Titolo: Everything
will break
Personaggi: Ringo,
Himari.
Pairing: Shoma/Ringo.
Rating: Verde.
Genere: missing
moment, angst.
Avvertimenti: One-shot.
Note: Non mi piace, come al solito. Ma mi hanno detto che non fa così schifo, quindi la pubblico anche perché non so più come sistemarla.
Disclaimer: Ringo e Shoma non mi apparteng- no, fermi... chi è Shoma?
Everything
will break
Il
polso le faceva male molto spesso.
Bruciava
e pizzicava al minimo movimento, e ormai Ringo aveva iniziato a farci
l'abitudine. Ma il dolore non era mai stato veramente il problema; il
perché si
fosse ustionata in quel modo, come era successo... erano quelle le
domande che
si poneva praticamente di continuo e che ronzavano nella sua testa come
uno
sciame d'api che continuavano a pungerla e farle male.
Quando
dei passeggeri avevano trovato lei ed Himari svenute sul treno alla
stazione di
Ikebukuro, non c'era del fuoco vicino a loro o qualsiasi cosa che
indicasse che
ci fosse stato. Eppure i medici, quando la portarono in ospedale,
dissero che
era sicuramente stato del fuoco a lasciarle quel segno sul polso ora
ustionato,
su cui mancava in parte la pelle. Nonostante questo, però,
lei non ricordava
nulla. Non ricordava come si fosse ustionata e non ricordava come fosse
arrivata innanzitutto su quel treno.
“Ringo?”
C'era
un vuoto, come se mancasse qualcosa.
“Mh?”
Himari
la guardava dubbiosa dall'altro lato del tavolino, porgendole il
bicchiere
colmo d'acqua.
“Oh,
grazie Himari.”
Fare
colazione con la ragazza conosciuta in ospedale era
diventato ormai uno
dei primi punti nella sua routine giornaliera. La trovava simpatica ed
in
qualche modo famigliare, una persona a cui si sentiva legata e della
quale
poteva fidarsi. Stare con lei la rilassava, la faceva quasi sentire a
casa.
Avevano smesso di chiedersi a vicenda perché fossero svenute
insieme su quel
treno – era stata una cosa strana, non erano mai riuscite a
capire cosa fosse
accaduto.
Eppure,
quando Ringo tornava col pensiero a quel giorno, tutto ciò
che sentiva era un
calore al petto e le lacrime agli occhi che minacciavano di rigarle il
volto.
C'era del fuoco, ma era solo nella sua mente. Il fuoco non era mai
esistito nei
suoi ricordi, ma si trovava lì, in quel piccolo recesso
della mente che la
faceva sentire amata ed al sicuro da tutto.
Qualcuno
ti ama,
le diceva.
“Ringo?”
Eppure,
sentiva che qualcosa era assente.
“Mh?”
Himari
la fissava preoccupata dall'altro lato del tavolino, la cicatrice sopra
le
sopracciglia che spiccava sulla fronte spaziosa.
“Sei
molto pensierosa oggi.”
“Mh,
stavo solo cercando di ricordare...”
“Ricordare?”
Portavano
entrambe un segno sul corpo da quel giorno. Himari aveva una cicatrice,
lei
quel polso ustionato.
I
loro corpi sapevano cosa fosse successo, ricordavano, al contrario
delle loro
menti che avevano cancellato – o nelle quali non c'era mai
proprio stato – quel
frammento di ricordo.
“C'è...
qualcosa che manca. Qualcosa che manca in me.”
“Parli
ancora di quel giorno?”
“No...
o forse sì. Non lo so.”
Ringo
abbassò il capo, coprendosi il volto con le mani ed evitando
lo sguardo
indagatore di Himari.
Sentiva
un vuoto in lei, un vuoto che non si spiegava. La sua vita l'aveva
sempre
soddisfatta, ma ora era come se qualcosa in lei se ne fosse andato.
Ciò che
c'era stato una volta era scomparso, praticamente cancellato
– come se non
fosse nemmeno mai esistito.
“Ti
senti bene, Ringo?”
“Non
lo so...”
La
preoccupazione sul volto di Himari divenne più evidente e
finita la colazione
s'offrì per accompagnarla a casa – “Non
puoi andare a scuola in queste
condizioni”, le aveva detto, salutandola davanti alle porte
del treno.
Stesa
sul suo letto, Ringo strinse il polso con l'altra mano.
Dolore.
Il
fuoco dentro di lei.
Un
fuoco che non la bruciava, ma che la proteggeva e salvava. Un fuoco che
la
stringeva forte a sé e che poi l'allontanava lievemente,
sussurrandole qualcosa
all'orecchio.
“...”
Non
riuscì a sentire quelle parole, ma le si strinse il cuore.
Era un fuoco gentile
quello, un fuoco che le aveva salvato la vita e le aveva dato
ciò che aveva a
lungo desiderato, sparendo poi per sempre e rubandole ciò
che le aveva appena
regalato. Sentiva di doverlo odiare, ma non riusciva.
Chiuse
gli occhi, e lasciò che quell'assenza di ricordi la
torturasse.
“A
volte non hai la sensazione che manchi qualcosa nella tua vita,
Himari?”
Quando
quella sera Himari si era presentata davanti alla sua porta, Ringo era
rimasta
sorpresa e rincuorata. Sentiva il bisogno di parlare con qualcuno ed
Himari non
poteva arrivare in un momento migliore.
“Mancare?
In che senso?”
“C'è...
qualcosa che non va.”
C'era
quel fuoco che le impediva di vedere oltre quel ricordo che non era mai
esistito. Quel fuoco che, lo sentiva, cercava solo di proteggerla da
qualcosa che
l'avrebbe fatta soffrire.
Sentì
un dolore alla bocca dello stomaco ed improvvisamente s'accorse d'avere
le gote
bagnate, rigate da lacrime che non ricordava d'aver versato.
“...
Non c'è...”
“Ringo?”
“Non
capisco, Himari... perché sto piangendo? Perché
sento questo dolore anche se
non ce n'è motivo? Cos'è questo senso di
vuoto...? Perché?”
Una
mancanza
incolmabile, un dolore lancinante che la colpiva senza alcun motivo.
C'era
silenzio in quella stanza, silenzio interrotto solo dai singhiozzi
sommessi di
Ringo, avvolta dalle braccia fragili di Himari che tentava di
consolarla, senza
sapere cosa dire all'amica.
Le
faceva male il polso.
Grazie.
Ti amo.
C'erano
delle fiamme attorno a lei – no, attorno a qualcuno che la
stava abbracciando
stretta, qualcuno che l'allontanò da sé e che
sfuggì alla sua presa.
Ti
amo.