò.  - Ignoralo. – disse, senza nemmeno sbattere gli occhi.

- Era un messaggio – vedendo che Gwen continuava fissarlo e non accennava lasciargli le mani, Merlin barò – potrebbe essere lui. O Morgana. Magari è una cosa importante. –

La sua manovra era talmente ovvia che trascendeva il semplice patetico, ma Merlin sapeva anche che alla parola “importante” Gwen sarebbe scattata come se l’avesse punta una vespa. Magari qualcuno era nei guai. Gwen non avrebbe potuto lasciar correre quel pensiero.

Come a volergli dare ragione, lei liberò una mano dalle sue e aprì il messaggio. Se fosse stato un annuncio tragico, tipo che Morgana aveva deciso di scappare di casa, SERIAMENTE, questa volta, forse Merlin avrebbe riavuto anche l’altra mano libera.

- In effetti è Morgana. Dice che Arthur è arrivato a casa con uno scatolone di robaccia e non… non sta bene. –

Merlin per un attimo pensò di chiederle cosa c’era scritto davvero nel messaggio, ma poi si rese conto che lui non le stava dicendo niente di quel che era successo, pur sapendo bene che così l’avrebbe fatta angosciare ancor di più, e decise di tacere.

- Gli passerà. Gli passa sempre tutto, lo sai. – si risolse invece.

Nonostante quello che dicevano certe malelingue, lui era bravo a capire le cose. Alcune, almeno. Una di queste era che meno pronunciava il nome di Arthur meno gli sembrava di parlare di lui.

- Merlin, ascoltami … -

- Gwen – la interruppe un’altra volta, e si sentì spregevole, di una prepotenza da viscido bastardo.  Gwen era troppo buona per arrabbiarsi con lui perché non la lasciava parlare, era da infami approfittarsene. –Sapevo che ti saresti preoccupata, ma ho pensato che fosse meglio dirtelo subito. Sono io che ti prego: non consumarti su questa cosa. – si morse un labbro - Doveva succedere ed è successo. Nuova pagina. – tolse una mano dalla sua per fare il gesto di voltare davvero una pagina, sperando di nuovo di riuscire farla sorridere con un gesto da cartone animato. E che lei non si accorgesse che gli tremava la mano.

Questa volta lei lo ignorò.

- Arthur – il nome gli bruciò la lingua, c’era cascato – si fa passare il malumore e la rabbia quasi alla stessa velocità con cui decide di ammazzare Morgana. Sarà così anche stavolta. –

- Lo sai benissimo che dipende dal motivo, per cui si arrabbia –Gwen era testardamente decisa a non credere a nessuna bugia o generalizzazione che attutisse la caduta massi, e Merlin non riusciva a non amarla, per questo. Ma vederla così preoccupata lo faceva sentire in colpa, e Merlin era sempre stato un disastro, coi sensi di colpa.

 

- Lo so, ma questa volta non è niente di drammatico. E a proposito di cose non drammatiche, dopocena cosa facciamo? –

Gwen lo guardò ancora un momento, poi sciolse definitivamente le mani dalle sue per appoggiarsele alle tempie e massaggiarle. Probabilmente aveva capito che se si affidava a modi di sviare la conversazione così idioti, era veramente pronto a tutto pur di non dirle la verità.

- In teoria Morgana aveva proposto di trovarci tutti vicino a casa sua, ma a questo punto… - Gwen tacque un momento, e Merlin ne approfittò per fare una domanda senza doverle parlare sopra.

- Ci sarà anche Lancelot? –

Gwen lo guardò come se si fosse messo a parlare del moto dei pianeti, ma pianeti bellissimi.

- Morgana ha detto che saremo tutti, quindi sì, ma perché? –

Merlin fece il primo sorriso non-spaventoso dopo quelle che a Gwen parevano ere geologiche.

- Perché stavi per propormi di andare a casa a fare gli emo insieme, e ti ringrazio ma rifiuto. –

- Non l’avevo pensata in questi termini. – rispose, fingendo di essere offesa.

Merlin rise. – Di sicuro pensavi a parole più gentili, e anche questo è molto carino da parte tua, ma possiamo farlo domani. –

- Perché non stasera? – insisté lei, dimostrando di essere davvero brava a mettere da parte ogni scrupolo quando decideva di non essere accomodante.

- Perché hai un cavaliere che ti aspetta davanti a Villa Camelot. –

- E tu cosa vorresti fare? Dev’essere qualcosa di molto bello perché non finiamo nel mio appartamento a guardare film stupidi, sappilo. –

Merlin disse una bugia (giusto la cosa adatta per sentirsi meglio), ma quando vide il volto di Gwen rilassarsi, decise che era il momento giusto per guardare l’orologio e farle notare che se voleva passare da casa a cambiarsi era il caso di andare a pagare il conto delle cioccolate calde e avviarsi.

 

 

-*-

 

 

 

Note di Melchan

Okay, avevo deciso di pubblicare questa fic solo una volta terminata, ma ne sto pubblicando un'altra in un fandom che di solito tocco (come autrice - usiamo paroloni) una volta l'anno, non mi ci trovo proprio benissimo come ambiente e quindi... w l'egoismo \o/ Diciamocelo XD questa è la mia sezione dell'EFP preferita a livello umano e perciò preferisco avere una spinta in più a scrivere la parte finale pubblicando due fic in contemporanea, piuttosto che aspettare di avere del tutto il cuore in pace pubblicando solo storie finite e fare l'angstona solo di là D:

Passando alle cose di cui potrebbe anche solo lontanamente fregare di leggere qualcosa XD Questa non è esattamente la fic più allegra e saltellante che ho scritto in vita mia, e peraltro è un mezzo parto vista la lunghezza (assolutamente non premeditata) e i MESI passatai da quando l'ho cominciata (casua blocco, ora che pare aver levato le tende confido di finirla una volta per tutte).

Peraltro questa cosa di scrivere papiri sta diventando un'abitudine, ed è mooooooolto inquietante per me O_O Io ho sempre campato a oneshot, ora ho questa specie di botta per cui tutto quello che scrivo cresce cresce cresce e io non so mai se come quando è successo.

Nel senso, ho minimo altre due AU di Merlin iniziate e una incasinatissima in testa e tutte so già che sono lunghissime come svolgimento, help me! \O/

 

Passando al lato pratico (un disastro, sono lo stereotipo vivente della studentessa di materie umanistiche sfigata e un po' cazzona che di pratico non sa fare nulla): i capitoli come vedete non voglio farli ridotti (ho sempre odiato le fic a capitoli corti, mi sembrano una presa per il culo da parte dell'autore al lettore, della serie proprio "ahah, te la centellino così sei costretto a lasciarmi più commenti e roderti di più!11!!!!!1!"), quindi saranno tutti o abbastanza cicciottelli o enormi :3 XD

L'atmosfera come vedete non è esattamente quella di un'allegra scampagnata, ma in fondo lo so che un po' di angst nella vita lo vogliono tutti ù_ù *e arrivò un "MA TE TI BU'I"*, e poi bon, niente, ho riletto queste note e mi sono accorta che sono prive della minima serietà e piene dei miei amati incisi inutili: ne ho tolti/riscritti il più possibilie nella fic, fatemi sfogare qui, please XDD

 

Riguardo al titolo: voi non avete idea della disperazione *DRAMMI SERISSIMI*
Poi mi è venuta in mente Take a bow di Rihanna cantata in Glee (o meglio, i titoli della mia playlist me l'hanno mostrata tipo ascesa dal cielo), che è tipo perfetta e mi ha fatto venire l'idea folla di trasformare tutto in una song-fic *sì è seria*
Altrettanto poi mi sono ricordata di quanto odio le song-fic e ho deciso che usare una citazione per il titolo rendeva già abbastanza onore alla cosa *si fa forza per non ficcarci mezzo testo*

Ora che ho sproloquiato in libertà e sono blaterosamente appagata vi saluto, ci si vede col secondo capitolo! è.é

  
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