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Autore: Naomily    27/12/2011    1 recensioni
Signorina Primavolta non sapeva amare e non c'era nessuno disposto a insegnarglielo. Nemmeno Francesco perchè rischiava di fare sempre tardi al lavoro. Lavoro che si chiamava Mia.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.

Sfasciafidanzati

 

"Tu non rispondi mai alle mie domande, eppure  vuoi che io te ne faccia sempre tante." Si lamentò. Signorina Primavolta alzò e abbassò le spalle più volte, ascoltando il fruscio del lenzuolo che si avvinghiava dolcemente intorno al corpo di lui.
"Odio il tuo silenzio. È assordante, cazzo." Lei scosse la testa e rise.
"Come può un silenzio essere assordate?"
"Il tuo lo è. È così rumoroso che non riesco a concentrarmi." Le rispose, serio. Signorina si scansò e sospirò. Si coprì il seno con il lenzuolo e sospirò di nuovo. Avvinghiò i suoi piedi nudi a quelli del ragazzo. Lo abbracciò.
"Scusa, Francesco." Bisbigliò. Lo guardò negli occhi. Francesco era un nome così banale. Non le era mai piaciuto. Faceva fatica anche a pronunciarlo. Le piacevano i nomi corti, quelli che, anche volendo, non si possono abbrevviare. Eppure il Francesco che la cullava in quel momento era il più bel Francesco che potesse esistere.
"E' tardi." Sospirò lui e si alzò. Signorina Primavolta gemette e gli afferrò il braccio.
"Non è tardi." Balbettò velocemente. "Resta." Disse, invece, con voce chiara, forte e decisa. Voleva che restasse ancora un po'.
Francesco sorrise gentile e si infilò di nuovo sotto il lenzuolo. La abbracciò, facendo aderire i loro corpi. "Non ti lascio." Sussurrò, soffiandole dolcemente nell'orecchio.
"Ma se adesso te ne vai, io rimango sola. Io sono sola." Signorina Primavolta aveva paura di se stessa e del silenzio che la sua mente era in grado di creare. Aveva paura del suo essere così fragile e allo stesso tempo troppo forte. Aveva paura di tutti quegli occhi che la fissavano, perchè la sua mente non reagiva; si chiudeva in uno strano silenzio e le impediva di aprire bocca e dire a tutto il mondo che non aveva scelto lei di essere così bella.
"Non sei sola, Signorina." La sgridò e le baciò la fronte. Infilò le dita tra i capelli biondi, sfiorò la ricrescita, scompigliò quei capelli fragili che cadevano continuamente, riempiendo i cuscini. Era il suo 'sono stata qui'. Le fidanzate gelose trovavano quell'insieme di fili biondi e capivano che il fidanzato aveva portato un'altra. Si infuriavano, urlavano, piangevano, maledicevano l'amante, ma tornavano sempre. Tornavano perchè l'amore è un'arma di distruzione di massa volontaria. Signorina Primavolta era una sfasciafidanzati. Si infilava nelle storie più serie e creava disordine laddove il disordine non c'era. Creava, invece, ordine laddove si viveva meglio nel disordine. Si sa che le storie funzionano ognuna a modo proprio. Se si rompe anche un solo filo, niente va più avanti. I fidanzati la volevano perchè era bella quando ballava nei locali, circondata dalle luci, ma poi si pentivano perché lei non era in grado di dare loro l'amore che, invece, le fidanzate sapevano dare meglio di chiunque.
Signorina Primavolta non sapeva amare e non c'era nessuno disposto a insegnarglielo. Nemmeno Francesco perchè rischiava di fare sempre tardi al lavoro. Lavoro che si chiamava Mia.
"Ora devo proprio andare." Lei annuì e fece scivolare via le sue mani. Lo guardò mentre si vestiva e lo immaginava mano per mano con quella ragazza che aveva visto di sfuggita qualche volta a scuola.
"Non tradirla più." Gli disse quello che avrebbe voluto dirgli giorni prima, prima che la loro storia strana iniziasse. Lo disse con un grappo in gola, perchè questo significava dire basta ai loro incontri e dire basta a Francesco.
Francesco si bloccò con la maglietta in mano. La guardò per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo, mortificato, triste, deluso, incapace di dire qualcosa.
"Mia non è bella come te." Sussurrò, si infilò la maglietta e aspettò che lei lo sgridasse.
"Ma Mia ti ama."
"Tu no?" si affrettò a domandare lui, quasi gridando. "Tu non mi ami?" ripeté la domanda con voce grave.
Signorina Primavolta si irrigidì. Lo amava? Sì, a modo suo, lo amava. Lo amava come nessuna donna era in grado di amare. Ma il suo amore era così strano che non accontentava mai nessuno e aveva paura che pure Francesco si sarebbe stufato e l'avrebbe abbandonata. E lei ordiava gli abbandoni, perchè la maggior parte erano abbandoni senza adii, senza parole che provassero a spiegare perchè si lasciava una persona che in passato si aveva amato. Gli abbandoni erano dolorosi. Gli abbandoni erano seccanti perchè il dolore, a volte, era troppo e le impediva di respirare. Si accasciava a terra e le veniva voglia di rimanerci per sempre.
"Non come ti ama lei, no." rispose, infine, con il cuore colmo di sofferenza. E nemmeno lei sapeva se quella era la verità. Ma era stufa di distruggere amori e poi non ricavarci niente.
Francesco la guardò sconcertato, perso, distrutto. "Hai ragione, lei almeno ha un nome." Bisbigliò, con voce dura come la pietra.
"L'amore è grande, sì, ma non abbastanza per due persone. Devi scegliere una sola."
"Devo scegliere Mia? Mi sai dicendo questo?" Signorina Primavolta annuì. "E tu vuoi che io scelga Mia?" ancora una volta lei si pietrificò. No. Voleva che Francesco scegliesse lei. Voleva urlarglielo in faccia, voleva che la frase 'Scegli me!' gli spaccasse i timpani. Ma stette zitta. Abbassò il capo e strinse tra le dita le dita il lenzuolo.
Il ragazzo scosse la testa e uscì, sbattendo la porta. Ecco. Signorina Primavolta era rimasta sola. Come sempre, la sua mente divenne silenziosa. E in questo strano silenzio solo i suoi singhiozzi echeggiavano, rumorosi, dispettosi e dolorosi.

   
 
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