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Autore: unbound    27/12/2011    3 recensioni
L’ultimo video di noi cinque uniti. Anzi, visibilmente uniti, internamente già distrutti.
Io che guardavo la foto di Josh, per poi buttarla a terra.
Che urlavo in faccia ai Farro di non accusarmi, ed eccoli lì, che dicevano di essere stati membri della band di Hayley. Josh, Zac. Voi sapete che io odio questo termine, la mia non era la band di Hayley, ma era la band di hayley, Josh, Zac, Taylor e Jeremy. Erano i Paramore.
Josh, forse tu non volevi la band di Hayley, Josh, Zac , Taylor e Jeremy, tu volevi la band di Josh. La band dei tipi di Josh Farro, il chitarrista figo. Sei andato via perché volevi essere il protagonista assoluto forse?
-Il volume due di "My heart is yours". I paramore senza i Farro.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'My heart is yours- la serie.'
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A volte i sospiri ti uccidono più delle coltellate al petto. Quando ne fai uno, di norma non dovresti sentire nulla di sconcertante, ma quando piangi da due ore o poco più senti i polmoni bruciare come alberi in un incendio estivo.
Senti la scintilla, e le fiamme. Le senti, ma non puoi fare nulla per spegnerle. Smetti di piangere per la causa iniziale ed inizi a farlo per il dolore lancinante che continua a pulsare come veleno nelle tue vene. Preferiresti addormentarti, in questi momenti, e non svegliarti semplicemente mai più. Sono a conoscenza che non ho un incendio vero, dentro... ma preferirei bruciare in un incendio vero che sopportarne uno indomabile di questo genere.
Era tutto andato a pezzi, cercavo di accettare tutto ciò che mi era capitato, ma il fatto è che non ci riesco, e mai ci riuscirò. Mi ero ripromesso di continuare a fare ciò che amavo fare, ma senza di loro era impossibile.. Senza di lui , senza il suo appoggio, le sue risate, i suoi scherzi, i suoi abbracci.
 Mi mancava, ecco. Tantissimo.
 
Stavo seduto sul divano di casa mia, con la chitarra sulle gambe e un foglio bianco davanti agli occhi, poggiato su un tavolino. Dovevo scrivere, dovevo riuscirci; avevo tante emozioni e sensazioni dentro, dovevo sputarle fuori e trasformarle in musica anche se, non modificandole, avrei sicuramente scritto qualcosa di melodrammaticamente depresso e non era mia intenzione. Dovevo sentirmi felice scrivendo, ma in questo modo mi sarei ridotto ad una fontana di dimensioni abnormi.
 
Afferrai il foglio e la penna, poggiandoli sulla fender che occupava le mie gambe incrociate.
and the grass wasn't green enough here 
after watching you leave with my tears 
Carino, a primo impatto.
Continuai a scrivere ed in poco tempo riempii il foglio di una strofa ed un ritornello.
Dopo pochi minuti arrivarono anche le altre strofe e l’inciso. Iniziavo a sentirmi meglio, il fuoco stava sempre di più indebolendosi. La musica è l’acqua che spegne i miei incendi.
Avevo bisogno di far rinascere i Paramore dalle proprie ceneri; ero sicuro che ad Hayley sarebbe piaciuto questo testo, anche perché era molto alto come tonalità e lei amava cantare note del genere – che tra l’altro ti fanno sentire inutile e ti fanno abbassare l’autostima, tanto che non riesci neanche più a cantare sotto la doccia, ma è ok.-
La penna scorreva sul foglio veloce, stavo cercando di buttare giù tutte le frasi migliori che potevo formulare in quelle condizioni. Avevo da poco finito di scrivere un testo molto bello, chiamato Monster. Monstri, si. I mostri che non mi facevano dormire la notte, quelli che occupavano i miei giorni; Il mostro peggiore era il dolore, e con quel testo avevo intenzione di distruggerlo.  Monster parlava di una vendetta e un tradimento, di qualcuno che rubava prepotentemente le tue speranze e il tuo cuore, che ti accusava e ti parlava male alle spalle, ma che tu continuavi a vincere, perché, dopo aver fatto tutte queste brutte azioni, questo “qualcuno” avrebbe sicuramente perso.
 
 Questo mi sapeva tanto di “Blood” oppure “In my blood”.. O “Renegade”.  Avrei sicuramente deciso il titolo con i ragazzi, dopo aver finito tutto e aver ricontrollato per bene.
Ciò che stavo scrivendo parlava di una specie di fuga, fuga compiuta da un rinnegato, di un abbandono e di serpenti, raffiguranti le conseguenze di quest’evento significativo, che inseguivano il rinnegato, facendolo correre a gambe levate.
Mi alzai posando la chitarra sul pavimento e mi avviai verso la porta; avevo intenzione di andare da Hayley e farle sentire ciò che avevo scritto, sperando in una reazione positiva.
Aprendo la porta, con immensa sorpresa, e me la trovai davanti. Sobbalzai e lei rise.
Mi soffermai sul suo aspetto, notevolmente migliorato: aveva ripreso colorito, sembrava in gran forma e il suo viso era illuminato da un sorriso smagliante. Non la vedevo da una settimana o poco più, e l’ultima volta che l’avevo vista era un ammasso di ossa e pelle violacea.
Indossava una canottiera nera firmata B.O.Y che non avevo mai visto, probabilmente nuova di zecca, e un paio di jeans neri e bianchi. Quei Jeans mi piacevano da morire, erano fantastici!
 
«Qual buon vento, Williams» le dissi, facendola entrare.
«Stavo giusto per raggiungerti, devo farti sentire una cosa.» continuai, mentre lei stava fissando la chitarra che avevo lasciato per terra.
«Hai scritto?! Fantastico! Anche io!» la sua voce cristallina mi riempì il cuore. Stava decisamente meglio, era l’occasione per ricominciare in quarta.
«Bene, chi inizia?» chiesi.
Si sedette sul divano, attenta a non pestare la chitarra e mi fissò; tradussi quell’espressione e ripresi lo strumento, iniziando a suonare.
Iniziai a canticchiare la prima strofa, e lei iniziò a muovere la testa a tempo, facendo ondeggiare la chioma rossa.
«The grass wasn't green enough here
After watching you with my tears
I'm not sure where you went
We are, just past tense
The snakes, they are slithering in
Chasing me to my end
Can't say where that is
I'm running again
»
Mi fermai, in cerca di conferma. Lei sorrideva. Sapevo che le sarebbe piaciuta.
Iniziò a cantare il ritornello, ed io mi limitai ad inseguirla con la chitarra. Uscì fuori qualcosa di meraviglioso, che mi riscaldò il cuore.
Dopo averla cantata tutta, iniziammo ad annuire contenti l’un l’altro.
«E’ meravigliosa. Sei tornato il Taylor di sempre che mi piace tanto?»
«Credo di si Bomba. E tu sei pronta a far scoppiare qualche stadio?» Rise.
«Vuoi andare in tour, Justin Timberlake dei Paramore?» ricordo quando mi chiamò la prima volta in questo modo, eravamo in sud America.. Che bei ricordi.
«Si, assolutamente si.» risposi. Ma che stavo dicendo?
Non ero ancora pronto, non ero ancora in grado di sopportare un tour intero, di nuovo.
Mi nascosi la faccia tra le mani e sospirai.
«Anche io.» Cosa? Quella risposta mi spiazzò. La guardai speranzoso, e lei mi sorrise di nuovo.
«Ora ti faccio sentire la mia.» allungò la mano in cerca della chitarra.
Gliela passai e poggiai la testa sulla mano che a sua volta era posata sul bracciolo della poltrona, rivolgendole uno sguardo attento.
«Bene.. Emh. » uscì dalla tasca dei pantaloni un foglio stropicciato e di tremila colori, e se lo mise davanti.
Intravedevo un titolo, o almeno, cercavo di capirlo; la scrittura della Williams è peggiore dei geroglifici.
«Bello Gold Word?» chiesi.
«HELLO COLD WORLD, IDIOTA!» urlò, colpendomi il braccio con un pugnetto amichevole.
Mi mise a ridere, e lei fece il broncio.
Ad un tratto, iniziò a cantare una strofa orecchiabile, strimpellando qualcosa con la mia Fender.
«I feel happy, I feel sad, I feel like running through the walls
I’m overjoyed, I’m undecided, I don’t know who I am
Well maybe I’m not perfect, at least I’m working on it.

22 is like the worst idea that I have ever had
It’s too much pain, it’s too much freedom, what should I do with this?
It’s not the way you plan it, it’s how you make it happen
»
 
La guardai entusiasta.
«Bella. Ma dammi quella chitarra Williams, fai la cantante tu.»
«York, io suono la batteria!» mi guardò male, io me la ridevo. Se avesse potuto uccidere con lo sguardo, l’avrebbe fatto senza problemi.
Mi passò la chitarra, ed io iniziai a scrivere delle note sul suo foglio, mentre lei proseguiva con il testo.
Ad un tratto si fermò, ed io la guardai stranito.
«Nella canzone che hai scritto c’è una frase che non capisco.»
«Quale?.» afferrò il mio foglio e lesse.
«Oh, your spark never lit up the fire, though I tried and tried and tried
Mi guardò.
« Hai presente  quando piangi da due ore o poco più e senti i polmoni bruciare? Senti le fiamme bruciare il suo petto..  Hai presente quando le senti, ma non puoi fare nulla per spegnerle? Bene. Questa frase significa “Le tue scintille non fanno accendere il fuoco, nonostante io abbia provato”. Voglio fare capire che questo incendio l’ho spento, e queste scintille non torneranno mai più. »
In un primo momento mi guardò confusa, poi annuì e guardò il vuoto immersa nei propri pensieri.
«Tutto ok?»
«Si, tranquillo fratello.»
«Hayley, mi dispiace per tutto quanto.»
«Anche a me, ma non facciamo riaccendere questo fuoco, ok?»
Sorrisi, e mi avvicinai per abbracciarla. Lei mi allontanò.
«Sai che quest’anno la fueled by ramen fa quindici anni,no? Ci hanno chiesto di fare un concerto a New York per quest’ occasione... Che ne dici, suoniamo “Renegade”?»
I suoi occhi si accesero.
«Se vuoi suoniamo la tua canzone, non c’è bisogno di dar la precedenza alla mia.. Non è niente di speci..»
M’interruppe alzando l’indice.
«Sta zitto York, la suoniamo e basta. »
Mi strinsi sulle spalle e ripresi l’abbraccio che aveva interrotto.
In quel momento qualcuno bussò alla porta rumorosamente, in maniera brusca e impaziente, ed  Hayley mi fece segno di andare ad aprire.
Lo feci, e davanti mi trovai Jeremy elettrizzato , con in mano un foglio e una busta.
«Yeah, andiamo in tour!» urlò improvvisando uno dei suoi balletti super idioti da festeggiamento.
«Fantastico amico! Dove?» chiesi spiazzato.
E se non fossi stato in grado di affrontare un altro tour? E se ricominciavo a lagnarmi? E se continuava a mancarmi?
«Europa Taylor! Europa! Partiamo quest’estate! » mi rispose. Hayley ci raggiunse saltellando e iniziò a ballare con Jeremy come una scema.
A quella fantastica vista, mi misi a ridere.
«Bene. Mostrami queste tappe idiota.» affermai sorridendogli.
Il bassista mi passò ciò che aveva in mano ed io lo lessi ad alta voce, per fare sentire il contenuto della lettera dei nostri manager anche ad Hayley.
«Fantastico...» sussurrai infine, immobile.
La ragazza dalla chioma rossa mi guardò insospettita, e dopo una manciata di minuti mi abbracciò, sussurrandomi all’orecchio: «Non preoccuparti.. Ce la faremo.»
La guardai e le sorrisi un’altra volta, dolcemente. Non dovevamo perdere altro tempo, era l’occasione migliore per ricominciare a vivere, era il nostro momento, dovevamo rinascere.
Avevamo tre testi fantastici tra le mani, un grande sorriso stampato in volto, tanta voglia di fare musica e,soprattutto, non saremmo andati da nessuna parte.
Siamo i Paramore, e questo non finirà mai.
 
 
 
-Angolo dell’autrice.
Finita. Wo *sospira* è stata una lunga impresa ma ho finalmente concluso il tutto! :D
Grazie ai Paramore, per avermi fatto creare tutto questo e per avermi fatto credere in loro.
Grazie alla mia migliore amica, che mi ha sempre aiutato per la realizzazione di questa fanfic.
Grazie alla pagina “Paramore Italia”, la mia, per tutto l’appoggio che mi ha trasmesso.
Ed infine grazie a te, che hai letto tutto fino alla fine.
   
 
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